domenica 20 giugno 2010

Preview Italia-Nuova Zelanda: Terry Maddaford

Adesso ci credono proprio. Da Christchurch a Wellington, mai come ora i neozelandesi si sono scoperti intimamente All Whites. I campioni del mondo non fanno paura. Non più. Il colpo di testa vincente di Reid contro la Slovacchia ha regalato alla Nuova Zelanda il suo primo punto in un mondiale e una solida certezza. “Siamo competitivi ai più alti livelli”. Così Terry Maddaford, giornalista sportivo del New Zealand Herald, ex addetto stampa della nazionale, una carriera trentennale dedicata al calcio nella terra dei kiwi. “La squadra ha imparato a gestire la pressione. Abbiamo superato il Bahrein ai play-off mondiali, quindi abbiamo battuto la Serbia, numero 15nel ranking FIFA, in amichevole. E’ cambiata la mentalità. Rispetto per l’avversario, ma nessun timore riverenziale. Anche contro i campioni del mondo”.
Un’Italia già affrontata e messa in difficoltà lo scorso anno.
Per tre volte andammo in vantaggio, prima di perdere 4-3. Ma eravamo privi di Ryan Nelsen, Winston Reid e Tommy Smith in difesa. Oggi il nostro reparto arretrato è decisamente più preparato. E dopo l’esperimento vincente della difesa a tre contro la Slovacchia, dove abbiamo subito un solo gol, peraltro in fuorigioco, coach Herbert confermerà il 3-4-3.
Il miglior attacco è la difesa?
Nel nostro caso assolutamente si. Ryan Nelsen, il nostro capitano, è fondamentale per noi tanto quanto Fabio Cannavaro lo è per l’Italia. Non è solo una questione di capacità atletiche o tecniche, ma di leadership. La mentalità è il grande punto di forza della Nuova Zelanda oggi. Solo quando i ragazzi smetteranno di credere che possono davvero stupire ancora, allora subentrerà il timore dell’avversario e tutti i difetti verranno a galla.
Da dove nasce tutto questo ottimismo?
Fino ad ora il Mondiale ha dimostrato che i cosiddetti underdogs, gli sfavoriti, sono in grado di dire la loro. Non esistono più partite facili, anche se da parte delle grandi squadre credo esisterà sempre un certo approccio più rilassato, dal punto di vista della concentrazione, a questo tipo di incontri. E’ un aspetto, quello della sottovalutazione, che dobbiamo sfruttare a nostro favore. L’altro elemento chiave sarà la freschezza atletica. La nostra è una selezione mediamente giovane, sicuramente più di quella dell’Italia. Corsa e fisicità dovranno aiutarci a colmare l’indiscutibile gap tecnico e di esperienza che ci separa dagli Azzurri.
In Italia si dice: attenzione a Shane Smeltz, il bomber delle qualificazioni.
Negli ultimi tempi Smeltz non sta segnando secondo le aspettative, anche se contro la Slovacchia ha rivestito un ruolo importante fornendo l’assist per il gol di Reid. In attacco lui, Chris Killen e Rory Fallon, nessuno dei tre alto meno di 1.85, possono garantire una forza d’urto notevole. Ma, lo ripeto, la Nuova Zelanda non sarebbe nemmeno in Sudafrica senza il suo capitano, Nelsen. Lui è un esempio per tutti.
Già da ora comunque l’esperienza della Nuova Zelanda è più positiva rispetto a Spagna ’82.
La nazionale del 1982 era composta pressoché esclusivamente da dilettanti. Ad eccezione del giovane Wynton Rufer, che giocava in Europa, tutti avevano un altro lavoro e il calcio era solo una passione part-time. Oggi nella rosa abbiamo elementi che giocano in Europa, nella A-League australiana e negli Stati Uniti. La qualità è indubbiamente diversa.
Firmerebbe per un pareggio?
No. E voi?

2 commenti:

  1. adesso possono puntare a passare il turno...

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  2. La vedo comunque dura, il Paraguay e' bello tosto. E la Slovacchia e' francamente impresentabile...

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