martedì 29 dicembre 2009

Gelukkig nieuw jaar



Radio Olanda interrompe le trasmissioni. Appuntamento nel nuovo anno, dopo l'Epifania.

lunedì 28 dicembre 2009

Tulipani nel mondo (2): i Flop stagionali

Rafael Van der Vaart (Real Madrid) : timidi segnali di ripresa a dicembre, con la doppietta segnata al Saragozza (ritorno al gol dopo un digiuno che durava dal 16 maggio) e alcune buone prestazioni (vedi il match del Bernabeu contro l’Almeria). L’infortunio di Kakà lo ha rimesso in pista. Ma l’esperienza madrilena continua a rimanere deficitaria, ed il ballottaggio tra lui e Sneijder per il ruolo di trequartista centrale dell’Olanda lo vede sconfitto in partenza.
Klaas Jan Huntelaar (Milan) : la doppietta di Catania ha cambiato il suo status da oggetto misterioso in giocatore parzialmente deludente. Da voto 4 a voto 5, insomma. Ma resta il problema di fondo: è arrivato a Milano come acquisto di riparazione dopo che i principali obiettivi di mercato del Milan erano tutti sfumati. Non ha, ne avrà mai, la fiducia che un giocatore delle sue caratteristiche necessita per entrare appieno nei meccanismi della squadra. Deve cambiare aria.
Johnny Heitinga (Everton) : Johnny, come home! Ha lasciato l’Olanda da miglior difensore del campionato e da titolare in nazionale, fallendo però a Madrid, sponda Atletico, e non entusiasmando nemmeno nella Liverpool cattolica dei Toffees. Ridimensionato, e non poco. Solo eventuali infortuni altrui gli regaleranno un posto nell’undici oranje in Sudafrica.
Ryan Babel (Liverpool) : e intanto il tempo passa. Quasi mai titolare nel Liverpool, anche nei Reds attuali, ovvero la squadra peggiore dell’era Benitez. Il talento non è in discussione, la capacità di incidere sulle partite sì. Fare i fenomeni con il risultato già in ghiaccio serve a poco. Se possedesse la metà dello spirito di sacrificio del connazionale, nonché compagno di squadra, Kuijt, sarebbe un fenomeno. Così invece si trova scavalcato da Elia nelle gerarchie oranje quale vice-Robben. Deve cambiare area (e siamo a due).
Barry Opdam (Red Bull Salisburgo) : da Co Adriaanse a Huub Stevens, poco è cambiato nell’avventura austriaca dell’ex centrale dell’AZ Alkmaar. Tanti errori lo scorso anno, tanta panchina nella stagione attuale. Netta la parabola discendente per questo giocatore che due anni fa era nel giro della nazionale.
Tim Krul (Newcastle) : delusione non tanto per ciò che fa, ma per quello che sta sprecando. Ha coraggiosamente lasciato le giovanili dell’Ado Den Haag a 17 anni per il Newcastle, che lo considerava “il portiere del futuro”. Cinque stagioni dopo, inframezzate da poco produttivi prestiti al Falkirk e al Carlisle United, siede ancora sulla panchina dei Magpies. Anche dopo la retrocessione nel Championship. Eppure il valore del ragazzo è fuori discussione, come visto nelle partite dell’Olanda under-21. Deve cambiare aria (e siamo a tre).

domenica 27 dicembre 2009

Tulipani nel mondo (1): i Top stagionali

Wesley Sneijder (Inter) : un derby di urlo, la rete pesantissima di Kiev, quantità e qualità nella trequarti nerazzurra. Sei mesi di notevole spessore per uno degli ultimi grandi prodotti del vivaio Ajax. In carriera ha toppato solamente una stagione, quella 2008/2009 a Madrid, ed in nazionale è stato tra i migliori oranje a Euro 2008. Si è confermato un grande giocatore.
Arjen Robben (Bayern Monaco) : il suo problema è sempre stato il fisico di cristallo. Ma quando sta bene, non ha rivali. Pur con il consueto fardello di infortuni, la nuova avventura in Bundesliga sta registrando un esito positivo. Nel 5-2 rifilato dal Bayern Monaco all’Herta Berlino lo scorso 19 dicembre, Robben ha segnato la sua quarta rete in 9 partite. Una media che lo sta lanciando verso il proprio primato personale di gol stagionali in un campionato straniero, realizzato nella stagione 2004/2005 a Londra con il Chelsea (7 centri in 18 incontri). Se il fisico tiene, Van Gaal vince il Meisterschale.
Robin van Persie (Arsenal) : sette reti nelle prime dieci partite di Premier League, con tanto di doppietta decisiva nel derby contro gli storici rivali del Tottenham Hotspurs. Inizio super per il più grande talento olandese degli ultimi anni, poi finito ko per un infortunio rimediato in una inutile amichevole contro l’Italia. L’Arsenal ha così perso, fino a primavera inoltrata, un elemento cruciale per la sua stagione. Wenger ha chiesto alla Federcalcio olandese un risarcimento. Avrebbe dovuto farlo al fabbro ferraio che non è in grado di comprendere la differenza tra una partita ufficiale ed un friendly match.
Eljero Elia (Amburgo) : esordio in Bundesliga devastante per il miglior giovane olandese della stagione 2008/2009, a segno anche in nazionale. 22 anni e già cinque campionati da professionista alle spalle, la sua ascesa sorprende solo in parte. Bollicine in parte evaporate ad autunno inoltrato, causa infortunio. Ma tutto l’Amburgo si è improvvisamente afflosciato, pur non compromettendo i propri obiettivi stagionali.
Nigel de Jong (Manchester City) : vista la concorrenza, doveva essere una stagione interlocutoria spesa a scaldare la panchina. Invece il tosto mediano di scuola Ajax ha saputo farsi trovare pronto quando mister Hughes lo ha chiamato in causa. Da incorniciare una sua prestazione contro il Chelsea; Citizens vittoriosi 2-1 e De Jong che, da vittima designata del duo Obi Mikel-Lampard, si è trasformato in cacciatore. Con Roberto Mancini adesso si riparte da capo.
Roel Brouwers (Borussia Mönchengladbach) : Roel rules, come ha scritto il quotidiano Rheinische Post. Stagione da incorniciare per il 28enne di Heerlen, miglior difensore goleador di tutta la Bundesliga. Nella sfortunata trasferta contro la capolista Leverkusen (Fohlen sconfitti 2-3) Brouwers ha messo a segno la sua quinta stagionale. Mai in nove anni di carriera il difensore aveva raggiunto un simile score. Ed in cima alle classifiche di rendimento del Borussia Mönchengladbach il suo nome è sempre presente.
Jos Hooiveld (AIK Solna) : campione di Finlandia 2008 con l’Inter Turku, campione di Svezia 2009 con l’AIK Solna, nella top 11 dell’Allsvenskan 2009, la coppa nazionale come ciliegina sulla torta. Il 26enne difensore centrale, ex Hererenveen e Zwolle, da due anni non perde un colpo, regalando solidità e sicurezza ai reparti arretrati delle proprie squadre.
Sergio van Dijk (Brisbane Roar) : l’ex attaccante di Groningen, Helmond Sport ed Emmen non è andato in Australia a fare il turista. 12 reti (in 23 incontri) la scorsa stagione, 11 (in 20) in quella attuale. L’ultima è arrivata il 19 dicembre nella vittoriosa trasferta sul campo del Central Coast Mariners. Lo scorso 6 novembre, invece, doppietta all’Adelaide United di Robbie Fowler.
Tim Janssen (fB Esbjerg) : in Olanda lo chiamavano “Tim non segna mai”. Etichetta pesantissima per una punta potente che agisce nel cuore dell’area di rigore. In Danimarca l’ex Rkc Waalwijck e Nec Nijmegen sta cercando in tutti i modi di far cambiare idea ai propri detrattori. 8 reti in 18 partite, quarto posto nella classifica marcatori e soprattutto un Esbjerg competitivo ai vertici della SAS Ligaen.

giovedì 24 dicembre 2009

I'm goin' straight to Hell



NB Hell non è l'inferno ma un piccolo villaggio nel Nord-Trøndelag, Norvegia centrale.

Dove osano le Aquile

La neve ha fermato metà Eredivisie, ma non la Coppa d’Olanda, che ha visto gli ottavi di finale disputarsi regolarmente, con l’eccezione di Heerenveen-Psv Eindhoven, tra il 21 e il 23 dicembre. Si è fatto un bel regalo di Natale il Go Ahead Eagles, club della serie cadetta che ha espugnato il campo dell’Heracles rivelazione di Eredivisie. Un calcio di punizione di Halil Colak (nessuna parentela con la Scarpa d’Oro anno 1988 Tanju Colak, bomber del Galatasaray) e un contropiede finalizzato dal subentrato Joey Suk hanno portato le Aquile ai quarti. Come spesso accade, la differenza l’ha fatta l’ex di turno, in questo caso il portiere del Go Ahead Eagles Remko Pasveer, in prestito proprio dall’Heracles. Le Aquile sono l’unico club non di Eredivisie rimasto nella competizione.
Senza sorprese la sfida tra i dilettanti del Baronie e lo Sparta Rotterdam. 5-0 per gli Spartaans, con il capitano Kevin Strootman sugli scudi per l’ennesima volta. Prosegue per contro l’annata storta dell’Az Alkmaar, sconfitto 1-0 al De Kuip di Rotterdam dopo un tiratissimo match contro il Feyenoord. La differenza è stata fatta dai portieri: Sergio Romero (il miglior portiere della Eredivisie 08/09 quest’anno ne sta azzeccando davvero poche) non ha trattenuto una conclusione di Sekou Cissè permettendo a Georginio Wijnaldum il tap-in vincente, mentre il 40enne Rob Van Dijk si è superato su Ari e Jeremain Lens, in quest’ultimo caso con l’aiuto, sulla linea di porta, di Ron Vlaar. Radio Olanda lo ha già scritto: quando piove, diluvia.
Sgambata pre-bagordi natalizi per l’Ajax, che ha demolito a domicilio 14-1 il malcapitato WHC. Dopo due sudate qualificazioni ai danni di AGOVV Apeldoorn e Dordrecht, ecco per gli ajacidi una partita in totale scioltezza. Sei gol di Luis Suarez, ma soprattutto il record della più larga vittoria di sempre nella storia del club. Il precedente primato risaliva al 1961 con un 10-0 rifilato, sempre in coppa, al Rapiditas. Tutto comodo anche per il Twente, che ha liquidato senza patemi (3-0) l’Helmond Sport. Doppietta per il giovane Luuk de Jong, inframezzata dalla segnatura del solito Ruiz. Un successo a cui non ha risposto il Psv Eindhoven, bloccato dalla neve all’Abe Lenstra di Heerenveen. Si recupererà il 16 gennaio.
Sorride William Vloet, che all’Euroborg di Groningen centra la prima vittoria della sua gestione sulla panchina del Nec Nijmegen. Lo aiuta il portiere dei padroni di casa Luciano, non propriamente un esempio di reattività sulla punizione da trenta metri calciata da John Goossens. Nei minuti finali lo svedese Erton Fejzullahu chiude il conto finalizzando una classica azione di contropiede. Chiusura con il Nac Breda, costretto ai tempi supplementari per sbarazzarsi della Primavera del De Graafschap. I piccoli Superboeren partono all’attacco senza timori riverenziali, i gialloneri si innervosiscono. Ne fa le spese Joonas Kolkka, espulso nel secondo tempo. Ci pensano Matthew Amoah e Tim Glissen a risolvere l’imbarazzante situazione.

Così i quarti di finale (26-28 gennaio) :
Nac Breda-Go Ahead Eagles
Heerenveen/Psv Eindhoven-Feyenoord
Sparta Rotterdam-Twente
Ajax-Nec Nijmegen

mercoledì 23 dicembre 2009

Le zona d’ombra della città della luce

La sera di venerdì 4 dicembre Ongii (nome fittizio) è seduto sulle tribune del Jan Louwers Stadion di Eindhoven. In programma c’è l’incontro di Eerste Divisie tra Fc Eindhoven e AGOVV Apeldoorn. Ongii porta un’auricolare, collegata ad un telefono cellulare perennemente acceso. In linea c’è il suo datore datore di lavoro, un call-center con sede in Malesia. Il lavoro di Ongii consiste nel trasmettere in diretta tutti i dati statistici inerenti all’incontro che sta per disputarsi. Si parte nel pre-partita. “Mi chiamano circa mezz’ora prima del fischio d’inizio”, racconta Ongii ai giornalisti olandesi Iwan van Duren e Tom Knipping, anch’essi sugli spalti del Jan Louwers. “Vogliono sapere la temperatura, il colore delle maglie delle squadre e il numero di persone presenti allo stadio. Poi parte il resoconto della partita”. Le dita di Ongii scorrono veloci sul palmare: Home attack. Home team danger. Home shot wide. Away team safe. Away team attack. E così via. “Mi pagano 70 euro a partita. Per ogni mancata comunicazione di un gol, mi tolgono 20 euro. Se mi perdo un calcio d’angolo, me ne tolgono dieci. I calci d’angolo gli interessano molto”.
In questa stagione Ongii è andato a vedere anche l’Fc Oss, l’Helmond e il Den Bosch. Ma tra gli asiatici improvvisamente innamoratisi della serie cadetta olandese, l’Fc Eindhoven è la squadra che sembra riscuotere più successo. Non c’è infatti incontro casalingo disputato dal club cittadino di Eindhoven (il Psv è infatti nato come club aziendale della Philips) in cui sugli spalti non siano presenti i bel-Chinezen, così come li chiama la stampa oranje. I cinesi al telefono, che parlano e/o scrivono per tutta la partita. Il tutto destinato ad un anonimo ufficio di Bangkok, Kuala Lumpur o di qualche altra città del sud-est asiatico.
L’Fc Eindhoven, club che da anni flirta con il fallimento, è una delle società nel mirino dell’Uefa relativamente all’inchiesta sulle partite truccate. Certi risultati, come lo 0-8 arrivato contro il Dordrecht, non attenuano di certo i sospetti. Interpellati dal settimanale Voetbal International, il 78% dei lettori hanno espresso la convinzione che alcune partite di Eerste Divisie siano state truccate. E il calcio olandese, storicamente immune a scandali, calciopoli e truffe di varie entità, scopre improvvisamente che non esistono isole felici.

La svalutazione del Marko_update

Intervistato dal quotidiano Twentesche Courant/Tubantia, Steve McClaren ha aperto le porte al ritorno di Marko Arnautovic. Una mossa coraggiosa quella del tecnico inglese, che evidentemente non ritiene il talentuoso austriaco un possibile elemento destabilizzante per il perfettamente oliato reparto offensivo della squadra. Difficile attualmente scegliere chi lasciare fuori tra NKufo, Ruiz e Stoch. Senza considerare i finora poco utilizzati Parker e Osei, quest’ultimo campione del mondo under-20 (da protagonista) con il Ghana. Per Arnautovic il ritorno in Olanda significherebbe l’azzeramento di quanto successo negli ultimi sei mesi, e duna nuova partenza. E’ ciò che si può leggere tra le righe delle dichiarazioni rilasciate dal suo agente Rob Groener al settimanale Voetbal International. Ormai bruciata l’opzione Inter (i 9 milioni di euro quale prezzo fissato per il riscatto del prestito suonano oggi come una barzelletta che non fa nemmeno ridere), non rimane che il mesto ritorno alla base, oppure “un nuovo club straniero, ma sicuramente non italiano. Per Marko è importante ripartire da zero”.

martedì 22 dicembre 2009

Bilancio di metà stagione - parte II

Dodici nomi in evidenza nella prima parte della Eredivisie 2009/2010. Di seguito i restanti sei, sempre in rigoroso ordine alfabetico.

Willie Overtoom (Heracles Almelo): citazione singola che in realtà andrebbe spesa a tutta la squadra. E’ una storia da approfondire quella dei bianconeri di Almelo, da quattro stagioni ai blocchi di partenza con l’obiettivo della salvezza, che arriva con sempre maggiore anticipo. Quest’anno la pausa invernale li coglie addirittura al quinto posto. L’ex talento di scuola Az Overtoom, classe 86, la trafila delle nazionali giovanili interrottasi nell’under-19, si è ritrovato ad Almelo dopo essere finito persino tra i dilettanti. Le sue incursioni dalla mediana, che finora gli hanno fruttato 6 reti, rappresentano una delle armi più pericolose dell’Heracles.
Michal Papadopulos (Heerenveen): annata disastrosa quella dei Frisoni, i cui unici sussulti sono arrivati in Europa League (vittoria a Berlino, pareggio a Lisbona), competizione che comunque hanno già salutato. La continuità con il passato è rappresentata dall’ennesimo bomber messo in vetrina: dopo Huntelaar, Samaras e Afonso Alves, è il turno di Papadopulos, punta potente a segno in tutte e quattro le competizioni: Eredivisie, Europa League, Coppa d’Olanda e Johan Cruijff Schaal. Il tocco è piuttosto ruvido, lo stile rivedibile, ma il fiuto del gol c’è. Quest’anno in Frisia ci si deve accontentare.
Bryan Ruiz (Twente): meglio di Arnautovic, quello vero pre-Inter. Il nazionale costaricano ha fatto di tutto e di più nella sua prima metà stagione in Eredivisie, segnando (13 reti, delle quali le ultime 10 consecutive) e facendo segnare (5 assist). Ala, seconda punta, trequartista. Non c’è stato un solo istante in cui qualcuno abbia rinfacciato al Twente di averlo pagato al Gand quasi 6 mesi di euro, l’acquisto più costoso della Eredivisie 2009/2010.
Piet Velthuizen (Vitesse): il portiere olandese del futuro rischiava di diventare storia passata. Il Vitesse è una trappola, se si indossa la sua maglia troppo a lungo. Vedi Theo Janssen, che sta spiccando definitivamente il volo adesso che ha lasciato Arnhem. Velthuizen era un nome caldo due anni fa, si è raffreddato la scorsa stagione con prestazioni un pò scialbe, è tornato alla grande in quella attuale. Sicuro, attento, lucido. Tra Vorm e Stekelenburg, per Sudafrica 2010 può esserci un posto anche per lui. Poi però ciao ciao Vitesse.
Ron Vlaar (Feyenoord): campione di sfortuna. La presenza costante e prolungata in infermeria, durata quasi due intere stagioni, lo ha piegato senza spezzarlo. E il talento, una volta rimesso piede in campo, è tornato in superficie, intatto. Nel Feyenoord più logico e coerente visto da anni a questa parte (sentiti ringraziamenti a Mario Been) Vlaar è uno dei punti cardine, tanto da aver relegato in panchina l’esperto Hofland. Con il brasiliano Bahia forma una cerniera difensiva affidabile. E il club di Rotterdam ha scoperto che terminare le partite senza subire reti non è solo una leggenda metropolitana.
Demy de Zeeuw (Ajax): finalmente l’Ajax ha trovato il play, e il leader, che cercava vanamente da tanti anni. E’ proprio De Zeeuw, che rifiutò gli ajacidi ai tempi delle giovanili perchè troppo lontano da casa. Alla fine ad Amsterdam ci è arrivato lo stesso, passando per Deventer (Go Ahead Eagles) e Alkmaar (Az). Questi ultimi li ha lasciati da campioni d’Olanda, optando per l’Europa League piuttosto che per il palcoscenico della Champions. Premio alla lungimiranza. Per capire l’importanza di questo giocatore è sufficiente confrontare il rendimento degli anni passati degli ex compagni dell’Az Schaars e Mendes Da Silva con quello attuale. Da ricordare per le classifiche di fine anno una sua rete all’Heerenveen.

lunedì 21 dicembre 2009

Bilancio di metà stagione - parte I

Dodici nomi in evidenza nella prima parte della Eredivisie 2009/2010. Di seguito i primi sei, in rigoroso ordine alfabetico.

Douglas Franco Teixeira (Twente): brasiliano di nascita ma olandese come formazione calcistica, ricorda Alex per l’imperiosità nel gioco aereo (puntate offensive comprese) e la personalità nel guidare il reparto arretrato, pur con minor fisicità, ma più rapidità, dell’attuale centrale del Chelsea. Se Stoch, NKufo e Ruiz hanno costruito l’edificio del Twente campione d’inverno, Douglas si è occupato delle fondamenta. 10 milioni di euro è la cifra chiesta al Wolfsburg per far partire il brasiliano a gennaio.
Balasz Dzsudzsak (Psv Eindhoven): miglior esterno sinistro del campionato, tanto in mediana quanto come ala, l’ungherese non sta fallendo la stagione della consacrazione. La rabbia da smaltire dopo i sei mesi della gestione Stevens persi a scaldare la panchina è stata incanalata positivamente in campo; prestazioni di qualità e sostanza, reti, assist e spunti a getto continuo, tanto in Eredivisie quanto in Europa League. Dzsudzsak è il simbolo di un Psv che non perde un incontro ufficiale da marzo.
Eric Falkenburg (Sparta Rotterdam): la strada verso la salvezza del secondo club di Rotterdam passa attraverso sette under-21 inseriti nell’undici titolare. Una politica coraggiosa e meritevole. Le travi del centrocampo a tre degli Spartaans si chiamano Kevin Strootman ed Erik Falkenburg, ovvero il braccio e la mente. Corsa e geometrie per due giovani di grandi potenzialità. Da inguarabile amante del bello stile, Radio Olanda sceglie di un’incollatura il gioco pulito del secondo (classe 88), autore oltretutto di 7 reti, rispetto all’impetuosità del primo (90).
Keisuke Honda (Vvv Venlo): ha già le valigie pronte, destinazione CSKA Mosca. In due stagioni e mezzo di Olanda ha dimostrato tutto il suo valore, proponendosi quale centrocampista completo dalle spiccate propensioni offensive. Gol e assist a grappoli lo scorso anno in Eerste Divisie, impatto altrettanto positivo quest’anno in Eredivisie. Numero 10 dietro il tridente, visione di gioco e un sinistro che lascia il segno. Radio Olanda ne ha parlato in Big in Japan (e non solo).
Jeremain Lens (Az Alkmaar): in naftalina con Van Gaal, il giovane attaccante che due stagioni fa portò in Europa a suon di reti il Nec Nijmegen è ricomparso in uno dei momenti peggiori nella storia dell’Az. Eclissatosi il bomber El Hamdaoui, troppo intermittente la classe di Dembele, perennemente ingabbiato nella categoria “oggetti misteriosi” Pellè, è toccato a Lens, uno che si trova bene “con qualsiasi modulo” (ipse dixit) togliere le castagne dal fuoco ad un Az in piena bufera.
Dries Mertens (Utrecht): scricciolo imprendibile che parte da destra per correre ovunque lo porti l’istinto o l’azione di gioco. L’Utrecht odierno che nutre (sensate) ambizioni europee ha trovato il suo Giovinco. E dal momento che in Olanda la politica dei giovani non è un semplice slogan, Mertens gioca titolare, sempre e comunque, anche quando non gli riesce qualche dribbling o la vena si appanna un pò. Miglior giovane della Eerste Divisie 08/09 con l’Agovv Apeldoorn, Mertens non ha risentito del salto di categoria. Da ricordare una sua tarantolata prestazione contro il Psv Eindhoven.

venerdì 18 dicembre 2009

La svalutazione del Marko

Impossibile non innamorarsene, calcisticamente. Specialmente per chi ama un certo tipo di giocatore: tecnico, rapido, la giocata quale elemento integrante del proprio repertorio, ma senza finalità onanistiche. Più Bergkamp che Denilson, tanto per intenderci. Rispetto al primo però un piglio più deciso, un’attitudine più sfrontata: testa alta, lingua veloce come le gambe. Marko Arnautovic e il Twente, dodici mesi fa, la nascita di una stella. Quel suo caracollare sull’out di destra, moderna ballerina con le scarpe bullonate, gli avversari saltati come birilli, la rete gonfiata dodici volte in Eredivisie al primo anno da titolare. Una stagione da tutto-e-subito per il talento austriaco di origini serbe, sospeso tra la trappola di un’etichetta appiccicatagli ai tempi delle giovanili, “il nuovo Ibrahimovic”, e il desiderio di una grande squadra in un grande campionato.
Chelsea, Inter; è un’estate di sussurri e grida. Le sue risuonano nell’ufficio del presidente dei Tukkers, Joop Munstermann. Lasciami andare. Un piede rotto ha però trasformato un trasferimento milionario in un prestito ordinario. Destinazione Milano. Arnautovic non ha paura del calcio italiano, deve essere quest’ultimo ad aver paura di lui. La sua filosofia è tutta qui. Ribadita in un’intervista al quotidiano viennese Die Presse. “E’ normale che in un grande club si guadagnino tanti soldi, perché lì ci possono giocare solamente i migliori. Eto’o? Milito? La concorrenza mi ha sempre stimolato. Se ne è andato Ibrahimovic? Io voglio fare meglio di lui. Anzi, meglio di tutti”. Inutile cercare queste dichiarazioni sul sito dell’Inter. Non ci sono, perché non è il caso di metterle.
La dura realtà odierna parla di amichevoli contro Lugano, Vaduz e Piacenza, più il derby Primavera contro il Milan. Fuori dalla lista di Champions League, zero presenze in campionato, idem in Coppa Italia, torneo ormai riservato a riserve, scarti e zavorre. La prospettiva è una partenza a gennaio, per dove ancora non si sa. Sicuramente non al Twente, che si è già premurato di dichiarare che i prestiti annuali (Arnautovic e Denneboom) non rientreranno prima di giugno.
Impossibile non innamorarsene. L’amore però non è eterno, soprattutto se sepolto sotto un cumulo di parole non supportate dai fatti. A Josè Mourinho non piace. Dal momento che capisce il calcio come pochi, non possiamo che fidarci. Sentire invece chiamarlo bidone da chi crede di saperla sempre più lunga degli altri, e solitamente non sa nemmeno di cosa parla, ci provoca un ritorno di fiamma. Che però è sempre più arduo tenere accesa.

mercoledì 16 dicembre 2009

Il ritorno del re

A partire da questa settimana e' in edicola il nuovo numero del mensile Calcio 2000, contenente un bilancio del sottoscritto sui campionati nordici (Svezia, Norvegia, Finlandia) da poco conclusi, piu' una panoramica sulle rispettive nazionali. Di seguito Radio Olanda propone un estratto dell'articolo, dedicato alla Tippeliga norvegese.

Il digiuno aumenta la fame. A Trondheim questa era particolarmente intensa dopo un quadriennio in tono minore in cui era finito in bacheca un solo titolo nazionale, in netto contrasto con i 13 consecutivi arrivati a cavallo tra il 1992 e il 2004. Si trovano qui le radici del Rosenborg schiacciasassi anno 2009, assoluto dominatore del campionato con una sola sconfitta raccolta in 30 incontri, arrivata oltretutto (a Kristiansand contro lo Start) quando lo champagne era già in ghiaccio.
Un successo figlio di uno specialista nel panorama nordico come lo svedese Erik Hamren (campione di Danimarca 2007-2008 con l’Aalborg, tre coppe di Svezia vinte con Örgryte e AIK), il cui curriculum vitae inattaccabile gli ha permesso di abbandonare il modulo 4-3-3, un dogma in casa Rosenborg, a favore di un 4-4-2 con centrocampo a rombo. Hamren ha richiamato dall’Inghilterra il suo protetto Rade Prica, già con lui nell’Aalborg, venendo ripagato con 16 reti che hanno permesso all’attaccante svedese di laurearsi capocannoniere della Tippeliga.
In difesa è sbocciato definitivamente il norvegese di etnia russa Vadim Demidov, mentre sulla mediana l’asse composto da Anthony Annan, da qualcuno già definito il nuovo Essien, e Marek Sapara, nazionale slovacco, ha garantito solidità, dinamismo e anche un pizzico di inventiva.
La palma del gioco migliore spetta di diritto al Molde “africano” di Kjell Jonevret, sorprendentemente secondo grazie alle reti della coppia senegalese Mame Biram Diouf (già acquistato dal Manchester United) e Pape Pate Diouf, e alle geometrie del loro connazionale Makhtar Thiounè, miglior giocatore della Tippeliga. Il Molde ha schiantato 5-0 il Rosenborg nei quarti di finale di coppa di Norvegia, salvo poi cedere all’ultimo atto ai calci di rigore contro l’Ålesund (primo trofeo in assoluto nella storia di questo club che ha dato i natali calcistici ai fratelli Riise).
Tra i singoli menzione speciale per Eric Huseklepp del Brann, esploso grazie ad un’intuizione del tecnico Steinar Nilsen (ex giocatore di Milan e Napoli), che ne ha avanzato il raggio di azione trasformandolo da fumosa e discontinua ala sinistra in puntuale finalizzatore (splendida una sua realizzazione allo Stabæk).
A Bærum, periferia di Oslo e casa dello Stabæk, Sol Levante sugli scudi grazie alla mezzapunta Daigo Kobayashi, alle prese con l’ingrato compito di sostituire il brasiliano Alanzinho, svolto tuttavia in maniera inappuntabile. Miglior giovane infine l’attaccante 19enne dello Start Mads Stokkelien, autore contro il Sandefjord di una rete da urlo (tiro al volo finito nel sette) che gli è valsa la palma di miglior realizzazione dell’anno. E non è stata l’unica perla di questo talento in erba.

martedì 15 dicembre 2009

Losanna and the king

Losanna nell’alto dei cieli. Gioco di parole che sfiora la religione, sperando che nessuno si offenda, per presentare una piccola grande impresa avvenuta nel week-end svizzero di coppa. Il Losanna, club di Challenge League dall’importante passato (7 titoli nazionali e 9 coppe in bacheca) ma dal modestissimo presente, ha sonoramente battuto a domicilio lo Young Boys, capolista quasi senza rivali in Super League, eliminandolo dalla manifestazione. Davide batte Golia 4-1, e per di più nella sua tana. I tifosi avvezzi alle farse della coppetta nazionale italica, dove la prassi di molti club è quella di schierare riserve e terze linee, potrebbero storcere il naso, pensando che tutto sommato l’impresa non è poi così grande, se compiuta contro lo Young Boys 2. Errore: i bernesi sono scesi in campo con nove undicesimi della formazione titolare, inserendo nella ripresa il decimo elemento (Christian Schneuwly), che si è pure beccato un cartellino rosso nelle battute conclusive. In Svizzera la coppa è un trofeo ambito, tanto che tutti i turni vengono disputati nel week-end, fermando il campionato. La struttura ad eliminazione diretta, con sorteggio integrale (unico vincolo, che non vale solo per semifinali e finale: si gioca in casa della formazione di categoria inferiore), aumenta il pathos, come ormai sanno anche i sassi (ma non certi dirigenti del calcio italiano).
Regolamento alla mano, l’incontro tra Losanna e Young Boys avrebbe dovuto disputarsi alla Pontaise, ma per ragioni finanziarie i padroni di casa hanno chiesto alla Federazione di giocare a campi invertiti. Ne è scaturito un boicottaggio da parte delle tifoserie organizzate dei due club, che hanno disertato in massa l’avvenimento. Solamente 7504 spettatori erano presenti sugli spalti del Wankdorf. Se pertanto il Losanna intendeva fare cassa giocando nella più capiente Berna, ha sbagliato completamente i calcoli. Si può però consolare con la bella vittoria finale. Nell’attuale stagione solo l’Athletic Bilbao, nel turno preliminare di Europa League, era riuscito a battere a domicilio lo Young Boys, la cui ultima sconfitta casalinga contro una compagine elvetica risale al 20 maggio 2009 (finale di coppa persa contro il Sion) e, in campionato, addirittura al 31 agosto 2008 (avversario il Grasshopper). Un uomo solo al comando in questa impresa del Losanna: la mezzapunta italo-brasiliana Rodrigo Antonio Tosi.
La storia di Rodrigo sembra uscita dalle pagine di “Futebol”, il bel libro sul calcio brasiliano scritto qualche anno fa da Alex Bellos. In ogni angolo del mondo, ovunque c’è un campo da calcio, c’è un brasiliano. Tosi, classe 1983, originario di Curitiba, è andato a giocare addirittura nel Brunei, vestendo i colori del Duli Pengiran Muda Mahkota Football Club, la squadra di calcio del principe Al-Muhtadee Billah. L’italo-brasiliano venne ingaggiato nel 2005 dopo che la squadra, completato l’anno precedente il tris di vittorie campionato-coppa-supercoppa, aveva ottenuto l’iscrizione nel più competitivo campionato malese. Il DPMM partì dalla seconda divisione e conquistò subito, anche grazie alle 25 reti messe a segno da Rodrigo, la promozione nella massima serie. La carriera del giocatore è proseguita tra C brasiliana (Joinville) e Grecia (Iraklis), prima di sbarcare in Svizzera in Prima Lega tra i dilettanti dell’Olten. Una mezza stagione con più reti (9) che partite giocate (8) gli è valsa la chiamata del Neuchatel Xamax, dove però non ha sfondato. Ecco quindi nell’agosto 2009 il trasferimento in prestito al Losanna, nobile decaduta che dopo il fallimento del 2003 è stata costretta a ripartire dalla Seconda Lega, il quarto livello del calcio svizzero.
A Berna Rodrigo ha ubriacato di dribbling l’intera retroguardia dello Young Boys, aprendo le marcature e poi mettendo in cassaforte il risultato con la rete del 3-1. Al resto ci hanno pensato le parate dell’estremo Anthony Favre, ottimo nel tenere abbassata la saracinesca dopo il temporaneo pari di Seydou Doumbia, favorito da uno sciagurato retropassaggio di Admir Bilibani. Losanna quindi in semifinale, dove affronterà il prossimo 5 aprile, in trasferta, il San Gallo di Mario Frick. Una sfida che potrebbe clamorosamente profumare di Europa, dal momento che l’altro match in programma mette di fronte il Basilea, che quasi sicuramente finirà secondo in campionato, contro un altro club di seconda divisione, il Kriens. I renani insomma hanno già un piede e mezzo in finale.

Bodø 3.00 a.m.

lunedì 14 dicembre 2009

Non va certo tutto Been

Quanto incidono realmente gli allenatori sulle fortune di una squadra? Il dibattito è aperto. Osservando la carriera di Mario Been si è propensi a sposare la causa di chi sostiene che un buon allenatore influisca parecchio sui destini di un club. Lo scorso anno di questi tempi il Nec Nijmegen batteva l’Udinese nell’ex Coppa Uefa (ne parlammo su Indiscreto constatando il livello non propriamente da urlo del giornalismo sportivo italiano) qualificandosi per la fase ad eliminazione diretta. Mai nella loro storia i rosso-nero-verdi erano arrivati così lontano in Europa, dove fino a quel momento potevano vantare come picco una eliminazione agli ottavi di Coppa delle Coppe 83/84 per mano del Barcellona (rimonta blaugrana da 0-2 a 3-2 in Olanda, comodo 2-0 in Catalogna firmato Alonso e Clos). Oggi il Nec, salutato Been in estate, è penultimo in Eredivisie, con una rosa di certo non inferiore a quella di dodici mesi fa.
In attacco se n’è andato l’ex compagno di Huntelaar nelle giovanili del De Graafschap, Jhon van Beukering, per lasciare il posto al belga Bjorn Vleminckx, punta potente che ricorda molto il Dirk Kuijt degli esordi ad Utrecht. Un cambio favorevole al Nec, ci sembra. E’ rimasto il folletto del Burundi Saidi Ntibazonkiza, reintegrato in prima squadra dopo le bizze per il rinnovo contrattuale. In mediana si è rotto il play Lasse Schöne, degnamente sostituito però dal brillante John Goossens, scuola Ajax (una perla il suo gol contro l’Ado Den Haag). Accanto a lui il cugino d’arte Lorenzo Davids si è confermato dignitosissimo giocatore da Eredivisie, mentre dietro la partenza di Peter Wisgerhof, passato al Twente, non ha certo creato quello che si usa definire “un vuoto incolmabile”. Tanto più che l’estremo difensore ungherese Gabor Babos, bruciatosi nell’esperienza al Feyenoord, in provincia riesce a garantire sufficiente esperienza e solidità.
Il grande cambiamento è quindi avvenuto in panchina. La quale, dalla partenza di Mario Been, ha già cambiato padrone due volte, passando da Dwight Lodeweges (dimessosi dopo uno 0-4 casalingo contro il Psv Eindhoven) a Wiljan Vloet. Senza però alcun sensibile miglioramento, anzi, visto che Vloet è ancora a secco di vittorie. Mentre il Feyenoord, con Been, è alle prese con la sua stagione più coerente e continua dai tempi della prima gestione Bert van Marwijck.

venerdì 11 dicembre 2009

Miti di Finlandia



Mito a metà accanto a mito assoluto. Zeddy Saileti, re di Rovaniemi, e Jari Litmanen, miglior giocatore finlandese della storia. Il sito Nordic Football ricorda così la loro stagione:
"Jari Litmanen’s second Veikkausliiga season in a row got off to a flying start with a 4-1 victory over Zeddy Saileti’s RoPS. The two veterans have had massively contrasting careers, but both are legends at their clubs. Saileti ended the season as caretaker manager of RoPS after first Valeri Bondarenko and then Mika Lumijärvi were sacked in a disastrous season for the Rovaniemi side, while Litmanen was left to contemplate his options as Lahti narrowly lost their Europa League tie against Club Brugge, and Finland failed to qualify for the World Cup in South Africa. Saileti is now 40 years old, and he played his last game against KuPS on the final day of the season, while Litmanen is 38 and has come to no firm conclusions about what he will do next year".

(Sull'argomento leggi anche Il Calore del RoPS e Il Penultimo gol di Litmanen pubblicati nel 2009 su Indiscreto)

giovedì 10 dicembre 2009

Bolat ci mette la testa

Quando piove, diluvia. E ad Alkmaar gli ombrelli vanno a ruba. Non bastava il fallimento della proprietà, la perdita dello sponsor, l’esonero del tecnico (Ronald Koeman, che ha commentato “all’Az mi chiedevano l’impossibile”, ma ci sembra che lui non facesse nemmeno il possibile); mancava l’eliminazione dall’Europa, avvenuta al quinto minuto di recupero grazie ad una incredibile rete di testa del portiere avversario, il turco-belga Sinan Bolat. Per quanto visto in campo ieri a Liegi, l’Az meritava la vittoria; per quanto mostrato nei sei incontri del girone di Champions, l’Az non meritava nemmeno l’Europa League. Uscire però dopo aver disputato una delle migliori partite stagionali (squadra quadrata, difesa attenta, reparto offensivo sincronizzato e propositivo) conferma che quando tutto gira storto non resta che stringere i denti in attesa di tempi migliori.
Poteva essere la serata di Jeremain Lens, attaccante mobile e guizzante caparbiamente riemerso dopo essere finito in naftalina durante la gestione Van Gaal, ed invece la copertina è toccata a Bolat. Portiere classe 88, arrivato allo Standard nell’inverno 2008 dopo una non felice esperienza nel Genk, Bolat ha scalzato il titolare Andres Espinoza risultando fondamentale nello scorso finale di stagione, prima abbassando la saracinesca nel big match contro il Club Brugge e poi, ciliegina sulla torta, parando all’ultimo minuto dell’ultima giornata un rigore a Bryan Ruiz del Gand, permettendo così allo Standard di accedere allo spareggio per il titolo (poi vinto) contro l’Anderlecht.
Non è ancora un estremo pienamente affidabile, il repertorio va affinato limando qualche leggerezza (vedi nel match di esordio in Champions contro l’Arsenal), ma le qualità su cui lavorare ci sono. Media voto alla mano (elaborata da Radio Olanda, che ha seguito tutta la fase a gironi dello Standard), Bolat è comunque risultato il migliore dei Rouges, prevalendo sui compagni di squadra Milan Jovanovic e Igor De Camargo. Indubbiamente il colpo di testa di ieri sera ne ha impennato il rendimento, ma in fin dei conti il nazionale turco è riuscito laddove i citati colleghi, pur provandoci con tenacia mista a scarsa lucidità, avevano fallito.
Gli uomini di Laszlo Boloni hanno mostrato i soliti limiti: fuoco e fiamme per mezzora, poi un lento ma progressivo sfilacciarsi della squadra, con le distanze tra i reparti che aumentano unitamente alla tendenza di alcuni elementi ad intestardirsi in sterili azioni personali. A parziale scusante vanno citate le assenze (Mangala, Ricardo Rocha, Carcela-Gonzales), impossibili da surrogare con una panchina di scarsa qualità. Non esistono alternative per le punte (Jovanovic e Mbokani), e al centro della difesa il vuoto lasciato da Onyewu non è stato colmato. In questo modo anche in Europa League sarà dura.

mercoledì 9 dicembre 2009

La macchina McClaren

Seduto in ufficio accanto al proprio assistente Steve McClaren, Alex Ferguson stava pianificando le prossime mosse di mercato del suo Manchester United. Era l’inverno del 2001, e tra i nomi presenti sulla lista di Sir Alex c’era quello di un attaccante olandese che stava facendo sfracelli in Eredivisie: il suo nome era Ruud van Nistelrooy. Ferguson tuttavia nutriva qualche dubbio sulla condizione fisica della punta, all’epoca sotto contratto con il Psv Eindhoven e reduce da un grave infortunio. Nessuna esitazione invece da parte di McClaren: “se non lo metti subito sotto contratto”, disse, “un domani potresti seriamente pentirtene”. Il resto è storia.
Otto anni dopo Steve McClaren sta ancora sfruttando al meglio competenza e capacità di giudizio dei giocatori, portando il Twente ai vertici del calcio olandese. Ad Enschede, città di soli 155mila abitanti, sventola la bandiera britannica. Attualmente gli uomini di McClaren guidano la Eredivisie con due punti di vantaggio sul Psv Eindhoven. Imbattuti in campionato, dove nei big match hanno raccolto due vittorie (1-0 all’Ajax e 3-2 all’Az Alkmaar) e due pareggi (1-1 contro Psv e Feyenoord), le uniche sconfitte stagionali dei Tukkers sono arrivate in Europa League, competizione nella quale peraltro conservano buone possibilità di qualificazione ai sedicesimi di finale.
Al momento del suo sbarco in Olanda, avvenuto nell’estate 2008, McClaren era stato accolto tra mille perplessità. Perché il presidente Joop Munsterman aveva scelto proprio il tecnico inglese, la cui unica esperienza sul suolo olandese era stata la finale di Coppa Uefa persa 4-0 al Philips Stadion di Eindhoven dal suo Middlesborough contro il Siviglia? McClaren sembrava il tipico allenatore alla disperata ricerca di riannodare i fili di una carriera in caduta verticale dopo la disastrosa parentesi sulla panchina della nazionale inglese. E nei Paesi Bassi qualcuno si affrettò a ricordare le parole dell’ex difensore del Psv Barry van Aerle, il quale, quando gli venne chiesto cosa aveva imparato da Bobby Robson durante la sua gestione ad Eindhoven, rispose pacificamente “l’inglese”.
McClaren sapeva che la sua avventura ad Enschede nascondeva parecchie incognite. Passare da Wayne Rooney a Romano Denneboom non è esattamente la cosa più facile di questo mondo. Arrivare in una squadra fresca della cessione del suo miglior giocatore, il centrocampista Orlando Engelaar (ceduto allo Schalke 04), nemmeno. Tanto più che altri due titolari della squadra, Karim El Ahmadi e Luke Wilkshire, avevano salutato I Tukkers per accasarsi rispettivamente a Rotterdam, sponda Feyenoord, e Mosca, sponda Dinamo. Nonostante ciò McClaren ha portato il Twente al secondo posto in campionato, miglior risultato raggiunto dal club dal 1974, e alla finale di Coppa d’Olanda, poi persa ai rigori contro l’Heerenveen.
“Il prossimo passo sarà quello di puntare al titolo e rompere l’egemonia delle grandi d’Olanda”, ha dichiarato un incontentabile McClaren all’inizio dell’attuale stagione. L’esempio dell’Az campione nazionale 2008/2009 ha illuminato la via. Ma non è facile quando in estate arrivano puntuali le cessioni dei migliori elementi: Marko Arnautovic all’Inter, Eljero Elia all’Amburgo, Edson Braafheid al Bayern Monaco. Con i soldi ricavati sono arrivati nove giocatori, tra i quali spiccano Miroslav Stoch, nazionale slovacco in prestito dal Chelsea; Wellington, attaccante brasiliano di proprietà dell’Hoffenheim; Bernard Parker, nazionale sudafricano; Nashat Akram, centrocampista iracheno eletto miglior giocatore asiatico del 2009; e Bryan Ruiz, nazionale costaricano. Quest’ultimo si è rivelato l’acquisto maggiormente azzeccato, dimostrando di valere tutti i 5 milioni di euro versati al Gand (giocatore più costoso della Eredivisie 2009/2010).
Nel 4-3-3 proposto da McClaren, Ruiz è il giocatore chiave, potendo giocare da ala destra o sinistra, da seconda punta o anche come numero 10 alle spalle del tridente. La duttilità è la sua qualità migliore. Il 24enne originario di San Josè ha debuttato in campionato a Rotterdam nel 2-0 rifilato dal Twente allo Sparta, segnando la seconda rete. Da quel momento sono arrivate altre 14 marcature, tra campionato e coppa, che lo hanno incoronato goleador principe della squadra.
Nel Twente McClaren miscela la tradizione offensiva olandese con la filosofia delle “reti bianche”. Requisito quest’ultimo fondamentale per un club che nutre grandi ambizioni. “Sia il Psv di Hiddink che l’Az di Van Gaal”, ha dichiarato il tecnico di Fulford, “hanno vinto il campionato terminando con la miglior difesa del torneo”. La squadra punta molto sui giovani talenti, senza però tralasciare il necessario contributo di esperienza che solo i veterani possono garantire. Ecco quindi a formare l’ossatura dell’undici titolare il portiere Sander Boschker, 39 anni, il playmaker danese Kenneth Perez, 35, e l’attaccante svizzero Blaise Nkufo, 34, miglior marcatore di sempre nella storia di Tukkers.
Negli ultimi tempi al Grolsch Veste si canta Bruce Springsteen. Working on a dream è la canzone più appropriata per descrivere il momento che McClaren sta vivendo al Twente. Perché lui non è venuto ad Enschede solo per insegnare l’inglese.

(Articolo originale pubblicato in lingua inglese su Inside Futbol)

martedì 8 dicembre 2009

La tregua di Van Gaal

A Monaco di Baviera il quotidiano Sport Bild possiede la stessa autorevolezza di quella del Papa in Vaticano. Quando pertanto un paio di settimane fa il giornale ha lanciato il proprio ultimatum (Letze Warnung, Ultimo Avviso) nei confronti della squadra, alla Säbenerstrasse, il quartier generale del Bayern Monaco, i campanelli d’allarme hanno cominciato a suonare. Tutti in direzione del direttore d’orchestra, l’olandese Louis van Gaal, la cui permanenza in Germania è legata ad una sola parola: vittoria. “Allenare il Bayern è la cosa più facile del mondo”, ha commentato il neo-presidente Uli Hoeness, “basta vincere”.
Ecco, appunto, vincere. Van Gaal per ora ci sta riuscendo poco e male, proprio come il suo avversario di questa sera, Ciro Ferrara. Che però non è costato alla Juventus 2.5 milioni di euro (più lauto ingaggio) per svincolarlo dalla squadra con la quale aveva appena vinto il titolo nazionale (l’Az Alkmaar in Olanda), e nemmeno ha condotto un mercato in grande stile privando le casse dei bavaresi di ben 77 milioni di euro. Il tutto per arrivare a dicembre ad inseguire Bayer Leverkusen, Schalke 04 e Werder Brema in Bundesliga, e soprattutto a giocarsi la permanenza in Champions League in una partita da dentro o fuori. Niente più alibi né compromessi. Questi ultimi del resto non sono mai piaciuti a Van Gaal, che ha sempre affrontato a muso duro chi andava contro il suo credo. Tempo fa a Barcellona toccò a Rivaldo e Stoichkov, oggi in Baviera è il turno di Ribéry e Toni (entrambi assenti stasera); vita dura per le star sotto il regno del Generale Louis. Va meglio con i giovani; in Spagna l’olandese lanciò il 18enne Iniesta, mentre nel Bayern attuale brillano Holger Badstuber, 20 anni, e il coetaneo Thomas Müller. Però non basta, perché come scrive la sempre sferzante Bild “il Bayern è una squadra di vertice, non una scuola calcio”.
Proprio come la Juventus, anche il Bayern Monaco in questa stagione non ha quasi mai convinto sotto il profilo del gioco. Van Gaal ha cambiato continuamente modulo e giocatori senza riuscire a trovare il bandolo della matassa, presentando una squadra disordinata e troppo legata alle fiammate dei singoli (leggi Ribéry o, infortuni permettendo, il devastante Robben). Le tre vittorie consecutive inanellate nelle ultime due settimane non devono trarre in inganno; convincente il 3-0 sull’Hannover, stentati l’1-0 al Maccabi Haifa in Champions ed il 2-1 di venerdì scorso al Borussia Mönchengladbach, con il sempreverde portiere Butt tra i migliori in campo. Risultati sufficienti per garantire una tregua in casa Bayern. In attesa del verdetto definitivo di Torino.

venerdì 4 dicembre 2009

Campioni in vendita



19 ottobre 2009: il Tribunale di Amsterdam dichiara fallito l'istituto di credito DSB Bank. I campioni d'Olanda dell'Az Alkmaar finiscono in mutande, niente sponsor sulle divise in Champions League, il nuovo presidente è un curatore fallimentare, le prospettive future si riassumono in due parole: vendita e smobilitazione. In una fredda mattina di inizio novembre, dall'insegna di quello che una volta si chiamava DSB Stadion, tre lettere vengono inghiottite dal cielo del Noord Holland. Ad Alkmaar c'è ora uno stadio senza nome. Vaffanbanka in salsa olandese. Fine di un (bel) sogno.

giovedì 3 dicembre 2009

Big in Japan (e non solo)

Ad eccezione del flop di Kazuyuchi Toda con l’Ado Den Haag, tra Eredivisie e Giappone il feeling è sempre stato più che discreto. Shinji Ono fu tra i protagonisti del Feyenoord vincitore della Coppa Uefa nel 2002, mentre Sota Hirayama mise in mostra sprazzi di talento durante la sua permanenza nell’Heracles Almelo, prima di tornarsene a casa divorato dalla nostalgia. Ancora meglio però sta facendo Keisuke Honda, finora la grande rivelazione della Eredivisie.
Gioca nel Vvv Venlo, matricola terribile che ha debuttato al Philips Stadion costringendo il Psv al pareggio (3-3). Proprio il club della Philips aveva inseguito vanamente il centrocampista giapponese per tutta estate. I suoi giocatori hanno fatto lo stesso quel pomeriggio ad Eindhoven. Personalità, visione di gioco, maturità tattica e un sinistro capace di lasciare il segno; con Honda in cabina di regia, da autentico numero 10, il Vvv può permettersi di affrontare la massima divisione con un 4-3-3 molto offensivo. Il play nipponico, 5 reti e 5 assist finora, giostra alle spalle di una linea offensiva che prevede Ruben Schaken a destra, l’italo-olandese Sandro Calabro, capocannoniere lo scorso anno in Eerste Divisie, al centro mezzo e l’impronunciabile Achmed Ahahaoui a sinistra, con il classe 90 Diogo Viana, in prestito dal Porto, quale principale alternativa. Un reparto che che non sta pagando dazio al salto di categoria nonostante sia composto da giocatori con scarsa, o addirittura nulla, esperienza in Eredivisie
Arrivato a Venlo nel gennaio 2008, Honda si è subito dimostrato un giocatore vero. La scorsa stagione è stato eletto miglior giocatore della Eerste Divisie, dove ha contribuito alla promozione del Vvv con 17 reti e 15 assist, entrando anche nel giro della nazionale. Il Mondiale 2010 può essere il trampolino di lancio definitivo per la carriera di questo giocatore che indossa la fascia di capitano del Vvv nonostante non spiaccichi una parola di olandese. A MaraHonda (che fantasia i tifosi del De Koel...) però basta fa correre la palla.

mercoledì 2 dicembre 2009

Benvenuti



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- è un blog di calcio olandese (ma dai...) che non disdegna puntate in territori limitrofi tanto geograficamente (Belgio, Germania) quanto culturalmente (penisola scandinava);
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- si fonda sul principio della tolleranza e del rispetto di ogni opinione, ma aborrisce toni beceri e volgari.

Buona lettura.