giovedì 30 settembre 2010

Van Wolfswinkel inspired Utrecht eye Liverpool scalp

FC Utrecht are enjoying themselves at present – and why not with European football for the first time since the 2004/05 campaign and in a Europa League group containing Napoli, Steaua Bucharest and this week’s opponents Liverpool. Returning to Europe was the main aim of Frans van Seumeren, a Dutch businessman – his company, Mammoet, specialises in the transportation of heavy objects – who became the largest shareholder in the club in 2008, having increased his shares to 63%. Van Seumeren knew that taking Utrecht back into Europe wouldn’t be an easy task and, in the summer of 2009, decided to gamble of a whole host of rising stars, including the now-highly rated Ricky van Wolfswinkel.

Van Wolfswinkel, born in 1989, has become a key player in Van Seumeren’s revolution since he joined Utrecht from Vitesse on a four-year deal. The striker was crucial in helping the club to victory in the Europa League playoffs, scoring two goals in two games against Groningen and then a brace in the final to pip Roda Kerkrade. However, for the forward that has proven to be just the beginning.

This season, Van Wolfswinkel has continued to fire for Utrecht, enjoying an excellent start, both in the Eredivisie – seven goals in seven games – and the Europa League – six goals, including a hat-trick against Celtic in the home leg of the Dutch side’s first round tie; a match that will be long remembered by the Utrecht faithful – despite a 2-0 deficit from the first leg at Parkhead, the Scottish side were trounced 4-0 at the Galgenwaard Stadium, with Van Wolfswinkel quickly labelled “Hat-tRicky” by the Dutch press. At present, with 13 goals, the 21-year-old is currently the top scorer in Holland.

While Utrecht might have produced a superb display against Celtic however, they have so far been unable to reproduce this form in the Eredivisie, where too many ups and downs have put them closer to the drop zone than the Europa League playoff places. Van Wolfswinkel though, to his credit, appears to be their lucky charm – Utrecht only win if he scores. In all the club’s games – except an early Europa League qualifier against Swiss side Luzern – Utrecht have needed the forward to hit the back of the net. When he has not, the best that can be hoped for is a draw, with defeat possible. In fact, even a good performance, as the side turned in against Napoli in the goalless draw at the San Paolo two weeks ago, does not yield victory without a Van Wolfswinkel strike.

The striker began his career at Vitesse Arnhem’s football academy, operating as either a frontman or attacking midfielder. Soon, Van Wolfswinkel was swapping to Vitesse’s A-youth team, choosing them ahead of Feyenoord and Utrecht. In the yellow and black shirt, the striker was the top scorer in the A-youth championship for two consecutive years. And finally, on 5th April 2008, at the age of 19, made his Eredivisie debut against Sparta Rotterdam.

“Van Wolfswinkel is a skilled forward who has a lot of potential”. That is the view of Cor Pot, the current boss of Holland’s Under-21 team. “He has pace, passing ability and a good shot with both feet.” A good base for sure, but Pot warns Van Wolfswinkel does still have some developing to do. “He needs to become physically stronger”, said the 59-year-old. “He is as tall as players like Fernando Torres, Klaas-Jan Huntelaar and Didier Drogba, but he weighs eight to 14 kilos less than them. Nothing to be worried about, he has time, he is just 21. At that age Ruud van Nistelrooy was still playing with FC Den Bosch.”

Utrecht’s bright new hope is linked with the footballing world in his private life too. The youngster’s girlfriend is Bianca Neeskens, daughter of Dutch legend Johan Neeskens, who coached Van Wolfswinkel for a short time in the now defunct Holland B team. Also the nephew of Erik Willarts (brother of the striker’s mother), a former Utrecht striker who was the second top scorer in 1986/87’s Eredivisie – after a certain Marco van Basten – Van Wolfswinkel has the game running through his blood.

Following years of dull football and equally dull results, FC Utrecht have rediscovered their ambition thanks to a clutch of stars. Belgian left winger Dries Mertens, goalkeeper Michael Vorm (the only Utrecht player in the Dutch World Cup squad), veteran midfielder Michael Silberbauer and, of course, Ricky van Wolfswinkel. Despite a difficult beginning to the club’s Eredivisie campaign, much is still expected from Ton Du Chatinier’s talented team. And success in the Europa League could be the boost they need.

Fonte: Inside Futbol

Sonck IV re di Belgio

Wesley Sonck è un tipo da nessuna resa mai, per dirla con le parole del rocker veneto Massimo Priviero. Lo hanno dato per finito almeno tre volte, eppure lui è sempre riuscito a tornare.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

mercoledì 29 settembre 2010

Preview Inter-Werder Brema: Marko Marin

Quella di Marko Marin è una tipica storia tedesca, di quelle che vanno di moda oggigiorno. La Germania dei giovani, del talento, dell’integrazione. La Germania dei tedeschi di passaporto, non di origine. Ciò che conta però è la qualità. Non ne difetta certamente Marin, l’ultimo gioiello messo in mostra dal Werder Brema dopo Diego e Özil, un folletto di 1.70m che dribbla tutto ciò che si muove sulla fascia sinistra. Proviene dalla Bosnia, è cresciuto con il mito di Dejan Savicevic, detiene il record tedesco di Speed4, un percorso misto lungo 15 metri da effettuare palla al piede (5,275 secondi il tempo di Marin, 5,125 quello del primatista mondiale Lionel Messi), e all’età di 20 anni il suo cartellino valeva già 8.2 milioni di euro.

Quando Marin muoveva i primi passi nel calcio professionistico con il Borussia Mönchengladbach, in Italia qualcuno lo presentò come il Giovinco tedesco. Paragone azzeccato dal punto di vista fisico e tecnico (baricentro basso, movenze sguscianti, facilità di dribbling), non da quello “culturale”. In Italia l’oggi 23enne Giovinco è ancora una promessa, e sono ormai passate due intere stagioni dalla grande annata nell’Empoli. A 21 anni invece Marin può già vantare 13 presenze con la nazionale tedesca (debuttò nel maggio 2008 quando ancora giocava nella Zweite Liga, la B tedesca), un terzo posto al Mondiale, una settantina di partite in Bundesliga, reti in Champions ed in Europa League.

Il Werder Brema a trazione offensiva, come nella più classica tradizione del tecnico Schaaf, che scenderà in campo questa sera a San Siro avrà in Marin l’elemento più imprevedibile e fantasioso. A lui è stato affidato il compito di sostituire Özil, non tanto sotto il profilo tattico (il neo-madridista è un trequartista centrale, Marin un esterno) quanto per ciò che riguarda la creatività. Toccherà a lui fornire gli assist alle punte Pizzarro e Hugo Almeida (o all’ex interista Arnautovic, finora ancora vittima del proprio ego apparentemente senza confini), oppure cercare direttamente la porta. La scorsa stagione, la prima nel Werder, ci è riuscito in 15 occasioni, mentre in quella attuale è già andato a segno in tutte e tre le competizioni (Bundesliga, Champions, coppa di Germania) a cui ha preso parte.

Il piede di Marin è caldo, ne sanno qualcosa Sampdoria e Tottenham, ma anche l’Ambugo, l’ultima “vittima”; domenica il giovane talento ha segnato la rete di apertura nel successo casalingo del Weder per 3-2, sfruttando un classico movimento dei suoi: partenza larghissimo a sinistra, taglio al centro per ricevere il passaggio, conclusione a rete. Piccolo è bello insomma, anche in riva al fiume Weser. E lungo i Navigli?

Fontye: Il Giornale

martedì 28 settembre 2010

Preview Ajax-Milan: intervista a David Endt

Intervista esclusiva per Il Giornale

Tre vicecampioni del mondo (Stekelenburg, Van der Wiel, De Zeeuw), due quarti classificati (gli uruguaiani Suarez e Lodeiro) e il più giovane giocatore presente a Sudafrica 2010 (il danese Eriksen, 18 anni e 4 mesi). L’Ajax è tornato a produrre talenti dopo anni di vacche magre. Parola di David Endt, team manager del club di Amsterdam. “Restare quattro anni fuori dalla Champions, per un club come il nostro, rappresenta un’eternità. Ma rientrare in un girone con Real Madrid e Milan per noi è il massimo. Abbiamo una squadra giovane ma anche valida, un gruppo cresciuto molto anche in termini di personalità, con diversi giocatori che in futuro saranno probabilmente campioni altrove. Come è accaduto a Sneijder”.

Qualche nome da annotarsi sul taccuino?
“Vand der Wiel lo avete già conosciuto, Siem de Jong è maturato moltissimo, lo scorso anno fece bene anche in Europa contro la Juventus. Poi i numeri 10 Erksen e Lodeiro, la concorrenza interna li aiuterà a maturare. El Hamdaoui, infine, il nostro nuovo attaccante: ha già fatto la Champions lo scorso anno con l’Az Alkmaar, vede bene la porta ma sa anche giocare per la squadra”.

Siete riusciti a trattenere la vostra stella, Luis Suarez, a dispetto del grande Mondiale disputato.
“Ammetto ca cifra che chiedevamo era piuttosto elevata. Però Suarez non è il tipico giocatore che vede l’Ajax esclusivamente come un trampolino per la propria carriera. Lui dice sempre: ho 23 anni, posso vincere tanto altrove, ma prima voglio lasciare un segno nell’Ajax. Vincere un campionato, che ci manca dal 2004, far bene in Europa. Questa mentalità, rara da trovare oggi in un giovane emergente, valorizza l’immagine del club e funge da stimolo per i compagnia. Suarez, oltre ad essere un grande attaccante, è un vero leader. La sua assenza a Madrid è pesata tantissimo”.

All’Amsterdam ArenA tornerà un certo Zlatan Ibrahimovic.
“Zlatan come giocatore non si discute, ma è anche una brava persona. All’inizio è difficile entrare nel suo mondo, ha un carattere molto forte. E’ un ragazzo taciturno, ma è intelligente, sa quello che vuole ed è determinato ad ottenerlo. I suoi primi mesi all’Ajax non furono facili, parlava poco, inquieto. Ma una volta entrati in sintonia, tra noi si è instaurato un bel rapporto”.

Ruud Gullit sostiene che quello italiano sia il calcio ideale per uno come lui.
“Con le sue qualità Zlatan può giocare ovunque. Ricordo che quando lo incontrai ai tempi della Juventus lo trovai tranquillo, rilassato. Nell’Inter poi la sua carriera è andata a gonfie vele. Nel Barcellona invece non percepiva piena fiducia attorno a sé, e questo ha influito sul suo rendimento”.

Il secondo posto nel girone è un obiettivo realistico?
“A livello europeo siamo un club di piccole dimensioni, ma dobbiamo essere sempre fiduciosi, scendere in campo senza paura. Ogni partita è sempre una storia a sé, puoi sempre centrare la grande prestazione oppure sfruttare gli errori di un avversario che ti ha sottovalutato. Noi giochiamo il nostro calcio. E preferiamo farlo contro il Milan piuttosto che, con tutto il rispetto, contro il Cluj.

lunedì 27 settembre 2010

Twente train eyes on Spurs as silent revolution

What are the new-look FC Twente like? Exactly the same as the old one. An onlooker with only a fleeting interest in Dutch football would be forgiven for having such an opinion. From Steve McClaren, the English title-winning coach who packed his suitcase and headed to Wolfsburg in the summer, to Michel Preud’Homme, the Belgian charged with continuing McClaren’s work, things appear the same as ever for the Tukkers.

Preud’Homme has deployed the same tactical system as his predecessor; a 4-3-3, with a number 10 behind the three strikers, two attacking full backs and only a single holding midfielder; the same approach to the game and style of play, trying the blend attacking philosophy of Dutch football with a desire for clean sheets.

However, a silent revolution is under way in Enschede. Preud’Homme is giving Twente a new identity, while showing that the Tukkers are still able to continue competing at the top of the Eredivisie despite constantly selling their top talents. In the Champions League, where Twente find themselves in a group with holders Inter, English side Tottenham Hotspur and Germans Werder Bremen, Twente took to the pitch against the Italians in their first game with only five players who could be classed as regular starters from the last, title-winning, campaign: Central defenders Peter Wisgerhof and Douglas, midfielders Wout Brama and Theo Janssen and attacking all-rounder Bryan Ruiz.

Others on the pitch against Rafael Benitez’s men were newcomers (right back Roberto Rosales, forward Marc Janko, left winger Nassim Chadli), a substitute for an injured regular (Dwight Tiendalli for former Zulte Waregem left back Bart Buysse) and players who have been given a new lease of life under Preud’Homme (Nikolay Mihaylov and Luuk de Jong). Bulgarian keeper Mihaylov has become the Belgian coach’s first choice, leaving 39-year-old Twente icon Sander Boschker, who has 543 Eredivisie starts to his name, on the bench. De Jong meanwhile has become key to Preud’Homme as the attacking midfielder in the coach’s 4-3-3.

De Jong, the 20-year-old brother of Ajax’s Siem de Jong, appears to have just as bright a future ahead of him as his brother. Twente swooped for the forward in the summer of 2009, buying him from De Graafschap. The Tukkers were on the lookout for a youngster to develop as a replacement for club legend Blaise Nkufo, who was about to begin his last season at the Grolsch Veste. With Preud’Homme, De Jong began as a striker, scoring the winning goal against Ajax in the Johan Cruyff Schaal (the Dutch Super Cup), but was soon deployed as a number 10, vacating his original position for Austrian hitman Marc Janko, the most expensive player in Twente’s history.

Two years ago, Janko was producing the goods with Red Bull Salzburg, making clubs from across Europe sit up and take notice with 39 goals in just 34 games. Twente made their move for him this summer, paying the Austrian side €5.5M. The Alps Bomber, as he has been labelled, is physically strong, but perhaps let down a little by his technique. Janko needs time to adapt to Dutch football and Preud’Homme, to his credit, has realised that the 27-year-old can only do that on the pitch, and not from the bench.

When Preud’Homme arrived at Twente in the summer, he was faced with the retirement of Danish star Kenneth Perez – the team’s traditional number 10. The Belgian coach at first did not intend to fill Perez’s position, deciding instead that more solidity should be added in the shape of a second holding midfielder, the favoured pairing being Brama and Ivory Coast star Chiek Tiote. In this way, Preud’Homme hoped to allow free-kick master Theo Janssen to pay more attention to his attacking duties. The Dutch club seemed set for the season, at least they did until Newcastle United mounted a swoop for Tiote. €3.5M proved too good for the Tukkers to turn down and Preud’Homme was forced to rethink his midfield
plans.

The Belgian began to play with a playmaker once again, Chadli taking the role at first, but then De Jong made the position his own, pushing the former AGOVV talent onto the left flank, providing competition for Swedish star Emir Bajrami, another new signing.

Since the season began, the Tukkers have kept six clean sheets from their ten competitive games and are once again looking to be a force in this season’s Eredivisie. A 2-2 home draw with Ajax over the weekend once again proved that Twente can compete with the best Holland have to offer. In the Champions League, Preud’Homme’s side troubled champions Inter, who counted themselves lucky to return to Milan with a point. With Werder Bremen and Tottenham Hotspur also yet to learn about the Tukkers first hand, progression is more realistic than many might think.

Twente will be a tough opponent for anyone this season, as Preud’Homme has settled into the dugout with the minimum of fuss. In the Eredivisie there remains a level of expectation; yet in Europe, the Dutch side have no pressure, praised for simply reaching the Champions League. It is this which makes them a dangerous side to underestimate.

Fonte: Inside Futbol

sabato 25 settembre 2010

Il mito di Abe Lenstra

Oggigiorno nel mondo del calcio una biografia non la si nega a nessuno, nemmeno all’Amauri di turno. Più difficile è vedersi intitolare la tribuna di uno stadio o, addirittura, l’impianto stesso. Per non parlare di una strada cittadina, privilegio solitamente riservato a personalità nell’ambito storico, politico, scientifico o culturale di un paese. In Olanda esiste però un calciatore che, oltre a quanto già menzionato, si è visto dedicare anche un fumetto, una linea di abbigliamento e un’opera teatrale. Si chiama Abe Lenstra e nel paese dei tulipani il suo mito è paragonabile a quello di Silvio Piola in Italia. Grandi bomber la cui unica colpa è quella di aver calcato i campi da gioco nell’era pre-televisiva. Eppure l’oblio non è riuscito ad inghiottirli. Questa è la storia del più grande giocatore olandese prima dell’avvento di Johan Cruijff.

Personaggio.
Nato a Bontebok, periferia della cittadina di Heerenveen, il 27 novembre del 1920, Abe Lenstra non può che essere introdotto snocciolando qualche numero: 523 reti in 550 partite con l’Heerenveen, altre 89, in 135 incontri, con l’Sc Enschede, 33 in 47 con la nazionale olandese, un totale di 850 gol segnati in una carriera durata la bellezza di ventisette anni, dal 1936 al 1963. Non ha mai giocato all’estero, non ha mai vinto un solo trofeo, non è mai diventato un calciatore professionista. Ha sempre scelto le radici, la propria terra, quella Frisia che è l’unica provincia olandese in cui il proprio idioma, il Frisone, è riconosciuto come lingua ufficiale del territorio accanto al neerlandese. Un uomo del popolo, Lenstra, un segretario comunale all’ufficio anagrafe con la passione del biliardo, delle sigarette, degli scacchi e delle carte. Oltre ovviamente a quella del gol. Ha scelto di giocare consecutivamente per 21 anni nell’Heerenveen, portando una delle squadre provenienti dalla zona più povera e arretrata dell’intero paese a sfiorare più volte il titolo nazionale. E quando finalmente, a 38 anni con la maglia del SC Enschede, questo sembrò materializzarsi, una rete di Tommy van der Linden nello spareggio a due minuti dai tempi supplementari lo ha regalato al Dos Utrecht. La vittoria è sempre stata un passo più in là. Una tipica storia olandese.

Italia.
“Scrivi la cifra che vuoi”, dissero a Lenstra porgendogli una penna. Ma l’assegno sul tavolo rimase bianco. Erano italiani, venivano da Milano, sponda Inter, dove già giocava un altro olandese, il mago del dribbling Faas Wilkes. Lenstra rifiuta i nerazzurri, così come poco tempo prima aveva respinto al mittente un’offerta di 125mila fiorini proveniente dalla Fiorentina. Segnali di interesse provenivano anche dalla Germania, dal Rot-Weiß Essen, ma anche in quel caso rimasero inascoltati. L’Inghilterra invece, con l’Huddersfield, lo aveva tentato già a 14 anni, ma all’epoca fu papà Lenstra a bloccare il tutto. Il figlio non se ne è mai rammaricato. “Se uno diventa professionista”, diceva Abe, “diventa una proprietà della squadra che lo paga, che di lui può fare ciò che vuole”. Meglio insomma continuare a segnare per hobby.

Fumetto.
Negli anni Cinquanta su alcuni periodici olandesi fece la propria comparsa un fumetto che aveva come protagonista un giovane calciatore dal ciuffo a banana alla Elvis Presley. Fisico prestante, grandi qualità tecniche, giustizia e lealtà sportiva i suoi imprescindibili ideali. Si chiamava Kick Wilstra ed era un personaggio creato dal disegnatore Henk Sprenger, uno dei primi fumettisti in Olanda ad introdurre nelle vignette i balloon al posto delle didascalie. Il nome e le caratteristiche di Kick Wilstra derivavano da tre dei più famosi calciatori olandesi dell’epoca: Kick Smit, Faas Wilkes e Abe Lenstra. Dal primo aveva ereditato la qualità morali e l’intelligenza tattica, dal secondo il magico dribbling e la propensione alle avventure all’estero (specie in Italia), dal terzo invece le origini (la provincia della Frisia), il look e la straordinaria capacità realizzativa. In un’Olanda alle prese con i problemi della ricostruzione postbellica, Wilstra ha rappresentato per molti giovani il simbolo di chi non era abituato ad arrendersi, tanto che il suo motto “sempre avanti” è diventato lo slogan di un’intera generazione.

Musical.
Sul finire degli anni Novanta, poco meno di cinque anni dopo la morte di Lenstra, presso lo stadio dell’Heerenveen che porta il suo nome (così come la via che conduce all’impianto), viene rappresentata la piece teatrale “Abe”, uno spettacolo musicale che narra di una partita disputata il 7 maggio 1950 al J.H. Kruisstraat di Heerenveen tra i padroni di casa e l’Ajax. La squadra di Amsterdam, già sette titoli nazionali in bacheca, sbarcava in Frisia da grande favorita. Il primo tempo si conclude 5-1 per gli ajacidi; apre Stoffelen, raddoppia Drager, accorcia Lenstra, quindi segna Bruins e arrotonda Rinus Michels, il bomber di quell’Ajax, con una doppietta. Nella ripresa però sale in cattedra Lenstra ch, prima realizza il 2-5, quindi offre al compagno Brandma gli assist per il 3-5 e, dopo essersi procurato il rigore del momentaneo 4-5 (trasformato da Jonkman), per il pareggio. A cinque minuti dal termine il clamoroso sorpasso: Lenstra per Ploegh, Ploegh per Jonkman, Jonkman per Brandma, che indirizza una sventola dal lato destro dell’area trafiggendo senza scampo il portiere dell’Ajax Bep Lentvaar, al quale la sconfitta costerà la carriera in maglia biancorossa. Finisce 6-5 in un boato assordante.

Nazionale.
Con le sue 33 reti realizzate in nazionale Lenstra è, alla pari di Johan Cruijff, il quarto marcatore di sempre nella storia dei tulipani alle spalle di Patrick Kluivert (40), Dennis Bergkamp (37) e Faas Wilkes (35). A differenza però dei primi due giocatori citati, la sua carriera in maglia oranje è coincisa con il periodo più buio di sempre della nazionale, quando anche il Lussemburgo riusciva a tornare dai Paesi Bassi con il bottino pieno. Accadeva il 31 marzo 1940 al De Kuip di Rotterdam in un Olanda-Lussemburgo 4-5, che rappresentava anche l’esordio (con gol) di Lenstra tra le fila dei tulipani. Il suo miglior incontro però l’attaccante frisone lo disputa il 14 marzo 1956, quando a Dusserdolf una sua doppietta stende i campioni del mondo in carica della Germania Ovest. Lenstra giocherà la sua ultima partita in nazionale tre anni dopo, in un 2-2 tra Olanda e Belgio, timbrando l’ennesimo cartellino sottoporta e diventando, all’età di 38 anni e 5 mesi scarsi, il più vecchio goleador in maglia oranje nonché colui che ha avuto, in termini temporali, la carriera più lunga: ben diciannove anni. Tre mesi fa il portiere Sander Boschker gli ha invece tolto il primato di giocatore più vecchio di sempre ad aver giocato nell’Olanda. Nel 2002 un sondaggio lanciato dal mensile “Voetbal Magazine” ha visto Lenstra finire al terzo posto nella classifica dei migliori calciatori olandesi di tutti i tempi, alle spalle dei soli Cruijff e Van Basten. La gente non lo ha dimenticato.

Fonte Guerin Sportivo

venerdì 24 settembre 2010

Fortounis, l'ultimo baluardo

La rete realizzata dal 17enne Kostas Fortounis in casa dell’AEK Atene nella terza giornata del campionato greco non sembra, a prima vista, maggiormente degna di menzione rispetto ai centinaia di gol segnati ogni settimana sui campi di tutta Europa. Oltretutto l’exploit di Fortounis non è nemmeno servito a regalare il successo alla sua squadra, l’Asteras Tripolis, raggiunta dall’AEK nei minuti finali dopo un essere stata in vantaggio per 2-0.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).

giovedì 23 settembre 2010

Holland Eerste Divisie talents aiming for the top

Sometimes the lower divisions of a country hold little treasures to be discovered; talents to be unearthed. And in Holland, a nation famed for punching above its weight relative to its population on the international scene, this is especially true.

Holland’s Eerste Divisie (First Division) often represents a vital stepping stone and some of the most talented Dutch players of recent times have come through the league: Klaas-Jan Huntelaar (2003/04 Eerste Divisie topscorer with AGOVV Apeldoorn), Danny Koevermans (2004/05 topscorer with Sparta Rotterdam) and Keisuke Honda (Player of the Year with VVV Venlo in 2009), are just some of the stars to have burst onto the scene from this league over the past several years.

Inside Futbol takes a look at a group of youngsters born in 1990 who could soon make upward strides in the game:

Patrick N’Koyi (FC Eindhoven – Forward)
Born in Kinshasa on the 1st January 1990, N’Koyi settled in Holland at the age of four, after his family left the former Zaire to escape Mobutu Sese Seko’s oppressive regime. “I could have become a child soldier instead of a footballer if I’d grown up there” said the forward. Luckily for FC Eindhoven, the ball is the only weapon N’Koyi knows how to use. In the 2009/10 campaign, the 20-year-old was the club’s top scorer with 12 goals, helping Eindhoven to transform themselves from the “shame of the Eerste Divisie” – they were so labelled after an 8-0 loss to Dordrecht – into a solid mid-table outfit. With three goals and two assists under his belt from six games this season, N’Koyi, who can play as a striker and classic number 10, could well make 2010/11 his breakthrough season.

Kevin Strootman (Sparta Rotterdam – Midfielder)
A tough tackling midfielder, despite being only 19 years old, Strootman was Sparta Rotterdam’s leader of the pack in their unlucky Eredivise campaign last season. While most of Sparta’s talents abandoned ship after the drop into the Dutch second tier, Strootman remained at Het Kasteel. It would be understandable for the midfielder to harbour a little regret, having missed out on a proposed move to champions FC Twente, but he can be expected to shrug that off. Starting out as a left sided midfielder, it was during the 2009/10 season that he was increasingly deployed in the middle. Strootman has just penned a new deal with Sparta, keeping him at the club until 2012; and it was something he had little doubt about doing. “I owe Sparta a lot, because they invest so much in young players. I will not leave them for free.” The fast improving midfielder can be the man to lead Sparta back to the top flight.

Luis Pedro (Go Ahead Eagles – Winger/Forward)
Born in Luanda to a Portuguese father and an Angola mother, 10 goals and a vital role in Excelsior’s promotion push last season did not prove enough to secure left winger Luis Pedro a new deal at Feyenoord. Having been loaned to Feyenoord’s satellite side in the summer of 2009, Pedro was left to find a new club; that side was Go Ahead Eagles and Pedro joined alongside talented Polish playmaker Michal Janota, another Feyenoord outcast. Go Ahead Eagles, who hail from Deventer and were national champions four times in the 1930s, have not enjoyed top flight football since 1995. Last season the club suffered heartache when losing a promotion/relegation playoff final against Willem II. Pedro and co. aim to put that right this year, and the forward has already notched five goals in six games. The Dutch star could be the catalyst Go Ahead Eagles need to finally clinch promotion.

Serhat Koç (Cambuur Leeuwarden – Forward)
When Groningen sold Swedish striker Marcus Berg to Hamburg in the summer of 2009, they picked up young Koç as a potential replacement. 18 goals for the Dutch forward of Turkish descent for FC Eindhoven in the 2008/09 Eerste Divisie made the Euroborg outfit sit up and take notice. However, someone at Groningen probably made a mistake if they thought that the quick, but small, forward (Koç is only 1.66m) could be the right man to replace the giant (1.84m) Berg. Koç spent most of last season on the bench; now he has been loaned to Stanley Menzo’s Cambuur to start all over again. The move is already proving to be a wise one, and Koç has immediately struck up an understanding with attacking partners Mark de Vries and Reza Ghoochannejad. Koç can play as a winger in a 4-3-3 system, or as a second striker in a 4-4-2; however, the youngster is not powerful enough to play as a Berg-style frontman. Koç surely deserves another shot at the Eredivisie; an impressive display in the Eerste Divisie will ensure he gets it.

Fonte: Inside Futbol

mercoledì 22 settembre 2010

I bomber venuti dal freddo

L’Hannover è una squadra troppo poco glamour per meritarsi le attenzioni di certa stampa “specializzata” (in cosa, però, non è dato saperlo). Figuriamoci poi quando si apprende che la coppia d’attacco è composta da due giocatori provenienti dalla Tippeliga norvegese. Eppure proprio Didier Ya Konan e Mohammed Abdellaoue “Moa” meritano una citazione quale una delle coppie gol meglio assortite nel panorama europeo.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

La ballata triste di un piccolo genio incompreso

C’è una splendida ballata del compianto Jeff Buckley intitolata “Vancouver”, ed è un concentrato di malinconia. Per ciò che è passato, per ciò che avrebbe potuto essere, per quello che rimane. La fine dei sogni, o qualcosa di simile. Leggere del passaggio di Davide Chiumiento ai Vancouver Whitecaps procura la stessa sensazione.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

martedì 21 settembre 2010

Tra primati e rinascite

Kaiserslautern-Hoffenheim, pimpante pareggio (2-2) tra due squadre in salute, rimarrà negli annali del calcio tedesco per la rete (in fuorigioco) segnata dal centrocampista brasiliano Luiz Gustavo, che ha infilato il gol numero 3000 nella storia della Bundesliga.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

venerdì 17 settembre 2010

Schalke per niente Felix

“Het was wéér niks, Felix”. Ancora niente, Felix. Giudizio del quotidiano tedesco Bild, impietoso quanto i numeri riguardanti l’inizio di stagione dello Schalke 04. Tre sconfitte in Bundesliga nei primi tre turni, quindi la battuta d’arresto alla prima di Champions League, in casa di un Lione tutt’altro che irresistibile. Senza dimenticare l’antipasto della Supercoppa tedesca, lasciata senza colpo ferire al Bayern Monaco.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

mercoledì 15 settembre 2010

Il bello del debuttante

Contro l’Inter il Twente ha dimostrato che provare a giocare a calcio è sempre il modo migliore per cercare di mettere in difficoltà una grande squadra, in questo caso i campioni d’Europa in carica. Il primo tempo degli uomini di Preud’Homme è stato scintillante: triangolazioni, sovrapposizioni, grande mobilità. Ma c’è stato anche il carattere, che ha permesso ai Tukkers di non abbattersi dopo il vantaggio iniziale di Sneijder, un diretto sferrato in pieno viso ad un pugile che per la prima volta saliva sul ring più prestigioso. Poi il calo nella ripresa, con un solo brivido.

Vitesse-Inter, sedicesimi di Coppa Uefa 2000/2001, i nerazzurri strappano la qualificazione in Olanda grazie ad una rete nel finale di Dario Simic. Quella sera Theo Janssen era in campo. Ieri, un talento emergente dal sinistro fatato. Oggi, un centrocampista di valore che in carriera ha perso qualche treno di troppo, sfiorando un Mondiale (Marco van Basten lo inserì nella preselezione dei convocati per Germania 2006). Ma quel sinistro tagliente come una lama è rimasto. Ed ha colpito nella serata più importante, la prima in assoluto del Twente in Champions.

Nella passata stagione Bryan Ruiz è stato per il Twente quello che Wesley Sneijder ha rappresentato per l’Inter: l’uomo in più, il fattore decisivo nei momenti topici. Ha trascorso l’estate ad ascoltare le sirene della Liga, ma alla fine è rimasto. La possibilità di giocare la Champions da titolare, in una realtà calcistica nella quale si è calato alla perfezione, ha influito nella scelta. Non ha steccato al debutto, mostrando idee e qualità tecniche, unite alla consueta mobilità lungo tutta la trequarti. Una duttilità, la sua, frutto di un percorso che negli ultimi anni, tra Gand e Twente, lo ha visto ricoprire ogni posizione tra centrocampo e attacco: esterno di centrocampo, ala, numero 10.

Non tutti sono ovviamente apparsi adeguati al contesto Champions (anche nell’Inter, a dire il vero, vedi Mariga e Coutinho). Marc Janko è un gigante al quale non si possono chiedere ricami, ma del suo (limitato) repertorio non è riuscito a sfruttare nemmeno il pezzo forte: il colpo di testa. Wout Brama ha invece perso nettamente il confronto con Sneijder, confuso dal moto perpetuo del connazionale. Per candidarsi seriamente alla successione di Van Bommel in maglia oranje c’è ancora un po’ di strada da fare.

Twente (4-3-3): Mihaylov 5; Rosales 6.5, Wisgerhof 6, Douglas 6.5, Tiendalli 6.5; Brama 5, De Jong 5.5, Janssen 7; Ruiz 6.5, Janko 4.5 (Bajrami sv), Chadli 6 (Landzaat sv).

Inter (4-2-3-1): J. Cesar 6; Maicon 6, Lucio 6.5, Samuel 5, Zanetti 6; Cambiasso 6, Mariga 5; Pandev 6 (Coutinho 5.5), Sneijder 6.5, Eto’o 7; Milito 5.5 (Muntari sv).

Fonte: Il mondo siamo noi

martedì 14 settembre 2010

Preview Twente-Inter

Joop Munsterman è l'Urbano Cairo d'Olanda. Con una sostanziale differenza, però: il suo Twente è un progetto vincente. A differenza del Torino, che langue tristemente in Serie B, l'attuale presidente di uno dei più grandi gruppi editoriali olandesi, il Koninklijke Wegener NV, ha raccolto nel 2004 un Twente sull'orlo della bancarotta e nel giro di sei anni lo ha portato al successo in campionato, nonché alla prima, storica qualificazione ai gironi di Champions League. E lo ha fatto smontando e ricostruendo la squadra anno per anno, sempre in equilibrio tra esigenze tecniche e necessità di cassa. Non ha rappresentato un'eccezione la stagione corrente, chiusa con un saldo acquisti/cessioni in attivo di oltre 3 milioni di euro, nonostante il club abbia effettuato l'acquisto più costoso della propria storia prelevando dal Red Bull Salisburgo il gigante austriaco Marc Janko per la cifra di 5.5 milioni di euro. Ovvero quanto speso dall'Inter per un Mariga qualsiasi.

Il Twente ha vinto con un allenatore inglese, Steve McClaren, che giocava all’olandese: 4-3-3 con due ali, un numero 10 (il classe 90 Luuk de Jong, già 4 reti in stagione) alle spalle della punta, un solo interdittore in mediana, due terzini modello stantuffo. Salutato McClaren, con l’arrivo di Michel Preud’Homme è cambiato poco. Il centrale brasiliano Douglas, a lungo corteggiato dalla Juventus lo scorso anno, e il costaricano Bryan Ruiz, miglior giocatore del campionato olandese lo scorso anno, sono le stelle di una squadra che, come l’Inter, è un’autentica multinazionale, tanto che l’unico olandese presente a Sudafrica 2010 era il 39enne portiere Sander Boschker. Nessuno però si è mai sognato di affermare che il Twente non rappresenta i Paesi Bassi.

“L’Inter troverà un ambiente molto caldo ad Enschede”, commenta il team manager dell’Ajax - nonché storico tifoso nerazzurro - David Endt. “Avrà di fronte una squadra carica e determinata a centrare il grande risultato. Affrontare i campioni d’Europa rappresenta sempre uno stimolo particolare per questa nuove realtà che si affacciano alla ribalta. Il Twente ha cambiato molto anche quest’anno, ma a mio parere l’immobilismo è la cosa peggiore per una squadra. Ci vuole sempre un briciolo di novità, per evitare cali di tensione. E lo dico pensando anche all’Inter”.

In passato il Twente ha già giocato un brutto scherzo ad una compagine italiana. Accadde nelle semifinali di Coppa Uefa 1974/75, quando eliminarono la favorita Juventus vincendo sia ad Enschede che a Torino. Con l’Inter invece finora solo rapporti di mercato. I nerazzurri mandarono in Olanda il primavera Maaroufi, il Twente ha risposto con Arnautovic. Entrambi due grossi flop. Uno a uno, palla al centro.

Fonte: Il Giornale

lunedì 13 settembre 2010

Crocodile rock

Quattro successi nei primi quattro incontri di campionato, il miglior biglietto da visita possibile per presentarsi all’appuntamento con la storia. La quale, nel caso del Bursaspor, si chiama Champions League.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

Yakin, mi piaci Thun

Un nuovo nome nella categoria allenatori emergenti? Murat Yakin. Lo ricordavamo come un solido e roccioso difensore nel Basilea e nella nazionale svizzera, e oggi lo ritroviamo, con identico carisma, sulla panchina del Thun neopromosso nella Super League.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

Addio Lyn

Né glorioso né mitico, aggettivi fin troppo abusati quando si deve introdurre la notizia del fallimento di un club calcistico. La definizione giusta per il Lyn, squadra di Oslo che lo scorso giugno ha definitivamente chiuso i battenti dopo anni di agonia finanziaria, è “storico”. Perché assieme al Fotballklubben Lyn se ne vanno anche due titoli e otto coppe nazionali, e quindi un pezzo di storia del calcio norvegese.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)

domenica 12 settembre 2010

Nasce il Guerin Sportivo on-line




Da oggi anche il Guerin Sportivo sara' presente sul web. Radio Olanda fornira' il proprio contributo attraverso il blog Il mondo siamo noi, ovvero piccole e grandi storie di calcio dal mondo, con particolare attenzione per le realta' periferiche, le nostre preferite. Interverra' nel blog anche il super esperto di calcio spagnolo Valentino Tola. I link a tutti gli articoli verranno pubblicati su questo blog.
Buona lettura

giovedì 9 settembre 2010

Poker in Costa Azzurra

Speciale "Figli di un gol minore" (4)

In Francia sembra andare di moda il salto triplo. Al termine della stagione 2008/09 il Boulougne sul Mer conquistò la promozione in Ligue 1 dopo una risalita dalla quarta divisione cominciata sette anni prima, nel 2002, quando battagliava per le prime posizioni contro il Valenciennes, altro club poi approdato in poco tempo al più alto livello del campionato francese. La storia si è ripetuta un paio di mesi fa con l’Arles-Avignon, che ha centrato la quarta promozione negli ultimi cinque anni.

La scalata dei Leoni della Costa Azzurra è cominciata nel 2006 con il terzo posto nel Championnat de France amateur 2, l’equivalente della nostra Lega Nazionale Dilettanti, raggiunto con un budget societario di qualche centinaia di migliaia di euro ed una media spettatori attorno alle 2mila unità. Oggi il club ha lasciato il vecchio Stade Fernand Fournier per il più moderno (e capiente) Parc de Sports, migrando ad Avignone e cambiando la propria ragione sociale in Athlétic Club Arles-Avignon. La disponibilità economica dei jaune et bleu è inoltre lievitata fino alla più che rispettabile cifra di 5.7 milioni di euro, complice anche la trasformazione in una società interamente professionistica avvenuta con l’approdo in Ligue 2 nel 2009.

Personaggio chiave di questa notevole ascesa è il tecnico franco-algerino Michel Estevan, alla guida dell’Arles-Avignon del 2005 e pertanto artefice di tutte le promozioni della squadra. Estevan ha così eguagliato il primato di Guy Roux e Michel Le Milinaire, anch’essi capaci di centrare quattro salti di categoria in cinque anni. La conquista della Ligue 1 tuttavia non ha portato solo rose e fiori, dal momento che Estevan, vistosi annullare dal consiglio di amministrazione del club un sostanzioso aumento di stipendio concessogli dal vecchio socio di maggioranza, ha rassegnato le proprie dimissioni, salvo poi ritornare sui propri passi.

Ampiamente previsto invece il rientro a Marsiglia di Andrè Ayew, il talentuoso nazionale ghanese recentemente messosi in mostra ai Mondiali sudafricani, al termine del prestito annuale. Un colpo in entrata invece l’arrivo dal Blackpool dell’algerino Hameur Bouazza dopo un abbondante quinquennio speso tra Premier League e Championship. Sarà sufficiente per non fare la fine del già retrocesso Boulougne?

Fonte: Calcio 2000

mercoledì 8 settembre 2010

Le fatiche dell'Hercules

Speciale "Figli di un gol minore" (3)

Esteban Vigo è un allenatore a cui piacciono le sfide. Così, dopo aver condotto lo Xerez alla promozione nella Liga, ha deciso di tornare in Segunda Division per sedersi sulla panchina di una società che, a partire dalla stagione 1996-97, aveva cambiato la bellezza di ventidue allenatori. Tale data non è casuale; quell’anno l’Hercules di Alicante aveva salutato per l’ultima volta la massima divisione spagnola. Nemmeno espugnare 3-2 il Camp Nou era servito, se non a far perdere il titolo nazionale al Barcellona. L’Hercules retrocedeva e si apprestava a cominciare un decennio di sconsolante mediocrità, caratterizzato anche da cinque campionati in Segunda Division B, il terzo livello del calcio spagnolo. Agli Herculanos non restava che annegare i dispiaceri nella nostalgia, ripercorrendo con la memoria i fasti degli anni Settanta e l’era di Don Josè Rico Perez, quando l’Hercules stazionava nei piani alti della Liga e falliva la qualificazione alle coppe europee solamente a causa della differenza reti.

Poco meno di trent’anni dopo, invece, l’arrivo a pari punti ha premiato l’Hercules, classificatosi al secondo posto della Segunda Division in coabitazione con Levante e Betis Siviglia, e alle spalle della sola Real Sociedad. Nella classifica avulsa è stato il Betis ad avere la peggio, e così Vigo ha potuto vincere la sua scommessa. L’esperienza ha rappresentato un fattore chiave nella grande stagione del club di Alicante.

Gente quala l’ex interista Javier Farinos, Francisco Rufete, Tote (promessa mancata del vivaio del Real Madrid), Juan Calatayud, Andrija Delibasic, Noe Pamarot e Ionel Danciulescu (33 anni, miglior marcatore stagionale della squadra) non è certo di primo pelo. Senza dimenticare l’arrivo lo scorso dicembre di Javier Portillo, altro ex enfant prodige delle Merengues autore di una carriera tanto indecifrabile quanto deludente. Eppure, pur non avendo fatto sfracelli nemmeno sulla Costa Blanca, è stato proprio Portillo ad aprire le marcature nel successo in casa del Real Uniòn all’ultima giornata, che ha garantito all’Hercules la matematica promozione nella Liga. Ad Alicante si è così potuto dare inizio ad una festa durante tutta la notte, culminata con il tradizionale bagno collettivo nella fontana della Plaza de los Luceros.

Fonte: Calcio 2000

martedì 7 settembre 2010

Thun turning back time in Switzerland

From the Axpo Super League’s main underdogs to real dark horses: Newly promoted Thun are undisputedly the biggest surprise in this year’s Swiss championship, riding high as the only unbeaten side left in the league.

Young coach Murat Yakin has so far shown great ability in imposing his mentality on the team and coaxing out performances of note from a group of unheralded players. “Thun have impressed everybody with their brave and beautiful football”. That is the verdict of the local press. Hard work, a never-say-die attitude and, importantly, attacking football, appear to be the secrets of the side’s success.

In truth the club from the canton of Berne have always shown a positive approach to the game. Never more so was this evident than through the way Yakin’s men stopped Swiss giants Basel and Young Boys from steamrollering them, a 1-1 draw in each game was just reward. Thun’s greatest display though came at Neuchatal Xamax; two-nil down, Yakin’s men would not give up and fought back to grab a 3-2 win. It is this strong character which has surprised the Super League. That clubs should have it is not a surprise; that a side just promoted from a division lower do and can display it against the best, is.

It took just one year for Murat Yakin to lead Thun to promotion to the top flight. The 35-year-old centre back, who made his name playing for Grasshopper, Stuttgart, Fenerbahce and Basel, guided his men to the Challenge League title on the final day, overtaking Lugano who had gone into the final set of fixtures with a one-point lead. However, the canton Ticino side could only draw at home to Vaduz, while Thun smashed six past Gossau to win 6-2.

Key players in the club’s promotion success were young midfielder Stiepan Kukuruzovic and Argentine playmaker Ezequiel Scarione. The former left in the summer for Zurich, while the latter continues to play a vital role in Yakin’s 4-2-3-1 system. This season Scarione has cemented his spot as Thun’s most naturally gifted player, scoring twice, providing two assists and regularly displaying trickery on the left flank.

This year, Thun decided to gamble on a host of inexperienced players to maintain their top flight status. German forward Nick Proschwitz, the top scorer in the Challenge League last season with 23 goals, but unproven in any top flight, has been trusted to provide the firepower. On the right flank Dennis Heidiger has his chance and goalkeeper David Da Costa, who began last season on the bench of Chiasso in the Prima Lega – Swiss football’s third tier – was given a vote of confidence. Proschwitz has so far bagged four goals in seven games, while Heidiger and Da Costa are amongst this season’s best performers, along with their flair-filled team-mate Scarione.

Little Thun have enjoyed the spotlight before though, and in 2005 really broke into the big time when they reached the group stages of the Champions League by knocking out Dynamo Kyiv and Malmo in the qualifying rounds. With a budget of just €3M, they were one of the smallest clubs ever to take their place at European football’s top table. “It was a real miracle”, remembered forward Mauro Lustrinelli, at that time the team’s star turn, “if we consider that only nine years earlier Thun were still playing in the third division.” The Swiss minnows were rewarded for their exploits with a group containing Arsenal, Ajax and Sparta Prague; Thun finished third.

However, after the sun came the rain, and when the Champions League bandwagon had rolled on things turned sour for Thun. In 2008 the club were relegated from the Super League and 12 current or former Thun players were involved in a sex scandal, suspected of having sex with a 15-year-old girl. Just one year later the club were also forced to suspend a player suspected of match-fixing.

With the coming of Murat Yakin though, the future once again looks bright for Thun. The club have hit the headlines for all the right reasons and this could be the start of a new and exciting adventure.

Fonte: Inside Futbol