Intervista esclusiva per Il Giornale
Tre vicecampioni del mondo (Stekelenburg, Van der Wiel, De Zeeuw), due quarti classificati (gli uruguaiani Suarez e Lodeiro) e il più giovane giocatore presente a Sudafrica 2010 (il danese Eriksen, 18 anni e 4 mesi). L’Ajax è tornato a produrre talenti dopo anni di vacche magre. Parola di David Endt, team manager del club di Amsterdam. “Restare quattro anni fuori dalla Champions, per un club come il nostro, rappresenta un’eternità. Ma rientrare in un girone con Real Madrid e Milan per noi è il massimo. Abbiamo una squadra giovane ma anche valida, un gruppo cresciuto molto anche in termini di personalità, con diversi giocatori che in futuro saranno probabilmente campioni altrove. Come è accaduto a Sneijder”.
Qualche nome da annotarsi sul taccuino?
“Vand der Wiel lo avete già conosciuto, Siem de Jong è maturato moltissimo, lo scorso anno fece bene anche in Europa contro la Juventus. Poi i numeri 10 Erksen e Lodeiro, la concorrenza interna li aiuterà a maturare. El Hamdaoui, infine, il nostro nuovo attaccante: ha già fatto la Champions lo scorso anno con l’Az Alkmaar, vede bene la porta ma sa anche giocare per la squadra”.
Siete riusciti a trattenere la vostra stella, Luis Suarez, a dispetto del grande Mondiale disputato.
“Ammetto ca cifra che chiedevamo era piuttosto elevata. Però Suarez non è il tipico giocatore che vede l’Ajax esclusivamente come un trampolino per la propria carriera. Lui dice sempre: ho 23 anni, posso vincere tanto altrove, ma prima voglio lasciare un segno nell’Ajax. Vincere un campionato, che ci manca dal 2004, far bene in Europa. Questa mentalità, rara da trovare oggi in un giovane emergente, valorizza l’immagine del club e funge da stimolo per i compagnia. Suarez, oltre ad essere un grande attaccante, è un vero leader. La sua assenza a Madrid è pesata tantissimo”.
All’Amsterdam ArenA tornerà un certo Zlatan Ibrahimovic.
“Zlatan come giocatore non si discute, ma è anche una brava persona. All’inizio è difficile entrare nel suo mondo, ha un carattere molto forte. E’ un ragazzo taciturno, ma è intelligente, sa quello che vuole ed è determinato ad ottenerlo. I suoi primi mesi all’Ajax non furono facili, parlava poco, inquieto. Ma una volta entrati in sintonia, tra noi si è instaurato un bel rapporto”.
Ruud Gullit sostiene che quello italiano sia il calcio ideale per uno come lui.
“Con le sue qualità Zlatan può giocare ovunque. Ricordo che quando lo incontrai ai tempi della Juventus lo trovai tranquillo, rilassato. Nell’Inter poi la sua carriera è andata a gonfie vele. Nel Barcellona invece non percepiva piena fiducia attorno a sé, e questo ha influito sul suo rendimento”.
Il secondo posto nel girone è un obiettivo realistico?
“A livello europeo siamo un club di piccole dimensioni, ma dobbiamo essere sempre fiduciosi, scendere in campo senza paura. Ogni partita è sempre una storia a sé, puoi sempre centrare la grande prestazione oppure sfruttare gli errori di un avversario che ti ha sottovalutato. Noi giochiamo il nostro calcio. E preferiamo farlo contro il Milan piuttosto che, con tutto il rispetto, contro il Cluj.
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