martedì 8 giugno 2010
Il danese volante
Irlanda-Danimarca programmata il 13 novembre 1985 può sancire la matematica qualificazione degli scandinavi a Messico ’86. Logico pertanto che debba essere affrontata con la miglior formazione possibile, che all’epoca, in casa danese, non poteva non includere la classe di Søren Lerby. Anche Bayern Monaco-Bochum, terzo turno di Coppa di Germania programmato nel medesimo giorno, è una partita importante nella stagione dei bavaresi. Ed è quindi altrettanto logico che il club contemporaneamente più amato e odiato di tutta la Germania debba scendere in campo schierando il proprio undici più forte, dal quale non poteva certo mancare la classe di Søren Lerby. Cuore o ragione/portafoglio? Un dilemma che si è posto a centinaia di calciatori sprovvisti del dono dell’ubiquità. Lerby ha scelto di…non scegliere. O meglio, è sceso in campo 58 minuti al Lansdowne Road di Dublino, è rientrato negli spogliatoi con la squadra in vantaggio 3-1, quindi rapida doccia, poi di corsa su un jet privato con destinazione Monaco di Baviera, fulmineo ingresso all’Olympiastadion ed eccolo in campo all’inizio della ripresa. 1-1 il risultato finale, bisogna rigiocare. E Lerby: “ho le gambe un po’ stanche, a Dublino il terreno era pesante”. Il Bayern vincerà partita e coppa. La Danimarca volerà in Messico dove batterà in successione Scozia, Uruguay e Germania Ovest, prima di arenarsi agli ottavi di finale contro la Spagna. Fine della favola vichinga, ma rimane l’impresa di Søren Lerby. L’unico giocatore ad aver disputato un incontro di coppa del mondo e uno con la propria squadra di club nello stesso giorno in due paesi differenti.
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