L’Allsvenskan è un campionato senza padroni. Nelle ultime cinque edizioni si sono imposti cinque club diversi: Elfsborg, Kalmar, IFK Göteborg, AIK e Malmö. Quello svedese è un torneo talmente fluido e mutevole che i dominatori della prima metà degli anni duemila, il Djurgården, oggi arrancano nelle retrovie, evitando la retrocessione solamente ai tempi supplementari degli spareggi (è accaduto nel 2009). Lo scorso anno l’AIK campione in carica ha impiegato sette giornate per raccogliere i primi tre punti; la peggior partenza di sempre una squadra “scudettata” nella storia dell’Allsvenskan. Nel 2008 per contro il Kalmar ha festeggiato il suo primo titolo nazionale a soli cinque anni dal ritorno nella massima divisione. Mai come in Svezia insomma risulta arduo azzardare qualsivoglia pronostico. Vedere le neopromosse Syrianska e Norrköping – quest’ultimi tutt’oggi il terzo club più titolato di Svezia - incluse nell’elenco delle candidate ad un piazzamento europeo non deve pertanto sorprendere. Equilibrio rimane la parola chiave per interpretare l’Allsvenskan.
In Svezia non esistono Rosenborg o Copenhagen, ovvero società leader capaci di monopolizzare il campionato e – nelle loro versioni migliori – risultare competitive anche a livello internazionale. L’elevatissima pressione fiscale su club e giocatori, unita alla minore capacità del “prodotto calcio” svedese di attrarre sponsor e investimenti, ha prodotto una filosofia del “vendi tutto e subito” dalla quale non sono rimaste immuni nemmeno le big (IFK, Malmö, Helsingborg). Si monetizza a scapito di una programmazione a medio termine. Non sempre però tra le proprie fila si annovera il nuovo Ibrahimovic, ma resta l’impressione che talvolta non si abbia nemmeno la pazienza di aspettare la piena maturazione del giocatore; basta un’offerta credibile e l’affare è fatto.
I prospetti più futuribili si trovano a Göteborg, sponda IFK: Robin Söder e Niklas Bärkroth sono da tempo sui taccuini di numerosi osservatori. Il primo, classe 91, è però fermo da un anno a causa di un brutto infortunio ai legamenti, mentre il secondo (92) deve ancora decidere cosa fare da grande, e soprattutto in quale posizione giocare. Seconda punta o esterno d’attacco? Il Malmö risponde con il mediano Ivo Pekalski, tra i protagonisti del titolo 2010 assieme alle punte Daniel Larsson (10 gol e altrettanti assist) e Agon Mehmeti. Ha lasciato i campioni in carica invece l’allenatore in seconda Josep Clotet Ruiz, responsabile tattico della fase offensiva di una squadra che ha chiuso con una media di 1.97 reti a partita; al catalano è stata affidata la panchina del decaduto Halmstad, subito imbottito di giocatori spagnoli. Potrebbe pagare la continuità dell’Elfsborg, che non vince il titolo dal 2006 ma che da allora non si è mai piazzato sotto il quarto posto. I Gule (Gialli) hanno rinnovato l’attacco, riportando in Svezia Lasse Nilsson e David Elm (che però bomber non sono mai stati) e scommettendo sull’esplosione dell’esterno Johan “Gerrard” Larsson. Anche il tatuatissimo attaccante dell’Helsingborg Alexander Gerndt, capocannoniere nonché miglior giocatore dell’Allsvenskan 2010, è atteso alla stagione della grande conferma. Un compito che non può certo spaventare questo 24enne che nella propria vita ha conosciuto pericoli ben maggiori, essendo scampato nel 2004 alla furia dello tsunami nell’Oceano Indiano.
Fonte: Guerin Sportivo
domenica 8 maggio 2011
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