lunedì 20 dicembre 2010

Rotterdam: incontro di civiltà

Nella città che ospita il porto più grande d’Europa, ed il quarto nel mondo, il multiculturalismo non è un concetto, ma una realtà. Negli ultimi quindici anni gli abitanti autoctoni sono diventati minoranza, passando dal 64.5% del 1995 al 49.5% di oggi. Rotterdam vanta abitanti appartenenti a 170 diverse nazionalità nonché il primo sindaco musulmano, l’ex giornalista Ahmed Aboutaleb, a capo di una grande città europea. Intrigante e controversa la politica di integrazione attuata dalla nuova amministrazione, che spinge le persone dotate di uno stipendio minimo a risiedere in determinati quartieri. La peculiarità risiede nel fatto che questi quartieri non si trovano esclusivamente nelle zone periferiche, ma sono spesso sono ubicati proprio nel centro cittadino, per evitare l’effetto ghetto. Kralingen, sito qualche centinaia di metri a est del nucleo centrale di Rotterdam, è uno dei suddetti. Sono originari di questa zona ad alto tasso di meltin’ pot giocatori quali Robin van Persie, Royston Drenthe e Mounir El Hamadoui, ma anche Soufiane Touzani, uno dei migliori freestylers al mondo. E’ cresciuto giocando lo straatvoetbal con tutti i calciatori sopraccitati, ma un problema alla schiena lo ha costretto ad abbandonare l’attività agonistica in età adolescenziale. Oggi è ambasciatore dello sport per la città di Rotterdam, scelto anche, viste le sue origini marocchine, in quanto simbolo di integrazione. Kralingen è però anche il quartiere dal quale proviene il piccolo Excelsior, la squadra delle “cartacce”, nome derivato dall’usanza di parte dei propri tifosi di girare per la città con i pulmini societari per ripulirla dai rifiuti cartacei. Club da zero tituli, il cui unico obiettivo è sempre stata la sopravvivenza. Non a caso furono tra i più fervidi sostenitori dell’introduzione del professionismo in Olanda, diventando una ventina di anni dopo anche la prima squadra a scendere in campo con uno sponsor (Akai) sulla maglia, contravvenendo ai divieti della Federcalcio oranje. Dovettero rimuoverlo subito, ma aprirono la strada alla definitiva liberalizzazione. L’Excelsior è diventato un satellite del Feyenoord a metà anni Novanta per salvarsi dalla bancarotta. Oggi la partnership è solamente ufficiosa, ma ogni anno diversi giocatori appartenenti al vivaio del principale club cittadino vengono “parcheggiati” al Woudestein. Nel 2010, con lo Sparta in Eerste Divisie e il Feyenoord sconfitto 3-2 nel derby, l’Excelsior può fregiarsi del titolo di miglior squadra di Rotterdam. Per i suoi tifosi è come aver vinto un campionato.

Zebre e operai
Muovendo verso ovest lungo gli oltre quaranta chilometri del porto si arriva a Schiedam, municipalità periferica nonché roccaforte operaia. Proprio da un gruppo di lavoratori ha visto la luce, nei primi anni del secolo scorso, l’SVV, squadra pressoché scomparsa dalle mappe calcistiche olandesi, ma che può vantare in bacheca ben due trofei nazionali, entrambi datati 1949. Il primo fu nientemeno che il campionato, ufficializzato il 4 giugno del citato anno con una vittoria per 3-1 sull’Heerenveen di Abe Lenstra ottenuta al De Kuip di fronte a 69.300 spettatori, un numero che il piccolo impianto dell’SVV non avrebbe mai potuto contenere. Guidato dal nazionale Jan van Schijndel, 17 presenze in arancione, lo Schiedam Voetbal Vereniging, promossa solamente un anno prima nella Eertse Klasse (all’epoca la Eredivisie, il campionato unico nazionale, non esisteva ancora) si toglieva anche la soddisfazione di vincere la prima edizione della supercoppa d’Olanda, battendo 2-0 il Quick Nijmegen, fresco detentore della coppa nazionale. L’introduzione del professionismo ha decretato la fine di questa piccola società, che ha tirato a campare fino agli anni Novanta (sulla sua panchina si è seduto anche un giovane Dick Advocaat) prima di fondersi con il Dordrecht, continuando a sopravvivere solamente a livello amatoriale. Un destino condiviso con lo Xerxes, società di una zona settentrionale di Rotterdam, l’Oude Noorden, famosa per la maglia a strisce orizzontali bianche e blu (da qui il soprannome di “Zebre”) ma soprattutto per aver prodotto alcuni tra i più grandi personaggi della Rotterdam calcistica: Wim van Hanegem, Coen Moulijn, Leo Beenhakker, Eddy Treijtel. E’ pressoché sconosciuto invece Philip Mokkenstorm, talento mancino dello Xerxes nonché punta di diamante di un’Olanda molto particolare. Ai tempi dell’occupazione nazista esistevano due nazionali olandesi; quella “ufficiale”, denominata Koninklijke K, espressione del governo collaborazionista, e una “ufficiosa”, composta da militari e rifugiati. Quest’ultima disputava le proprie partite in Inghilterra. L’11 ottobre 1941 a Wembley, sotto gli occhi dei reali olandesi e inglesi, l’Olanda sconfiggeva 5-4 il Belgio grazie ad una super prestazione di Mokkenstorm. Era un marinaio, e il giorno seguente venne imbarcato in qualità di addetto alle trasmissioni in alfabeto Morse su un bombardiere Mitchell diretto in Germania.
(3-fine)

Fonte: Calcio 2000

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