martedì 7 giugno 2011

Standard, l'ultimo baluardo

Welkom in Luik. Bienvenue à Liège. Lo speaker del Maurice Dufrasne, lo stadio dello Standard Liegi, saluta così gli spettatori all’inizio di ogni partita. Benvenuti, sembra voler sottolineare il messaggio, in uno dei pochi luoghi del Belgio in cui fiamminghi e valloni dimenticano per un paio d’ore la distanza che li separa. Perché lo Standard Liegi è una squadra che conta sostenitori in tutto il paese, con gruppi di tifo organizzato di ogni classe sociale, ceppo linguistico e orientamento politico. Un club trasversale in un paese spaccato a metà.

Sono due gli elementi che mantengono il Belgio unito: lo sport e la corona. Per il resto, la comunità fiamminga e quella vallona vivono da separate in casa. Le città cambiano i nomi (Mons diventa Bergen, Malines-Mechelen, Gand-Gent, Roulers-Roeselare e così via), le riviste escono in due edizioni con copertine e contenuti diversi perché, come spiega l’ex addetto stampa della nazionale belga Francois Colin nel caso del settimanale Foot/Voetbal magazine: “ai lettori valloni interessano giocatori e squadre della loro area, e lo stesso vale per quelli delle Fiandre”. Nulla a confronto di quanto combina la politica, che da undici mesi sta lasciando il paese senza governo. L’impossibilità di trovare un accordo tra i partiti fiamminghi e valloni che hanno vinto le elezioni ha portato il Belgio a battere il poco invidiabile record, detenuto dall’Irak, della maggior durata della sede vacante di un governo in tempo di pace.

I riflessi di queste divisione si riflettono anche sul mondo del calcio. Qualche anno fa i nazionalisti fiamminghi hanno chiesto la separazione della Federcalcio belga in due componenti autonome, con conseguente creazione di due nazionali e due campionati separati. Tra i più strenui oppositori della proposta c’è stato proprio lo Standard Liegi, che ha minacciato di chiedere l’iscrizione nella Ligue 1 francese se alla proposta fossero stati concessi margini di sviluppo.

Oggi più che mai, lo Standard è diventato il club di tutta la comunità francofona belga, come dimostrato dai festeggiamenti per la vittoria della coppa nazionale (2-0 al Westerlo) avvenuti un po’ in tutte le città della Vallonia. I Rouches rappresentano l’ultimo baluardo di un movimento calcistico, quello vallone, sull’orlo del fallimento. Dopo la bancarotta che negli ultimi anni ha cancellato dal professionismo due club storici quali Mouscron e La Louviere (vincitore della coppa di Belgio nel 2003), nella stagione appena conclusa solamente 18 delle 70 società iscritte nelle prime tre divisioni del paese appartenevano alla parte francofona del Belgio. In Jupiler pro League erano presenti, oltre allo Standard, appena altri due club, Charleroi e Eupen, entrambi retrocessi. Ci ha pensato il Mons, battendo 2-1 domenica il Waasland-Beveren nello spareggio promozione, a rendere la squadra di Liegi meno sola.

Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

Nessun commento:

Posta un commento