mercoledì 8 giugno 2011

Le tre vite di Axel Witsel

A 22 anni Axel Witsel ha già vissuto tre vite: è stato un giovane talento emergente che a 15 anni rifiutava, su consiglio di papà, Real Madrid e Arsenal per non bruciarsi; lo hanno poi trasformato in nemico pubblico numero uno dopo una brutta vicenda accaduta durante un incontro tra Anderlecht e Standard Liegi; è infine risorto dalle proprie ceneri tornando uomo simbolo di un calcio, quello belga, che tenta faticosamente di risalire la china dopo un decennio di elevata mediocrità. Tre capitoli per una storia breve ma già molto intensa, che dalla prossima estate potrebbe anche proseguire in Italia in una delle due squadre di Milano.

Nella sua prima vita Witsel appariva come il più classico dei predestinati; papà Thierry, originario della Martinica, era allenatore e tattico, prima nel calcio a cinque - dove ha vinto due coppe di Belgio guidando l’Ougrée - e in seguito nelle giovanili dello Standard. Si occupa personalmente della formazione tecnico-calcistica del figlio, che nel 2004 viene eletto miglior giocatore in untorneo internazionale under-16 a Kiev, nel 2006 debutta 17enne con lo Standard e due anni dopo vince la Gouden Schoen (Scarpa d’Oro), trofeo che premia il miglior giocatore del campionato belga.

Un’ascesa verticale bruscamente interrottasi il 30 agosto 2009, quando in un elettrico Anderlecht-Standard Witsel si rende protagonista di un intervento killer ai danni del polacco Marcin Wasilewski, rompendogli tibia e perone. Le immagini, terribili, fanno il giro del web. Witsel viene squalificato per dieci giornate (poi ridotte a otto). Lui e la sua famiglia ricevono minacce di morte. Il quotidiano Het Laatste Nieuws getta ulteriore benzina sul fuoco inserendolo nell’elenco dei belgi più spregevoli dell’anno accanto a Kim De Gelder, il folle che uccise una donna e due bimbi nell’asilo nido “Fabeltjesland” di Dendermonde (vicenda alla quale Ligabue ha recentemente dedicato la canzone Quando mi vieni a prendere?). In Belgio tutti, tranne lo Standard, sono contro Axel Witsel.

La versatilità nel ricoprire qualsiasi ruolo a centrocampo (il diretto interessato preferisce però giocare dietro le punte) ha imposto Witsel quale elemento chiave di uno Standard arrivato secondo in campionato dopo una clamorosa rimonta iniziata nei play-off (nella regular season i Rouches erano finiti sesti). Assist, gol (la botta da fuori che lo scorso 7 maggio ha steso il Club Brugge è tra le più belle reti viste in stagione in Belgio) ma anche tanta sostanza. Un pieno di consensi che Witsel ha fatto anche in nazionale, dopo un doppietta in casa dell’Austria che ha rimesso il Belgio in corsa per la qualificazione a Euro 2012. Gli applausi questa volta sono arrivati da tutto il paese. Il cerchio si è finalmente chiuso.

Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

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