mercoledì 21 luglio 2010

In tasca ai procuratori finiscono 200 milioni l'anno

Il terzino del Manchester United Gary Neville è stato uno dei primi ad aprire il fuoco contro di loro. “Let’s kick’em out”, disse il 16 febbraio 2007. Cacciamoli fuori. Il bersaglio erano i procuratori, i nuovi padroni di un calcio consegnatosi senza colpo ferire nelle mani delle televisioni. E’ un universo sfaccettato e complesso quello degli agenti di calcio; c’è il professionista serio, il faccendiere, l’esibizionista, il tessitore occulto, l’amico degli amici. Un mondo intricato che gravita attorno a quella gallina dalle uova d’oro che è diventato il calcio dalla metà degli anni Novanta. Un mondo spesso oscuro, poco decifrabile dai non addetti ai lavori, che trae vantaggio dal pressoché completo vuoto normativo della materia. E’ questa la molla che ha spinto la Commissione Europea, all’inizio dello scorso anno, ad aprire un’inchiesta sui procuratori sportivi all’interno della UE. Chi Sono? Quanti sono? Quanto guadagnano? Le risposte sono contenute in un dossier di 300 pagine che gli uomini di Bruxelles hanno appena reso pubblico. Con risultati sconcertanti.

Nei soli paesi dell’Unione Europea il numero dei procuratori sportivi legalmente riconosciuti (ovvero in possesso di regolare licenza FIFA) ammonta a 3.575, dei quali quasi tremila sono attivi nel mondo del calcio. Francia e Inghilterra primeggiano nel numero di agenti dei cosiddetti “altri sport” (rispettivamente 187 e 131), mentre riguardo al calcio la palma d’oro spetta all’Italia, che di procuratori ne annovera ben 563, per una media di un agente ogni sei giocatori (considerati quelli dalla Serie A alla Seconda Divisione di Lega Pro). Tanti procuratori, scarsissimo spirito corporativo; in Italia l’89% degli agenti possiede una propria società. In Inghilterra la cifra si abbassa al 70%, in Germania al 19%, in Spagna addirittura all’8%. In totale nell’intera comunità europea meno di un terzo dei procuratori è affiliata ad un’associazione di agenti. Un capitolo a parte lo meritano invece gli agenti senza licenza; la Commissione Europea ne ha stimati 837, alcuni dei quali operanti nel calcio di altissimo livello. Ne è un esempio il caso di John Terry.

L’azienda calcio è una macchina da soldi. 200 milioni di euro è la cifra, stimata per difetto dalla Commissione Europea, che finisce ogni anno nelle tasche dei procuratori, con o senza licenza. L’indiscusso leader del mercato è il portoghese Jorge Mendes, il procuratore di Josè Mourinho, Cristiano Ronaldo e Deco. La sua azienda, la Gestifute, possiede un valore di mercato stimato attorno ai 435 milioni di euro. Ogni area geografica ha il suo padrone: in Spagna c’è Gines Carnaval; in Inghilterra (ma anche in Russia ed Ucraina) il controverso Pini Zahavi; in Germania Roger Wittman; in Argentina Fernando Hidalgo; in Uruguay Francisco “Paco” Casal; nell’Europa centrale gli austriaci della Stars & Friends GmbH; in Scandinavia Karsten Aabrink, che conduce anche un programma sportivo alla domenica sera sull’emittente TV3. Quando si dice non farsi mancare niente dalla vita.

Cosa c’è alla base della sproporzione numerica tra i procuratori calcistici e quelli degli altri sport? La risposta è fin troppo semplice: gli introiti. Il salario di uno dei primi varia da un minimo di 13.000 ad un massimo di 3.750.000 euro, per una media di 1.881.500 euro all’anno. Ovvero quattro volte tanto quella di un agente del basket NBA (410.000), cinque volte quella di uno dell’automobilismo (325.000), ben dieci volte quella di uno del ciclismo (184.000) e del tennis (172.500). Solo i procuratori della boxe negli Stati Uniti si avvicinano ai colleghi del dorato mondo pallonaro grazie ad un guadagno medio di 1.022.500. Dal punto di vista dei guadagni minimi però solo l’atletica (6.000) è inferiore al calcio (i già citati 13.000); un segno della concorrenza feroce e del livello di saturazione dell’ambiente.

“Il potere sempre crescente acquisito dai procuratori”, commenta Thomas Lindrup, presidente dell’Associazione Calciatori danese, “non è imputabile solo alle cattive politiche gestionali di molti club, ma anche agli stessi giocatori. Molti dei quali, troppo giovani o semplicemente troppo pigri, tendono a delegare ogni aspetto della loro vita professionale ad un'altra persona. Ben vengano pertanto le azioni intraprese da Bruxelles”. L’obiettivo dell’inchiesta condotta dalla Comunità Europea è quello di costituire una base di partenza per una regolamentazione del settore, già auspicata dalla ECA (European Clubs Association) e da numerosi addetti ai lavori. Niente cacciata dei mercanti dal tempo, come si augurava il buon Neville; solo un po’ di salutare pulizia nella giungla del pallone.

Fonte: Il Giornale

1 commento:

  1. Era ora che qualcuno prendesse qualche "iniziativa" nei confronti di queste persone le quali passano inosservate ma svolgono un importantissimo ruolo senza nessuna precisa regolamentazione.

    P.S. Se oggi nel mondo del calcio si comando solo al "Dio Denaro" buona parte della colpa è anche loro...

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