giovedì 13 gennaio 2011

I cavolini amari di Bruxelles (e del Belgio)

Dossier sulla calciopoli belga pubblicato sul trimestrale "Linea Bianca" (parte 1/4)

Introduzione

«E’ suo figlio?»
«Si».
«Che bel bambino. Sarebbe davvero molto triste se gli succedesse qualcosa».
L’incipit è da romanzo di spionaggio alla Frederick Forsyth. Una minaccia proferita da un volto anonimo, inghiottito dal nulla l’istante successivo. I cattivi tramano nell’ombra; loschi, sfuggenti, ovunque. Storie di intrighi e di segreti, una superficie di apparente normalità sotto la quale brulicano autentici verminai. Douglas De Coninck però non scrive romanzi, e la minaccia ricevuta da suo figlio non è fiction. Anche il suo libro “Gokziek” (tradotto letteralmente dal fiammingo: malato di scommesse) non è un’opera di finzione. Tra le sue pagine si celano storie di partite truccate via sms, pistole puntate contro direttori tecnici di società sportive, squadre controllate dalla mafia, ricatti, menzogne, riciclaggio di denaro sporco. Tutto documentato attraverso intercettazioni e atti processuali. Nella stagione 2005/2006 il calcio belga viene improvvisamente travolto da una montagna di fango. La scintilla scocca la domenica sera del 5 febbraio 2006, quando il programma televisivo Panorama, canale VRT, manda in onda un reportage dal titolo “De tackle van de maffia” che porta alla luce una fitta trama di corruzione, scommesse clandestine e crimine organizzato nella Jupiler League e nella Tweede Klasse belga. Nomi, luoghi, date, incontri truccati. Calcio marcio show tra le Fiandre e la Vallonia. Come in Italia, i burattinai si annidano in una triade. Molto più pericolosa di quella juventina. Lo sa bene Douglas De Coninck. Eppure non ha smesso di scrivere.

I soliti sospetti

Zheung Ye. Uomo d’affari cinese, età indefinita, un’insana passione per le squadre belghe di piccolo cabotaggio, per le quali si propone, di volta in volta, come intermediario, finanziatore, sponsor, direttore tecnico, eccetera. Come Mister Wolf in Pulp Fiction, Ye risolve problemi, almeno in apparenza. E’ proprietario di un’azienda tessile chiamata Cecilia Bilanci, sede legale a Shangai, forza lavoro attorno alle cinquemila unità. Il luogo dove queste persone vengano impiegate rimane però un mistero. La sede di Shangai è un capannone semideserto. Al suo interno un orientale, uguale a migliaia di altri.
«Mi chiamo Wang. Il signor Ye attualmente non è reperibile, ma potete riferire direttamente a me, sono il suo braccio destro».
I telefoni non squillano. A Parigi, al civico 29 di Rue de Pyramides, il punto vendita dell’azienda è chiuso. Sulla serranda abbassata campeggia un cartello: “Liquidation totale. Boutique à cèder”. Eppure i soldi ci sono. Ye prima investe nel Geel, poi nel Mons (Bergen in fiammingo), quindi nel Lierse (375mila euro, disponibilità immediata), infine nel La Louviere. Quest’ultima, nell’ambiente delle scommesse clandestine in Asia, è una squadra famosa quanto il Real Madrid tra gli appassionati di calcio di tutto il mondo.
Pietro Allatta. Italo-belga di origini siciliane, classe 1948, una licenza di agente di calciatori ottenuta in Togo. Domicilio conosciuto fino ai primi mesi del 2006: Chapelle-lez-Herlaimont, paese nella provincia dell’Hainaut, una delle aree più povere dell’intero Belgio. Ex-braccio destro di Carmelo Bongiorno, boss operante in quella giungla di leggi farraginose e mal applicate che è il mercato del lavoro contemporaneo, padrino iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio di Stephan Steiner, giornalista del quotidiano belga Nouvelle Gazette di Charleroi da tempo sulle tracce degli affari poco puliti di certi “intermediari”. Il maxi-processo si chiude nell’anno duemila con una raffica di condanne, carcerarie e pecuniarie; tra i vari nomi c’è anche quello di Allatta. Cinque anni più tardi stappa champagne per il passaggio di un suo cliente, il portiere Silvio Proto, dal La Louviere all’Anderlecht. Pranza al ristorante Piccolo Mondo di Bruxelles, gira con una Mercedes classe A noleggiata da Kenny, il suo abbigliamento d’ordinanza è formato da completo grigio, camicia bianca e revolver. Alza il telefono per contattare i club belgi più malconci, oppure quelli più ambiziosi.
«Ho uno sponsor, una società tessile francese, che desidera investire. Metterebbero sul piatto 500mila euro, subito disponibili. Un’offerta interessante, n’est pa? »
Molti direttori commerciali impazziscono. Paul Creemers, ex presidente del Kvsk United Overpelt-Lommel, invece glissa. Sa benissimo che quelle sono cifre che girano solo per squadroni come l’Anderlecht. E soprattutto non gli piacciono le persone che girano armate.
Laurent Denis. Splendido quarantenne, per dirla alla Nanni Moretti. Biondo, capelli corti e curati, viso pulito, aspetto piacente, laurea in giurisprudenza. Avvocato del diavolo o diavolo di avvocato? Esercita la professione nel La Louviere, dove lo lega una forte amicizia con il presidente del club Filippo Gaone, un tipo pacioso che ama lasciar fare, basta che nessuno gli chieda di aprire il portafoglio. Denis difende anche i calciatori. Lo svizzero Jean-Pierre La Placa, ad esempio, squalificato per tre anni dalla Federcalcio belga per aver tentato di corrompere Sebastien Dufoor offrendogli 5mila euro per aggiustare Geel-Waasland. E’ lo stesso Dufoor a denunciarlo. La Placa resta basito; per lui si è trattato solo di un grosso fraintendimento. Ai giudici dichiara di avergli offerto semplicemente un pacchetto di biglietti per la partita. I giudici non gli credono. La Placa si rivolge a Denis. Qualche mese dopo, Defoor cambia versione.
«Era un’offerta per dei biglietti, ho capito male».
La Placa viene prosciolto. Il Geel invece sprofonda; l’incontro risulta truccato, il club viene retrocesso d’ufficio in Derde Klasse, la serie C belga. All’epoca dei fatti, il club fiammingo aveva appena trovato un nuovo finanziatore: si chiamava Zheung Ye. Denis si diletta anche nel ruolo di intermediario “informale”. Pochi giorni dopo il passaggio del tecnico norvegese Trond Sollied dal Football Club Brugge ai greci dell’Olimpiacos Pireo, l’agente di Sollied, Harald Suain, riceve una visita serale nella sua villa a Genval. Due energumeni e un piccoletto.
«Monsieur Denis rimane in gentile attesa di ricevere il proprio compenso per aver favorito il trasferimento del suo assistito in Grecia. 30mila euro possono bastare».
«Mi scusi, ma io con chi sto parlando? »
«Mi chiamo Pietro Allatta. Porterò i suoi saluti a monsieur Denis».

(1-continua)

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