venerdì 18 dicembre 2009

La svalutazione del Marko

Impossibile non innamorarsene, calcisticamente. Specialmente per chi ama un certo tipo di giocatore: tecnico, rapido, la giocata quale elemento integrante del proprio repertorio, ma senza finalità onanistiche. Più Bergkamp che Denilson, tanto per intenderci. Rispetto al primo però un piglio più deciso, un’attitudine più sfrontata: testa alta, lingua veloce come le gambe. Marko Arnautovic e il Twente, dodici mesi fa, la nascita di una stella. Quel suo caracollare sull’out di destra, moderna ballerina con le scarpe bullonate, gli avversari saltati come birilli, la rete gonfiata dodici volte in Eredivisie al primo anno da titolare. Una stagione da tutto-e-subito per il talento austriaco di origini serbe, sospeso tra la trappola di un’etichetta appiccicatagli ai tempi delle giovanili, “il nuovo Ibrahimovic”, e il desiderio di una grande squadra in un grande campionato.
Chelsea, Inter; è un’estate di sussurri e grida. Le sue risuonano nell’ufficio del presidente dei Tukkers, Joop Munstermann. Lasciami andare. Un piede rotto ha però trasformato un trasferimento milionario in un prestito ordinario. Destinazione Milano. Arnautovic non ha paura del calcio italiano, deve essere quest’ultimo ad aver paura di lui. La sua filosofia è tutta qui. Ribadita in un’intervista al quotidiano viennese Die Presse. “E’ normale che in un grande club si guadagnino tanti soldi, perché lì ci possono giocare solamente i migliori. Eto’o? Milito? La concorrenza mi ha sempre stimolato. Se ne è andato Ibrahimovic? Io voglio fare meglio di lui. Anzi, meglio di tutti”. Inutile cercare queste dichiarazioni sul sito dell’Inter. Non ci sono, perché non è il caso di metterle.
La dura realtà odierna parla di amichevoli contro Lugano, Vaduz e Piacenza, più il derby Primavera contro il Milan. Fuori dalla lista di Champions League, zero presenze in campionato, idem in Coppa Italia, torneo ormai riservato a riserve, scarti e zavorre. La prospettiva è una partenza a gennaio, per dove ancora non si sa. Sicuramente non al Twente, che si è già premurato di dichiarare che i prestiti annuali (Arnautovic e Denneboom) non rientreranno prima di giugno.
Impossibile non innamorarsene. L’amore però non è eterno, soprattutto se sepolto sotto un cumulo di parole non supportate dai fatti. A Josè Mourinho non piace. Dal momento che capisce il calcio come pochi, non possiamo che fidarci. Sentire invece chiamarlo bidone da chi crede di saperla sempre più lunga degli altri, e solitamente non sa nemmeno di cosa parla, ci provoca un ritorno di fiamma. Che però è sempre più arduo tenere accesa.

5 commenti:

  1. Alec, io credo ci sia sotto anche qualcosa a livello contrattuale che non convince. Girano diverse voci, tra cui quella del suo scarso impegno e/o del suo atteggiamento sbagliato: l'ho visto nel recente derby primavera, dove ha anche segnato, e all'ennesimo colpo di suola capisco che qualcuno si possa pure essere irritato. Però è chiaro che una partita del genere non può essere presa come test per misurare le reali capacità di adattamento al calcio italiano. Ripeto: al di là di tutto, credo pesi la strana formula col quale è stato "acquistato". Il riscatto a 9 milioni, oggi come oggi, non può essere richiesto, magari si può ottenere uno sconto. Sul fatto che sicuramente abbia buone qualità non ci piove, Ausilio è certo un ottimo valutatore di talento.

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  2. Certo che Mourinho è, forse, l'allenatore meno adatto, caratterialmente, a gestire Arnautovic. Peccato!
    Tra l'altro, analogo spazio in Italia - cioè quasi zero - sta trovando anche l'altro giovane prodigio del calcio austriaco, Erwin "Jimmy" Hoffer, che a Napoli scalda con regolarità inquietante le poltroncine della tribuna del San Paolo.
    Allora, dove sta l'errore?

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  3. @Carlo: che Arnautovic si sia presentato "male" a livello di atteggiamento, non ci piove. Ho letto anch'io di scarso impegno e di una certa sufficienza nell'allenarsi. Nell'Inter e' piuttosto mal visto, tanto che gli impediscono persino di concedere interviste (ed io ne ho richieste piu' di una). Riguarado al colpo di suola ribadisco il concetto espresso nel post: se ne fai uno a partita per dimostrare quanto sei bravo, allora non va bene. In Olanda pero' questo non accadeva.

    @Diego:
    Mourinho ha avallato l'arrivo di Arnautovic, pertanto credo proprio conoscesse il giocatore e le sua qualita'. Il problema penso sia nato quando hanno cominciato a lavorarae assieme quotidianamente. Hoffer? Anche per me e' un mistero. Potrei capire la spola tra panchina e tribuna se giocasse in uno squadrone, ma a Napoli...

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  4. D'accordo sul fatto che Arnautovic non sia esattamente il giocatore più volenteroso del mondo, almeno in allenamento. Però alcune voci, neppure troppo fantasiose, imputano il suo scarso impiego alla testardaggine di Mourinho, che così commentò l'arrivo dell'austriaco in estate: «Arnautovic non lo conosco bene. È più una scommessa della società». Ergo: non l'ho scelto io, quindi non è funzionale al progetto di Inter che ho in mente, quindi non gioca.

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  5. Ci puo' stare il tuo discorso, Antonio, ma quanti giocatori, arrivati in una squadra senza il beneplacito del tecnico, hanno poi saputo conquistarsi un posto da titolare? Gli esempi direi non mancano. Pero' se il primo approccio e' strafottente, allora ti chiami fuori da solo...

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