lunedì 15 novembre 2010

BelgiOlanda 2018: intervista a Ruud Gullit

In Italia c’è qualcuno che paragona il nuovo Milan a quello del trio olandese Gullit-Van Basten-Rijkaard. Cosa ne pensi?
Forse un domani potrà eguagliarlo perché possiede tanta qualità, e questa è la cosa più importante. Però per ora è ancora tutto sulla carta, bisogna vedere quanto sarà abile Allegri ad amalgamare una simile concentrazione di talenti. Sicuramente Berlusconi è stato di parola, mettendo a segno due grandi colpi di mercato con gli acquisti di Ibrahimovic e Robinho. Ma prima di fare certi paragoni bisogna aspettare almeno qualche mese.

E’ un Milan più da campionato o da Champions?
E’ una squadra che si è rinforzata molto, anche se non in maniera omogenea. In Champions può fare molta strada, nonostante non abbia trovato un girone agevole. Purtroppo quest’anno i gruppi mi sembrano abbastanza squilibrati, ed alcuni di questi sono di livello non eccelso.

Due parole su Ibrahimovic.
Il suo arrivo ha regalato al Milan potenza fisica in attacco, senza sottrarre nulla sotto il profilo della qualità. E sono convinto che il calcio di Ibra è più adatto alla Serie A piuttosto che alla Liga.

Un campionato, quello spagnolo, all’insegna della sfida Mourinho-Guardiola.
Per Mou la sfida sarà ancora più tosta di quelle vinte finora, perché deve dare subito continuità ad una squadra composta da grandissimi giocatori, in gran parte però nuova. Il Barcellona invece è il top per quanto riguarda il bel calcio. Mi piaceva molto quello di Rijkaard, e ovviamente ammiro quello attuale. Guardiola può permettersi di giocare questo calcio perché possiede dei giocatori di altissimo livello. Non dobbiamo dimenticare che sono i giocatori a determinare la carriera, e le fortune, di un tecnico.

Pallone d’Oro a Sneijder, Iniesta oppure a qualcun altro?
Da Sneijder dissi che mi aspettavo un grande Mondiale, e così è stato. Apprezzando molto il Barcellona, non posso che ammirare Iniesta, così come Xavi e Messi. Il Pallone d’Oro dipende da molte cose. A me piace chi crea gioco, chi sa dirigere una squadra e migliorarla come collettivo.

Il Mondiale ha messo sul podio tre movimenti calcistici che prestano grande attenzione ai vivai: Spagna, Olanda e Germania. Non è ovviamente un caso.
Assolutamente no. Il circolo virtuoso nasce dalla sinergia tra settori giovanili che producono elementi di qualità, club che integrano precocemente i giovani talenti in prima squadra, e commissari tecnici che sfruttano questo lavoro per creare l’ossatura della loro selezione. Del Bosque secondo me ha fatto un lavoro eccezionale, mescolando le virtù del Barcellona, e della sua particolare filosofia, con quelle del calcio spagnolo. La Germania deve molto al lavoro svolto dalla Federcalcio negli ultimi anni a livello di nazionali giovanili, ma anche dal Bayern Monaco di Louis van Gaal. Stesso discorso per l’Olanda con l’Ajax.

Joahn Cruijff ha criticato molto il gioco poco brillante degli uomini di Van Marwijk.
Non condivido, l’Olanda ha disputato un ottimo torneo. Contro il Brasile ha sfoderato una maturità impressionante. Del resto, nemmeno la Spagna ha incantato in alcune partite. Contro il Paraguay ha sofferto molto, e in finale ha rischiato. Però hanno vinto meritatamente. Spagna e Germania hanno rappresentato il meglio dal punto di vista del gioco.

Il peggio è invece arrivato da Francia e Italia.
La Francia era alle prese con un delicato ricambio generazionale che né federazione né allenatore sono stati in grado di gestire. All’Italia invece mancava quasi completamente la qualità.

Perché i Mondiali 2018 dovrebbero essere assegnati a Belgio e Olanda (Gullit è il presidente dell’associazione che si occupa della candidatura, nda)?
Perché possiamo garantire il meglio sotto ogni punto di vista. E l’Olanda è l’unico paese appartenente ai grandi del calcio che non ha mai organizzato un Mondiale.

(7-fine)

Fonte: Guerin Sportivo

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