Balotelli? Un chierichetto. Cassano? Un simpatico guascone. Confrontando i ragazzi terribili di casa Azzurri con quelli di sua maestà, il divario è notevole. Perché quando il gioco si fa duro, nessuno è come gli inglesi. Basta prendere uno dei giocatori simbolo della nazionale di Roy Hodgson: John Terry. Lo chiamano il capitano senza fascia, perché a dispetto delle indiscutibili doti carismatiche, e dell’esperienza maturata in un decennio di calcio ad altissimo livello, non tocca a lui a indossare la fascetta di capitano dei Tre Leoni. Era così due anni fa al Mondiale 2010, lo è ancora oggi a Euro 2012. Ragioni di letto nel primo caso, di (presunto) razzismo nel secondo.
Terry l’ubriacone, il rissoso, il dongiovanni. L’11 settembre 2011 viene pescato a notte fonda ubriaco fradicio nel bar di un hotel di Heatrow con i compagni Gudjohnsen, Lampard e Morris; il Chelsea li multa togliendogli un mese di stipendio. Sei mesi dopo viene coinvolto in una mega rissa alla festa per la nascita della figlia dell’allora compagno di squadra – pluri-recidivo in bravate – Jody Morris. Nel 2007 il News of the World lo becca mentre urina sulla pista da ballo di uno strip-bar mentre, nel corso di una serata ad alto tasso alcolico assieme ad altri compagni, freschi di sconfitta contro la Croazia che era costata all’Inghilterra la mancata qualificazione a Euro 2008. Dopo bacco, ecco Venere: nel gennaio 2010 Terry, appena nominato papà dell’anno, finisce di nuovo sulle prime pagine dei tabloid per la sua relazione con la modella di lingerie Vanessa Perroncel, all’epoca legata a Wayne Bridge, compagno di JT sia al Chelsea che in nazionale. “Io accanto a quel maiale non gioco”, dice Bridge rinunciando alla convocazione ai Mondiali sudafricani. Terry ci andrà, privo però della fascia di capitano.
Lo scorso 23 ottobre, ecco l’ultimo capitolo del Terry-gate. Al termine di Queens Park Rangers-Chelsea Anton Ferdinand, fratello del difensore del Manchester United Rio, accusa Terry di insulti razzisti. Un caso controverso che si risolverà solamente il prossimo 9 luglio, giorno in cui è attesa la sentenza del tribunale. Nel frattempo Fabio Capello si è dimesso da ct dell’Inghilterra per l’intrusione della Federcalcio inglese nella questione riguardante la fascia di capitano, e il suo successore Roy Hodgson ha pensato di non convocare Rio Ferdinand per l’Europeo. Ufficialmente perché l’81 volte nazionale inglese non riuscirebbe più a reggere una partita ogni tre giorni; ufficiosamente per non causare un terremoto nello spogliatoio.
Perché a uno come Terry non si può rinunciare. 3 Premier League, 1 Champions League, 4 FA Cup e 2 Carling Cup vinte con il Chelsea, giocatore inglese dell’anno nel 2005, 4 volte incluso nella squadra dell’anno di FIFPro (la Federazione internazionale dei calciatori professionisti). Leader vero, soprattutto in campo. Chi gioca accanto a lui migliora, basta vedere la stagione disputata nel Chelsea dall’emergente Gary Cahill o l’Europeo senza sbavature giocato finora da Joleon Lescott. Terry è lo specchio dell’Inghilterra di Hodgson, così come lo è stato del Chelsea Di Matteo; squadre rognose, scorbutiche, brutte a vedersi e poco considerate dai pronostici. Squadre però capaci di non mollare mai. E l’Italia dei chierichetti farà bene a non dimenticarselo.
Fonte: Il Giornale