sabato 6 febbraio 2010

Un mondo diviso a metà. I derby (2)

Il denaro cambia prospettive e rapporti di forza. Vedi Londra, città dei derby per eccellenza grazie ai 14 club cittadini sparsi nelle prime quattro divisioni. Il nuovo millennio ha portato Roman Abramovich e il Chelsea al comando del calcio nella capitale. La sfida per eccellenza rimane però quella tra Arsenal (la squadra londinese più titolata) e Tottenham Hotspur, rivalità nata nel 1919 a causa di una controversa decisione della Football League la quale, dopo aver deciso di ampliare la massima divisione da 20 a 22 squadre, non ripescò gli Spurs ultimi classificati optando invece per la promozione dei Gunners terminati quinti in Second Division. Si scoprì in seguito che alla base di questa e di altre decisioni c’era un cospicuo giro di bustarelle.
Partite truccate e manipolazioni di vario genere non erano una rarità nella Mosca sovietica. Calcio e potere non erano scindibili. Il CSKA era legato all’Armata Rossa, la Dinamo al Commissariato degli Interni, la Lokomotiv al Ministero dei Trasporti. In un simile contesto lo Spartak era l’unica squadra a godere di un autentico seguito popolare, tanto che quando l’URSS crollò, il club dei fratelli Starostin divenne l’elemento unificante per tutte le popolazioni di etnia russa, con fan club spuntati in tutto il territorio. Se nell’odierno calcio globalizzato ha ancora senso parlare di “squadra del popolo”, questa è sicuramente lo Spartak Mosca. Contesto completamente diverso ma rapporto di osmosi squadra-nazione simile per il Benfica. L’epoca di Eusebio contribuì a costruire il Mito, che esportò in Europa il calcio lusitano prima (e meglio) della nazionale. Per questo motivo il Benefica è la squadra dei portoghesi (anche più del Porto), mentre lo Sporting è solo quella di Lisbona.
Assieme a Boca-River, la stracittadina di Istanbul tra Galatasaray e Fenerbahce si divide la palma di derby più infuocato del mondo. Una rivalità puramente sportiva, costruita e sedimentata su decine e decine di scontri che il tempo ha reso sempre più feroci. Niente radici religiose, etniche, politiche o sociali. Solo sport; ma anche molto di più. Il Galatasaray è stato fondato nel 1905 da un gruppo di studenti del Galatalyceum, istituto che può essere considerato la versione ottomana del rinomato collegio inglese di Eton. In quel luogo studiavano i figli delle classi abbienti della società turca, quelle che guardavano all’Europa e facevano riferimento ad usi e costumi occidentali. Il Fenerbahce invece nasce due anni dopo nella parte di Istanbul collocata a est del Bosforo, e affonda la proprie radici nella piccola borghesia mercantile che volgeva il proprio sguardo a Oriente, ai commerci con l’Asia. Il nuovo millennio ha cancellato ogni differenza economica. Oggi le due società sono potenze economiche possono permettersi Frank de Boer, Milan Baros, Harry Kewell, il Frank Rijkaard allenatore, Abdul Kader Keita, Elano (il Galatasaray), Haim Revivo, Nicholas Anelka, Pierre Van Hooijdonk, Ariel Ortega, Roberto Carlos, Daniel Guiza e l’allenatore campione d’Europa Luis Aragones (il Fenerbahce).
Esistono anche i derby decaduti, quelli sbiaditi dallo scorrere del tempo e dal declino di un movimento calcistico. Vienna, ad esempio, e il calcio danubiano. “L’Austria Vienna è Herbert Prohaska, elegante, a testa alta, con i baffi in ordine. Il Rapid è Johan Katnkl, forza bruta, testa bassa, scarpe grosse”. Wilfrid Mayr, console commerciale d’Austria a Milano, non avrebbe potuto fornire descrizione migliore. Infine esiste l’eccezione che conferma la regola. Può una rivale soccorrere l’altra? La risposta, affermativa, proviene da Eindhoven, dove il Psv, la squadra della Philips, ha cancellato i debiti contratti nei suoi confronti dall’Fc, la squadra cittadina sempre più in odor di fallimento. La Juventus farebbe lo stesso con il Torino?

Fonte: Guerin Sportivo

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