Multinazionali del gas, magnati del carbone e re di mercato. L’APOEL Nicosia li ha messi tutti nel sacco. Lo Zenit della Gazprom, lo Shakhtar Donetsk dell’oligarca Akhmetov, il Porto dei 500 milioni di euro incassati negli ultimi dieci anni dalla cessione di giocatori. Solamente l’ultimo di questi, il colombiano Falcao, ha portato nelle casse dei lusitani 40 milioni, ovvero quattro volte tanto il budget a disposizione dell’APOEL. Ma in testa al gruppo G di Champions c’è il club cipriota, ancora imbattuto e ormai sicuro, dopo il pareggio di mercoledì a San Pietroburgo, del passaggio agli ottavi di finale. Un miracolo a bassissimo costo, non solo economico ma anche tecnico, vista la rosa non esattamente stellare a disposizione del serbo Ivan Jovanovic, anch’egli tutt’altro che un guru della panchina (ha allenato solo in Grecia e a Cipro).
L’impresa dell’APOEL profuma di antico, rimandando a un’epoca dove in finale di Coppa Campioni si poteva trovare il Malmö o il Club Brugge. Ma siamo nel 2011, come ci ricorda il crogiuolo di nazionalità che compone la squadra: greci, brasiliani, bosniaci, portoghesi, macedoni, argentini, belgi, tunisini. Un porto di mare pieno di scafati giramondo: c’è chi ha giocato nel Chelsea di Mourinho (il mediano Nuno Morais), chi è stato capocannoniere in Messico (Esteban Solari, fratello dell’ex interista Santiago), chi per trovare un ingaggio da professionista ha dovuto volare in Finlandia (l’esterno sinistro Gustavo Mandunca). Anche il bomber della squadra, il brasiliano Ailton, 7 gol in Champions (inclusi i preliminari), possiede un curriculum vitae ben lontano da quello della stella di prima grandezza: esordio in Svezia nell’Örgryte, tre campionati vinti in Danimarca con il Copenhagen, infine l’approdo all’APOEL per 1 milione di euro (record di spesa nella storia del club) e l’elezione a miglior giocatore del campionato cipriota 2010-11.
Pur se vecchia come il calcio stesso, la tattica “barricate e contropiede” dell’APOEL ha dimostrato di funzionare alla grande. Per la gioia del presidente Phivos Erotokritou, che nel 2009 ha salvato il club dalla bancarotta. Oggi il sito dell’APOEL vende magliette persino in Brasile.
Fonte: Il Giornale
mercoledì 30 novembre 2011
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