lunedì 31 ottobre 2011

Champions League: Ajax

In sei mesi Frank de Boer ha riportato ad Amsterdam quel titolo nazionale che mancava da sette anni, e che costituiva un fardello psicologico sempre più pesante. Catapultato sulla panchina dell’Ajax come semplice traghettatore dopo le dimissioni di Martin Jol, l’ex nazionale oranje si è guadagnato la conferma sul campo, mostrando abilità nell’unire competenze tecnico-tattiche a capacità gestionale. Una dote, quest’ultima, pressoché indispensabile in una società turbolenta come quella ajacide. Rispetto ai predecessori Van Basten e Jol, l’arma vincente di De Boer è stata la continuità di risultati, favorita dall’individuazione di un undici titolare e di un modulo fisso. Leggere oggi la formazione dell’Ajax assume un sapore vintage, rimandando a tempi nei quali l’undici di partenza era una sorta di filastrocca da imparare a memoria.

L’Ajax di De Boer è quanto di più classico ci si possa attendere dal club olandese. Tanti giovani di talento, alcuni già maturi (Eriksen, Vertonghen, Alderwiereld), altri ancora in fase di crescita (Van der Wiel, Vermeer, Ebecilio, Boilesen); una prima punta mobile capace sia di garantire profondità che di aprire spazi per l’inserimento delle ali (e sotto questo profilo l’acquisto dell’islandese Sightorsson è azzeccatissimo); una filosofia di calcio sempre propositiva fondata su possesso palla, verticalizzazioni e triangolazioni. Quest’anno però l’asticella è stata spostata un po’ più in alto; De Boer deve confermarsi in campionato e garantire competitività alla sua squadra anche in Europa, come espressamente richiesto da un Johan Cruijff tornato nuovamente nella stanza dei bottoni del club.
Due i principali nodi da sciogliere: la solidità del reparto arretrato, in flessione rispetto allo scorso campionato, quando fu uno dei punti di forza della rimonta-scudetto (ma gli interpreti, Stekelenburg a parte, sono gli stessi); e la posizione di Theo Janssen, miglior centrocampista della Eredivisie negli ultimi due anni con il Twente. A Enschede però giocava da interno offensivo in un centrocampo a tre, protetto da un mediano (Brama). De Boer per contro lo propone davanti alla difesa nel ruolo ricoperto lo scorso anno dal camerunese Enoh, tecnicamente un decimo di Janssen, ma con in corpo tanta benzina in più. Un Janssen vincolato a compiti troppo difensivi non sembra un affare né per lui, né per l’Ajax.

Tra gli emergenti da segnalare Derk Boerrigter, prodotto del vivaio ajacide tornato alla casa madre quest’anno dopo un lungo peregrinare in Eerste Divisie, dove lo scorso anno ha vinto il campionato con l’RKC Waalwijck finendo in cima alle classifiche di rendimento. Arrivato in estate come riserva di Ebecilio, gli ha ben presto soffiato la maglia da titolare come attaccante sinistro, mostrando anche un discreto feeling con la porta. Il gol insomma non è il principale problema degli ajacidi, considerando anche l’arrivo del russo Bulykin, rinato la scorsa stagione nell’ADO Den Haag e oggi riserva di lusso di Sightorsson.

LA STELLA - Christian Eriksen
Mondiale 2010, Europeo Under-21 2011, Eredivisie, Champions e Europa League: con oltre 70 presenze accumulate nelle citate competizioni, a 19 anni Eriksen è già pronto per un ruolo da leader nell’Ajax. Difficile trovare in circolazione un play tanto promettente.

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