venerdì 21 maggio 2010

Robben, il talento di cristallo re Mida dei trofei



Al civico 51 della Säbener Straße, il quartiere generale del Bayern Monaco, sembra sia già pronto un biglietto di ringraziamento indirizzato a Jorge Valdano. Perché senza quella porta sbattuta in faccia la scorsa estate dal direttore tecnico del Real Madrid ad Hans Robben, reo di aver chiesto delucidazioni sul ruolo che avrebbe rivestito il proprio figlio Arjen all’interno delle Merengues dopo la nuova svolta “galactica”, oggi in Baviera si starebbe raccontando una storia diversa. Una storia nella quale con tutta probabilità non ci sarebbe né una società arrivata ad un passo dalla conquista della storica tripletta campionato-coppa nazionale-Coppa dei Campioni riuscita in passato solamente a cinque club (Celtic Glasgow, Ajax, Psv Eindhoven, Manchester United e Barcellona), né tantomeno un giocatore divenuto il primo in Europa ad aver conquistato quattro titoli nazionali in quattro paesi diversi: Olanda, Inghilterra, Spagna e Germania. Arjen Robben, appunto. Il pericolo pubblico numero uno per l’Inter di Josè Mourinho nella finalissima di Madrid.

Non sarebbe corretto affermare che il Bayern Monaco 2009/2010 equivale ad Arjen Robben. Ma è altrettanto innegabile che le fortune della squadra di Louis van Gaal siano dipese in larga misura dalle straordinarie prestazioni dell’olandese, fresco della nomina quale giocatore dell’anno in Bundesliga. 16 gol e 7 assist in campionato, 3 centri in coppa di Germania, 4 in Champions League. Oltre ai numeri, tanta qualità. La staffilata all’incrocio dei pali a Firenze, il sinistro al volo su corner di Ribery all’Old Trafford, la cavalcata di 80 metri nei supplementari della semifinale di coppa nazionale contro lo Schalke 04, la prima tripletta in carriera nel 7-0 all’Hannover. Reti decisive realizzate nei momenti, e nelle partite, che contano. Come dovrebbe fare un vero fuoriclasse.



Escludendo la sua prima esperienza nel calcio professionistico con il Groningen, iniziata in una mattina di novembre del 2000 con un sms di convocazione ricevuto dall’allora 16enne Arjen mentre sedeva sui banchi di scuola, Robben ha sempre sollevato trofei in qualsiasi squadra abbia militato: Psv Eindhoven, Chelsea, Real Madrid e ovviamente Bayern Monaco. Mai come nell’attuale stagione ha però saputo essere così decisivo per il proprio club. Merito (anche) di Huub Westhovens, un’osteopata che lo ha aiutato a risolvere il suo più grande tallone d’Achille: i muscoli di seta. Robben il talento di cristallo, dicevano, il cui fisico è delicato come una porcellana di Delft, nonostante la madre Marjo vantava un passato da ottima ginnastica e lo aveva aiutato nella crescita a sviluppare una muscolatura forte ed elastica. Eppure nel suo primo anno al Chelsea Arjen aveva saltato per infortunio 30 incontri sui 59 ufficiali disputati dai Blues. In totale, nelle cinque stagioni spese tra Inghilterra e Spagna, la percentuale di presenze dell’ala nata a Bedum il 23 gennaio 1984 si era attestata attorno al 58%. Il che equivaleva a quasi una partita su due fermo ai box.

Secondo giocatore più veloce al mondo dopo Cristiano Ronaldo grazie ad una punta massima raggiunta in allenamento di 32.9 km/h (ricerca effettuata dal settimanale “Der Spiegel”), fino ad oggi per Robben sono stati spesi in totale 83 milioni di euro. 3.9 li aveva sborsati il Psv Eindhoven (primato per il più costoso under-19 olandese di sempre sottratto a Clarence Seedorf, pagato 500mila euro in meno dalla Sampdoria all’Ajax nell’estate ’95), 18 il Chelsea, 36.1 il Real Madrid, 25 il Bayern. L’olandese è genio senza sregolatezza, come dimostrato dai buoni rapporti con tutti gli allenatori incontrati in carriera, da Guus Hiddink a Josè Mourinho, dai ct oranje Dick Advocaat e Marco van Basten fino a Juande Ramos (il primo a schierare lui, sinistro naturale, come esterno destro, ruolo attualmente ricoperto nel Bayern) e Louis Van Gaal. Con quest’ultimo si appresta a compiere il grande slam. “Das Triple ganz nah”, incitava lunedì il quotidiano sportivo Kicker. E ora la tripletta. O i tedeschi oppure l’Inter, chi vince a Madrid questa volta prende davvero tutto.

Fonte: Il Giornale

3 commenti:

  1. devo ammetterlo,dopo questa stagione mi sono dovuto ricredere su questo giocatore.Non mi era mai piaciuto in generale a causa dei suoi continui infortuni e del fatto che è uno di quei giocatori che io chiamo "mancinomani" i quali in campo usano il destro come si suol dire solo per camminare.Inoltre quando giocava nel Chelsea a momenti lo "odiavo" per ragioni di cuore...:-)(sono fans sfegatato dei Gunners).Ho cambiato opinione su di lui anche grazie a Van Persie (altro mancinomane)e a Messi(anche lui non scherza)grazie ai quali ho capito che alla fine comunque questi giocatori,nonostante un simile handicap(perchè io continuo a considerarlo tale...)sono straordianri e indinsbensabili per qualsiasi squadra.Grazie alla loro estrema sensibilità con il pallone(seppur con un piede solo) possono non solo aiutare nel palleggio ma anche inventarsi giocate straordinarie che risolvono le partite.A questo punto spero che Robben rimanga in forma anche per il prossimo mese in modo che possa risultare decisivo anche all'Olanda...magari assieme a RvP che potrebbe essere in grande forma fisica visto che questa stagione non ha particamente mai giocato

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  2. Io Robben l'ho adorato fin dalle prime volte che l'ho visto in azione nel Groningen.
    Sulla storia poi che l'essere "mancinomani" costitusica un handicap ci sarebbe da discutere....

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  3. io lo considero un handicap perchè ritengo che giocatori ad un livello come il loro(tra l'altro con tutti gli allenamenti che fanno)non dovrebbero basare tutto il loro reportorio solo e ESCLUSIVAMENTE su un unico piede.Poi è ovvio che magari anche con uno solo riescono comunque a fare la differenza anche perchè se no non giocherebbero nelle squadre in cui militano...

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