mercoledì 9 dicembre 2009

La macchina McClaren

Seduto in ufficio accanto al proprio assistente Steve McClaren, Alex Ferguson stava pianificando le prossime mosse di mercato del suo Manchester United. Era l’inverno del 2001, e tra i nomi presenti sulla lista di Sir Alex c’era quello di un attaccante olandese che stava facendo sfracelli in Eredivisie: il suo nome era Ruud van Nistelrooy. Ferguson tuttavia nutriva qualche dubbio sulla condizione fisica della punta, all’epoca sotto contratto con il Psv Eindhoven e reduce da un grave infortunio. Nessuna esitazione invece da parte di McClaren: “se non lo metti subito sotto contratto”, disse, “un domani potresti seriamente pentirtene”. Il resto è storia.
Otto anni dopo Steve McClaren sta ancora sfruttando al meglio competenza e capacità di giudizio dei giocatori, portando il Twente ai vertici del calcio olandese. Ad Enschede, città di soli 155mila abitanti, sventola la bandiera britannica. Attualmente gli uomini di McClaren guidano la Eredivisie con due punti di vantaggio sul Psv Eindhoven. Imbattuti in campionato, dove nei big match hanno raccolto due vittorie (1-0 all’Ajax e 3-2 all’Az Alkmaar) e due pareggi (1-1 contro Psv e Feyenoord), le uniche sconfitte stagionali dei Tukkers sono arrivate in Europa League, competizione nella quale peraltro conservano buone possibilità di qualificazione ai sedicesimi di finale.
Al momento del suo sbarco in Olanda, avvenuto nell’estate 2008, McClaren era stato accolto tra mille perplessità. Perché il presidente Joop Munsterman aveva scelto proprio il tecnico inglese, la cui unica esperienza sul suolo olandese era stata la finale di Coppa Uefa persa 4-0 al Philips Stadion di Eindhoven dal suo Middlesborough contro il Siviglia? McClaren sembrava il tipico allenatore alla disperata ricerca di riannodare i fili di una carriera in caduta verticale dopo la disastrosa parentesi sulla panchina della nazionale inglese. E nei Paesi Bassi qualcuno si affrettò a ricordare le parole dell’ex difensore del Psv Barry van Aerle, il quale, quando gli venne chiesto cosa aveva imparato da Bobby Robson durante la sua gestione ad Eindhoven, rispose pacificamente “l’inglese”.
McClaren sapeva che la sua avventura ad Enschede nascondeva parecchie incognite. Passare da Wayne Rooney a Romano Denneboom non è esattamente la cosa più facile di questo mondo. Arrivare in una squadra fresca della cessione del suo miglior giocatore, il centrocampista Orlando Engelaar (ceduto allo Schalke 04), nemmeno. Tanto più che altri due titolari della squadra, Karim El Ahmadi e Luke Wilkshire, avevano salutato I Tukkers per accasarsi rispettivamente a Rotterdam, sponda Feyenoord, e Mosca, sponda Dinamo. Nonostante ciò McClaren ha portato il Twente al secondo posto in campionato, miglior risultato raggiunto dal club dal 1974, e alla finale di Coppa d’Olanda, poi persa ai rigori contro l’Heerenveen.
“Il prossimo passo sarà quello di puntare al titolo e rompere l’egemonia delle grandi d’Olanda”, ha dichiarato un incontentabile McClaren all’inizio dell’attuale stagione. L’esempio dell’Az campione nazionale 2008/2009 ha illuminato la via. Ma non è facile quando in estate arrivano puntuali le cessioni dei migliori elementi: Marko Arnautovic all’Inter, Eljero Elia all’Amburgo, Edson Braafheid al Bayern Monaco. Con i soldi ricavati sono arrivati nove giocatori, tra i quali spiccano Miroslav Stoch, nazionale slovacco in prestito dal Chelsea; Wellington, attaccante brasiliano di proprietà dell’Hoffenheim; Bernard Parker, nazionale sudafricano; Nashat Akram, centrocampista iracheno eletto miglior giocatore asiatico del 2009; e Bryan Ruiz, nazionale costaricano. Quest’ultimo si è rivelato l’acquisto maggiormente azzeccato, dimostrando di valere tutti i 5 milioni di euro versati al Gand (giocatore più costoso della Eredivisie 2009/2010).
Nel 4-3-3 proposto da McClaren, Ruiz è il giocatore chiave, potendo giocare da ala destra o sinistra, da seconda punta o anche come numero 10 alle spalle del tridente. La duttilità è la sua qualità migliore. Il 24enne originario di San Josè ha debuttato in campionato a Rotterdam nel 2-0 rifilato dal Twente allo Sparta, segnando la seconda rete. Da quel momento sono arrivate altre 14 marcature, tra campionato e coppa, che lo hanno incoronato goleador principe della squadra.
Nel Twente McClaren miscela la tradizione offensiva olandese con la filosofia delle “reti bianche”. Requisito quest’ultimo fondamentale per un club che nutre grandi ambizioni. “Sia il Psv di Hiddink che l’Az di Van Gaal”, ha dichiarato il tecnico di Fulford, “hanno vinto il campionato terminando con la miglior difesa del torneo”. La squadra punta molto sui giovani talenti, senza però tralasciare il necessario contributo di esperienza che solo i veterani possono garantire. Ecco quindi a formare l’ossatura dell’undici titolare il portiere Sander Boschker, 39 anni, il playmaker danese Kenneth Perez, 35, e l’attaccante svizzero Blaise Nkufo, 34, miglior marcatore di sempre nella storia di Tukkers.
Negli ultimi tempi al Grolsch Veste si canta Bruce Springsteen. Working on a dream è la canzone più appropriata per descrivere il momento che McClaren sta vivendo al Twente. Perché lui non è venuto ad Enschede solo per insegnare l’inglese.

(Articolo originale pubblicato in lingua inglese su Inside Futbol)

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