Nel mondo delle nazionali non riconosciute dalla FIFA i Paesi Baschi rappresentano solo la punta dell’iceberg. Un microcosmo variegato e da maneggiare con estrema cura, viste le implicazioni politiche che accompagnano diversi casi. Ne sappiamo qualcosa in Italia con la Padania, nazione di cui molti contestano l’esistenza. Eppure, calcisticamente parlando, la Padania c’è e riesce anche a togliersi qualche soddisfazione, avendo vinto le ultime tre edizioni della VIVA World Cup, il torneo organizzato dal NF-Board. Questa Federazione, nata nel 2003, raccoglie nazionali che non rappresentano stati sovrani: Lapponia, Kurdistan, Provenza, Aramei-Siriaci, Occitania.
La FIFA, che vanta più membri dell’ONU, si vanta di muoversi secondo criteri apolitici. Una balla colossale, come dimostrato nel 1994 accettando l’affiliazione della Palestina pur in mancanza del requisito dello stato sovrano. La politica del resto è entrata a gamba tesa anche nelle spinose questioni legate a Tibet, Gibilterra e Repubblica Turca di Cipro Nord, sulle quali pesano i veti rispettivamente di Cina, Spagna e Cipro. Il Tibet giocò la sua prima partita internazionale nel 2001 contro la Groenlandia, nonostante la Cina fece di tutto per impedirlo, arrivando a minacciare la Danimarca di interrompere le relazioni commerciali tra i due paesi (la vicenda è ben raccontata nel documentario “The forbidden team”, la squadra proibita). I danesi però non si piegarono. Dovranno però farlo l’UEFA e la Spagna con Gibilterra, dopo la sentenza del TAS di Losanna dello scorso settembre che ha dato ragione al territorio del Regno Unito in merito alla sua affiliazione alla Uefa, prima concessa e poi revocata dietro forti pressioni iberiche, con tanto di minaccia di boicottaggio dei tornei internazionali.
Particolarmente curioso il caso della Groenlandia. Come le Isole Far Øer, anch’essa è una provincia autonoma della Danimarca. Mentre però a Torshavn si giocano partite di qualificazione per Europei e Mondiali, a Nuuk non è possibile per il mancato riconoscimento FIFA. La motivazione è la solita: mancanza del requisito della sovranità nazionale. Come le Falkland-Malvinas e Zanzibar. Poi però risultano affiliati paesi non indipendenti come Tahiti, Nuova Caledonia e le Isole Turks & Caicos, mentre restano fuori stati veri e propri quali Tuvalu, Kiribati, Micronesia, Vaticano. Insomma un bel ginepraio, ottimamente raccontato da Steve Menary nel suo Outcast: The lands that FIFA forgot. Per scoprire che esiste un calcio dove non conta vincere, ma essere riconosciuti.
Fonte: Guerin Sportivo
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