La collina di Montjuic (il nome deriva dal catalano medievale Mont dels Jueus, che significa "monte degli ebrei") rappresenta l’oasi di pace nella quale i cittadini amano immergersi per fuggire, anche solamente per qualche ora, dai ritmi caotici della città. E’ un luogo di arte e cultura, basti pensare alla Fondazione Joan Mirò o al Poble Espanyol, ricostruzione di un piccolo paesino medievale; ma è anche luogo di svago (le piscine Picornell e il Palau San Jordi, arena sportiva indoor costruita in occasione delle Olimpiadi del 1992) e di relax (il giardino botanico). Il 16 giugno del 1957 lo stadio Olimpico sito sulla collina è stato il teatro dell’unica finale di Coppa di Spagna disputata tra le due compagini di Barcellona. L’incontro, terminato 1-0 a favore del Barça, assume un forte valore simbolico, poiché rappresenta la definitiva frattura sportiva tra i due club. Per i blaugrana, che nei primi anni Cinquanta avevano vinto due titoli e centrato tre secondi posti consecutivi, iniziava la scalata al vertice della piramide; il sempre più discontinuo Espanyol per contro sarebbe stato destinato a rinforzare i ranghi della classe media del calcio spagnolo. Tale processo aveva radici sociali ancor prima che sportive. A partire dagli anni Quaranta la Spagna era stata oggetto di un vasto movimento migratorio dalle regioni più povere verso quelle che potevano offrire un tenore di vita più elevato, come ad esempio la Catalogna. A dispetto delle proprie origini “operaie”, l’Espanyol fallì nell’intercettare e nel decodificare i bisogni di adattamento alla nuova realtà di questi nutriti gruppi di immigrati appartenenti ai ceti sociali meno abbienti. Per coloro che erano alla ricerca di un’identità comune, il simbolismo e la filosofia del Barcellona esercitarono una forza attrattiva magnetica. I successi del resto non sono sufficienti a spiegare perché all’inizio del nuovo millennio il Barcellona poteva contare su 122mila soci mentre l’Espanyol solamente su 16mila, pressappoco lo stesso numero che aveva già negli anni Cinquanta.
Sito nella parte settentrionale di Barcellona al confine con il quartiere Sarrià, famoso per ospitare l’omonimo stadio – ora demolito – che fu teatro dello storico Italia-Brasile 3-2 al Mondiale del 1982, originariamente Parc Guell avrebbe dovuto essere un quartiere residenziale di lusso immerso nel verde interamente progettato da Gaudí. Lo scarso interesse suscitato portò tuttavia all’abbandono del progetto dopo la costruzione delle prime due case. E’ rimasto un parco dalle atmosfere fiabesche, tra gechi di ceramica, panchine a forma di serpente, foreste di pietra e curiosità architettoniche modello Alice nel paese delle meraviglie. Muovendo verso sud in direzione della Ronda del Guinardó ci si imbatte nello stadio Nou Sardenya, casa del Club Esportiu Europa, squadra di Tercera Division. Tra tutte le realtà calcistiche amatoriali di Barcellona, l’Europa è quella che vanta il passato più significativo, essendo stata sul finire degli anni Venti una delle dieci società fondatrici della Liga spagnola. Ciò fu possibile grazie ad un’eccellente prestazione fatta registrare nel 1923 in Copa del Rey, trofeo al quale all’epoca si accedeva solamente dopo aver vinto il rispettivo campionato regionale. Quell’anno l’Europa campione di Catalogna si sbarazzò prima del Siviglia e poi dello Sporting Gijon, arrendendosi solamente in finale 1-0 all’Athletic Bilbao al termine di una partita che le cronache dell’epoca descrivono come dominata per tutti i novanta minuti dai blancos (questo il colore delle camisetas dell’Europa, alle quali in seguito venne aggiunto uno scapolare blu). Quella finale persa rappresentò per l’Europa il biglietto d’ingresso nei migliori dieci club spagnoli destinati a contendersi il primo titolo di Primera Division. Un campionato nel quale questa società polisportiva (la squadra di pallacanestro aveva disputato nel dicembre del 1922 la prima partita ufficiale di basket in assoluto sul suolo iberico) è resistita tre anni. Poi il declino. Nel 2007 l’Europa ha festeggiato il proprio centenario disputando al Nou Sardenya un’amichevole contro l’Osasuna, persa 2-1.
(4-fine)
Fonte: Calcio 2000
domenica 1 maggio 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento