La versione belga del Guerin Sportivo si chiama “Sport voetbal magazine” oppure, a scelta, “Sport foot magazine”. Due nomi, due riviste, due lingue differenti, ma un’unica testata registrata. E’ il fascino del Belgio. Voetbal, la versione in fiammingo, ha in copertina il talentino del Genk Kevin De Bruyne; Foot, quella vallone, propone invece un servizio su Romelu Lukaku e la generazione di immigrati (Fellaini, Dembele, Kompany, eccetera). Solo le brevi sul calcio internazionale sono lo stesso articolo tradotto in due lingue; per il resto i contenuti sono diversi. “Perché ai lettori valloni interessano giocatori e squadre della loro area”, spiega Francois Colin, una vita spesa al seguito della nazionale belga come responsabile della comunicazione, “e lo stesso vale per quelli delle Fiandre”. La domanda appare quasi scontata: come può uno stato spaccato a metà, in cui esistono cinque governi (Fiandre, Vallonia, Bruxelles, comunità tedesca e francese), e quindi cinque ministri dello sport, proporsi quale soggetto co-organizzatore di una kermesse quale il Mondiale di calcio? La risposta arriva da Nico Claesen, ex nazionale belga. “Sono due le cose che tengono il Belgio unito: il re e lo sport. Quando scende in campo la nazionale, quando gioca Justin Henin (ambasciatrice della candidatura belga-olandese, nda), fiamminghi e valloni scompaiono. Spesso si legge che i modesti risultati raccolti dai Diavoli Rossi siano causati da ragioni di spogliatoio. Non è così. Nel 1986 in Messico siamo arrivati quarti, eppure c’erano fiamminghi e valloni. La stampa è divisa da un muro molto più alto di quello che separa i giocatori. Il Belgio non decolla perché sta uscendo da una delicata fase di ricambio generazionale. Adesso che abbiamo molti giovani talenti dobbiamo lavorare sullo spirito di squadra e sulla personalità. Il problema è tutto qui”. L’esordio nelle qualificazioni europee ha dimostrato che i Diavoli Rossi hanno ancora molta strada da percorrere. Pur non demeritando sotto il profilo di gioco né contro la Germania né in casa della Turchia, gli uomini di Leekens hanno raccolto zero punti, frutto di errori difensivi puntuali come il Thalys Bruxelles-Amsterdam. Lo scintillante Dembele (un giocatore da Arsenal, non da Fulham) visto contro la Germania non può bastare.
(2-continua)
Fonte: Guerin Sportivo
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