mercoledì 2 maggio 2012
Daum, aria nuova a Brugge
La disciplina è fondamentale per il successo. Ma non esiste nulla come il successo per distruggere la disciplina”. Davanti a un microfono Christoph Daum è sempre un fiume in piena, e massime come quella sopra riportata sono all’ordine del giorno. Parole, parole, parole. Ma anche fatti, come certificato da una carriera che lo ha visto vincere il titolo nazionale in tre paesi diversi (in Germania con lo Stoccarda, in Austria con l’Austria Vienna, in Turchia con Besiktas e Fenerbahce). Il suo personale poker il tecnico tedesco lo sta cercando in Belgio, alla guida di un Club Brugge in astinenza di trofei da cinque stagioni. Non facile, in un ambiente ambizioso in estate e puntualmente depresso in primavera. Eppure la principale antagonista della favorita Anderlecht rimane il Club Brugge di Daum, ancora in corsa nonostante il ko di domenica nello scontro diretto.
“Difendere? Significa attaccare senza palla”. Così si è presentato Daum nello spogliatoio del club fiammingo lo scorso novembre, all’indomani dell’esonero di Adrie Koster. E proprio su un approccio alla gara più calcolato e speculativo il tedesco ha plasmato la squadra, imponendole un’inversione di rotta a 180 gradi rispetto alla mentalità ultra-offensiva, ma spesso anche anarchica, di Koster. I blauw-zwart (nerazzurri) hanno fatto dell’efficacia e del cinismo la loro bandiera, tanto che la stampa belga non ha esitato a parlare di “punteggio-Daum” ogni qualvolta il Brugge si è imposto 1-0. Un risultato che da novembre a oggi si è verificato 8 volte. Il Motivatore (così è chiamato Daum in Germania) fa spallucce. “Critiche che non mi sfiorano neppure. Dopo aver allenato in Turchia, la pressione non so più cosa sia”.
Scudetto o meno, quello tra Daum e il Club Brugge è stato un matrimonio felice. Per il tecnico l’avventura in Belgio ha significato rimettersi in pista dopo la retrocessione in Zweite Bundesliga con l’Eintracht Francoforte, ma anche dopo la battaglia, vinta, contro un tumore alla pelle. I fiamminghi per contro hanno ritrovato competitività, tornando a lottare per il titolo a dispetto di una rosa qualitativamente inferiore all’Anderlecht. Senza contare i giocatori rivitalizzati: la punta nigeriana Joseph Akpala, tornata in doppia cifra dopo due annate deludenti; il talentuoso classe 89 Vadis Odjidja-Ofoe, centrocampista di lotta e di governo che ha finalmente dimenticato le “balotellate”; il centrale difensivo Ryan Donk, capace di mostrare tutto il proprio valore una volta che le scorribande avversarie nelle praterie create dal modulo-Koster sono state drasticamente ridotte grazie ad un solida cerniera in mediana, cementata dall’ex Udinese Niki Zimling.
Dove non può arrivare nemmeno l’organizzazione, ci pensa la scaramanzia. Ovvero, nel caso di Daum, un proiettile. “Me lo diede un’anziana signora quando allenavo il Colonia. Venne sparato nella Prima Guerra Mondiale. La donna lo tenne con sé e sopravvisse a due guerre. Quell’anno centrai la promozione con il Colonia, e da allora non ho più tolto il proiettile dalla giacca. Perché nel calcio puoi costruirti il futuro al 99%, ma rimane sempre quell’1% di casualità che può mandarti a gambe all’aria”.
Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time
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