I ricchi scemi non abitano a Donetsk. I milioni di euro pompati annualmente dall’oligarca ucraino Rinat Akhmetov nel proprio club hanno permesso il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo prefissato dal presidente a inizio millennio: trasformare lo Shakhtar in una potenza nazionale e internazionale. Il pregio principale di Akhmetov è stato quello di coniugare una vasta disponibilità economica con due caratteristiche non facili da riscontrare tra i padroni del vapore del calcio milionario: obiettività e pazienza. Per lui l’allenatore è innanzitutto un manager: il progetto, le scelte in sede di mercato e tutti gli aspetti tecnico-gestionali sono di propria competenza. Tanto più poi un programma è ambizioso, maggiore sono i tempi di realizzazione. Infatti Mircea Lucescu ci ha impiegato sei anni per qualificare lo Shakhtar Donetsk agli ottavi di Champions League per la prima volta nella sua storia.
Nel 2008 parte della stampa ucraina caldeggiava l’esonero di Lucescu. Insediatosi nel 2004 al posto di Bernd Schuster, al tecnico rumeno venivano contestati i modesti risultati in ambito internazionale, nonostante in Ucraina lo Shakhtar avesse vinto tre titoli nazionali in quattro anni, sopravanzando i rivali della Dinamo Kyiv quale squadra leader del paese. Akhmetov decise di concedere al tecnico altri dodici mesi. Nel 2009 lo Shakhtar conquistò la Coppa Uefa. Oggi la compagine di Donetsk, che lo scorso anno ha messo in bacheca il quarto campionato dell’era-Lucescu, sta volando ancora più in alto. Vero è che il girone di Champions, Arsenal escluso, non era irresistibile, ma la personalità e la maturità con le quali gli ucraini hanno conquistato il primo posto è da grande squadra.
Da centrocampo in avanti, lo Shakhtar è una squadra interamente brasiliana. In otto anni sono stati tredici i giocatori verdeoro che hanno indossato la maglia arancio-nera. Una precisa scelta di Lucescu, supportata in toto da Akhmetov. In barba alla saudade, secondo l’allenatore rumeno “più il calciatore brasiliano è lontano da casa, migliori sono le prestazioni che riesce ad offrire”. I risultati gli danno ragione, tanto più che nel recente passato i giocatori che hanno avuto i maggiori problemi di adattabilità sono stati un messicano, Nery Castillo, un boliviano, Marcelo Moreno (tutt’ora in rosa) e un italiano, Cristiano Lucarelli. I vari Elano, Matuzalem e Brandao, per quanto burrascosi possano essere stati i rapporti con Lucescu, il proprio dovere in campo lo hanno sempre fatto.
Lo scorso gennaio sono sbarcati a Donetsk i brasiliani Douglas Costa e Alex Teixeira, entrambi finalisti nel Mondiale under-20 del 2009. La colonia verdeoro, che annoverava già Fernandinho (in fase di riabilitazione da un brutto infortunio che gli ha fatto perdere tutta la fase a gironi di Champions), Jadson, Willian e Luiz Adriano, si è ulteriormente arricchita in estate con l’arrivo dell’attaccante Eduardo, brasiliano naturalizzato croato, e del giovane Bruno Renan, mediano classe 91 temporaneamente dirottato nelle giovanili.
Lo Shakhtar di Lucescu si schiera con un 4-2-3-1 in cui, come detto, tutti i ruoli offensivi sono ricoperti da brasiliani. Titolari inamovibili sono il veloce esterno sinistro Willian, riconvertitosi in giocatore di fascia dopo un inizio di carriera come numero 10 nel Corinthians, e la punta Luiz Adriano, ormai una certezza sotto il profilo realizzativo. Arrivato 19enne in Ucraina, ha impiegato quattro stagioni per guadagnarsi una maglia da titolare e terminare in doppia cifra (11 gol nel 2009-10, più 6 in Europa), ma da allora non si è più fermato. Attualmente è il capocannoniere dello Shakhtar in campionato (7 gol), in coppa (3) e in Champions League (3).
Sulla destra sono in vertiginosa ascesa le quotazioni di Douglas Costa, fantasista di straordinarie qualità tecniche che nell’attuale stagione sembra aver trovato quella continuità di rendimento che era mancata nei suoi primi mesi in Ucraina. L’ex Gremio parte da destra ma svaria molto, ben supportato in fascia dal croato Darjo Srna, uno dei terzini più sottovalutati d’Europa. Al centro della trequarti c’è invece Jadson, specialista nei calci piazzati, con Alex Teixeira ed Eduardo quali prime alternative. L’ex Arsenal in realtà sarebbe il vice-Luiz Adriano, ma in più di una occasione Lucescu ha schierato i due assieme, con Eduardo qualche metro più indietro. E’ andata così nell’incontro casalingo con l’Arsenal, deciso proprio da un gol del croato-brasiliano, a segno anche nell’andata all’Emirates, nonché contro il Partizan nel penultimo turno.
L’unico intruso in questo monologo verdeoro è il talentuoso armeno Henrikh Mkhitaryan, centrocampista offensivo classe 89 acquistato ad agosto dal Metalurg Donetsk (dove a 21 anni era già capitano della squadra) per 7 milioni di euro. A destra oppure alle spalle della prima punta, Mkhitaryan ha raramente fatto rimpiangere i suoi colleghi brasiliani. Altri arrivi sono stati il difensore centrale Dmytro Chygrynskiy, rientrato a casa dopo il cocente flop a Barcellona (lo Shakhtar lo ha pagato 15 milioni, ma lo aveva venduto a 25…), e il mediano Taras Stepanenko, prelevato dal Metalurh Zaporizhya e schierato davanti alla difesa in coppia con Oleksiy Gai.
Il già citato Srna è l’elemento di spicco del reparto arretrato. Difensore moderno in grado di coprire tutta la fascia di competenza, nell’attuale Champions Srna ha siglato il gol-partita nel delicato incontro d’esordio con il Partizan Belgrado. Il croato, che nel 2008 assieme Daniel Pranjic contendeva al duo Sergio Ramos-Capdevila la palma di miglior coppia di terzini dell’Europeo, è il giocatore dello Shakhtar dal rendimento più elevato. Completano il quadro della difesa il rumeno Răzvan Raţ, terzino sinistro, il centrale Yaroslav Rakitskiy e il portiere Andriy Pyatov, oltre 150 presenze tra i pali degli ucraini.
Fonte: Guerin Sportivo - Speciale regine di Champions
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