Una presenza impalpabile, verrebbe da dire spettrale, non fosse per quella pelle color ebano. Un corricchiare in campo in attesa di una palla di quelle giuste, e vuoi che non ne arrivi almeno una in novanta minuti quando alle tue spalle agiscono un veterano dell’assist (Perez), un piccoletto indemoniato ma un pò nervoso (Stoch) ed un dionoccolato tuttofare (Ruiz) alle prese con una stagione in cui trasforma in oro tutto ciò che luccica? Ed infatti quella palla arriva. Nella prima metà della ripresa del big match di Eindhoven tra Psv e Twente, cinque punti di distacco in classifica a favore degli ospiti, parziale di 1-0 per i padroni di casa. Uno spiraglio, un corridoio, la coppia Rodriguez-Salcido che si apre. La palla di Ruiz taglia lo spazio. L’impalpabile presenza d’ebano diventa tutto ad un tratto viva, concreta, reale. Uno sguardo alla porta, nessun avversario di fronte, eccetto il portiere. Una frazione di secondo per prendere la mira, poi il tiro, preciso, imparabile, sotto l’incrocio. Blaise Nkufo pareggia. Il Twente esce indenne da Eindhoven e supera l’esame di maturità. Il sogno della Eredivisie può continuare.
La rete numero 112 in Eredivisie di Nkufo pesa come un macigno. L’attaccante svizzero-congolese è finito in doppia cifra per la settima stagione consecutiva. L’ultima, dal momento che ha già annunciato la propria partenza in estate per gli Stati Uniti, dove spenderà gli ultimi scampoli di carriera tra le fila dei Seattle Sounders. Tra due mesi sapremo l’esatto valore di questo regalo d’addio lasciato da Nkufo ad una squadra, e ad una tifoseria, che lo adora per tutto ciò che ha fatto in questi sette anni, nonostante il giocatore tutt’oggi non sappia spiaccicare una sola parola di olandese. Ma un attaccante deve saper parlare innanzitutto con i gol, e da questo punto di vista Nkufo non è rimasto in silenzio un solo istante. Chiudere con la conquista del titolo rappresenterebbe la classica ciliegina sulla torta.
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