La Svizzera lava più bianco, denunciava in una sua opera il sociologo Jean Ziegler, docente all’Università di Ginevra e membro del parlamento elvetico, puntando il dito contro il riciclaggio di denaro sporco. La Svizzera però è anche dotata di sistemi regolamentativi tanto rigidi quanto efficaci, quasi un’utopia per la stragrande maggioranza dei paesi europei. Il calcio può esserne un valido esempio. Applicare i criteri svizzeri di iscrizione ai campionati alla Serie A significherebbe, con tutta probabilità, vedere lottare per lo scudetto Sampdoria e Chievo. Niente concessioni al blasone, né a millantati “meriti sportivi”; contano solo i numeri dei libri contabili. E’ così che nel giro di pochi anni sono fallite quattro società storiche del calcio rossocrociato: Losanna, Lugano, Servette e, proprio nel 2009, Chaux-de-Fonds. Sommando i titoli nazionali in bacheca si arriva a quota trenta, diciassette dei quali appannaggio dei granata di Ginevra del Servette. Ieri potenza di Svizzera che ospitava tra le proprie fila giocatori del calibro di Karl-Heinz Rummenigge, Bernard Genghini, Oliver Neuville, Igor Dobrowolski, Sonny Anderson, Christian Karembeu, Martin Petrov, Alex Frei e Philippe Senderos, oggi comprimaria in Challenge League, la serie cadetta rossocrociata, costretta a sfidare Vaduz, Thun e Locarno.
Un robusto difensore viennese e un allampanato ragazzotto di Basilea che indossava grandi occhiali con lenti infrangibili sono i principali artefici del primo importante momento di gloria del Servette. Accade agli inizi degli anni Trenta, quando comunque nella bacheca del club c’erano già sei titoli nazionali, una coppa di Svizzera e uno dei primissimi trofei internazionali disputati sul suolo europeo, ovvero il Torneo Internazionale Stampa Sportiva. Con Karl Rappan e Leopold “Poldi” Kielholz arriva però il momento della maturità. Nella stagione 1933-34 la Federcalcio svizzera inaugura il primo campionato a girone unico del paese, che vede ai blocchi di partenza 16 squadre. Lo vince il Servette staccando di tre lunghezze il Grasshopper e chiudendo con uno score di 100 reti realizzate in 30 partite. Cifra tonda quindi, grazie al sostanzioso contributo di “Poldi” Kielholz, che grazie anche all’aiuto del compagno di reparto Ignaz Tax, abilissimo nell’aprirgli varchi e nel servirgli assist a ripetizione, si laurea capocannoniere con 40 gol, un record tutt’ora imbattuto nel calcio svizzero. Kielholz conclude il suo anno magico siglando la prima rete della Svizzera in un Mondiale di calcio, quello italiano del ’34, aprendo le danze nel sorprendente 3-2 con il quale gli elvetici eliminano la favorita Olanda. Chiuderà la manifestazione con tre marcature. Ma il Servette campione era soprattutto il laboratorio tattico di Karl Rappan, allenatore-giocatore nel periodo dei due titoli consecutivi (33-34) e futuro maestro di calcio a cui si dovrà l’invenzione del “verrou”, antenato del catenaccio. Rappan focalizza l’approccio alla partita sulla fase difensiva e su un modulo sufficientemente elastico da permettere alla squadra di dipendere il meno possibile dai giocatori di talento. Introduce la difesa a quattro, con marcature miste a zona e a uomo, e l’utilizzo del libero. Da ct della Svizzera disputerà tre Mondiali, da allenatore di club vincerà otto campionati (tre con il Servette, l’ultimo dei quali nel 1950, e cinque con il Grasshopper).
L’ungherese Peter Pazmandy non è neanche lontanamente paragonabile a Rappan, eppure proprio durante la sua gestione il Servette vive l’annata perfetta, centrando lo storico pokerissimo campionato-coppa di Svizzera-coppa di Lega-coppa delle Alpi. Guidati dalle invenzioni di Umberto Barberis, figlio di un ex calciatore professionista italiano, e di Claude “Didi” Andrey, i granata chiudono la stagione 78-79 con alle spalle oltre 80 partite disputate, delle quali solo 3 terminate con la sconfitta. Anche l’unico torneo che quell’anno il Servette non riesce a vincere, la Coppa delle Coppe, viene chiuso senza perdere un incontro, dal momento che dopo aver eliminato Paok Salonicco e il Nancy di un giovanissimo Michel Platini, i ginevrini sono costretti ad arrendersi alla regola del gol in trasferta che premia il Fortuna Düsseldorf. 0-0 in Germania, 1-1 in Svizzera, con il rammarico di un traversa colpita proprio nelle battute finali. Gli elvetici propongono un 4-3-3 che prevede addirittura due playmaker a centrocampo, i già citati Barberis e Andrey, supportati dall’inesauribile Schnyder, quindi difesa a quattro con la linea Guyot-Valentini-Dutoit-Bizzini davanti all’estremo difensore Engel (alternatosi nel corso della stagione con Milani), e tridente con gli esterni Pfister e Coutaz in appoggio alla punta Piet Hamberg, capocannoniere del campionato con 11 reti in coabitazione con altri quattro giocatori. Hamberg però è soprattutto bomber di coppa; doppietta al Neuchatel Xamax in semifinale di coppa Svizzera (finirà 3-2, nonostante a quattro minuti dalla fine i castellani conducevano per 2-1), rete decisiva nel replay della finale al gremito (35mila spettatori) Wankdorf di Berna, vinta dal Servette 3-2 contro i padroni di casa dello Young Boys.
Nel 1994 il trio Sonny Anderson (11 reti e 6 assist), Oliver Neuville (16 reti) e Josè Sinval (7 gol e 11 assist) porta il granata per la penultima volta sul gradino più alto del podio. I bagliori finali arrivano nel 1999 (titolo nazionale) e nel 2001(coppa di Svizzera, con un 3-0 all’Yverdon in cui va a segno anche un giovanissimo Alex Frei). Tre anni dopo, contro gli ungheresi dell’Ujpest, il Servette disputa la sua 95esima e ultima partita in una coppa europea. Pochi mesi dopo il club, esposto con i creditori per oltre dieci milioni di franchi svizzeri, dichiara bancarotta ed è costretto a ripartire dalla Prima Lega, la serie C elvetica. Era l’unica squadra che, a partire dal 1890, aveva sempre giocato nella massima divisione.
Palmares
Campionato svizzero (17): 1907, 1918, 1922, 1925, 1926, 1930, 1933, 1934, 1940, 1946, 1950, 1961, 1962, 1979, 1985, 1994, 1999.
Coppa di Svizzera (7): 1928, 1949, 1971, 1978, 1979, 1984, 2001.
Coppa di Lega (3): 1977, 1979, 1980
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