Al maresciallo sovietico Ivan Konev era stato assegnato un compito tanto preciso quanto ostico; aiutare il popolo slovacco a cacciare dai propri territori gli invasori della Germania nazista. Il 31 agosto del 1944 iniziò a pianificare l’intervento delle proprie truppe. Lo snodo strategico sarebbe stato un valico montano situato nella catena montuosa dei Carpazi al confine tra Polonia e Slovacchia. Secondo Konev gli uomini del Terzo Reich sarebbe stati cacciati dalla Slovacchia in cinque giorni. Ce ne vollero più di cinquanta. La strenua resistenza tedesca diede vita ad una delle battaglie più sanguinose della Seconda Guerra Mondiale, passata alla storia come “battaglia del passo di Dukla”, dal nome del villaggio nei pressi del citato valico. Fu proprio in onore di tale tragico evento che il regime comunista insediatosi in Cecoslovacchia nel dopoguerra decise di chiamare la squadra di calcio dell’esercito Dukla Praga.
Dopo Mosca con il CSKA, anche Praga aveva il suo club legato alle forze armate. Era stato fondato nel 1947 con il nome di ATK e, per precisa volontà del governo, avrebbe dovuto diventare la società calcistica più importante di tutto il paese. Per accelerare la sua ascesa ai vertici del calcio cecoslovacco venne introdotta una regola particolare: ogni giocatore che aveva prestato servizio militare di leva sarebbe entrato automaticamente tra le fila del Dukla Praga. Nasce così una sorta di super-squadra che raccoglieva al suo interno tutti i migliori talenti dal paese. Undici campionati e nove coppe di Cecoslovacchia in poco meno di quarant’anni testimoniano la piena riuscita dell’operazione. I primi successi arrivano agli inizi degli anni Cinquanta, quando il regime provvede ad una prima riorganizzazione dello sport cecoslovacco. Nel 1953 l’ATK cambia nome in ÙDA e vince il campionato con una sola sconfitta in 13 partite. Tre anni dopo nuovo (e definitivo) cambio di ragione sociale in Dukla Praga, e secondo titolo nazionale messo in bacheca. La superiorità dei giallorossi è talmente netta che i rivali dello Sparta, ribattezzata all’epoca Spartak Praha Sokolovo, vengono schiantati 9-0. Ma se un successo sportivo si può “costruire”, anche utilizzando metodi poco ortodossi, al cuore non si comanda, con buona pace della nomenklatura di partito, che registra con rammarico come i 28mila posti del Julisce Stadion raramente risultino esauriti. Evento che invece si verifica puntualmente per Sparta e Slavia Praga, le due autentiche squadre del popolo della città della Boemia.
Agli inizi degli anni Sessanta il quarto di sei figli di un minatore originario di Most parte da Praga e va alla conquista del mondo. Lo fermerà solamente un Brasile orfano di Pelè ma con Garrincha, Didi e Amarildo in un caldo pomeriggio cileno nell’estate del 1962, quando la Cecoslovacchia (in parte il Dukla Praga con un’altra maglia) si arrenderà 3-1 al più grande Brasile della storia. L’uscita dal campo di Josef Masopust avverrà comunque a testa altissima. Classe, tecnica, visione di gioco; nel cuore della manovra dei cecoslovacchi, così come in quella del Dukla, c’è lui; vice-campione del mondo (suo il gol della bandiera in finale) e Pallone d’Oro nel 1962, terzo ai campionati europei di due anni prima, otto volte campione di Cecoslovacchia, dove verrà coniato il termine di “Masopust-slalom” per indicare una serie di dribbling rapidi effettuati in spazi brevi. Con Masopust il Dukla Praga diventa imbattibile, vincendo cinque campionati, di cui quattro consecutivi, a cavallo tra il 1961 e il 1966. Nel 3-2-5 predisposto da mister Jaroslav Vejvoda, Masopust dirige l’orchestra, affiancato dallo scudiero Svatopluk Pluskal, alle spalle del quintetto d’attacco Brumovský-Vacenovský-Borovička- Kučera-Jelínek. Nelle retrovie il terzetto Šafránek-Čadek-Novák protegge l’ottimo portiere Pavel Kouba. Un undici entrato nella storia anche grazie…agli Stati Uniti.
Nel 1961 infatti il Dukla Praga viene invitato a partecipare alla seconda edizione dell’International Soccer League, torneo estivo che raccoglieva alcune tra le migliori squadre europee e che era organizzato da William Cox, magnate americano innamoratosi del calcio dopo essere stato estromesso dal mondo del baseball perché scommetteva sulle vittorie del proprio club, il Philadelphia Phillies. I cecoslovacchi disputano nove partite, ne vincono otto, realizzano 39 reti e distruggono (7-2 e 2-0) l’Everton nella doppia finale. Scoppia la Dukla-mania. Il club, invitato negli anni successivi come detentore, vince altre tre edizioni della manifestazione. Il giornalista sportivo cecoslovacco Ota Pavel celebra i glory days americani del club con il libro “Dukla among skyscrapers” (il Dukla tra i grattacieli), mentre in Inghilterra il gruppo pop Half Man Half Biscuit entra in classifica con “All I want for Christmas is a Dukla Praga away kit” (Tutto ciò che voglio per Natale è un completo da trasferta del Dukla Praga). Curioso rilevare come un club del blocco sovietico abbia ottenuto un così vasto successo proprio sul suolo del grande nemico americano.Nel 1966 il Dukla Praga elimina l’Ajax di Cruijff dalla Coppa dei Campioni fermandosi in semifinale contro i futuri vincitori del Celtic Glasgow. Nell’estate del 1968 Masopust ottiene il permesso di andare a giocare all’estero e si trasferisce, a 37 anni, in Belgio. Il club vincerà altri tre titoli (77, 79 e 82), mettendo in bacheca il suo ultimo trofeo, la coppa nazionale, nel 1990, in piena Rivoluzione di Velluto, che sancirà la fine del regime comunista in Cecoslovacchia. E del Dukla Praga, società strettamente legata al partito. Un’immagine scomoda che, una volta subentrati problemi di natura economica, farà fuggire numerosi potenziali investitori. Tra fusioni e retrocessioni, il club arranca nelle serie inferiori. Frizioni con l’esercito cancellano per diversi anni il nome Dukla Praga dalle mappe del calcio ceco. Riappare nel 2006, quando verrà acquistata dal Jakubčovice la licenza per partecipare al campionato cadetto. Lo scorso maggio si è disputata l’ultima edizione della stracittadina Sparta Praga-Dukla Praga. Erano presenti 807 spettatori.
Palmares
Campionato cecoslovacco (11): 1953, 1956, 1958, 1961, 1962, 1963, 1964, 1966, 1977, 1979, 1982.
Coppa di Cecoslovacchia (9): 1952 (non ufficiale), 1961, 1965, 1966, 1969, 1981, 1983, 1985, 1990.
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