giovedì 21 gennaio 2010

C’è chi dice Nooij

Egitto e Nigeria confermano i pronostici del gruppo C. I primi in maniera sontuosa, i secondi con più fatica. Si pensava ad un Egitto in fase calante dopo la mancata qualificazione a Sudafrica 2010 e lo sbarco in Angola senza due pezzi da novanta quali Aboutrika e Zaki. Il campo ha cancellato ogni dubbio, proponendo ancora una volta una squadra che a livello di organizzazione e disciplina tattica non ha rivali sul suolo africano. L’eurocentrismo dilagante ha individuato in Zidan la stella della squadra. Niente di più errato. La punta del Borussia Dortmund è solo un ingranaggio di una macchina ben oliata che ha nelle lucide geometrie di Ahmed Hassan il proprio cuore pulsante. I due esterni Fathi e Moawad garantiscono profondità alla manovra, Meteeb è una punta che vede la porta, le riserve hanno dimostrato di saperci fare battendo il Benin (menzione speciale per Gedo, autore contro il Mozambico di una delle reti più belle della manifestazione). La Nigeria ha faticato più di quanto dicano i sei punti raccolti; tatticamente schiantata dall’Egitto, in difficoltà contro il Benin, efficace contro il Mozambico (con qualche brivido nel primo tempo). Alla faccia di chi lo considera un protetto del ct Amadou, l’esterno/seconda punta Peter Odemwingie rappresenta il vero uomo in più delle Aquile. Agile, rapido, tiro secco e preciso. Bella la coppia con l’altrettanto mobile, ma meno continuo, Obasi. Poche novità invece da Obi Mikel, numero 10 senza carne né pesce. E la difesa soffre molto se presa in velocità. Il Mozambico del tecnico olandese Mart Nooij è uscito con dignità. Per i Mamba era già un successo essere arrivati ad Angola 2010. Hanno affrontato l’avventura con coraggio, giocando un calcio veloce fatto di sovrapposizioni, verticalizzazioni e tanta circolazione di palla. Due grandi limiti: approccio ruvido al pallone di quasi tutti gli interpreti (non disprezzabili il terzino sinistro Paito e il centrocampista Lobo), e difesa imbarazzante. Peggior figura ha però fatto il Benin, che almeno aveva in rosa due giocatori, il talentuoso trequartistaStephane Sessegnon e il potente Razak Omotoyossi, capaci di fare la differenza. Ma il primo non ha inciso, mentre il secondo, pur autore di due reti, è stato lasciato troppo solo. Ha pesato la scarsa abitudine nel giocare a certi livelli, esemplificata dal match d’esordio contro il Mozambico: in vantaggio di due reti e con l’avversario in totale confusione, gli Scoiattoli si sono improvvisamente spenti, subendo la più classica delle rimonte. Due terzi della loro Coppa d’Africa è finita quella sera.
(3-continua)

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