All’estero Luciano Spalletti ha fatto meglio, e vinto di più, rispetto a Roberto Mancini, eppure le celebrazioni dei media italiani sono tutte per quest’ultimo. D’accordo, il tecnico di Certaldo non allena nel campionato più cool del mondo, ma la doppietta campionato-coppa di Russia (alla quale in marzo si è anche aggiunta la supercoppa) non è certo impresa alla portata di chiunque. In patria lo Zenit, pur foraggiato dalla Gazprom, non gioca da solo; né sportivamente - basta pensare al trittico moscovita CSKA, Dinamo e Spartak, più il Rubin Kazan; tantomeno dal punto di vista economico, con Spartak, CSKA e il mostruoso Anzhi che primeggiano tra i big spenders.
Volendo cercare il pelo nell’uovo nella gestione-Spalletti, fino allo scorso dicembre si poteva notare una certa difficoltà in ambito internazionale, peraltro evidentissima anche in Mancini, ieri nell’Inter come oggi a Manchester. Lo Zenit che viaggiava a gonfie vele in Russia proponendo il miglior calcio del campionato, stentava non poco in Europa. Lo scorso anno i russi uscirono nel preliminare di Champions contro il modesto Auxerre, per poi venire umiliati dal Twente agli ottavi di Europa League (ma che sofferenza anche nel turno precedente contro lo Young Boys). La musica è cambiata nell’attuale stagione, pur con tanta fatica. E’ stato necessario uno strepitoso Malafeev per mantenere la squadra nella massima competizione europea, grazie a una serie di prodigiosi interventi nell’ultima partita contro il Porto. Lo 0-0 finale ha sorriso ai russi, barricadieri contro il loro dna. Perché per quantità e qualità di gioco prodotta in precedenza, lo Zenit avrebbe dovuto vincere il girone a mani basse. Invece si è reso protagonista di uno sagra delle spreco che avrebbe potuto costargli caro.
Un perfetto esempio della difficoltà di raccogliere quanto seminato è stata la doppia sfida con lo Shakathar. A Donetsk si è visto il miglior Zenit “europeo” dai tempi di Advocaat e Arshavin (coppa Uefa vinta nel 2008): triangolazioni, sovrapposizioni, creatività. Difficile tenere il conto delle occasioni da gol create dagli uomini di Spalletti, ma anche degli errori sotto porta. Risultato finale? 2-2. A San Pietroburgo invece striminzito 1-0 su corner grazie a Lombaerts, dopo un primo tempo infuocato con i vari Fayzulin, Bukharov, Danny e Shirokov a giocare al tiro al bersaglio con la porta degli ucraini. Senza dimenticare i 5 punti su 6 persi contro l’APOEL Nicosia. “I ciprioti hanno costruito poco” ha commentato Spalletti dopo la sconfitta sull’isola, “capitalizzando però al meglio le occasioni. E’ ciò che non siano riusciti a fare noi”. La miglior analisi possibile del principale problema dello Zenit.
La qualità della rosa, attualmente in testa al campionato russo, rimane di buonissimo livello, nonostante Spalletti abbia chiesto a gran voce un paio di rinforzi a gennaio. Tutto parte dal genio di Danny, trequartista portoghese fondamentale per il gioco dello Zenit “come Messi lo è per quello del Barcellona” (così Henk van Stee, responsabile del settore giovanile del club). Importante il recupero in avanti di Kerzhakov (con Bukharov egregia alternativa), classificatosi terzo come giocatore dell’anno in Russia. Già detto di Malafeev, nel reparto arretrato spicca l’ottimo rendimento dell’azzurro Criscito, subito ambientatosi nella nuova realtà, e del centrale belga Lombaerts, elemento di notevole qualità capace di tornare ad alti livelli dopo una paio di brutti infortuni. Infine la mediana, dove Denisov brilla per affidabilità in interdizione e il jolly Shirokov per il piede caldo - 3 reti nella fase a gironi.
Fonte: Guerin Sportivo - Regine di Champions
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Parole sante!
RispondiEliminaPensa che tv satellitari che dedicano sempre tanto spazio al glorioso Mancini, stranamente (?) hanno taciuto l'eliminazione dei Citizens dalla League Cup.
Ha fallito già 4 dei 5 obiettivi stagionali (Community Shield, gironi Champions League, League Cup e FA Cup), ma in queste latitudini nessuno osa proferir parola...
Fuori l'Ajax, farò il tifo per lo Zenit del bistrattato Spalletti. Spero che Arshavin abbia da subito un ottimo impatto, altrimenti sarà dura senza Danny...
Oltretutto, come faceva giustamente notare Roberto Gotta, ha una rosa composta da una sessantina di giocatori (a inizio stagione Guidetti, prima di trasferirsi in prestito al Feyenoord, aveva avuto proprio la maglia numero 60) e si lamenta pure perchè ha dei ruoli scoperti.
RispondiEliminaDopo il Basilea, anche le mie simpatie vanno allo Zenit...
Eheh ricordo bene. Inconsolabili i suoi pianti quando gli squalificarono Kompany (con Yaya Touré impegnato in Coppa d'Africa). Eppure aveva due centrali difensivi di ruolo più Richards tranquillamente adattabile, una situazione quindi tutt'altro che proibitiva. Pensa che c'era chi ha dovuto fare a meno per quasi tutta la stagione di Ferdinand e Vidic, schierando spesso e volentieri Carrick difensore centrale, senza lamentare alcunché.
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