Negli anni Ottanta il club kosovaro del Pristina raggiunse la massima divisione del campionato jugoslavo, rivelandosi contro ogni pronostico squadra da centro-classifica capace di sorprendere anche le grandi del paese. Di quella “generazione d’oro” faceva parte Agim Cana, spirito guerriero trasmesso in toto al figlio Lorik, nato nel 1983, l’anno della storica vittoria del piccolo Pristina contro la Stella Rossa. Poi la Jugoslavia si è dissolta in un bagno di sangue, dal quale la famiglia Cana è fuggita nel 1992 riparando in Svizzera nei pressi di Losanna. Lì, nella scuola calcio del massimo club del cantone francese, è iniziata la carriera di Lorik Cana.
Difficilmente un soprannome rende giustizia alle caratteristiche di un giocatore come nel caso di Cana, chiamato “il guerriero” già a 17 anni quando lasciava la giovanili del Losanna per quelle del Paris Saint Germain. Centrocampista difensivo (ma all’occorrenza anche difensore centrale) dal tackle che non lascia prigionieri, debutta in Ligue 1 nella stagione 2002/03, diventando titolare del club parigino l’annata successiva. Su consiglio di papà Agim, diventato il suo procuratore, nel 2005 lascia il PSG per l’Olympique Marsiglia, dove in breve tempo i tifosi lo eleggono a proprio idolo assieme a Franck Ribery. Il secondo però usa il fioretto, il primo la mazza chiodata. Ma nel Milan Gattuso e Kakà non erano forse amati in egual misura?
Lasciata la Francia nel 2009 non senza polemiche (in Ligue 1 ha collezionato 59 cartellini gialli in 7 anni), la musica cambia poco al Sunderland: 10 gialli, un rosso e il consiglio del tecnico dei Black Cats Steve Bruce di “darsi una calmata”. Lo farà (parzialmente) l’anno successivo al Galatasaray, dove Cana è uno dei pochi a salvarsi da una delle peggiori stagioni di sempre del club di Istanbul, togliendosi anche la soddisfazione di segnare, contro l’Eskisehirspor, il primo gol di un giocatore straniero nella nuovissima Türk Telekom Arena.
Molto legato al proprio paese d’origine, Cana è un appassionato di Albanologia, la scienza che studia il linguaggio e le tradizioni locali dell’Albania. Non sorprende pertanto che, a dispetto del triplo passaporto albanese-svizzero-francese, abbia scelto di giocare nell’Albania, dove finora ha raccolto 47 presenze, una rete e una furibonda litigata con Sneijder e Van Nistelrooy che gli è costata l’ennesima espulsione. Finché gli reggono i nervi, è un ottimo acquisto.
Fonte: Guerin Sportivo
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