Il colpo di scena è arrivato in estate. Franky Vercauteren, il tecnico che aveva raccolto nel novembre 2009 un Genk imbrigliato nella mediocrità del centro-classifica e in 18 mesi lo aveva portato sul tetto del Belgio, si è dimesso dall’incarico dopo aver accettato una lucrosa offerta proveniente dagli Emirati Arabi Uniti. L’ex nazionale belga ha tentato di camuffare la propria decisione, mossa da motivazioni puramente economiche, puntando il dito contro una dirigenza colpevole, a suo dire, di aver già programmato una politica di ridimensionamento. Che in realtà non c’è stata. Il Genk ha ceduto Thibaut Courtois - miglior portiere del campionato - al Chelsea, battendo il record di incasso (9 milioni di euro) nella propria storia per un singolo giocatore. Ma è stata l’unica partenza di rilievo, dal momento che al primo settembre tutti gli altri protagonisti della vittoria in campionato, da Jelle Vossen a Elyaniv Barda, da David Hubert fino alla stellina Kevin De Bruyne, sono rimasti nelle Fiandre. Qualcuno magari mugugnando, vedi il caso di De Bruyne, che già si immaginava a Stamford Bridge accanto all’ex rivale Romelu Lukaku; per il resto, l’ossatura della squadra è rimasta pressoché invariata, con parte dei soldi ricavati dalla cessione di Courtois reinvestiti in giocatori di esperienza quali Mohamed Sarr, Leandro Grimi e Jeroen Simaeys, più il nazionale belga Christian Benteke (non utilizzabile però in Champions) e il centrale argentino Abel Masuero. Se poi qualcuno pretendeva Samuel Eto’o, ha decisamente sbagliato paese.
Per sostituire Vercauteren è stato chiamato Mario Been, reduce da un’esperienza poco felice al Feyenoord, culminata con le dimissioni a seguito di un ammutinamento dei giocatori, con tanto di votazione e lettera inviata alla società contro il tecnico “persona non più gradita”. Prima del Feyenoord però Been si era dimostrato allenatore abile a ottenere risultati con rose poco attrezzate, prima centrando la promozione in Eredivisie con l’Excelsior, quindi portando il Nec Nijmegen fino ai sedicesimi di Coppa Uefa – con vittorie di prestigio contro Spartak Mosca e Udinese. L’ex giocatore del Pisa conosce pertanto bene cosa significhi essere alla guida di un vaso di coccio; una condizione alla quale il Genk non può sfuggire in questa Champions.
Lo scorso anno il punto di forza dei fiamminghi è stato il reparto offensivo, come testimoniato dalle 80 reti segnate in 40 incontri di campionato. Accanto al bomber Vossen, prodotto del vivaio e autore di 20 reti, si è rivelato prezioso l’apporto dell’israeliano Barda, specialista sui calci piazzati. Nel primo scorcio dell’attuale stagione però è finito sugli scudi il portiere ungherese László Koteles, decisivo ai rigori contro il Maccabi Haifa nei play-off di Champions, per una qualificazione che ha portato nelle casse dei belgi 15 milioni di euro, ovvero più della metà del loro budget complessivo. L’estremo difensore si è poi ripetuto al debutto nella fase a gironi, sbarrando la strada al Valencia.
LA STELLA - Kevin De Bruyne
Possiede tutte le potenzialità per diventare quel numero 10 che il Belgio sta cercando da tempo immemore: tecnica di alto livello, dribbling secco, destro al fulmicotone. Ko in estate per un infortunio, senza il quale probabilmente sarebbe già del Chelsea. Una sua quaterna al Club Brugge - la prima in carriera - ha causato l'esonero di Adrie Koster.
Fonte: Guerin Sportivo
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