In Italia per riuscire dove il rivale Yoann Gourcouff ha fallito. Miralem Pjanic, trequartista bosniaco di squisite qualità tecniche, nell’ultima stagione al Lione ha sofferto parecchio la concorrenza dell’ex milanista. Meglio quindi cambiare aria, nel tentativo di ritornare ai livelli strepitosi della stagione 2009/10: 11 gol e 10 assist tra Ligue 1 e Champions League, con reti europee pesantissime come quella al Santiago Bernabeu che ha estromesso il Real Madrid agli ottavi di Champions. Il Lione quell’anno arriverà fino in semifinale.
Sul talento di Pjanic, nato a Tuzla (Bosnia) nel 1990, ci sono sempre stati pochissimi dubbi. Emigrato con la famiglia in Lussemburgo per scappare dalla guerra, dal padre Fahrudin giocatore semi-professionista eredita la passione per il calcio. Inizia con i lussemburghesi del Schifflange 95, poi a 14 anni emigra in Francia al Metz. Nel 2006 con l’under-16 è campione nazionale, mentre nell’agosto dell’anno successivo la raffica di infortuni che colpisce i centrocampisti del Metz (Obraniak, Barbosa, Cardy, Gygax) permette a “Mirè” di debuttare, a 17 anni, in Ligue 1. Una volta nell’undici titolare dei granata, Pjanic vi rimane fino al passaggio al Lione, avvenuto l’estate successiva. Play-maker elegante, specialista nei calci piazzati, l’impatto con la Gerland non è tra i più positivi, visto che nell’ottobre 2008 Stephane Dalmat del Sochaux gli rompe il perone.
Pjanic però si riprende bene e diventa una delle stelle del club, almeno fino all’arrivo di Gourcouff. Il tecnico Puel prova a farli convivere in campo, con il bosniaco spostato in fascia, ma l’esperimento non funziona. Nella scorsa stagione le poche soddisfazioni per Pjanic arrivano dalla nazionale bosniaca, con 2 reti e un assist in 5 partite. Uno dei due gol lo segna con uno splendido calcio di punizione da 25 metri al Lussemburgo, paese nel quale aveva furoreggiato con la nazionale under-17, mettendosi in mostra all’Europeo di categoria 2006 (suo l’unico gol della squadra nella fase finale) e con una quaterna in una pirotecnico 5-5 contro il Belgio. Piedi buoni ma anche spirito di scarifico. Con Luis Enrique andrà sicuramente d’accordo.
Fonte: Guerin Sportivo
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