Il 4-0 con il quale l’Olanda ha liquidato a Budapest l’Ungheria lo scorso venerdì ha regalato al ct oranje Bert van Marwijk un significativo primato statistico. E’ lui l’allenatore olandese con la più alta percentuale di vittorie nella storia: il 75%, ovvero tre successi ogni quattro incontri disputati.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
martedì 29 marzo 2011
sabato 26 marzo 2011
Il braccio violento di Lex
Lex Immers è un ultrà che si è scoperto sufficientemente dotato con un pallone tra i piedi da poter diventare un calciatore professionista. Ogni volta che segna una rete per la sua squadra, l’ADO Den Haag, non è necessario che si chini a baciare il logo del club come fanno molti suoi colleghi; gli basta togliersi la maglietta e mostrare la propria schiena, dove fa bella mostra di sé un grande tatuaggio raffigurante una cicogna (simbolo della città di Den Haag e, pertanto, dall’ADO) posizionata sotto la scritta Fc Den Haag a caratteri gotici.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
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venerdì 25 marzo 2011
Tim Matavz e l'Italia nel mirino
L’Italia si è già accorta della Generazione d’Argento del calcio sloveno, così chiamata per distinguerla da quella d’Oro che stupiva qualificandosi a Euro 2000 e al Mondiale 2002, grazie al Palermo di Zamparini, abile nello scovare due autentiche gemme quali Josip Ilicic e Armin Bacinovic. A loro potrebbe presto aggiungersi il 22enne Tim Matavz, individuato dal Napoli quale ideale vice-Cavani. Un affare che i partenopei avrebbero voluto concludere lo scorso gennaio, salvo poi non trovare l’accordo sul pezzo fissato dal Groningen, nonostante la loro fosse l’offerta più alta pervenuta al club olandese. Se ne riparlerà in estate.
Matavz è il tipico giocatore che i media non amano. Niente eccessi, nessun passato difficile da lasciarsi alle spalle, zero litigi con allenatori, compagni e avversari. Per una volta la storia del ragazzino di talento tutto genio e sregolatezza può essere tranquillamente evitata. Matavz è una prima punta molto tecnica, abile nel gioco aereo e dotata di quel fiuto del gol che caratterizza i bomber di razza. In doppia cifra a 17 anni nel suo primo campionato da professionista, disputato in patria tra le fila del Gorica, ha segnato 28 gol nelle ultime due stagioni di Eredivisie. Nel mezzo, l’inclusione nella rosa della Slovenia al Mondiale sudafricano, dove ha disputato uno spezzone della gara contro l’Inghilterra. Lo ha lanciato Matjaz Kek, il tecnico capace di soffiare la vetrina mondiale alla Russia di Guus Hiddink. Davide aveva battuto Golia; una storia che Cesare Prandelli si augura di non rivivere questa sera a Lubiana.
Lo scorso ottobre Matavz ha segnato le sue prime reti in nazionale, siglando una tripletta alle Far Øer. Poco dopo si è ripetuto in Olanda rifilando tre gol al Willem II. Il suo club, il Groningen, è garanzia di qualità. Con i bianco-verdi è iniziata la carriera di Arjen Robben, e sempre all’Euroborg ha mosso i primi passi in Europa Luis Suarez. L’uruguaiano oggi fa furore in Premier League, un campionato che però difficilmente verrà raggiunto da Matavz. “Amo il caldo e l’Europa del sud”, ha commentato il diretto interessato. “I tornei che si adattano meglio alle mie qualità sono la Liga e la Serie A”. Appuntamento quindi a fine stagione.
Fonte: Il Giornale
Matavz è il tipico giocatore che i media non amano. Niente eccessi, nessun passato difficile da lasciarsi alle spalle, zero litigi con allenatori, compagni e avversari. Per una volta la storia del ragazzino di talento tutto genio e sregolatezza può essere tranquillamente evitata. Matavz è una prima punta molto tecnica, abile nel gioco aereo e dotata di quel fiuto del gol che caratterizza i bomber di razza. In doppia cifra a 17 anni nel suo primo campionato da professionista, disputato in patria tra le fila del Gorica, ha segnato 28 gol nelle ultime due stagioni di Eredivisie. Nel mezzo, l’inclusione nella rosa della Slovenia al Mondiale sudafricano, dove ha disputato uno spezzone della gara contro l’Inghilterra. Lo ha lanciato Matjaz Kek, il tecnico capace di soffiare la vetrina mondiale alla Russia di Guus Hiddink. Davide aveva battuto Golia; una storia che Cesare Prandelli si augura di non rivivere questa sera a Lubiana.
Lo scorso ottobre Matavz ha segnato le sue prime reti in nazionale, siglando una tripletta alle Far Øer. Poco dopo si è ripetuto in Olanda rifilando tre gol al Willem II. Il suo club, il Groningen, è garanzia di qualità. Con i bianco-verdi è iniziata la carriera di Arjen Robben, e sempre all’Euroborg ha mosso i primi passi in Europa Luis Suarez. L’uruguaiano oggi fa furore in Premier League, un campionato che però difficilmente verrà raggiunto da Matavz. “Amo il caldo e l’Europa del sud”, ha commentato il diretto interessato. “I tornei che si adattano meglio alle mie qualità sono la Liga e la Serie A”. Appuntamento quindi a fine stagione.
Fonte: Il Giornale
giovedì 24 marzo 2011
Euro 2012 Qualifying: Hungary v Holland Match Preview
What: Euro 2012 qualifying – Group E
Who: Hungary vs Holland
When: Friday 25th March, 2011, at 19:30 UK Time
Where: Stadium Ferenc Puskás, Budapest, Hungary
Working on a dream
With the appointment of the 2009 FIFA Under-20 World Cup bronze medal winner Sándor Egervári, the Hungarians have high hopes for the 2012 Euro qualifiers. Despite a poor start to their qualifying group – a 2-0 loss against Sweden – Hungary quickly rose to take second spot after three consecutive wins. Balázs Dzsudzsák’s late winner against Finland in Helsinki last October showed Hungary are a team solid enough to become serious contenders in Group E, with second, at the very least, within their grasp.
In 2010 there was a breath of fresh air within Hungarian football: A new FA chairman (Sándor Csányi), a new coach (Egervári) and new players brought from the country’s Under-21 team. “Egervári knows the Hungarian talents like nobody else”, said Dzsudzsák, “and he is the right man to develop a team that can take Hungary back to a major tournament’s final”. The coach has already written his name in the history of the Hungarian game, leading the country’s Under-20s to an impressive third place in the 2009 FIFA World Cup – the country’s best achievement since the 1954 FIFA World Cup final in Switzerland. This success has fed expectation within Hungary and sparked hopes of a revival or sorts.
PSV Eindhoven star Dzsudzsák has proven to be the talent many in Hungary were waiting for, yet there are others who can make their mark at international level. Captain Zoltan Gera’s experience will be vital in midfield, while up front striker Gergely Rudolf has found the back of the net in three of the last five games. Youngsters such as Adam Pinter and Vladimir Koman can play a part too. The only bad news for Egervari’s men is that top scorer Adam Szalai (four goals in the four qualifiers) is sidelined until the end of the season due to a ligament injury.
Clockwork Orange still marching on
Since Bert van Marwijk slipped into the Oranje dugout after Euro 2008, he has lost just two games as national team boss; one a meaningless friendly against Australia and the other the 2010 World Cup final against Spain – and that only in extra time. Holland’s Euro 2012 campaign has been perfect so far, with four wins out of four, 12 goals scored and just two conceded. And psychologically too Holland could have an advantage over their opponents with it being less than one year since Van Marwijk’s men thrashed Hungary 6-1 in a friendly. "We must forget that match", said Van Marwijk though. "For Hungary it was a simple end of season game, while for us it was the last test before the World Cup." The Holland boss might also have pointed out that Hungary had a different boss (Erwin Koeman) and a less than enthusiastic attitude.
Apart from established performers like Arjen Robben, Wesley Sneijder and Robin van Persie, who individually are once again on top of their games, Holland seem to be the right place for players who are keen to put on a show they are not given the chance to at their respective club sides. Regular bench-warmers Ibrahim Afellay (Barcelona), Urby Emanuelson (AC Milan) and those who have slipped from grace, Klaas-Jan Huntelaar (Schalke) and Eljero Elia (Hamburg) can once again become key players in an Oranje jersey. Indeed, Afellay was man of the match in the 4-1 wins against Sweden last October, while Huntelaar has scored eight goals in the four qualifiers Holland have played so far.
A big blow for Van Marwijk however has come in the form of an injury to goalkeeper Maarten Stekelenburg, who broke his thumb during a training session for club side Ajax. The coach moved swiftly to replace him with veteran stoppers Sander Boschker and Jelle Ten Rouwlaar, commenting that he preferred "to have experienced players within the group". However, in all probability Van Marwijk’s starting keeper will be Utrecht’s Michel Vorm, Stekelenburg’s understudy at the World Cup.
Recent form
Hungary:
Finland 1–2 Hungary (12/10; Euro 2012 Qualifying)
Hungary 2–0 Lithuania (17/11; Friendly)
Hungary 2–0 Azerbaijan (09/02; Friendly)
Holland:
Holland 4–1 Sweden (12/10; Euro 2012 Qualifying)
Holland 1-0 Turkey (17/11; friendly)
Holland 3-1 Austria (09/02; Friendly)
Players to watch
Hungary – Balázs Dzsudzsák: Despite beginning his trek towards stardom with Debrecen, it is in Holland where Dzsudzsák has found fame and fortune. With PSV, the Hungarian has developed into one of the best wingers in the world, but now he must prove himself on the international stage against the country that has done so much to forge him. Dzsudzsák has already scored against Holland however, managing the consolation in Hungary’s 6-1 friendly drubbing. With three goals in his last four games, Dzsudzsák is surely Hungary’s most lethal weapon.
Holland – Wesley Sneijder: A week ago Sneijer was vital once again for Inter, starring in the victory against Bayern Munich in the Champions League, winning a personal contest against countryman Arjen Robben in the process. After an unimpressive start to the Serie A season, Sneijder is quickly rediscovering the top notch form he showed throughout an outstanding 2009/10 season. The Inter man has not scored yet in Holland’s Euro 2012 qualifying campaign – a bad sign for Hungary.
Match prediction
"Losing against Holland would not be a shame", said Dzsudzsák when questioned about the game. However, at home, in Budapest, it looks now or never for the Hungarians. This duel should show whether Hungary’s new-found maturity is enough to make their ambitions realistic. This should be a tough but hugely entertaining game, where the hosts will need to make few mistakes, otherwise Holland will grab another impressive win.
Fonte: Inside Futbol
Who: Hungary vs Holland
When: Friday 25th March, 2011, at 19:30 UK Time
Where: Stadium Ferenc Puskás, Budapest, Hungary
Working on a dream
With the appointment of the 2009 FIFA Under-20 World Cup bronze medal winner Sándor Egervári, the Hungarians have high hopes for the 2012 Euro qualifiers. Despite a poor start to their qualifying group – a 2-0 loss against Sweden – Hungary quickly rose to take second spot after three consecutive wins. Balázs Dzsudzsák’s late winner against Finland in Helsinki last October showed Hungary are a team solid enough to become serious contenders in Group E, with second, at the very least, within their grasp.
In 2010 there was a breath of fresh air within Hungarian football: A new FA chairman (Sándor Csányi), a new coach (Egervári) and new players brought from the country’s Under-21 team. “Egervári knows the Hungarian talents like nobody else”, said Dzsudzsák, “and he is the right man to develop a team that can take Hungary back to a major tournament’s final”. The coach has already written his name in the history of the Hungarian game, leading the country’s Under-20s to an impressive third place in the 2009 FIFA World Cup – the country’s best achievement since the 1954 FIFA World Cup final in Switzerland. This success has fed expectation within Hungary and sparked hopes of a revival or sorts.
PSV Eindhoven star Dzsudzsák has proven to be the talent many in Hungary were waiting for, yet there are others who can make their mark at international level. Captain Zoltan Gera’s experience will be vital in midfield, while up front striker Gergely Rudolf has found the back of the net in three of the last five games. Youngsters such as Adam Pinter and Vladimir Koman can play a part too. The only bad news for Egervari’s men is that top scorer Adam Szalai (four goals in the four qualifiers) is sidelined until the end of the season due to a ligament injury.
Clockwork Orange still marching on
Since Bert van Marwijk slipped into the Oranje dugout after Euro 2008, he has lost just two games as national team boss; one a meaningless friendly against Australia and the other the 2010 World Cup final against Spain – and that only in extra time. Holland’s Euro 2012 campaign has been perfect so far, with four wins out of four, 12 goals scored and just two conceded. And psychologically too Holland could have an advantage over their opponents with it being less than one year since Van Marwijk’s men thrashed Hungary 6-1 in a friendly. "We must forget that match", said Van Marwijk though. "For Hungary it was a simple end of season game, while for us it was the last test before the World Cup." The Holland boss might also have pointed out that Hungary had a different boss (Erwin Koeman) and a less than enthusiastic attitude.
Apart from established performers like Arjen Robben, Wesley Sneijder and Robin van Persie, who individually are once again on top of their games, Holland seem to be the right place for players who are keen to put on a show they are not given the chance to at their respective club sides. Regular bench-warmers Ibrahim Afellay (Barcelona), Urby Emanuelson (AC Milan) and those who have slipped from grace, Klaas-Jan Huntelaar (Schalke) and Eljero Elia (Hamburg) can once again become key players in an Oranje jersey. Indeed, Afellay was man of the match in the 4-1 wins against Sweden last October, while Huntelaar has scored eight goals in the four qualifiers Holland have played so far.
A big blow for Van Marwijk however has come in the form of an injury to goalkeeper Maarten Stekelenburg, who broke his thumb during a training session for club side Ajax. The coach moved swiftly to replace him with veteran stoppers Sander Boschker and Jelle Ten Rouwlaar, commenting that he preferred "to have experienced players within the group". However, in all probability Van Marwijk’s starting keeper will be Utrecht’s Michel Vorm, Stekelenburg’s understudy at the World Cup.
Recent form
Hungary:
Finland 1–2 Hungary (12/10; Euro 2012 Qualifying)
Hungary 2–0 Lithuania (17/11; Friendly)
Hungary 2–0 Azerbaijan (09/02; Friendly)
Holland:
Holland 4–1 Sweden (12/10; Euro 2012 Qualifying)
Holland 1-0 Turkey (17/11; friendly)
Holland 3-1 Austria (09/02; Friendly)
Players to watch
Hungary – Balázs Dzsudzsák: Despite beginning his trek towards stardom with Debrecen, it is in Holland where Dzsudzsák has found fame and fortune. With PSV, the Hungarian has developed into one of the best wingers in the world, but now he must prove himself on the international stage against the country that has done so much to forge him. Dzsudzsák has already scored against Holland however, managing the consolation in Hungary’s 6-1 friendly drubbing. With three goals in his last four games, Dzsudzsák is surely Hungary’s most lethal weapon.
Holland – Wesley Sneijder: A week ago Sneijer was vital once again for Inter, starring in the victory against Bayern Munich in the Champions League, winning a personal contest against countryman Arjen Robben in the process. After an unimpressive start to the Serie A season, Sneijder is quickly rediscovering the top notch form he showed throughout an outstanding 2009/10 season. The Inter man has not scored yet in Holland’s Euro 2012 qualifying campaign – a bad sign for Hungary.
Match prediction
"Losing against Holland would not be a shame", said Dzsudzsák when questioned about the game. However, at home, in Budapest, it looks now or never for the Hungarians. This duel should show whether Hungary’s new-found maturity is enough to make their ambitions realistic. This should be a tough but hugely entertaining game, where the hosts will need to make few mistakes, otherwise Holland will grab another impressive win.
Fonte: Inside Futbol
mercoledì 23 marzo 2011
PSV set to help Ibrahim Rabiu out of the wilderness
It is often said that the world of football is like a jungle and nothing is ever done for free. Nigerian midfielder Ibrahim Rabiu is one player who can testify that this is indeed the truth. A rising star at just 16, Rabiu has just signed for PSV Eindhoven, but the path to the Eredivisie club was a long and winding one, leaving critics warning that the now-20-year-old could be a talented but troubled starlet. However, this is far from the truth.
Rabiu left Nigeria with the words “the new Jay-Jay Okocha” ringing in his ears. Sure of his talent, and destined to for the top, the youngster had no reason to expect anything other than a bright future. But an unfortunate series of events left his career in trouble, and for Rabiu, the culprit was easy to spot. “My former agent is the one to blame”, said the Nigerian, taking time out of a training session with Telstar, a club in the Dutch second tier. “He has always thought how to make money for himself instead of protecting my career and my future. He told me a lot of lies too.”
Born in Nigeria on 15th March, 1991, Rabiu was scouted by agent Bertram Ekenwa while he was playing in the Mambilla Barracks in Abuja, and quickly enrolled in a boarding school. Later, Rabiu joined FC Sports Academy before signing Gateway FC, a professional side from the town of Abeokuta. 2007 was the player’s breakthrough year, with plaudits aplenty handed out for Rabiu’s role in Nigeria’s victories in the FIFA Under-17 World Cup and the African Under-17 Championship. Observing Rabiu’s technical skills, dribbling ability and vision, it was taken as a given that a future at the top of the game lay ahead.
In the summer of that same year Rabiu signed a youth contract with Sporting Lisbon, despite strong interest from the English quartet Arsenal, Chelsea, Manchester United and Liverpool. “A move to a top Premier League club would probably have ruined Ibrahim’s career”, said his agent Ekenwa. “He needs to develop step-by-step, and Sporting’s youth academy is one of the best in the world. I am sure Rabiu can become a top class player.”
And the Nigerian did flourish, enjoying two years of success, particularly impressing at the Under-19 International Bellinzona Tournament. In 2008, Sporting picked up the trophy and Rabiu, deployed as a classic number 10 in a 4-2-3-1 system, was voted the tournament’s best player. One year later the talented attacking midfielder again led the Portuguese giants to the final, however Tottenham Hotspur proved too strong.
In 2010, Rabiu left Sporting as a free agent, having turned down two offers to sign a professional contract with the Liga Sagres outfit. “Ekenwa told me not to sign”, remembered the Nigerian. “He said that Sporting’s economic offer was not good enough for a player like me. There are many European clubs – he said – that can put a better offer on the table. Celtic, for example. Ekenwa told me the deal was done with them. Lies. I spent my last months in Lisbon in my hotel room. I was not injured, nor did I have any problems with the coach. The people at Sporting were very angry. However, I trusted my agent and didn’t sign. Those were really bad days for me.”
Alone, without a club and an agent, the thought of quitting football and returning to his homeland ran across Rabiu’s mind. Another agent though, Tony Harris, made the youngster change his mind, and the 19-year-old spent the second half of 2010 looking for a club, though he could not find the right fit for various reasons. Rabiu had a trial with VVV-Venlo in Holland and then across the border with Belgian side Club Brugge. “VVV told me I was not the kind of player they were looking for”, explained Rabiu, “though they considered me as very good. In Brugge I could not perform at my best. I lacked match fitness and a good physical condition because I’ve played very few games in 2010.”
In January 2011, former Dutch international Jan Poortvliet brought Rabiu back to Holland for a trial with his side Telstar. “He is surely not an Eerste Divisie player”, said Poortvliet. “In my opinion, the Nigerian is even too good for the Eredivisie. We played a friendly match against PSV Eindhoven, we lost the game 2-1, but he was indisputably the best player on the pitch.”
Rabiu however, did not manage a single minute on the pitch in Holland’s second division. “According to Royal Dutch Football Association rules, a non-EU player should be given a contract of at least €264,000 a year. It’s too much for a small club like Telstar”, bemoaned Poortvliet. “Without an investor to cover his salary, we cannot sign him.” Once again, financial reasons stopped the African talent from getting his career back on track.
The next stop on the Nigerian’s journey was with Finnish top flight club FC Haka. However, in the technically poor Veikkausliiga, the chances of Rabiu breaking his downward spiral seemed slim, and turning out in front of crowds of just a few thousand was ill-deserving of such a special talent. And then PSV came to the rescue.
“Ibrahim Rabiu has the potential to reach the heights of top stars like Lionel Messi”, said former Nigeria head coach Shaibu Amodu. Now, having signed at PSV, Nigerians everywhere hope Rabiu can find his way out of football’s jungle.
Fonte: Inside Futbol
Rabiu left Nigeria with the words “the new Jay-Jay Okocha” ringing in his ears. Sure of his talent, and destined to for the top, the youngster had no reason to expect anything other than a bright future. But an unfortunate series of events left his career in trouble, and for Rabiu, the culprit was easy to spot. “My former agent is the one to blame”, said the Nigerian, taking time out of a training session with Telstar, a club in the Dutch second tier. “He has always thought how to make money for himself instead of protecting my career and my future. He told me a lot of lies too.”
Born in Nigeria on 15th March, 1991, Rabiu was scouted by agent Bertram Ekenwa while he was playing in the Mambilla Barracks in Abuja, and quickly enrolled in a boarding school. Later, Rabiu joined FC Sports Academy before signing Gateway FC, a professional side from the town of Abeokuta. 2007 was the player’s breakthrough year, with plaudits aplenty handed out for Rabiu’s role in Nigeria’s victories in the FIFA Under-17 World Cup and the African Under-17 Championship. Observing Rabiu’s technical skills, dribbling ability and vision, it was taken as a given that a future at the top of the game lay ahead.
In the summer of that same year Rabiu signed a youth contract with Sporting Lisbon, despite strong interest from the English quartet Arsenal, Chelsea, Manchester United and Liverpool. “A move to a top Premier League club would probably have ruined Ibrahim’s career”, said his agent Ekenwa. “He needs to develop step-by-step, and Sporting’s youth academy is one of the best in the world. I am sure Rabiu can become a top class player.”
And the Nigerian did flourish, enjoying two years of success, particularly impressing at the Under-19 International Bellinzona Tournament. In 2008, Sporting picked up the trophy and Rabiu, deployed as a classic number 10 in a 4-2-3-1 system, was voted the tournament’s best player. One year later the talented attacking midfielder again led the Portuguese giants to the final, however Tottenham Hotspur proved too strong.
In 2010, Rabiu left Sporting as a free agent, having turned down two offers to sign a professional contract with the Liga Sagres outfit. “Ekenwa told me not to sign”, remembered the Nigerian. “He said that Sporting’s economic offer was not good enough for a player like me. There are many European clubs – he said – that can put a better offer on the table. Celtic, for example. Ekenwa told me the deal was done with them. Lies. I spent my last months in Lisbon in my hotel room. I was not injured, nor did I have any problems with the coach. The people at Sporting were very angry. However, I trusted my agent and didn’t sign. Those were really bad days for me.”
Alone, without a club and an agent, the thought of quitting football and returning to his homeland ran across Rabiu’s mind. Another agent though, Tony Harris, made the youngster change his mind, and the 19-year-old spent the second half of 2010 looking for a club, though he could not find the right fit for various reasons. Rabiu had a trial with VVV-Venlo in Holland and then across the border with Belgian side Club Brugge. “VVV told me I was not the kind of player they were looking for”, explained Rabiu, “though they considered me as very good. In Brugge I could not perform at my best. I lacked match fitness and a good physical condition because I’ve played very few games in 2010.”
In January 2011, former Dutch international Jan Poortvliet brought Rabiu back to Holland for a trial with his side Telstar. “He is surely not an Eerste Divisie player”, said Poortvliet. “In my opinion, the Nigerian is even too good for the Eredivisie. We played a friendly match against PSV Eindhoven, we lost the game 2-1, but he was indisputably the best player on the pitch.”
Rabiu however, did not manage a single minute on the pitch in Holland’s second division. “According to Royal Dutch Football Association rules, a non-EU player should be given a contract of at least €264,000 a year. It’s too much for a small club like Telstar”, bemoaned Poortvliet. “Without an investor to cover his salary, we cannot sign him.” Once again, financial reasons stopped the African talent from getting his career back on track.
The next stop on the Nigerian’s journey was with Finnish top flight club FC Haka. However, in the technically poor Veikkausliiga, the chances of Rabiu breaking his downward spiral seemed slim, and turning out in front of crowds of just a few thousand was ill-deserving of such a special talent. And then PSV came to the rescue.
“Ibrahim Rabiu has the potential to reach the heights of top stars like Lionel Messi”, said former Nigeria head coach Shaibu Amodu. Now, having signed at PSV, Nigerians everywhere hope Rabiu can find his way out of football’s jungle.
Fonte: Inside Futbol
martedì 22 marzo 2011
Samba ottomano
Una rete allo scadere del brasiliano tascabile Alanzinho sul campo del Genclerbirligi ha permesso al Trabzonspor di rimanere agganciato al Fenerbahce in vetta al campionato turco. Per il club di Trebisonda continua così il sogno di tornare a vincere quel titolo nazionale che manca dal 1984. Come per tante altre squadre sparse in tutta Europa, nel motore del Trabzonspor c’è benzina verdeoro.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
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lunedì 21 marzo 2011
Preview: Schalke 04 anti-Inter
Quando guidava il Wolfsburg, durante un ritiro estivo in Svizzera Felix Magath costrinse la squadra a salire di corsa fino in cima al monte Niesen, 2.500 metri d’altezza. Qualcuno crollò prima dell’arrivo. A fine stagione il club vinse la Bundesliga. Noto per i propri metodi di allenamento stile Full Metal Jacket, Magath è un tecnico inviso ai giocatori anche quando vince. Figuriamoci quando non ci riesce, come accaduto nella sua esperienza allo Schalke 04. La prova è arrivata la scorsa settimana, quando Magath è stato sollevato dal proprio incarico nonostante il club di Gelsenkirchen, deludente in campionato, abbia raggiunto i quarti di Champions e sia la finalista favorita in coppa di Germania, dove affronterà una squadra di seconda divisione, il MSV Duisburg.
Allontanato il “torturatore”, lo Schalke si presenta come un autentico rebus, in primis dal punto di vista tattico. Magath proponeva un 4-2-3-1 con Raul schierato alle spalle dell’ex milanista Huntelaar, ultimamente in disgrazia perché a digiuno di gol dallo scorso novembre (il greco ex campione d’Europa Charisteas o il ticinese Gavranovic le principali alternative). Il suo sostituto Ralf Rangnick, che verrà presentato oggi, è invece un adepto di quel 4-3-3 che gli ha portato tanta fortuna alla guida dell’Hoffenheim, condotto in un triennio dalla terza divisione alla Bundesliga. Un modulo che farebbe la felicità del peruviano Farfán (doppietta al Valencia in Champions), ottimo nel Psv Endhoven di Guus Hiddink come ala, scontento nello Schalke per l’utilizzo troppo decentrato e lontano dalla porta. Il tridente però non si addice a Raul, giocatore che rimane tuttora il miglior marcatore della squadra con 15 reti stagionali complessive.
Nel frattempo la squadra, guidata dal traghettatore Eichkorn, ha perso 2-0 a Leverkusen contro il Bayer, confermando la propria grigia annata in Bundesliga. In mezzo ai tanti dubbi che circondano il futuro dello Schalke, attualmente decimo a dispetto dei 36.8 milioni di euro spesi sul mercato, c’è però una certezza: il nazionale tedesco Neuer, strepitoso per continuità di rendimento. Se i Königsblauen sono mediocri in patria e belli in Europa, Neuer non fa distinzioni: lui para tutto e ovunque. Il fuoriclasse dello Schalke è lui.
Fonte: Il Giornale
Allontanato il “torturatore”, lo Schalke si presenta come un autentico rebus, in primis dal punto di vista tattico. Magath proponeva un 4-2-3-1 con Raul schierato alle spalle dell’ex milanista Huntelaar, ultimamente in disgrazia perché a digiuno di gol dallo scorso novembre (il greco ex campione d’Europa Charisteas o il ticinese Gavranovic le principali alternative). Il suo sostituto Ralf Rangnick, che verrà presentato oggi, è invece un adepto di quel 4-3-3 che gli ha portato tanta fortuna alla guida dell’Hoffenheim, condotto in un triennio dalla terza divisione alla Bundesliga. Un modulo che farebbe la felicità del peruviano Farfán (doppietta al Valencia in Champions), ottimo nel Psv Endhoven di Guus Hiddink come ala, scontento nello Schalke per l’utilizzo troppo decentrato e lontano dalla porta. Il tridente però non si addice a Raul, giocatore che rimane tuttora il miglior marcatore della squadra con 15 reti stagionali complessive.
Nel frattempo la squadra, guidata dal traghettatore Eichkorn, ha perso 2-0 a Leverkusen contro il Bayer, confermando la propria grigia annata in Bundesliga. In mezzo ai tanti dubbi che circondano il futuro dello Schalke, attualmente decimo a dispetto dei 36.8 milioni di euro spesi sul mercato, c’è però una certezza: il nazionale tedesco Neuer, strepitoso per continuità di rendimento. Se i Königsblauen sono mediocri in patria e belli in Europa, Neuer non fa distinzioni: lui para tutto e ovunque. Il fuoriclasse dello Schalke è lui.
Fonte: Il Giornale
venerdì 18 marzo 2011
Speciale ADO Den Haag
Due articoli per celebrare la squadra rilevazione della Eredivisie 2010/2011.
Negli ultimi vent’anni l’ADO Den Haag ha rappresentato il lato più oscuro del calcio olandese. Tifoseria violenta, partite sospese per cori antisemiti, ammutinamenti nello spogliatoio, la fuga di uno sponsor per timore di ricevere un danno alla propria immagine. Ulteriore problema: l’Ajax. Una rivalità ferocissima con il club di Amsterdam, soprattutto per i tifosi dell’ADO, la cui sfida con gli ajacidi è spesso diventata un semplice pretesto per sfogare mesi di frustrazioni. Quest’anno non sarà così.
ADO Den Haag-Ajax, in programma domenica al Kyocera Stadion, sarà soprattutto una sfida sportiva. La quinta forza della Eredivisie contro la terza. Un incontro ad armi pressoché pari, come non accadeva da tempo immemore. Perché i brutti, sporchi e cattivi d’Olanda si sono di colpo riscoperti bravi e belli. Hanno già vinto in casa di Ajax e Psv Eindhoven; il primo evento non si verificava dal 1986, il secondo addirittura dal 1971. Partito per salvarsi, l’ADO si è ritrovato in piena zona Europa League. Dalla frustrazione all’ambizione in pochi mesi.
Nei pronostici di inizio anno l’ADO era atteso da un’altra stagione all’insegna di sangue, sudore e lacrime. Del resto la squadra guidata da John van den Brom era stata costruita a costo zero tra prestiti (il rottame Dmitri Bulykin, in disgrazia nell’Anderlecht, e il carneade slovacco Frantisek Kubik), pallide promesse da cinque partite belle l’anno (Wesley Verhoek, prodotto del vivaio) e ragazzi provenienti da squadre dilettanti (Lex Immers e Jens Toornstra). Oggi tutti questi giocatori sono rivelazioni. Il russo Bulykin è vice-capocannoniere della Eredivise con 17 gol; Verhoek è il terzo miglior assist-man del campionato; Immers non fa più notizia solo per il logo dell’ADO tatuato dietro la schiena, ma perché primeggia nelle classifiche di rendimento. Ma la favola nella favola è rappresentata da Toornstra, diciotto mesi fa in Tweede Klasse (la quarta divisione olandese), oggi in odor di nazionale dopo essere diventato uno dei cardini dell’under 21. Il brutto anatroccolo ADO è diventato un cigno.
Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time
In Den Haag the world is upside down. Up until last summer, the city’s main club side, ADO (short for Alles Door Oefeningen – ‘Everything Through Practice’) was considered the very example of everything a football club should not be. Hooliganism, dressing room bust-ups, racist abuse from supporters and financial decline. For the last few seasons, ADO have hit the headlines in Holland for all the wrong reasons and, despite being considered a sleeping giant of the Dutch game, have never advanced further than repeated Eredivisie relegation battles.
This season though ADO look to have rediscovered their pride and the word frustration, too often associated with their progress – or lack of – by the club’s fans, has been replaced with ambition. The Den Haag outfit look set for a spot in Europe and, along with Groningen, the Yellow-Green are the Eredivisie’s “best of the rest” behind title contenders PSV Eindhoven, FC Twente and Ajax.
With 45 points from 26 games at the time of writing, ADO sit fourth in the league. And the side coached by John van den Brom are close to setting a new club record, with 52 goals scored so far. With eight games left, ADO need just another 13 to equal the record number they achieved in the 1975/76 season. ADO are a competitive team, built with little money lavished on transfers. All their key performers either arrived on loan, were bought from an amateur club, or developed by their own youth system. But amidst all the superb displays, it is the heroics of a quartet of stars, who could well be known as the fantastic four, that have formed the basis for the side’s success:
Dmitri Bulykin
Bulykin has been reborn at ADO after two unimpressive and unlucky seasons with Anderlecht and Fortuna Dusseldorf. “I seriously thought about hanging up my boots”, admitted the Russian striker. Now, he is glad he didn’t. Last August, Bulykin joined ADO on a one-year loan from Anderlecht after a successful trial. It was not easy for the Russian at first however, with not all at ADO agreeing that he could reach the level of fitness required to play in the Eredivisie. “You are too fat”, the striker was told after just one training session. “Here you can see only muscles”, said Bulykin defiantly after tearing off his jersey and pointing to his chest. The Russian quickly became a regular in ADO’s 4-3-3 system, developing a good understanding with his team-mates, Wesley Verhoek, Frantisek Kubik and Charlton Vicento. 17 goals and six assists in 26 games has made Bulykin a firm fan favourite at the Kyocera Stadion, with supports singing the Russian song “Kalinka” every time he finds the back of the net.
Lex Immers
A hometown hero, Immers is Den Haag born and bred, as the ADO badge tattooed on his back would suggest. “One thing is certain”, said Immers after his Eredivisie debut on 24th August, 2007, “I will never play for Ajax”. The Den Haag native is an attacking midfielder, but can also operate effectively up front, as has been the case this season when Bulykin was sidelined with injury. A player who runs for the whole 90 minutes, the 24-year-old’s vitality and endurance are vital for ADO. Last summer, Immers was close to moving to Italy where his parents live. “Without a serious offer, none of our talent will leave ADO”, said chairman Mark van der Kallen. ADO fan number one Immers (six goals and three assists so far this season) agrees: “Only a bid bigger than the distance from Den Haag to Tokyo will make me move from here.” The ADO faithful hope even that would not be enough.
Jens Toornstra
ADO’s brains and heart, at the beginning of 2009 this left sided midfielder still turned out for amateur side Alphense Boys in the Tweede Klasse C – Dutch football’s fourth tier. Less than two years later however, and Jens Toornstra is one of the Eredivisie’s finest young talents, making his debut with Holland’s Under-21 side and scoring his first goals with both ADO and the “little Oranje”. Spotted by Holland’s press officer Kees Jansma, who was impressed by his qualities, a suggestion to the Den Haag-based side that they snap up Toornstra did not go unheeded. Following the youngster’s first few accomplished displays in the Eredivisie, Holland was gripped by the “Toornstra case”, as a nation asked how good scouts in the top flight really are if they could let Jens Toornstra’s talent go unnoticed. Since his debut on 4th December, 2009, the 22-year-old midfielder has missed just one game. This season Toornstra has three goals and three assists to his name for ADO.
Wesley Verhoek
Wesley Verhoek made his ADO debut in the 2004/05 season, however until 2010 the winger was considered a typical inconsistent, if talented, player. This season though Verhoek’s career has skyrocketed, with Eredivisie giants Ajax and PSV Eindhoven knocking loudly on ADO’s door. The 24-year-old is currently ranked the fifth best performer in the league and third best passer, with eleven assists to his name so far. Scoring has been on the agenda too, with seven goals scored, the most important of those being at the Philips Stadion against PSV, a strike which was crucial in securing ADO a famous 1-0 win, their first in Eindhoven since 1971. Verhoek also bagged the winner against Ajax at the Amsterdam ArenA. “The last time ADO won in Amsterdam was in 1986”, said Verhoek, “just five weeks before I was born.”
Fonte: Inside Futbol
Negli ultimi vent’anni l’ADO Den Haag ha rappresentato il lato più oscuro del calcio olandese. Tifoseria violenta, partite sospese per cori antisemiti, ammutinamenti nello spogliatoio, la fuga di uno sponsor per timore di ricevere un danno alla propria immagine. Ulteriore problema: l’Ajax. Una rivalità ferocissima con il club di Amsterdam, soprattutto per i tifosi dell’ADO, la cui sfida con gli ajacidi è spesso diventata un semplice pretesto per sfogare mesi di frustrazioni. Quest’anno non sarà così.
ADO Den Haag-Ajax, in programma domenica al Kyocera Stadion, sarà soprattutto una sfida sportiva. La quinta forza della Eredivisie contro la terza. Un incontro ad armi pressoché pari, come non accadeva da tempo immemore. Perché i brutti, sporchi e cattivi d’Olanda si sono di colpo riscoperti bravi e belli. Hanno già vinto in casa di Ajax e Psv Eindhoven; il primo evento non si verificava dal 1986, il secondo addirittura dal 1971. Partito per salvarsi, l’ADO si è ritrovato in piena zona Europa League. Dalla frustrazione all’ambizione in pochi mesi.
Nei pronostici di inizio anno l’ADO era atteso da un’altra stagione all’insegna di sangue, sudore e lacrime. Del resto la squadra guidata da John van den Brom era stata costruita a costo zero tra prestiti (il rottame Dmitri Bulykin, in disgrazia nell’Anderlecht, e il carneade slovacco Frantisek Kubik), pallide promesse da cinque partite belle l’anno (Wesley Verhoek, prodotto del vivaio) e ragazzi provenienti da squadre dilettanti (Lex Immers e Jens Toornstra). Oggi tutti questi giocatori sono rivelazioni. Il russo Bulykin è vice-capocannoniere della Eredivise con 17 gol; Verhoek è il terzo miglior assist-man del campionato; Immers non fa più notizia solo per il logo dell’ADO tatuato dietro la schiena, ma perché primeggia nelle classifiche di rendimento. Ma la favola nella favola è rappresentata da Toornstra, diciotto mesi fa in Tweede Klasse (la quarta divisione olandese), oggi in odor di nazionale dopo essere diventato uno dei cardini dell’under 21. Il brutto anatroccolo ADO è diventato un cigno.
Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time
In Den Haag the world is upside down. Up until last summer, the city’s main club side, ADO (short for Alles Door Oefeningen – ‘Everything Through Practice’) was considered the very example of everything a football club should not be. Hooliganism, dressing room bust-ups, racist abuse from supporters and financial decline. For the last few seasons, ADO have hit the headlines in Holland for all the wrong reasons and, despite being considered a sleeping giant of the Dutch game, have never advanced further than repeated Eredivisie relegation battles.
This season though ADO look to have rediscovered their pride and the word frustration, too often associated with their progress – or lack of – by the club’s fans, has been replaced with ambition. The Den Haag outfit look set for a spot in Europe and, along with Groningen, the Yellow-Green are the Eredivisie’s “best of the rest” behind title contenders PSV Eindhoven, FC Twente and Ajax.
With 45 points from 26 games at the time of writing, ADO sit fourth in the league. And the side coached by John van den Brom are close to setting a new club record, with 52 goals scored so far. With eight games left, ADO need just another 13 to equal the record number they achieved in the 1975/76 season. ADO are a competitive team, built with little money lavished on transfers. All their key performers either arrived on loan, were bought from an amateur club, or developed by their own youth system. But amidst all the superb displays, it is the heroics of a quartet of stars, who could well be known as the fantastic four, that have formed the basis for the side’s success:
Dmitri Bulykin
Bulykin has been reborn at ADO after two unimpressive and unlucky seasons with Anderlecht and Fortuna Dusseldorf. “I seriously thought about hanging up my boots”, admitted the Russian striker. Now, he is glad he didn’t. Last August, Bulykin joined ADO on a one-year loan from Anderlecht after a successful trial. It was not easy for the Russian at first however, with not all at ADO agreeing that he could reach the level of fitness required to play in the Eredivisie. “You are too fat”, the striker was told after just one training session. “Here you can see only muscles”, said Bulykin defiantly after tearing off his jersey and pointing to his chest. The Russian quickly became a regular in ADO’s 4-3-3 system, developing a good understanding with his team-mates, Wesley Verhoek, Frantisek Kubik and Charlton Vicento. 17 goals and six assists in 26 games has made Bulykin a firm fan favourite at the Kyocera Stadion, with supports singing the Russian song “Kalinka” every time he finds the back of the net.
Lex Immers
A hometown hero, Immers is Den Haag born and bred, as the ADO badge tattooed on his back would suggest. “One thing is certain”, said Immers after his Eredivisie debut on 24th August, 2007, “I will never play for Ajax”. The Den Haag native is an attacking midfielder, but can also operate effectively up front, as has been the case this season when Bulykin was sidelined with injury. A player who runs for the whole 90 minutes, the 24-year-old’s vitality and endurance are vital for ADO. Last summer, Immers was close to moving to Italy where his parents live. “Without a serious offer, none of our talent will leave ADO”, said chairman Mark van der Kallen. ADO fan number one Immers (six goals and three assists so far this season) agrees: “Only a bid bigger than the distance from Den Haag to Tokyo will make me move from here.” The ADO faithful hope even that would not be enough.
Jens Toornstra
ADO’s brains and heart, at the beginning of 2009 this left sided midfielder still turned out for amateur side Alphense Boys in the Tweede Klasse C – Dutch football’s fourth tier. Less than two years later however, and Jens Toornstra is one of the Eredivisie’s finest young talents, making his debut with Holland’s Under-21 side and scoring his first goals with both ADO and the “little Oranje”. Spotted by Holland’s press officer Kees Jansma, who was impressed by his qualities, a suggestion to the Den Haag-based side that they snap up Toornstra did not go unheeded. Following the youngster’s first few accomplished displays in the Eredivisie, Holland was gripped by the “Toornstra case”, as a nation asked how good scouts in the top flight really are if they could let Jens Toornstra’s talent go unnoticed. Since his debut on 4th December, 2009, the 22-year-old midfielder has missed just one game. This season Toornstra has three goals and three assists to his name for ADO.
Wesley Verhoek
Wesley Verhoek made his ADO debut in the 2004/05 season, however until 2010 the winger was considered a typical inconsistent, if talented, player. This season though Verhoek’s career has skyrocketed, with Eredivisie giants Ajax and PSV Eindhoven knocking loudly on ADO’s door. The 24-year-old is currently ranked the fifth best performer in the league and third best passer, with eleven assists to his name so far. Scoring has been on the agenda too, with seven goals scored, the most important of those being at the Philips Stadion against PSV, a strike which was crucial in securing ADO a famous 1-0 win, their first in Eindhoven since 1971. Verhoek also bagged the winner against Ajax at the Amsterdam ArenA. “The last time ADO won in Amsterdam was in 1986”, said Verhoek, “just five weeks before I was born.”
Fonte: Inside Futbol
mercoledì 16 marzo 2011
La vita è Kara
Secondo l’ottimo sito Transfermarkt, il senegalese Serigne Modou Kara è il giocatore dal più alto valore di mercato della Tippeliga 2011. Il 21enne mediano del Tromsø, secondo lo scorso anno come rendimento solamente al nazionale ghanese Anthony Annan, è valutato 2.5 milioni di euro. Solamente altri cinque giocatori raggiungono, e superano, i due milioni di valore: i nazionali svedesi del Rosenborg Mikael Lustig e Mattias Bjärsmyr, i loro compagni di squadra Markus Henriksen e Per Ciljan Skjelbred, e il centrocampista svedese dello Stabæk Pontus Farnerud. Cifre che aiutano a fornire le esatte dimensioni economiche della massima serie norvegese.
Se molti club nei massimi campionati europei piangono miseria e sono attanagliati dalla crisi, si può solo immaginare quale sia la situazione nei tornei minori. La Tippeliga che aprirà i battenti nel week-end ha mosso complessivamente la cifra di 11 milioni di euro tra acquisti e cessioni. Numeri irrisori, se paragonati alla Serie B italiana, che già di per sé non naviga in buone acque. Per un club di Tippeliga piazzare il grande colpo con una big europea può pertanto rivelarsi fondamentale per garantire i propri equilibri di bilancio per un almeno triennio. Nel 2011 ci sono riusciti Ålesund (5 milioni dal Manchester United per il portiere Anders Lindegaard), Rosenborg (2.5 dallo Schalke 04 per il già citato Annan) e Brann (1.7 dal Bari per Eric Huseklepp).
In entrata invece si segnala il solito stillicidio di prestiti e parametri zero (Yssouf Konè dal Cluj al Vålerenga il trasferimento più significativo), con il Molde di Ole Gunnar Solksjær primatista dell’acquisto più costoso grazie ai 600mila euro pagati all’Honeføss per l’attaccante ivoriano Davy Claude Angan N’Guessan. Anche il Rosenborg, società che in Norvegia viaggia a velocità doppia – tanto dal punto di vista economico quanto strutturale – rispetto alle rivali, non è andato oltre una spesa di 200mila euro per la punta dell’Aalborg Daniel Fredheim Holm. Per strappare Kara ai rivali del Tromsø e tappare il buco in mediana creatosi con la partenza di Annan, il club di Trondheim ha messo sul piatto la miseria di 6 milioni di corone norvegesi, ovvero circa 762mila euro. Logicamente l’affare non è andato in porto.
I prezzi contenuti, e la volontà di molti club di monetizzare appena possibile, rendono la Tippeliga un torneo appetibile per chiunque sia alla ricerca di buoni affari senza avere il portafoglio gonfio. Kara rappresenta uno dei migliori esempi. Un incontrista tosto, duro come l’acciaio, fisicamente imponente. Può giocare davanti alla difesa oppure al centro di essa. L’approccio al pallone è ancora ruvido, ma non è peggiore di quello di Christian Poulsen. Kara però corre molto di più. Su di lui circola un aneddoto; quando ancora giocava in patria, nel vivaio del Diambars de Saly, uno scout dell’Arsenal partì appositamente da Londra per dare un’occhiata ad alcuni promettenti ragazzi di questa società senegalese. Non vide però mai giocare Kara, infortunatosi poco prima. Un anno dopo per lui è arrivata una chance dal Circolo Polare Artico.
Fonte: Il mondo siamo noi
Se molti club nei massimi campionati europei piangono miseria e sono attanagliati dalla crisi, si può solo immaginare quale sia la situazione nei tornei minori. La Tippeliga che aprirà i battenti nel week-end ha mosso complessivamente la cifra di 11 milioni di euro tra acquisti e cessioni. Numeri irrisori, se paragonati alla Serie B italiana, che già di per sé non naviga in buone acque. Per un club di Tippeliga piazzare il grande colpo con una big europea può pertanto rivelarsi fondamentale per garantire i propri equilibri di bilancio per un almeno triennio. Nel 2011 ci sono riusciti Ålesund (5 milioni dal Manchester United per il portiere Anders Lindegaard), Rosenborg (2.5 dallo Schalke 04 per il già citato Annan) e Brann (1.7 dal Bari per Eric Huseklepp).
In entrata invece si segnala il solito stillicidio di prestiti e parametri zero (Yssouf Konè dal Cluj al Vålerenga il trasferimento più significativo), con il Molde di Ole Gunnar Solksjær primatista dell’acquisto più costoso grazie ai 600mila euro pagati all’Honeføss per l’attaccante ivoriano Davy Claude Angan N’Guessan. Anche il Rosenborg, società che in Norvegia viaggia a velocità doppia – tanto dal punto di vista economico quanto strutturale – rispetto alle rivali, non è andato oltre una spesa di 200mila euro per la punta dell’Aalborg Daniel Fredheim Holm. Per strappare Kara ai rivali del Tromsø e tappare il buco in mediana creatosi con la partenza di Annan, il club di Trondheim ha messo sul piatto la miseria di 6 milioni di corone norvegesi, ovvero circa 762mila euro. Logicamente l’affare non è andato in porto.
I prezzi contenuti, e la volontà di molti club di monetizzare appena possibile, rendono la Tippeliga un torneo appetibile per chiunque sia alla ricerca di buoni affari senza avere il portafoglio gonfio. Kara rappresenta uno dei migliori esempi. Un incontrista tosto, duro come l’acciaio, fisicamente imponente. Può giocare davanti alla difesa oppure al centro di essa. L’approccio al pallone è ancora ruvido, ma non è peggiore di quello di Christian Poulsen. Kara però corre molto di più. Su di lui circola un aneddoto; quando ancora giocava in patria, nel vivaio del Diambars de Saly, uno scout dell’Arsenal partì appositamente da Londra per dare un’occhiata ad alcuni promettenti ragazzi di questa società senegalese. Non vide però mai giocare Kara, infortunatosi poco prima. Un anno dopo per lui è arrivata una chance dal Circolo Polare Artico.
Fonte: Il mondo siamo noi
martedì 15 marzo 2011
Pillole di Eredivisie - giornata 27
Qualche anno fa il Twente aveva messo in rampa di lancio l’attaccante olandese di origini liberiane Collins John. Lo acquistò il Fulham, ma la sua carriera non decollò mai, anzi. Si fece rivedere in Olanda nella stagione 2008/09 in prestito al Nec; sovrappeso e svogliato, venne rispedito al mittente in anticipo rispetto alla scadenza. Oggi riprova la scalata un altro membro della famiglia John, il classe 92 Ola. Come il fratello, di cui è più giovane di sette anni, anche lui è cresciuto nel vivaio del Twente, mostrando talento sufficiente per arrivare in prima squadra. Collins è una prima punta, Ola un esterno d’attacco. Domenica è toccato a lui incornare la rete della vittoria dei Tukkers contro il Vvv Venlo, in una partita che stava creando inaspettate difficoltà agli uomini di Preud’Homme. Bloccati in casa sull’1-1 dalla penultima di Eredivisie, il Twente rischiava di lasciare per strada altri due pesantissimi punti in chiave titolo. Ci ha però pensato Ola John. Con il Psv bloccato sul pari a Nijmegen, la rete del giovane ha permesso al Twente, apparso un po’ appannato dopo il trionfale 3-0 rifilato allo Zenit in Europa League, di portarsi ad una sola lunghezza dalla vetta.
In piena corsa per la Eredivisie c’è anche l’Ajax, nonostante guai e turbolenze interne continuino a manifestarsi con continuità. Nemmeno il tempo per il tecnico Frank de Boer di festeggiare il successo sul Willem II, gol-gioiello di Christian Eriksen incluso, che subito si sono profilati nuovi problemi all’orizzonte. L’attaccante Mounir El Hamdaoui ha dichiarato alla stampa l’incomunicabilità totale tra lui e l’allenatore, ponendo le basi per una sua partenza da Amsterdam il prossimo giugno. Maarten Stekelenbug, uno dei punti di forza della squadra, si è invece fratturato il pollice della mano destra e dovrà stare fermo per almeno un paio di mesi mesi. Due brutte tegole per gli ajacidi, soprattutto in vista del ritorno di Europa League a Mosca contro lo Spartak, compagine largamente dominata all’Amsterdam ArenA ma uscita comunque vincitrice.
Tre convincenti vittorie consecutive ed ecco assicurato un altro anno di Eredivisie. L’Heracles Almelo si è confermato per l’ennesima volta un club abile nel proporre una squadra competitiva a dispetto delle ristrettezze di bilancio, tra i più bassi della massima divisione olandese. Spendono poco ma rendono molto i bianconeri di Almelo. Come nella loro migliore tradizione, anche quest’anno non c’è nessuna stella in squadra, bensì tanti onesti giocatori capaci di svolgere al meglio la professione per cui sono pagati. Gente come Kwame Quansah, forse inadatto all’Ajax (nel cui vivaio è cresciuto), non certo alla Eredivisie.
Footballstories.net
In piena corsa per la Eredivisie c’è anche l’Ajax, nonostante guai e turbolenze interne continuino a manifestarsi con continuità. Nemmeno il tempo per il tecnico Frank de Boer di festeggiare il successo sul Willem II, gol-gioiello di Christian Eriksen incluso, che subito si sono profilati nuovi problemi all’orizzonte. L’attaccante Mounir El Hamdaoui ha dichiarato alla stampa l’incomunicabilità totale tra lui e l’allenatore, ponendo le basi per una sua partenza da Amsterdam il prossimo giugno. Maarten Stekelenbug, uno dei punti di forza della squadra, si è invece fratturato il pollice della mano destra e dovrà stare fermo per almeno un paio di mesi mesi. Due brutte tegole per gli ajacidi, soprattutto in vista del ritorno di Europa League a Mosca contro lo Spartak, compagine largamente dominata all’Amsterdam ArenA ma uscita comunque vincitrice.
Tre convincenti vittorie consecutive ed ecco assicurato un altro anno di Eredivisie. L’Heracles Almelo si è confermato per l’ennesima volta un club abile nel proporre una squadra competitiva a dispetto delle ristrettezze di bilancio, tra i più bassi della massima divisione olandese. Spendono poco ma rendono molto i bianconeri di Almelo. Come nella loro migliore tradizione, anche quest’anno non c’è nessuna stella in squadra, bensì tanti onesti giocatori capaci di svolgere al meglio la professione per cui sono pagati. Gente come Kwame Quansah, forse inadatto all’Ajax (nel cui vivaio è cresciuto), non certo alla Eredivisie.
Footballstories.net
Preview Bayern Monaco-Inter: Luiz Gustavo
Brasiliano? Si, ma di passaporto, perché in campo Luiz Gustavo è più tedesco di molti giocatori della Nationalmannschaft. Duro come Van Bommel, deciso come Schweinsteiger, nonostante sia arrivato in Baviera solamente a gennaio per la non indifferente cifra di 17 milioni di euro, Luiz Gustavo si è subito imposto quale elemento fondamentale per i fragili equilibri del Bayern Monaco, squadra tanto imprevedibile e fantasiosa in attacco quanto vulnerabile nelle retrovie. La diga eretta a centrocampo dal brasiliano nell’andata a San Siro è risultata non meno efficace degli spunti di Robben sulla fascia. Facile citare Ligabue e la sua “vita da mediano”, ma è lo stesso Luiz Gustavo a descriversi così. “Il mio gioco è sempre stato improntato su tre concetti: organizzazione, disciplina, gioco per la squadra. Potrei stupirvi con qualche effetto speciale palla al piede, come fanno molti miei connazionali, ma non sarebbe il mio stile. Per me il calcio è semplicità e efficacia”.
La rottura con Mark van Bommel, culminata con la partenza dell’olandese a gennaio, è stata una delle prime crepe che hanno minato alle fondamenta il rapporto tra Louis van Gaal e la dirigenza del Bayern, arrivato al punto di non ritorno dopo l’uscita dalla Coppa di Germania e l’addio al titolo in Bundesliga. Almeno in campo però Van Gaal è riuscito a rimediare all’assenza di Van Bommel proprio grazie alla versatilità di Luiz Gustavo, schierato come mediano, difensore centrale o, all’occorrenza, anche laterale sinistro, il suo ruolo originario quando muoveva i primi passi in Brasile. Non è un caso che la peggior debacle del Bayern Monaco nel 2011, il 3-1 sul campo dell’Hannover che ha sancito il divorzio tra il Bayern e Van Gaal il prossimo giugno, sia coincisa con l’assenza del brasiliano.
Non un giocatore da luci della ribalta, Luiz Gustavo, ma uno che piace agli addetti ai lavori, anche grazie ad un piede ben educato che gli permette di coniugare qualità e sostanza. A gennaio Ralf Rangnick si è dimesso da allenatore dell’Hoffenheim proprio in seguito alla cessione del centrocampista al Bayern. Il ct della Germania Joachim Löw ha dichiarato di voler convocare il giocatore non appena avrà ottenuto il passaporto tedesco. Il Bayern non può sopravvivere senza le giocate di Arjen Robben e Franck Ribery. Ma i pericoli per l’Inter possono arrivare anche dalla classe operaia.
Fonte: Il Giornale
La rottura con Mark van Bommel, culminata con la partenza dell’olandese a gennaio, è stata una delle prime crepe che hanno minato alle fondamenta il rapporto tra Louis van Gaal e la dirigenza del Bayern, arrivato al punto di non ritorno dopo l’uscita dalla Coppa di Germania e l’addio al titolo in Bundesliga. Almeno in campo però Van Gaal è riuscito a rimediare all’assenza di Van Bommel proprio grazie alla versatilità di Luiz Gustavo, schierato come mediano, difensore centrale o, all’occorrenza, anche laterale sinistro, il suo ruolo originario quando muoveva i primi passi in Brasile. Non è un caso che la peggior debacle del Bayern Monaco nel 2011, il 3-1 sul campo dell’Hannover che ha sancito il divorzio tra il Bayern e Van Gaal il prossimo giugno, sia coincisa con l’assenza del brasiliano.
Non un giocatore da luci della ribalta, Luiz Gustavo, ma uno che piace agli addetti ai lavori, anche grazie ad un piede ben educato che gli permette di coniugare qualità e sostanza. A gennaio Ralf Rangnick si è dimesso da allenatore dell’Hoffenheim proprio in seguito alla cessione del centrocampista al Bayern. Il ct della Germania Joachim Löw ha dichiarato di voler convocare il giocatore non appena avrà ottenuto il passaporto tedesco. Il Bayern non può sopravvivere senza le giocate di Arjen Robben e Franck Ribery. Ma i pericoli per l’Inter possono arrivare anche dalla classe operaia.
Fonte: Il Giornale
lunedì 14 marzo 2011
La carica dei 101
I mondiali non son belli se non gioca Lustrinelli. Capitava di sentire anche questo in Canton Ticino nel 2006 quando in Germania Mauro Lustrinelli era in ballottaggio per una maglia da titolare nella nazionale elvetica. Poi è uscito dal giro, accontentandosi della Super League quale ambiente per continuare a fare ciò che gli è sempre riuscito bene: segnare.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
venerdì 11 marzo 2011
Eden Hazard realising potential at "little Barcelona"
Lille have been, without doubt, Ligue 1’s most entertaining side to watch for the past two seasons. In 2009/10, the northern France club scored 72 goals, while at the time of writing they have rippled the net 43 times this season. But if strikers Moussa Sow and Gervinho are the players who know how to put the ball in the back of the net, Belgian playmaker Eden Hazard is the rising star of this impressive Lille side. Hazard’s talent has found its home in coach Rudi Garcia’s 4-3-3 system, and is the driving force behind Lille’s ambition to win this season’s Ligue 1 title – it would be their first since 1954.
At the age of just 20 though, Hazard seems ready to fly the Lille nest and make the grade in one of Europe’s biggest leagues. For the second time in a row, the Belgian has been handed the Ligue 1 Young Player of the Year award, in the process becoming the first foreign player to receive the accolade, and the first to win it twice. With superb vision, the youngster has 14 Ligue 1 assists to his name this season, has been widely acclaimed the league’s best dribbler and regularly picks up free kicks in dangerous areas.
Hazard was born in the city of La Louviere on 7th January 1991, and grew up in a football family. Father Thierry was a central defender for Belgian side Tubize, while his mother Carine played football in Belgium too – “a very tough lady”, said Tubize sporting director Theo Buelinckx, “and the only woman I have ever met who waited for the coach after a game to ask him why her man had not played.” Even Hazard’s two younger brothers are footballers: 17-year-old Thorgan, a Belgium Under-19 international, is on the books at Lens, while 15-year-old Kylian has already taken his first steps in Lille’s youth set-up.
At the age of 14, Hazard chose to leave his homeland for France, after being spotted by Lille playing in a local tournament. “Me and my parents”, recalled the Belgian, “were looking for a club with professional training facilities at which I could develop my qualities. Lille was simply perfect.”
Less than two years later and Hazard was leading Belgium to the semi-finals of the 2007 European Under-17 Championship. While the Red Devils lost against Spain on penalties, the youngster had a fine tournament, scoring in the opener against Holland and being included in the top five talents alongside, amongst others, current Barcelona schemer Bojan Krkic. The same year, on 25th November, Hazard made his Ligue 1 debut against Nancy – the Belgian was 16 years, ten months and eight days old.
In 2008, the Lille star made his first start for the senior Belgium side, coming on as a substitute for Wesley Sonck in a friendly against Luxembourg. At the age of 17 years and 316 days, Hazard became the eighth youngest player in the country’s history. Despite counting himself as a regular since September 2009, the 20-year-old is still looking for his first goal. In Belgium, there are those who comment that Hazard can be inconsistent, often performing well below his best. “To produce a nine out of ten in a game and a six out of ten in the following two is not enough for such a skilled player”, argued the country’s monthly magazine Passie voor voetbal, while Belgium’s assistant coach Marc Wilmots commented that: “Hazard must learn to work harder. I don’t like the lazy mentality he sometimes shows when he’s training with us”.
Lille coach Rudi Garcia though stands as the player’s most ardent fan. “Eden is not a nugget, he is a mine”, replied Garcia to those asking for the coaches view on criticism that had headed Hazard’s way. “He is still young and should be given the time he needs to complete his development without putting too much pressure on him.”
Garcia plays Hazard as a left winger in his 4-3-3 system, despite the Belgian always considering himself a number 10, who prefers to operate in a free role behind a striker. In the last two seasons, the youngster’s progress with Les Douges (The Mastiffs) has led to Lille chairman Michel Seydoux having to work overtime to fend off interest from several of Europe’s biggest clubs. The chairman hardly needed Zinedine Zidane to advertise Hazard’s brilliance any further by stating: “I predict Hazard will be a major star in the future. I would take him to Real Madrid with my eyes closed.”
Zidane’s opinion did not come as a surprise though, especially to Belgium Under-21 coach Jean-Francois De Sart. “Along with Thomas Vermaelen and Romelu Lukaku, Hazard is set to become one of Belgium’s key players in the future”, said De Sart. “Hazard has everything he needs to make the grade at the highest level. The French league is indisputably a good school; however, it is not the top. When I think about his future I think about Real Madrid, Arsenal or Barcelona.”
The Catalan club’s style of play has often been compared by Hazard to that which is served up by his current side Lille. “Our coach’s philosophy is based on an attacking mentality, ball possession and attractive approach”, said the 20-year-old starlet. “Lille is a little Barcelona.”
While waiting for a call-up to the big team that graces the Camp Nou, Hazard is ready to lead Lille to a historic title triumph.
Fonte: Inside Futbol
At the age of just 20 though, Hazard seems ready to fly the Lille nest and make the grade in one of Europe’s biggest leagues. For the second time in a row, the Belgian has been handed the Ligue 1 Young Player of the Year award, in the process becoming the first foreign player to receive the accolade, and the first to win it twice. With superb vision, the youngster has 14 Ligue 1 assists to his name this season, has been widely acclaimed the league’s best dribbler and regularly picks up free kicks in dangerous areas.
Hazard was born in the city of La Louviere on 7th January 1991, and grew up in a football family. Father Thierry was a central defender for Belgian side Tubize, while his mother Carine played football in Belgium too – “a very tough lady”, said Tubize sporting director Theo Buelinckx, “and the only woman I have ever met who waited for the coach after a game to ask him why her man had not played.” Even Hazard’s two younger brothers are footballers: 17-year-old Thorgan, a Belgium Under-19 international, is on the books at Lens, while 15-year-old Kylian has already taken his first steps in Lille’s youth set-up.
At the age of 14, Hazard chose to leave his homeland for France, after being spotted by Lille playing in a local tournament. “Me and my parents”, recalled the Belgian, “were looking for a club with professional training facilities at which I could develop my qualities. Lille was simply perfect.”
Less than two years later and Hazard was leading Belgium to the semi-finals of the 2007 European Under-17 Championship. While the Red Devils lost against Spain on penalties, the youngster had a fine tournament, scoring in the opener against Holland and being included in the top five talents alongside, amongst others, current Barcelona schemer Bojan Krkic. The same year, on 25th November, Hazard made his Ligue 1 debut against Nancy – the Belgian was 16 years, ten months and eight days old.
In 2008, the Lille star made his first start for the senior Belgium side, coming on as a substitute for Wesley Sonck in a friendly against Luxembourg. At the age of 17 years and 316 days, Hazard became the eighth youngest player in the country’s history. Despite counting himself as a regular since September 2009, the 20-year-old is still looking for his first goal. In Belgium, there are those who comment that Hazard can be inconsistent, often performing well below his best. “To produce a nine out of ten in a game and a six out of ten in the following two is not enough for such a skilled player”, argued the country’s monthly magazine Passie voor voetbal, while Belgium’s assistant coach Marc Wilmots commented that: “Hazard must learn to work harder. I don’t like the lazy mentality he sometimes shows when he’s training with us”.
Lille coach Rudi Garcia though stands as the player’s most ardent fan. “Eden is not a nugget, he is a mine”, replied Garcia to those asking for the coaches view on criticism that had headed Hazard’s way. “He is still young and should be given the time he needs to complete his development without putting too much pressure on him.”
Garcia plays Hazard as a left winger in his 4-3-3 system, despite the Belgian always considering himself a number 10, who prefers to operate in a free role behind a striker. In the last two seasons, the youngster’s progress with Les Douges (The Mastiffs) has led to Lille chairman Michel Seydoux having to work overtime to fend off interest from several of Europe’s biggest clubs. The chairman hardly needed Zinedine Zidane to advertise Hazard’s brilliance any further by stating: “I predict Hazard will be a major star in the future. I would take him to Real Madrid with my eyes closed.”
Zidane’s opinion did not come as a surprise though, especially to Belgium Under-21 coach Jean-Francois De Sart. “Along with Thomas Vermaelen and Romelu Lukaku, Hazard is set to become one of Belgium’s key players in the future”, said De Sart. “Hazard has everything he needs to make the grade at the highest level. The French league is indisputably a good school; however, it is not the top. When I think about his future I think about Real Madrid, Arsenal or Barcelona.”
The Catalan club’s style of play has often been compared by Hazard to that which is served up by his current side Lille. “Our coach’s philosophy is based on an attacking mentality, ball possession and attractive approach”, said the 20-year-old starlet. “Lille is a little Barcelona.”
While waiting for a call-up to the big team that graces the Camp Nou, Hazard is ready to lead Lille to a historic title triumph.
Fonte: Inside Futbol
giovedì 10 marzo 2011
Europa League: FC Twente v Zenit match preview
What: Europa League (Round of 16)
Who: FC Twente vs Zenit St. Petersburg
When: Thursday 10th February, 2011, at 18:00 UK Time
Where: Arke Stadium, Enschede, Netherlands
Another Russian Roulette
In 2011, FC Twente have dipped slightly compared to their performance in the first half of the season. "We’ve stopped playing football", complained midfielder Theo Janssen. "In the last games we’ve needed a corner or a free-kick to create goal chances. It won’t be enough." Despite their mini-slump however, the Tukkers are still contenders for the Eredivisie (sitting three points off the top), the domestic cup (into the final against Ajax) and the Europa League.
Nobody in Enschede was too happy when drawn against another Russian club after the nightmare experience against Rubin Kazan in the Round of 32. The first match was staged in Moscow, but when the Tukkers landed the temperature was -16 °C. "We thought we were in Siberia", said coach Michel Preud’Homme. In accordance with UEFA’s rules, the game would be suspended if -15 °C was recorded, but ten minutes before kick off the temperature in the Luzhniki Stadium read -14.2 °C. "It was quite bizarre", said club manager Jan van Halst, "because at the same time the Moscow Meteo Consult had the temperature of -18 °C. However, I got a call from UEFA’s headquarters in Nyon. Play, they said. At the end of the game three of our players were almost frozen. But who cares? The show must go on, especially if the broadcasters have paid for that."
The versatility of their key players is one of Twente’s most dangerous weapons. Bryan Ruiz is an attacking all-rounder, who can be deployed as a winger or as a number 10 behind the striker. The story is the same for rising star Nacer Chadli, who has had a superb impact both in the Eredivisie and in Europe despite playing in the Dutch second division last season. Even youngster Luuk de Jong can operate up front, or as an attacking midfielder. Preud’Homme has many options as he plots the downfall of Zenit.
The Spalletti boys keep marching on
Since Luciano Spalletti was appointed Zenit coach in December 2009, the Gazprom backed club’s performances have been close to perfection. The Saint Petersburg side won the league title, the domestic cup and – last weekend – the Russian Super Cup. Zenit even reached the Europa League Round of 16 with seven wins out of eight games. In 2010, Zenit managed to set an impressive number of club and Russia-wide records with, amongst others, the most games unbeaten in the Russian Premier League (21) and in all competitive matches (26).
All that glitters is not gold however. Last August, Zenit’s Champions League exit at the hands of Auxerre was a bitter blow to the big-spending Russians, especially reflecting on the poor fight the Ligue 1 side put up in the group stage. Spalletti will try to right this wrong in the next Champions League season, while leading Zenit as far as possible in the Europa League.
As is usual for Russian sides, at this stage of their season their worst enemy is a lack of match action. In the previous round against Swiss side Young Boys, Zenit showed they were still searching for their best form, especially in the away leg in Berne when they succumbed in the dying minutes of the game. Since then Zenit have played another three competitive games though – and have won them all.
Players to watch
Twente – Theo Janssen: A talented left-footed midfielder who is one of Holland’s best kept secrets. A smoker, heavily-tattooed free-kick master, who could have become one of the best players of his generation, if he had been hungry enough to. Janssen’s passing ability and vision are vital for Twente, and his goals should not be overlooked either. With 12 strikes to his name, the midfielder is the club’s fourth-highest scoring this season. Janssen will probably leave Twente at the end of the season. "I cannot increase my performances any more here", said the Dutchman.
Zenit – Danko Lazovic: The Serbian forward knows the club’s opponents here like nobody else, having played in the Eredivisie from 2003 until 2010 with Feyenoord, Vitesse and PSV Eindhoven. In St. Petersburg, Lazovic has been deployed as a winger by Spalletti, becoming more of an assist master than a goalscorer – the player was rated the second best passer in the Russian Premier League last season. Lazovic’s ability in front of goal should not be dismissed either, and the Serbian was vital for Zenit in the return game against Young Boys in the last round, scoring the first goal in a 3-1 win.
Match Prediction
Financially speaking, there should be no contest between Twente and Zenit, with the Russian side’s budget twice as big as the Eredivisie outfit’s. However, while Zenit have strong tactical organisation, Twente are fighters and will not lie down easily, as Inter, Tottenham Hotspur and Werder Bremen found out in this season’s Champions League. After four draws in a row, the Tukkers are still searching for their first home victory in this season’s European campaign. Perhaps their time has come and they will edge this. FC Twente 2-1 Zenit.
Fonte: Inside Futbol
Who: FC Twente vs Zenit St. Petersburg
When: Thursday 10th February, 2011, at 18:00 UK Time
Where: Arke Stadium, Enschede, Netherlands
Another Russian Roulette
In 2011, FC Twente have dipped slightly compared to their performance in the first half of the season. "We’ve stopped playing football", complained midfielder Theo Janssen. "In the last games we’ve needed a corner or a free-kick to create goal chances. It won’t be enough." Despite their mini-slump however, the Tukkers are still contenders for the Eredivisie (sitting three points off the top), the domestic cup (into the final against Ajax) and the Europa League.
Nobody in Enschede was too happy when drawn against another Russian club after the nightmare experience against Rubin Kazan in the Round of 32. The first match was staged in Moscow, but when the Tukkers landed the temperature was -16 °C. "We thought we were in Siberia", said coach Michel Preud’Homme. In accordance with UEFA’s rules, the game would be suspended if -15 °C was recorded, but ten minutes before kick off the temperature in the Luzhniki Stadium read -14.2 °C. "It was quite bizarre", said club manager Jan van Halst, "because at the same time the Moscow Meteo Consult had the temperature of -18 °C. However, I got a call from UEFA’s headquarters in Nyon. Play, they said. At the end of the game three of our players were almost frozen. But who cares? The show must go on, especially if the broadcasters have paid for that."
The versatility of their key players is one of Twente’s most dangerous weapons. Bryan Ruiz is an attacking all-rounder, who can be deployed as a winger or as a number 10 behind the striker. The story is the same for rising star Nacer Chadli, who has had a superb impact both in the Eredivisie and in Europe despite playing in the Dutch second division last season. Even youngster Luuk de Jong can operate up front, or as an attacking midfielder. Preud’Homme has many options as he plots the downfall of Zenit.
The Spalletti boys keep marching on
Since Luciano Spalletti was appointed Zenit coach in December 2009, the Gazprom backed club’s performances have been close to perfection. The Saint Petersburg side won the league title, the domestic cup and – last weekend – the Russian Super Cup. Zenit even reached the Europa League Round of 16 with seven wins out of eight games. In 2010, Zenit managed to set an impressive number of club and Russia-wide records with, amongst others, the most games unbeaten in the Russian Premier League (21) and in all competitive matches (26).
All that glitters is not gold however. Last August, Zenit’s Champions League exit at the hands of Auxerre was a bitter blow to the big-spending Russians, especially reflecting on the poor fight the Ligue 1 side put up in the group stage. Spalletti will try to right this wrong in the next Champions League season, while leading Zenit as far as possible in the Europa League.
As is usual for Russian sides, at this stage of their season their worst enemy is a lack of match action. In the previous round against Swiss side Young Boys, Zenit showed they were still searching for their best form, especially in the away leg in Berne when they succumbed in the dying minutes of the game. Since then Zenit have played another three competitive games though – and have won them all.
Players to watch
Twente – Theo Janssen: A talented left-footed midfielder who is one of Holland’s best kept secrets. A smoker, heavily-tattooed free-kick master, who could have become one of the best players of his generation, if he had been hungry enough to. Janssen’s passing ability and vision are vital for Twente, and his goals should not be overlooked either. With 12 strikes to his name, the midfielder is the club’s fourth-highest scoring this season. Janssen will probably leave Twente at the end of the season. "I cannot increase my performances any more here", said the Dutchman.
Zenit – Danko Lazovic: The Serbian forward knows the club’s opponents here like nobody else, having played in the Eredivisie from 2003 until 2010 with Feyenoord, Vitesse and PSV Eindhoven. In St. Petersburg, Lazovic has been deployed as a winger by Spalletti, becoming more of an assist master than a goalscorer – the player was rated the second best passer in the Russian Premier League last season. Lazovic’s ability in front of goal should not be dismissed either, and the Serbian was vital for Zenit in the return game against Young Boys in the last round, scoring the first goal in a 3-1 win.
Match Prediction
Financially speaking, there should be no contest between Twente and Zenit, with the Russian side’s budget twice as big as the Eredivisie outfit’s. However, while Zenit have strong tactical organisation, Twente are fighters and will not lie down easily, as Inter, Tottenham Hotspur and Werder Bremen found out in this season’s Champions League. After four draws in a row, the Tukkers are still searching for their first home victory in this season’s European campaign. Perhaps their time has come and they will edge this. FC Twente 2-1 Zenit.
Fonte: Inside Futbol
mercoledì 9 marzo 2011
Pillole di Eredivisie - giornata 26
“Non giochiamo più a calcio. Riusciamo a creare occasioni da gol solamente sui calci piazzati. Per il resto, costruiamo troppo poco”. Theo Janssen ha spiegato così il momento di flessione del Twente, che pare aver smarrito la brillantezza mostrata negli ultimi mesi del 2010. Janssen ha comunque festeggiato la propria partita numero 300 in Eredivisie con una vittoria, un comodo 2-0 casalingo sull’anonimo Nac Breda. Un’altra consolazione per gli uomini di Preud’Homme arriva dal calendario, decisamente più agevole di quello delle rivali Psv Eindhoven e Ajax. Tutte e tre le squadre sono inoltre impegnate in Europa League. Si preannuncia pertanto un finale di stagione scoppiettante e teso fino all’ultima giornata. Ormai un classico nelle ultime stagioni di Eredivisie.
Numero 18 sulla maglia, rete numero 18 in campionato. Bjorn Vleminckx è una delle note più positive della Eredivisie 2010/2011. Ripresosi da un brutto infortunio che aveva condizionato la sua precedente stagione con il Nec Nijmegen, Vleminckx sta confermando che le belle parole spese nei suoi confronti da Michel Preud’Homme ai tempi della Jupiler Pro League belga (l’attaccante giocava nel Mechelen, Preud’Homme allenava il Gent) non erano aria fritta. “Vleminckx è il segreto meglio custodito del calcio belga”, aveva detto l’ex portiere dei Diavoli Rossi. Un attaccante abbastanza ruvido ma con grande fiuto del gol, spesso paragonato al Dirk Kuijt prima maniera – quello che guidava l’Utrecht alla vittoria della Coppa d’Olanda. Oggettivamente Vleminckx non possiede le qualità tattiche del nazionale olandese vice-campione del mondo. Però a qualcosa di meglio del Nec – club comunque onesto – può tranquillamente ambire.
Andreas Granqvist ha dichiarato che uno dei migliori momenti della propria carriera è stato quando, al termine di un incontro tra Costa d’Avorio e Svezia, Didier Drogba gli ha fatto i complimenti per l’ottimo match disputato. Indubbiamente il livello delle proprie performance deve essere stato più elevato di quanto fatto vedere al centro della difesa del Groningen, ex rivelazione del campionato oggi in caduta libera, nell’ultimo mese. I bianco-verdi stanno incassando scoppole a destra e a manca, mostrando una difesa traballante come nemmeno quella del peggior Willem II. Il centrale svedese, da tempo in attesa di un trasferimento in un grande campionato, è tra i principali imputati di questa crisi che ha fatto scivolare il Groningen al quinto posto, vale a dire in zona play-off Europa League.
Footballstories.net
Numero 18 sulla maglia, rete numero 18 in campionato. Bjorn Vleminckx è una delle note più positive della Eredivisie 2010/2011. Ripresosi da un brutto infortunio che aveva condizionato la sua precedente stagione con il Nec Nijmegen, Vleminckx sta confermando che le belle parole spese nei suoi confronti da Michel Preud’Homme ai tempi della Jupiler Pro League belga (l’attaccante giocava nel Mechelen, Preud’Homme allenava il Gent) non erano aria fritta. “Vleminckx è il segreto meglio custodito del calcio belga”, aveva detto l’ex portiere dei Diavoli Rossi. Un attaccante abbastanza ruvido ma con grande fiuto del gol, spesso paragonato al Dirk Kuijt prima maniera – quello che guidava l’Utrecht alla vittoria della Coppa d’Olanda. Oggettivamente Vleminckx non possiede le qualità tattiche del nazionale olandese vice-campione del mondo. Però a qualcosa di meglio del Nec – club comunque onesto – può tranquillamente ambire.
Andreas Granqvist ha dichiarato che uno dei migliori momenti della propria carriera è stato quando, al termine di un incontro tra Costa d’Avorio e Svezia, Didier Drogba gli ha fatto i complimenti per l’ottimo match disputato. Indubbiamente il livello delle proprie performance deve essere stato più elevato di quanto fatto vedere al centro della difesa del Groningen, ex rivelazione del campionato oggi in caduta libera, nell’ultimo mese. I bianco-verdi stanno incassando scoppole a destra e a manca, mostrando una difesa traballante come nemmeno quella del peggior Willem II. Il centrale svedese, da tempo in attesa di un trasferimento in un grande campionato, è tra i principali imputati di questa crisi che ha fatto scivolare il Groningen al quinto posto, vale a dire in zona play-off Europa League.
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Preview Tottenham-Milan: Luka Modric
Le vigilie tranquille non si addicono al Tottenham di Champions. Mister Harry Redknapp non sembra poter prescindere dai bollettini medici ogni volta che deve fare la formazione. Con Gareth Bale ancora lontano dalla forma migliore (domenica a Wolverhampton ha giocato una ventina di minuti) e Rafael Van der Vaart nuovamente acciaccato, le buone notizie per gli Spurs arrivano però da Luka Modric, il terzo giocatore chiave degli Spurs. A Milano il centrocampista croato sbarcò con i postumi di un’operazione di appendicite; Redknapp gli concesse la mezzora finale, sufficiente per permettergli di lanciare Aaron Lennon verso la rete dell’1-0.
“Modric è il giocatore che manca al Manchester United per tornare ad essere la miglior squadra del mondo”, ha scritto il Guardian. Parole importanti per un giocatore che ha sempre scomodato paragoni illustri, in primis quello di Cruijff croato. Classe, rapidità di pensiero e di esecuzione, visione di gioco totale. Il tutto adattato ai ritmi di gioco forsennati della Premier League inglese “Ad alti livelli ciò che fa la differenza”, dice Modric, “non è solo quello che fai, ma soprattutto la velocità con cui lo fai. Senza dimenticare la mancanza di spazio. Quando giocavo in Croazia potevo contare fino a tre prima di impostare l’azione. In Inghilterra arrivo a malapena a uno”.
Trequartista sinistro a inizio carriera nella Dinamo Zagabria, al Tottenham Modric ha mostrato grande duttilità adattandosi in più ruoli: play-maker alla Pirlo davanti alla difesa (con Juande Ramos), seconda punta (agli inizi con Redknapp), trequartista centrale oppure centrocampista davanti alla difesa nell’attuale 4-2-3-1 degli Spurs. “Ho sempre avuto fiducia nei miei mezzi, ma non nego che la mia polivalenza mi abbia aiutato, specialmente agli inizi quando tifosi e stampa pretendevano tutto e subito da un giocatore pagato 16.5 milioni di sterline”. Le critiche comunque sono sempre state bruscolini per un figlio della guerra d’indipendenza croata costretto a lasciare la propria casa all’età di sei anni.
Forte di un contratto fino al 2016, oggi Modric è un giocatore da grandi partite. La sua capacità di verticalizzare l’azione risulta letale soprattutto nei match in cui il Tottenham può agire di rimessa. Partite proprio come quella di White Heart Lane. “L’Italia mi porta bene, il mio primo gol in nazionale l’ho segnato proprio contro gli Azzurri, a Livorno. Conosciamo tutti il valore del Milan, sarebbe un errore pensare di essere già ai quarti. Ma la Champions League è la nostra reale dimensione. Il Tottenham non è arrivato fino a qui per caso”.
Fonte: Il Giornale
“Modric è il giocatore che manca al Manchester United per tornare ad essere la miglior squadra del mondo”, ha scritto il Guardian. Parole importanti per un giocatore che ha sempre scomodato paragoni illustri, in primis quello di Cruijff croato. Classe, rapidità di pensiero e di esecuzione, visione di gioco totale. Il tutto adattato ai ritmi di gioco forsennati della Premier League inglese “Ad alti livelli ciò che fa la differenza”, dice Modric, “non è solo quello che fai, ma soprattutto la velocità con cui lo fai. Senza dimenticare la mancanza di spazio. Quando giocavo in Croazia potevo contare fino a tre prima di impostare l’azione. In Inghilterra arrivo a malapena a uno”.
Trequartista sinistro a inizio carriera nella Dinamo Zagabria, al Tottenham Modric ha mostrato grande duttilità adattandosi in più ruoli: play-maker alla Pirlo davanti alla difesa (con Juande Ramos), seconda punta (agli inizi con Redknapp), trequartista centrale oppure centrocampista davanti alla difesa nell’attuale 4-2-3-1 degli Spurs. “Ho sempre avuto fiducia nei miei mezzi, ma non nego che la mia polivalenza mi abbia aiutato, specialmente agli inizi quando tifosi e stampa pretendevano tutto e subito da un giocatore pagato 16.5 milioni di sterline”. Le critiche comunque sono sempre state bruscolini per un figlio della guerra d’indipendenza croata costretto a lasciare la propria casa all’età di sei anni.
Forte di un contratto fino al 2016, oggi Modric è un giocatore da grandi partite. La sua capacità di verticalizzare l’azione risulta letale soprattutto nei match in cui il Tottenham può agire di rimessa. Partite proprio come quella di White Heart Lane. “L’Italia mi porta bene, il mio primo gol in nazionale l’ho segnato proprio contro gli Azzurri, a Livorno. Conosciamo tutti il valore del Milan, sarebbe un errore pensare di essere già ai quarti. Ma la Champions League è la nostra reale dimensione. Il Tottenham non è arrivato fino a qui per caso”.
Fonte: Il Giornale
martedì 8 marzo 2011
Castaignos è più di una scommessa
Luc Castaignos ha festeggiato il quadriennale appena firmato con l’Inter decidendo con un gol la delicata trasferta del Feyenoord in casa dell’Heerenveen. Una rete particolare per questo tulipano classe 92 nato da padre francese e madre di Capo Verde; Castaignos ha infatti raggiunto la doppia cifra in Eredivisie.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).
lunedì 7 marzo 2011
Ricchi ma non scemi
I ricchi scemi non abitano a Donetsk. I milioni di euro pompati annualmente dall’oligarca ucraino Rinat Akhmetov nel proprio club hanno permesso il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo prefissato dal presidente a inizio millennio: trasformare lo Shakhtar in una potenza nazionale e internazionale. Il pregio principale di Akhmetov è stato quello di coniugare una vasta disponibilità economica con due caratteristiche non facili da riscontrare tra i padroni del vapore del calcio milionario: obiettività e pazienza. Per lui l’allenatore è innanzitutto un manager: il progetto, le scelte in sede di mercato e tutti gli aspetti tecnico-gestionali sono di propria competenza. Tanto più poi un programma è ambizioso, maggiore sono i tempi di realizzazione. Infatti Mircea Lucescu ci ha impiegato sei anni per qualificare lo Shakhtar Donetsk agli ottavi di Champions League per la prima volta nella sua storia.
Nel 2008 parte della stampa ucraina caldeggiava l’esonero di Lucescu. Insediatosi nel 2004 al posto di Bernd Schuster, al tecnico rumeno venivano contestati i modesti risultati in ambito internazionale, nonostante in Ucraina lo Shakhtar avesse vinto tre titoli nazionali in quattro anni, sopravanzando i rivali della Dinamo Kyiv quale squadra leader del paese. Akhmetov decise di concedere al tecnico altri dodici mesi. Nel 2009 lo Shakhtar conquistò la Coppa Uefa. Oggi la compagine di Donetsk, che lo scorso anno ha messo in bacheca il quarto campionato dell’era-Lucescu, sta volando ancora più in alto. Vero è che il girone di Champions, Arsenal escluso, non era irresistibile, ma la personalità e la maturità con le quali gli ucraini hanno conquistato il primo posto è da grande squadra.
Da centrocampo in avanti, lo Shakhtar è una squadra interamente brasiliana. In otto anni sono stati tredici i giocatori verdeoro che hanno indossato la maglia arancio-nera. Una precisa scelta di Lucescu, supportata in toto da Akhmetov. In barba alla saudade, secondo l’allenatore rumeno “più il calciatore brasiliano è lontano da casa, migliori sono le prestazioni che riesce ad offrire”. I risultati gli danno ragione, tanto più che nel recente passato i giocatori che hanno avuto i maggiori problemi di adattabilità sono stati un messicano, Nery Castillo, un boliviano, Marcelo Moreno (tutt’ora in rosa) e un italiano, Cristiano Lucarelli. I vari Elano, Matuzalem e Brandao, per quanto burrascosi possano essere stati i rapporti con Lucescu, il proprio dovere in campo lo hanno sempre fatto.
Lo scorso gennaio sono sbarcati a Donetsk i brasiliani Douglas Costa e Alex Teixeira, entrambi finalisti nel Mondiale under-20 del 2009. La colonia verdeoro, che annoverava già Fernandinho (in fase di riabilitazione da un brutto infortunio che gli ha fatto perdere tutta la fase a gironi di Champions), Jadson, Willian e Luiz Adriano, si è ulteriormente arricchita in estate con l’arrivo dell’attaccante Eduardo, brasiliano naturalizzato croato, e del giovane Bruno Renan, mediano classe 91 temporaneamente dirottato nelle giovanili.
Lo Shakhtar di Lucescu si schiera con un 4-2-3-1 in cui, come detto, tutti i ruoli offensivi sono ricoperti da brasiliani. Titolari inamovibili sono il veloce esterno sinistro Willian, riconvertitosi in giocatore di fascia dopo un inizio di carriera come numero 10 nel Corinthians, e la punta Luiz Adriano, ormai una certezza sotto il profilo realizzativo. Arrivato 19enne in Ucraina, ha impiegato quattro stagioni per guadagnarsi una maglia da titolare e terminare in doppia cifra (11 gol nel 2009-10, più 6 in Europa), ma da allora non si è più fermato. Attualmente è il capocannoniere dello Shakhtar in campionato (7 gol), in coppa (3) e in Champions League (3).
Sulla destra sono in vertiginosa ascesa le quotazioni di Douglas Costa, fantasista di straordinarie qualità tecniche che nell’attuale stagione sembra aver trovato quella continuità di rendimento che era mancata nei suoi primi mesi in Ucraina. L’ex Gremio parte da destra ma svaria molto, ben supportato in fascia dal croato Darjo Srna, uno dei terzini più sottovalutati d’Europa. Al centro della trequarti c’è invece Jadson, specialista nei calci piazzati, con Alex Teixeira ed Eduardo quali prime alternative. L’ex Arsenal in realtà sarebbe il vice-Luiz Adriano, ma in più di una occasione Lucescu ha schierato i due assieme, con Eduardo qualche metro più indietro. E’ andata così nell’incontro casalingo con l’Arsenal, deciso proprio da un gol del croato-brasiliano, a segno anche nell’andata all’Emirates, nonché contro il Partizan nel penultimo turno.
L’unico intruso in questo monologo verdeoro è il talentuoso armeno Henrikh Mkhitaryan, centrocampista offensivo classe 89 acquistato ad agosto dal Metalurg Donetsk (dove a 21 anni era già capitano della squadra) per 7 milioni di euro. A destra oppure alle spalle della prima punta, Mkhitaryan ha raramente fatto rimpiangere i suoi colleghi brasiliani. Altri arrivi sono stati il difensore centrale Dmytro Chygrynskiy, rientrato a casa dopo il cocente flop a Barcellona (lo Shakhtar lo ha pagato 15 milioni, ma lo aveva venduto a 25…), e il mediano Taras Stepanenko, prelevato dal Metalurh Zaporizhya e schierato davanti alla difesa in coppia con Oleksiy Gai.
Il già citato Srna è l’elemento di spicco del reparto arretrato. Difensore moderno in grado di coprire tutta la fascia di competenza, nell’attuale Champions Srna ha siglato il gol-partita nel delicato incontro d’esordio con il Partizan Belgrado. Il croato, che nel 2008 assieme Daniel Pranjic contendeva al duo Sergio Ramos-Capdevila la palma di miglior coppia di terzini dell’Europeo, è il giocatore dello Shakhtar dal rendimento più elevato. Completano il quadro della difesa il rumeno Răzvan Raţ, terzino sinistro, il centrale Yaroslav Rakitskiy e il portiere Andriy Pyatov, oltre 150 presenze tra i pali degli ucraini.
Fonte: Guerin Sportivo - Speciale regine di Champions
Nel 2008 parte della stampa ucraina caldeggiava l’esonero di Lucescu. Insediatosi nel 2004 al posto di Bernd Schuster, al tecnico rumeno venivano contestati i modesti risultati in ambito internazionale, nonostante in Ucraina lo Shakhtar avesse vinto tre titoli nazionali in quattro anni, sopravanzando i rivali della Dinamo Kyiv quale squadra leader del paese. Akhmetov decise di concedere al tecnico altri dodici mesi. Nel 2009 lo Shakhtar conquistò la Coppa Uefa. Oggi la compagine di Donetsk, che lo scorso anno ha messo in bacheca il quarto campionato dell’era-Lucescu, sta volando ancora più in alto. Vero è che il girone di Champions, Arsenal escluso, non era irresistibile, ma la personalità e la maturità con le quali gli ucraini hanno conquistato il primo posto è da grande squadra.
Da centrocampo in avanti, lo Shakhtar è una squadra interamente brasiliana. In otto anni sono stati tredici i giocatori verdeoro che hanno indossato la maglia arancio-nera. Una precisa scelta di Lucescu, supportata in toto da Akhmetov. In barba alla saudade, secondo l’allenatore rumeno “più il calciatore brasiliano è lontano da casa, migliori sono le prestazioni che riesce ad offrire”. I risultati gli danno ragione, tanto più che nel recente passato i giocatori che hanno avuto i maggiori problemi di adattabilità sono stati un messicano, Nery Castillo, un boliviano, Marcelo Moreno (tutt’ora in rosa) e un italiano, Cristiano Lucarelli. I vari Elano, Matuzalem e Brandao, per quanto burrascosi possano essere stati i rapporti con Lucescu, il proprio dovere in campo lo hanno sempre fatto.
Lo scorso gennaio sono sbarcati a Donetsk i brasiliani Douglas Costa e Alex Teixeira, entrambi finalisti nel Mondiale under-20 del 2009. La colonia verdeoro, che annoverava già Fernandinho (in fase di riabilitazione da un brutto infortunio che gli ha fatto perdere tutta la fase a gironi di Champions), Jadson, Willian e Luiz Adriano, si è ulteriormente arricchita in estate con l’arrivo dell’attaccante Eduardo, brasiliano naturalizzato croato, e del giovane Bruno Renan, mediano classe 91 temporaneamente dirottato nelle giovanili.
Lo Shakhtar di Lucescu si schiera con un 4-2-3-1 in cui, come detto, tutti i ruoli offensivi sono ricoperti da brasiliani. Titolari inamovibili sono il veloce esterno sinistro Willian, riconvertitosi in giocatore di fascia dopo un inizio di carriera come numero 10 nel Corinthians, e la punta Luiz Adriano, ormai una certezza sotto il profilo realizzativo. Arrivato 19enne in Ucraina, ha impiegato quattro stagioni per guadagnarsi una maglia da titolare e terminare in doppia cifra (11 gol nel 2009-10, più 6 in Europa), ma da allora non si è più fermato. Attualmente è il capocannoniere dello Shakhtar in campionato (7 gol), in coppa (3) e in Champions League (3).
Sulla destra sono in vertiginosa ascesa le quotazioni di Douglas Costa, fantasista di straordinarie qualità tecniche che nell’attuale stagione sembra aver trovato quella continuità di rendimento che era mancata nei suoi primi mesi in Ucraina. L’ex Gremio parte da destra ma svaria molto, ben supportato in fascia dal croato Darjo Srna, uno dei terzini più sottovalutati d’Europa. Al centro della trequarti c’è invece Jadson, specialista nei calci piazzati, con Alex Teixeira ed Eduardo quali prime alternative. L’ex Arsenal in realtà sarebbe il vice-Luiz Adriano, ma in più di una occasione Lucescu ha schierato i due assieme, con Eduardo qualche metro più indietro. E’ andata così nell’incontro casalingo con l’Arsenal, deciso proprio da un gol del croato-brasiliano, a segno anche nell’andata all’Emirates, nonché contro il Partizan nel penultimo turno.
L’unico intruso in questo monologo verdeoro è il talentuoso armeno Henrikh Mkhitaryan, centrocampista offensivo classe 89 acquistato ad agosto dal Metalurg Donetsk (dove a 21 anni era già capitano della squadra) per 7 milioni di euro. A destra oppure alle spalle della prima punta, Mkhitaryan ha raramente fatto rimpiangere i suoi colleghi brasiliani. Altri arrivi sono stati il difensore centrale Dmytro Chygrynskiy, rientrato a casa dopo il cocente flop a Barcellona (lo Shakhtar lo ha pagato 15 milioni, ma lo aveva venduto a 25…), e il mediano Taras Stepanenko, prelevato dal Metalurh Zaporizhya e schierato davanti alla difesa in coppia con Oleksiy Gai.
Il già citato Srna è l’elemento di spicco del reparto arretrato. Difensore moderno in grado di coprire tutta la fascia di competenza, nell’attuale Champions Srna ha siglato il gol-partita nel delicato incontro d’esordio con il Partizan Belgrado. Il croato, che nel 2008 assieme Daniel Pranjic contendeva al duo Sergio Ramos-Capdevila la palma di miglior coppia di terzini dell’Europeo, è il giocatore dello Shakhtar dal rendimento più elevato. Completano il quadro della difesa il rumeno Răzvan Raţ, terzino sinistro, il centrale Yaroslav Rakitskiy e il portiere Andriy Pyatov, oltre 150 presenze tra i pali degli ucraini.
Fonte: Guerin Sportivo - Speciale regine di Champions
venerdì 4 marzo 2011
La finale più scontata
Una rete del mai troppo amato Marc Janko consente al Twente di restare in corsa anche per il terzo obiettivo stagionale del club, ovvero la Coppa d’Olanda. E’ bastata una sola rete per piegare un Utrecht in dieci per buona parte della gara – doppio giallo a Tim Cornelisse – ma che ha comunque cercato di vendere cara la pelle fino all’ultimo, soprattutto grazie allo scatenato folletto belga Dries Mertens. Il pallino del gioco è però rimasto saldamente nelle mani dei Tukkers, che hanno tuttavia confermato il loro temporaneo scarso feeling con la porta, dal momento che ci vogliono sempre cinque-sei occasioni da gol per realizzarne uno. Ci ha pensato Janko – che ha comunque mancato altre ghiotte chance - su assist di Luuk de Jong. Il Twente torna in finale dopo due anni, quando la squadra allora allenata da Steve McClaren perse Marko Arnautovic – uno che all’epoca sembrava davvero un fenomeno – dopo un quarto d’ora e la partita, contro l’Heerenveen, ai calci di rigore.
L’8 maggio al De Kuip di Rotterdam i ragazzi di Preud’Homme sfideranno l’Ajax detentore del trofeo. Poco da dire sull’incontro degli ajacidi, che affrontavano in casa l’Rkc Waalwijk, secondo in Eerste Divisie. L’incontro è rimasto in bilico fino al minuto 55, quando Siem de Jong ha insaccato la palla del 3-1. In precedenza alla rete iniziale di Lorenzo Ebecilio aveva risposto Daley Blind con una sfortunata autorete, quindi ci aveva pensato il corpulento Jeroen Verhoeven a salvare la porta ajacide dopo il nuovo vantaggio firmato da Demy de Zeeuw. Rkc quindi fuori dall’Amsterdam ArenA con l’onore delle armi. Il quarto e il quinto gol dell’Ajax, firmati rispettivamente da De Zeeuw e De Jong, servono solo per le statistiche.
L’8 maggio al De Kuip di Rotterdam i ragazzi di Preud’Homme sfideranno l’Ajax detentore del trofeo. Poco da dire sull’incontro degli ajacidi, che affrontavano in casa l’Rkc Waalwijk, secondo in Eerste Divisie. L’incontro è rimasto in bilico fino al minuto 55, quando Siem de Jong ha insaccato la palla del 3-1. In precedenza alla rete iniziale di Lorenzo Ebecilio aveva risposto Daley Blind con una sfortunata autorete, quindi ci aveva pensato il corpulento Jeroen Verhoeven a salvare la porta ajacide dopo il nuovo vantaggio firmato da Demy de Zeeuw. Rkc quindi fuori dall’Amsterdam ArenA con l’onore delle armi. Il quarto e il quinto gol dell’Ajax, firmati rispettivamente da De Zeeuw e De Jong, servono solo per le statistiche.
mercoledì 2 marzo 2011
Barzelletta bianconera
Piccola nota: Radio Olanda non è anti-juventina. Semplicemente non ama incompetenza e fumo neglio occhi.
Sulla passerella allestita al vecchio Comunale, dal 2006 ad oggi – Blanc, Cobolli e Secco prima, Marotta e Paratici poi - hanno presentato le loro collezioni primavera-estate-autunno-inverno. Beninteso con il patrocinio dell'algido ingegnere sotto tutela. Una sfilata di bidoni mai vista nella storia della Juve. Dallo spaurito Almiron, giunto a Torino con l'espressione di uno che ha appena visto la Madonna o Raffaella Carrà - tanto è uguale; al portoghese che si è perso subito nei meandri del nulla - provate voi a cercare un Tiago nel pagliaio; fino a Molinaro, l'uomo più detestato dall'ENPA, dato che i suoi cross hanno abbattuto in due anni almeno quindici specie di uccelli. Per poi passare all'attaccante nato per caso a Crotone, quando la sua città d'origine avrebbe dovuto - e potuto essere - Carrara. Per via dei piedi di marmo. E per non parlare del brasiliano pseudo-italiano che tratta il pallone come fosse uno shampoo. Con la "sottile" differenza che lo shampoo gli arriva in testa, il pallone mai.
E via continuando col centrocampista rissoso e irascibile come Braccio di Ferro, ma costato molto più di un barattolo di spinaci. A Firenze si staranno ancora sbellicando. E che dire dello sciagurato Grygera, più inutile della seconda voce nelle telecronache? Oppure Grosso, la cui agilità ricorda tanto la Cariatide di alanfordiana memoria, al netto però della simpatia? Sorvolando su Martinez Cico Lopez Cayetano, che non è il miglior amico di Zagor ma il fedele alleato degli avversari della Juve. E vogliamo dibattere di Bonucci, uno che pensa di essere Beckenbauer quando non vale nemmeno il peggior Legrottaglie? Oppure su Aquilani, regista con la personalità e il carisma di Charlie Brown? Stendendo un velo più o meno pietoso su Pepe (nazionale italiano, detto tutto), Motta, Rinaudo e la restante pattuglia di mestieranti del pallone di stanza a Vinovo. Purtroppo questa squallida sfilata sembra destinata a durare ancora parecchio. Almeno fino a quando, in corso Galfer, non cambierà lo stilista.
PS A Oporto avevano capito tutto fin da subito. Chapeau.
(a cura di Renato La Monica – Magazine bianconero)
Fonte: Il mondo siamo noi
martedì 1 marzo 2011
Kaiser Arveladze e le Tigri dell'Anatolia
Il 3-3 tra Trabzonspor e Kayserispor è stato uno degli incontri più emozionanti del week-end calcistico europeo. Le due migliori difese - rispettivamente 16 e 17 reti incassate - del massimo campionato turco non hanno tenuto fede alla propria fama, ma lo spettacolo è stato assicurato ed entrambe le squadre sono uscite dal Hüseyin Avni Aker di Trebisonda con motivi di soddisfazione.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi)
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