C’era una volta il Dream Team del Barcellona, griffato Johan Cruijff, fucina di trofei e di calcio. Da quel fertile terreno sono germogliati parecchi semi, oggi sparsi per l’Europa a predicare (o, almeno, a tentare di farlo) quella particolare filosofia calcistica. Pep Guardiola, Luis Enrique, Sergi Barjuan, Miguel Angel Nadal, Ronald Koeman, Albert Ferrer. Al pluridecorato ex capitano blaugrana Josè Mari Bakero è toccata la Polonia. Prima alla guida del Polonia Varsavia, condotto ad un’insperata salvezza lo scorso campionato, quindi a quella del Lech Poznan, l’ex club delle ferrovie di stato. Ingaggiato il 3 novembre per sostituire l’esonerato Jacek Zielinski, Bakero debuttava ventiquattro ore dopo battendo 3-1 il Manchester City di Roberto Mancini e raggiungendolo in testa al gruppo A. Un risultato che complicava sensibilmente il cammino di una Juventus ammalata di “pareggiate” acuta, costretta adesso a vincere in Polonia per continuare a coltivare le proprie chance di qualificazione.
Il successo sugli inglesi non è stato il primo exploit della compagine polacca in questa Europa League, basta ricordare il clamoroso 3-3 in rimonta proprio sui bianconeri alla prima giornata. Di quella squadra è cambiata la guida tecnica, non la filosofia tattica. Del resto è inutile proporre calcio spettacolo con interpreti di medio livello, e proprio per questo motivo Bakero ha mantenuto, almeno in Europa, quell’arcigno 4-5-1 che ha nei tiri dalla distanza Dimitrije Injac e nei colpi di testa del difensore colombiano Manuel Arboleda (abile sulle palle inattive, a segno nelle ultime due partite “europee” al Miejski Stadion) le sue armi più pericolose. Senza ovviamente dimenticare la punta lettone Artjom Rudnevs, autore della tripletta all’Olimpico di Torino lo scorso 16 settembre. Tornò in patria da eroe, rammaricandosi solamente che a difendere i pali della Juventus non ci fosse stato Buffon, bensì Manninger. Con Storari, gli andrà male anche questa volta.
Fonte: Il Giornale
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