Sono vicecampioni del mondo e quasi se ne vergognano. Il gioco violento messo in mostra dall’Olanda nella finale contro la Spagna ha lasciato il segno, proprio come i tacchetti di Nigel de Jong sul petto di Xabi Alonso. “La nuova scuola olandese”, titola il bimestrale di approfondimento e cultura calcistica Hard Gras, mostrando in copertina il citato colpo di kung fu del centrocampista del Manchester City. C’è molto rispetto per il lavoro svolto da Ben Marwijk, e dissidenti tout-court alla Johan Cruijff (“il gioco dell’Olanda è una pena per gli occhi e un dolore per il cuore”) sono decisamente in minoranza; secondo molti però in finale si è andati un po’ troppo oltre. Chiediamo a Peter Houtman, ex nazionale nonché bomber di Feyenoord e Groningen, oggi speaker e responsabile dell’accoglienza al De Kuip di Rotterdam, se non ritenga che quello adottato dagli oranje in finale fosse l’unico atteggiamento possibile per mettere in difficoltà una Spagna di inavvicinabile (per tutti) profilo tecnico. “Il problema è che non appartiene alla nostra cultura giocare in quel modo. Van Marwijk ha centrato un grande risultato e probabilmente, analizzando la partita da un punto di vista squisitamente tattico, non ha davvero sbagliato nulla. Ma non è quello visto in finale il calcio che mi piace”. Nel frattempo la campagna per Euro 2012 è iniziata con due vittorie, la prima comodissima a San Marino (con ritorno in maglia oranje, e ovviamente al gol, di Ruud van Nistelrooy, miglior marcatore di sempre dell’Olanda in partite ufficiali), la seconda di misura sulla Finlandia. Le novità si chiamano Hedwiges Maduro (centrale difensivo contro San Marino), Vurnon Anita e Jeremain Lens. Gli assist di Sneijder, i pestoni di De Jong e le lamentele di Van der Vaart (eguagliato il record di Dennis Bergkamp quale giocatore più sostituito di sempre – 31 volte – nella storia dei tulipani) rappresentano invece la continuità con il passato.
(4- continua)
Fonte: Guerin Sportivo
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