Passato è una parola che rischiava di diventare sinonimo di Olympisch Stadion. Nel 1998 la città di Amsterdam aveva infatti deciso di demolire lo storico impianto per costruire un quartiere residenziale, allo scopo di fronteggiare la carenza di abitazioni che all’epoca rappresentava un grosso problema per la città olandese. Una grossa mobilitazione popolare, unita ad una raccolta fondi organizzata dal proprietario della Heineken, scongiurarono l’operazione, salvando uno dei luoghi storici dello sport in Olanda. E’ noto che l’Olympisch Stadion ospitò le Olimpiadi del 1928, e che proprio sulle sue gradinate alcuni membri della FIFa iniziarono a discutere in merito all’idea di organizzare una coppa del mondo di calcio. In occasione delle Olimpiadi, che avrebbero accolto tantissime persone provenienti da tutto il mondo in un paese dalla lingua pressoché incomprensibile, il comitato organizzatore chiese espressamente la creazione di un simbolo, perfettamente riconoscibile da tutti, che indicasse i luoghi adibiti a parcheggio. Venne così creato il cartello con la P bianca su fondo blu, proprio quello che oggi si trova all’ingresso di ogni parcheggio. Dopo essere stato la casa della nazionale olandese (fino al 1989) e dell’Ajax (fino all’arrivo dell’Amsterdam ArenA nel 1996), adesso l’Olympisch Stadion si appresta a vivere una nuova giovinezza grazie ad un progetto che prevede un allargamento “temporaneo” della capacità dell’impianto (attualmente pari a 22mila posti) mediante un anello rimovibile che permetterà di adattare la struttura alle esigenze della manifestazione che ospita. Impossibile citare anche solo una parte degli eventi e dei personaggi che sono transitati in questo mitico stadio. Curioso però citare come, all’interno del museo, gli olandesi abbiano riservato uno spazio dedicato alla loro nemesi per eccellenza: i calci di rigore. Il pannello “strafschopsyndroom” (sindrome del calcio di rigore), illustra, attraverso parole e filmati, le cinque uscite consecutive ai rigori degli oranje dai grandi tornei internazionali tra il 1992 (Danimarca fatale) e il 2000 (nessun italiano può ignorare di cosa stiamo parlando). Una maledizione spezzata solo nel 2004 con il successo ai danni della Svezia. E sull’amletica domanda scritta sul pannello (“ci si deve allenare a tirare i calci di rigore?”) si potrebbe scrivere un trattato.
(5-continua)
Fonte: Guerin Sportivo
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