Esperienze di vita vera, lontane da stereotipi e viaggi da agenzie turistiche mainstream. Esperienze a volte bizzarre, altre volte amare, sempre ricche di passione. Come in Mozambico, nel 2005. Schans, assistente della nazionale, accompagnò la Under 23 a Macao per un torneo giovanile, e si trovò con alcuni dei suoi ragazzi, abituati a consumare non più di tre-quattro pasti a settimana, alle prese con una brutta indigestione dopo aver polverizzato l'intero buffet post-partita.
Due anni dopo, un ingaggio in Cina. Vice di Gao Hongbo (futuro ct della nazionale), vinse sorprendentemente il campionato con il Changchun Yutai, club di una città di sei milioni di persone (“una piccola e tranquilla città di provincia” aveva assicurato Gao), nei pressi del confine con la Corea del Nord. L’impresa più difficile non fu sconfiggere il Generale Inverno (a quelle latitudini in il termometro può scendere fino a meno trenta) ma convincere la dirigenza a concedere un giorno di riposo ai giocatori. «Quando videro il programma settimanale di allenamento - ricorda Schans - mi guardarono in cagnesco. In Cina, dissero, gli allenatori sono pagati per lavorare, pertanto si suppone che essi dirigano gli allenamenti sette giorni su sette, e almeno due volte al giorno. I miei primi mesi furono una battaglia continua, perché pretendevo meno lavoro. Alla fine li ho convinti, e con una squadra più riposata abbiamo vinto dieci degli ultimi dodici incontri, portando a casa il titolo nazionale. Dicevo sempre: non voglio fare di voi degli olandesi, ma non voglio nemmeno diventare io un cinese. Ho solo chiesto rispetto, e alla fine ha pagato».
Sul finire del 2006, la Namibia si trova ad un passo dal conquistare la sua prima storica qualificazione alla fase finale della Coppa d’Africa, che si sarebbe disputata in Ghana l’anno successivo. Alla guida della nazionale c’è lo zambiano Ben Bamfuchile, cresciuto alla scuola Knvb, e pertanto alla ricerca di un tecnico olandese pronto ad assisterlo nelle fasi finali delle qualificazioni. Il primo nome sulla lista è quello di Schans. L’obiettivo viene centrato, ma Bamfuchile si ammala gravemente (morirà prima dell’inizio del torneo) lasciando il timone all'amico olandese. Sarà lui a guidare in Ghana una squadra composta da giocatori militanti nella quarta divisione tedesca o nella serie B norvegese. La stella è Colin Benjamin, attaccante dell’Amburgo. Schans si fida molto anche del portiere Athil, agile, con un ottimo senso della posizione, ma quasi completamente sordo. «Provammo con un apparecchio acustico, ma gli scivolava continuamente fuori dall’orecchio impedendogli di mantenere la giusta concentrazione durante l’incontro. Tentammo quindi con un caschetto modello Peter Cech, ma non funzionò. Per l’esordio contro il Marocco fui costretto a tenerlo in panchina». Nei primi cinque minuti il Marocco segna due volte; l’incontro finisce 5-1. Schans decide di rompere gli indugi e manda in campo Athil nei due successivi incontri, contro Ghana (0-1) e Guinea (1-1). Namibia eliminata ma onore salvo. La Federazione locale, soddisfatta, chiede all’olandese di guidare la squadra durante le qualificazioni al Mondiale del 2010 in Sudafrica. L’idillio non durerà.
«L’Africa è una terra dove tutto è possibile, nel bene come nel male. Esplorarla al seguito di una nazionale di calcio può far sembrare tranquillo e rilassante persino un giro sulle montagne russe. Nello Zimbabwe l’inflazione cresceva ora dopo ora, mi ritrovai a pagare un’arancia con un cumulo di carta che equivaleva a tre milioni di dollari locali. All’uscita dello stadio rischiammo per due volte di cappottarci con il nostro bus a causa della marea umana di tifosi che premeva ai lati. Ogni loro spinta era come un colpo di frusta. In Guinea arrivammo dopo un viaggio massacrante; primo scalo aereo a Johannesburg, secondo a Dakar; e poi due pullman, perché non esistevano voli diretti nemmeno da Windhoek, la capitale della Namibia. Viaggi della speranza che non aiutavano certo i giocatori a mantenere una condizione psico-fisica ottimale, tanto più se si considera che quando arrivammo a Conakry, la capitale, venimmo letteralmente sequestrati in albergo perché la città era in rivolta ed il governo aveva ordinato il coprifuoco. In Sudafrica chiedemmo un bus per ventiquattro persone e ad attenderci all’aeroporto ne trovammo uno da dieci. Quando lavoravo in Mozambico diedi le dimissioni dopo aver convocato una riunione con la Federazione alle dieci di mattina, ed aver atteso due ore per vedere arrivare i primi tre membri del consiglio. E quando ho provato a chiedere spiegazioni, sai cosa mi hanno risposto? "Mister, questa è l’Africa". Un continente stritolato dalla povertà ma anche dall’inefficienza e dalla corruzione di chi sta ai vertici».
Oggi Arie Schans è tornato in Cina, a Changhang, dove vive nel campus dell’università locale, che conta trentamila studenti. Sulla scrivania una web-cam per scacciare la nostalgia di casa, sul comodino l’inseparabile manuale di tattica calcistica. L'indispensabile compagno di viaggio per continuare ad esplorare, e dove possibile, cercare di capire il mondo.
(fine)
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