Ci sono campionati che attirano gli sceicchi e altri che affascinano qualche oligarca dell’Est. In Italia invece siamo spesso costretti ad accontentarci di macchiette stile Borgorosso football club. L’ultimo in ordine di apparizione è Giuseppe “Joseph” Cala, manager italo-americano con alle spalle decine di tentativi falliti di acquisto di società calcistiche, dal Torino al Bari, dall’Ascoli alla Salernitana (ma dalla Campania sparì dopo 12 giorni) fino agli inglesi del Portsmouth. Un inquieto girovagare terminato lo scorso giugno con l’acquisto del Calcio Lecco, fresco di retrocessione in Serie D. Un livello forse un po’ troppo basso per chi nutre l’ambizione di “creare un club di livello mondiale modello Juventus”, ma non ditelo al signor Cala. “Non vuol dire niente, anche la Microsoft è partita con un solo impiegato”.
Dopo anni di grigiore calcistico, la città del Manzoni è pronta per tornare a recitare un ruolo di primo piano nel mondo del pallone. Come? Attraverso la quotazione alla borsa Nasdaq di New York, la creazione di un super-settore giovanile e l’apertura di filiali in Africa, Asia e Sudamerica. Un impegno “non di 2-3 anni, ma per tutta la vita” che però stenta a decollare. A meno di un mese dall’inizio del campionato manca tutto: un campo di gioco di proprietà, una sede, persino i giocatori. “Non so quanti di loro sono tesserati” ha dichiarato il tecnico Stefano Franciosa (pescato da Cala nella C finlandese) in quella che avrebbe dovuto essere la conferenza di presentazione della squadra. I nomi? Mistero. Gli allenamenti? Sgambate di un’oretta e poi partitella, come all’oratorio. Ma nemmeno con i ragazzini della Berretti della si arriva a giocare undici contro undici.
Nel frattempo, tra pernottamenti allo stadio, sponsorizzazioni fantasma e finte denunce di aggressione (smentite dai diretti interessati, ovvero il segretario Ivan Corti e il direttore tecnico delle giovanili Ernesto Nani), Cala ha mantenuto solo una promessa: quotare il Lecco al Nasdaq, inserendo la società nella sua Cala Corporation. Di cosa si occupa? “Non importa l’attività ma il fatturato che produce”. Oltre che con la trasparenza, l’italo-americano sembra avere qualche problema con i pagamenti: gli 800mila euro di debiti lasciati dalla precedente gestione non sono ancora stati saldati. E se con i tifosi è stata guerra aperta sin dal primo giorno, adesso si sono incrinati anche i rapporti con il Comune.
“Lecco in Serie A in cinque anni”, così si è presentato Cala. Una battuta che oggi suona surreale quanto il clima creatosi attorno alla società blu celeste. Nell’anno del centenario, a Lecco avrebbero gradito regali migliori.
Fonte: Il Giornale
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