Israele aveva un campioncino in casa, ma non lo sapeva. Perché Toto Tamuz era un fantasma. Viveva da clandestino, aveva imparato a evitare gli agenti dell’immigrazione e, se le cose si fossero messe davvero male, avrebbe potuto ingannare chiunque sfoggiando un ebraico da 10 e lode. “Sono ospite della signora Orit Tamuz”, avrebbe detto. “Portatemi da lei e vi spiegherà tutto”. Ci sarebbero cascati, perché nessun immigrato clandestino avrebbe potuto padroneggiare così bene una lingua tanto ostica.
Oggi elemento di punta dell’Hapoel Tel Aviv e della nazionale isreliana, per anni Tamuz, classe ’88, fisico alla Rooney, è stato il bomber senza patria. Un vero e proprio apolide. Nato in Nigeria da Doreen e Clement Temile, all’età di due anni aveva seguito la propria famiglia in Israele, dove il padre aveva trovato un ingaggio nel Beitar Netanya. Ma quando il club aveva cominciato a non pagare più gli stipendi, Clement Temile aveva dovuto cercarsi un altro lavoro. Poi era arrivata la separazione dalla moglie. Nel frattempo il figlioletto Adaruns, questo il vero nome di Toto, era stato dato in affidamento a un ex compagno di squadra di Clement. Viveva a Petah Tikva, nord est di Tel Aviv. Lì, in un dopo-scuola, Toto incontra Orit Tamuz, direttore del marketing in un’azienda locale. La donna, nubile, decide di adottarlo. Illegalmente, perché manca il consenso dei genitori biologici. Ma i Temile sono tornati in Nigeria e sono all’oscuro di tutto.
Scuola, sinagoga, Kiddush al venerdì; Toto Tamuz cresce da ebreo al 100%. Gli manca solo la cittadinanza. Per ottenerla, lui e Orit dovranno intraprendere una lunga battaglia burocratica e legale (“perché tanta pena per adottare un negretto?”, è la domanda che una volta Orit si è sentita rivolgere da un funzionario statale). Il caso, dopo essere arrivato fino all’Alta Corte, si risolve positivamente nel giugno 2007. Toto Tamuz ha finalmente un passaporto, e Israele la sua stellina. Che debutta a 16 anni nella Ligat ha’Al tra le fila dell’Hapoel Petah Tikva con una doppietta. Segue un quadriennio prolifico nel Beitar Gerusalemme, prima del passaggio in una big quale l’Hapoel Tel Aviv. La scorsa stagione è capocannoniere del campionato con 21 reti, quest’anno è a quota 13 e reduce da un’ottima Europa League, competizione nella quale ha segnato a tutte le squadre incontrate: Vaduz, Ekranas, Legia Varsavia, Psv Eindhoven (doppietta) e Rapid Bucarest. Il suo presidente vorrebbe venderlo al Monaco, in Francia, ma lui non si vuol muovere. Tantopiù ora che il c.t. di Israele è Eli Guttmann, suo ex boss all'Hapoel. Inoltre ha riallacciato i rapporti con i genitori dopo anni di silenzio. “Ma la mia famiglia rimarrà sempre Orit Tamuz. Ciò che sono diventato lo devo esclusivamente a lei”. Infatti dopo ogni gol si rivolge a Orit in tribuna e le manda un bacio.
Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time
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