Al termine della stagione 2008/09 l’Ingolstadt 04 retrocedeva in Dritte Liga, la terza serie del campionato tedesco. In primavera la dirigenza del club bavarese, nel disperato tentativo di tenere a galla una barca che faceva acqua da tutte le parti, aveva giocato la carta del cambio di allenatore, sollevando dal proprio incarico Thorsten Fink e il suo vice Heiko Vogel. Due anni dopo questa coppia dal modestissimo curriculum ha scritto una delle pagine più importanti nella storia del calcio svizzero, estromettendo dalla Champions League il Manchester United di sir Alex Ferguson, finalista in tre delle ultime quattro edizioni. Fink, due titoli in due stagioni con il Basilea, ha bloccato i Red Devils sul pari all’Old Trafford (con i renani ci riuscì anche Christian Gross nel 2003, ma quel Manchester era molto più tenero poichè già qualificato al turno successivo); Vogel, che ha sostituito a ottobre il collega trasferitosi nell’Amburgo, ha completato l’opera battendo gli inglesi al St. Jakob Park. Un monumento come Ferguson sconfitto da un traghettatore alla sua prima esperienza da tecnico sulla panchina di un club. Anche nel calcio dei milioni c’è ancora spazio per qualche sorpresa.
Logicamente l’eroe per caso Vogel ha ottenuto un nuovo contratto dal club renano. Amatissimo dai giocatori, ha chiuso l’anno consolidando il club in vetta al campionato, conquistando i quarti di coppa nazionale e gli ottavi di Champions. Ma il miracolo Basilea ha ben poco di casuale. La gestione tecnica del gruppo funziona in maniera egregia perché agisce avendo alle spalle una struttura societaria solida e funzionale. La miglior descrizione è arrivata dal quotidiano ticinese Il Giornale del Popolo: “Il Basilea nell’Europa che conta senza tradire le radici”. Esistono diversi modi per gestire soldi e ambizioni, anche in realtà calcistiche non di primissimo piano. C’è il modello Sion, ovvero ingaggio di giocatori stranieri (anche importanti) e battaglie nei tribunali; e c’è quello del Basilea, caratterizzato da investimenti massicci nella formazione dei giovani. Il risultato è pienamente visibile: Shaqiri, Xhaka, Sommer, Fabian Frei e Stocker sono tutti prodotti del vivaio oggi titolari in prima squadra, nonché elementi (soprattutto i primi due) sui taccuini di numerosi club europei. Ma anche i veterani, da Huggel alla coppia gol Streller-Alexander Frei (27 reti stagionali in due, 7 in Champions), sono 100% made in Swiss. Tra i pochi stranieri degni di nota il play ivoriano Yapi, il terzino sudcoreano Park Joo-Hoo e il centrale argentino Abraham, protagonista di un’improvvisa rinascita dopo stagioni altalenanti che lo avevano portato a un passo dalla cessione.
Basilea significa però anche Gisela Oeri, moglie di uno dei soci del colosso farmaceutico Hofmann-La Roche e principale finanziatore del club nell’ultimo decennio. La presidentessa lascerà la carica il prossimo giugno dopo aver trasformato la squadra nella regina del calcio svizzero, lasciando in eredità trofei in serie e un moderno centro di formazione che dovrebbe costituire la base per il futuro autofinanziamento del club – oggi non ancora raggiunto. All’entusiasmo dei tifosi per l’exploit europeo si è pertanto aggiunto un pizzico di inquietudine per un futuro ancora incerto. Il presente invece dice Bayern Monaco, sorta di mini derby per gli svizzeri tedeschi. Lo sarà sicuramente per Vogel, in passato allenatore delle giovanili del club bavarese. E chissà che questo pacioso tedesco con la faccia da Ralph di Happy Days non riesca ad abbattere un altro gigante d’Europa. Forse è più facile che salvarsi in Zweite Bundesliga.
Fonte: Guerin Sportivo - Regine di Champions
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