Con lo spirito Chollima” è un libro di Marco Bagozzi dedicato al calcio nella Corea del Nord, uno dei paesi più isolati e “sconosciuti” al mondo. Una pubblicazione “no commercial potential” (per dirla come il buon Frank Zappa) della quale abbiano parlato con l’autore, analista politico e collaboratore della rivista di studi geopolitici Eurasia.
Quali sono le motivazioni che si celano dietro un’iniziativa folle, dal punto di vista editoriale, quale pubblicare in Italia un libro dedicato alla storia del calcio nella Corea del Nord?
Innanzitutto “iniziativa folle” mi piace come espressione. Dietro a questo lavoro c’è una passione: già da anni seguo l’andamento della politica nordcoreana, durante i mondiali ho cominciato ad interessarmi anche di questo aspetto. Mi sono posto la domanda: “Ma è possibile che nessuno sappia niente di questi ragazzi?”. Ho cominciato a raccogliere materiale, dati, storie, statistiche, ho aperto un blog e ho cominciato a buttare giù le prime righe, con l’idea di farne un breve saggio. Poi le pagine sono diventate troppe ed è partorita l’idea del libro.
Nei regimi totalitari lo sport è sempre stato utilizzato come strumento di propaganda del regime. Come funzionano le cose nella Corea del Nord?
Dal mio punto di vista in tutti i sistemi politici lo sport viene usato come strumento di propaganda. Giusto per citare un esempio, ricordo la scelta degli Stati Uniti di scendere in campo con la formazione pro di pallacanestro proprio in seguito ad una sconfitta contro l’Unione Sovietica, dall’alto valore politico. In Occidente un campione sportivo deve essere anche un personaggio pubblico e, sotto alcuni aspetti, il talento viene sottovalutato rispetto a bellezza, simpatia, fotogenia. In Corea, invece, gli sportivi vengono esaltati per le loro imprese e ogni vittoria viene vista come trionfo del sistema formativo. Ma questa esaltazione della vittoria non oltrepassa il campo puramente sportivo. Anzi, spesso il regime elogia, attraverso l’Agenzia di stampa ufficiale (la KCNA), dei semplici “maestri di sport”: allenatori giovanili che vengono ringraziati per il loro apporto nell’aspetto formativo ed educativo dei ragazzini.
Le punizioni ai giocatori dopo i Mondiali del 1966 e del 2010 (si parlò ad esempio del ct Kim Jong-Hun spedito in un cantiere edile) si sono rivelate notizie assolutamente infondate. A tuo parere qual è il motivo alla base di questa campagna di disinformazione?
C’è sicuramente un aspetto propagandistico: le notizie arrivavano dai media sudcoreani e da Radio Free Asia, un progetto finanziato direttamente ed esplicitamente dal Dipartimento di stato USA. Si sommano poi aspetti “folkloristici” (i soliti comunisti e i gulag) e il pressappochismo di alcuni giornalisti. Il punto fondamentale da capire è che i risultati della Corea del Nord hanno fatto discutere più in Europa che in Corea.
Come sono percepiti in patria i giocatori nordcoreani che militano all’estero? Penso principalmente alla stella Jong Tae-Se, che però in Corea del Nord addirittura non ci ha mai vissuto. Come viene vista la sua carriera in un paese nel quale un’icona quale Pak Doo-Ik dichiara: “Vendere un mio calciatore ad una squadra italiana? Da noi non si vendono le persone”?
Jong Tae-Se è una questione a parte: è nato in Giappone, da genitori coreani. Ha scelto di militare per la Repubblica Popolare, ma la sua carriera non è sottoposta alle regole del governo coreano. Nonostante ciò in Corea (anche al Sud) è uno dei calciatori più conosciuti e stimati. I coreani che giocano in Europa sono attualmente cinque, tutti molto giovani: la loro militanza all’estero è vista come una sorta di “erasmus calcistico”, uno stage. Vanno all’estero per migliorarsi e tornare più competitivi in Patria e assicurare alla nazionale prestazioni migliori.
A proposito di Pak Doo-Ik, da dove è nata la bufala sulla sua professione di dentista?
Onestamente non l’ho capito. Ho anche consultato i giornali dell’epoca e già allora si parlava di “un dentista”. Potrebbe trattarsi di un errore di traduzione o di una vera “leggenda metropolitana”.
Partecipazione ai Mondiali a parte, qual è l’episodio che più ti ha colpito nel ricostruire la storia del calcio Chollima?
Due i momenti particolari: Giochi Asiatici del 1978, le due Coree arrivano in finale. La partita finisce 0-0 e le due squadre salgono entrambe sul primo gradino del podio (all’epoca non c’erano i rigori) e festeggiano la medaglia. Mondiali under-20 del 1991: i due governi coreani scelgono di portare una squadra coreana unita. Nella prima partita incontra l’Argentina e vince 1-0. Due momenti significativi, particolarmente importanti per chi conosce la volontà di unità del popolo coreano.
Sostieni che, essendo la Corea del Nord ancora un paese socialista, il dilettantismo degli atleti rimane un punto fermo. Ma quanto c’è di vero? Anche la DDR spacciava i suoi atleti come dilettanti, ma in realtà le loro erano professioni solo di facciata (ricordo Peter Ducke “apprendista saldatore”…).
Non sono dilettanti nel senso comune del termine: da loro funziona un sistema simile ai nostri “corpi sportivi d’arma”, nei quali gli atleti sono di fatto allenati come professionisti.
Ho budget per un solo libro. Perché dovrai comprare “Con lo spirito Chollima” anziché la biografia di Ibrahimovic?
Perché di Ibrahimovic già conosciamo tutto. Che senso ha leggere un libro di cui conosco già il contenuto?
Libro autoprodotto, “Con lo spirito Chollima” (156 pagine, € 14,00) può essere acquistato scrivendo una mail a calciocorea@gmail.com.
Nessun commento:
Posta un commento