Negli ultimi anni i casi di partite truccate legate alla criminalità organizzata sono in ascesa. I macedoni del Podeba sono stati squalificati per otto anni da tutte le competizioni europee per aver “aggiustato” l’incontro casalingo con gli armeni del Pyunik Yerevan, preliminare di Champions League 2004/05. “Se non seguiamo le istruzioni, mi bruceranno la casa”, disse il presidente del Pobeda ai giocatori nell’intervallo del match. In Belgio il quotidiano la Derniere Heure ha da poco pubblicato l’esito del processo sullo scandalo scoppiato quattro anni fa: 18 partite truccate, 35 persone coinvolte, sanzioni comminate per un totale pari a 826.500 euro. In Germania Patrick Neumann, capitano del Verl, club semi-professionistico tedesco, ha confessato di aver intascato un compenso per aver truccato un incontro con la squadra amatori del Borussia Mönchengladbach. L’inchiesta ha portato all’arresto l’arresto di 46 persone in Turchia e 15 in Germania.
In Olanda invece si parla del fenomeno dei “bel-Chinezen”, i cinesi al telefono. Si trovano sugli spalti del campionato di seconda divisione, il cellulare sempre acceso, in linea il loro datore di lavoro, un call-center di Bangkok o di Kuala Lumpur. Trasmettono dati. “Mi chiamano mezz’ora prima della partita”, ha raccontato uno di loro a due giornalisti. “Vogliono sapere la temperatura, il colore delle maglie delle squadre e il numero di persone presenti allo stadio. Poi inizia il resoconto. Devo essere veloce: Home attack, home team danger, home shot wide, away team safe, away team attack, e così via. Mi pagano 70 euro a partita. Per la mancata comunicazione di un gol mi tolgono 20 euro. Se mi perdo un calcio d’angolo, me ne tolgono 10. I calci d’angolo gli interessano molto”.
“Le scommesse illegali rappresentano la più grande minaccia allo sport dopo il doping”. Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge non usa giri di parole. Ci sono campionati con squadre gestite direttamente dalla criminalità organizzata. Esistono partite il cui risultato viene deciso direttamente a Shangai, oppure a Macao, dal sindacato asiatico delle scommesse.
Presidente Rogge, quanto è grave il problema?
Molto più di quanto siamo portati a credere. Il giro di affari attorno alle agenzie di scommesse illegali è enorme. Il match fixing è un fenomeno molto difficile da combattere, perché queste agenzie, allocate principalmente in Asia, aprono e chiudono in continuazione, mutando nome ogni volta. Spesso sono strutturate a piramide, ma la base non conosce i livelli intermedi, che a loro volta non conoscono i vertici. E sono società che operano su più livelli.
Negli ultimi anni ci sono stati i casi La Louviere, Alliansi, Pobeda, Verl. Tutti episodi riguardanti squadre lontane dalle luci della ribalta.
Ovviamente squadre di seconda fascia o militanti nelle divisioni minori sono più esposte a rischi di questo genere, perché ci sono meno controlli, poca visibilità e stipendi più bassi. Gli anelli deboli all’interno di un club sono facili da trovare. Ma quando parlo di società che operano su più livelli, intendo eventiche accadono all’interno della singola partita. Non si tratta di truccare il risultato finale, quanto di stabilire chi segna il primo gol, quale squadra prende il primo cartellino giallo, eccetera. Tutte casistiche molto più difficili da monitorare rispetto al semplice esito conclusivo dell’incontro.
Come opera il Comitato Olimpico Internazionale?
Collaboriamo con Fifa, Uefa e la maggior parte delle federazioni internazionali. Abbiamo un rapporto privilegiato con le società di scommesse legali. Quando queste rilevano puntate anomale su una determinata partita, bloccano le scommesse e prendono contatto con noi. Quindi entra in funzione il nostro comitato di inchiesta. La Uefa ha inoltre predisposto un’unità speciale con il compito di monitorare le partite dei campionati europei di prima e seconda divisione. Ma non basta. Abbiamo bisogno anche del supporto di autorità internazionali come l’Interpol.
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