L’unica cosa buona fatta da Matias Almeyda in Norvegia è stato consigliare al proprio club, il Lyn, l’ingaggio dell’uruguaiano, figlio di immigrati italiani, Diego Guastavino. Un trequartista formato mignon (1.68 x 66) destinato a seguire le orme dei vari John Obi Mikel, Mame Biram Diouf e Anthony Annan, ovvero utilizzare la Tippeliga norvegese quale trampolino di lancio verso un campionato più importante. Oggi Guastavino è uno dei giocatori chiave del Brann, il secondo club più tifato di tutta la Norvegia dopo i giganti del Rosenborg. A Bergen si sogna ma nessuno lo dice, perché è ormai noto che scommettere sul Brann significa giocare con il fuoco.
Nervi saldi e pazienza infinta; queste sono le virtù indispensabili per ogni tifoso del Brann. Un club mai banale: nel 1962 ha vinto il suo primo titolo nazionale da neopromosso, bissandolo la stagione successiva e quindi tornando tra i cadetti. Tra il 1979 e il 1986 sono arrivate quattro retrocessioni e quattro promozioni consecutive; uno yo-yo nel quale si gioiva negli anni pari e ci si disperava in quelli dispari. Nel 1996 il Brann, spinto dalle reti di un giovane Tore Andre Flo, ha raggiunto i quarti di finale di Coppa delle Coppe, il miglior risultato europeo di sempre di una squadra norvegese.
Nel 2007 il Brann è tornato campione nazionale dopo 44 anni di digiuno. Poi di nuovo il caos, che ha raggiunto il culmine nel 2010 tra ammutinamenti di spogliatoio (cacciato il tecnico Steinar Nielsen, ex giocatore di Milan e Napoli), eliminazioni in coppa contro una squadra di dilettanti e l’ingresso sulla scena di un anonimo mecenate locale, dichiaratosi disposto a investire 5 milioni di euro nel club a patto che l’intera dirigenza si dimettesse in blocco. A fine stagione il Brann ha ceduto tutti i suoi pezzi pregiati, tra cui l’attaccante Eric Huseklepp, finito al Bari. Anno di transizione in vista? Nemmeno per sogno, perché a conferma della propria imprevedibilità il club ha debuttato nella Tippeliga 2011 battendo il Rosenborg, che non perdeva in campionato dal 2009. Chi ci capisce qualcosa è bravo.
Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time
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