La Rotterdam calcistica è popolata da scarafaggi, puttane e tossici. Sono infatti questi i poco simpatici nomignoli con i quali le tifoserie avversarie chiamano rispettivamente i supporters di Feyenoord (kakkerlakken), Excelsior (hoeren, perché il club si è “prostituito” diventando un satellite del Feyenoord) e Sparta (junks, riferimento alle condizioni degradate del quartiere occidentale di Spangen, per anni pieno di tossicodipendenti). Tra Feyenoord e Sparta la rivalità è stata feroce fin dagli esordi, per ragioni di natura puramente sociale. I rozzi portuali dell’area sud contro la colta borghesia della zona occidentale, l’area che si spinge fino a quella Delfshaven miracolosamente scampata alla furia delle bombe naziste, e pertanto diventata una delle poche oasi (dove non manca nemmeno il classico mulino a vento) rimaste al riparo dall’ondata di urbanismo futuristico che ha ridisegnato la città. Feyenoord contro Sparta, si diceva. I primi derisi dai secondi, che li consideravano “lo scandalo delle società sportive olandesi” in quanto “nati e cresciuti tra una marmaglia di mezzi selvaggi”. Ovvero tra la gente delle fabbriche, dei cantieri, del porto. Il volkelftal, la squadra del popolo, non piaceva nemmeno a buona parte della stampa, almeno fino a quando, nel secondo dopoguerra, cominciò a vincere con buona regolarità. Ma il derby cittadino ha saputo raccontare anche belle storie. Una delle migliori è indubbiamente quella ambientata tra il 1931 e il 1938, quando a cadenza annuale si disputò la partita della trasfusione di sangue (bloedtransfusiewedstrijd). Tutto nacque dall’amicizia tra il presidente dello Sparta Jan Wolff e l’allora direttore dell’ospedale Sint Franciscus Gasthuis di Rotterdam Nord, i quali concordarono l’organizzazione di un incontro amichevole di beneficenza per aiutare la Croce Rossa a raccogliere fondi per le trasfusioni di sangue. Tra i vari club che si dichiararono disponibili per la partita, lo Sparta Rotterdam scelse proprio il suo peggior nemico, il Feyenoord. Quando i tempi sono cupi non c’è rivalità che tenga.
FutuRotterdam
Nel medesimo periodo è stato inaugurato anche lo Stadion Feijenoord, conosciuto in tutto il mondo con il nome di De Kuip (il catino). Il progetto, nato dall’esigenza della società di abbandonare il vecchio Kromme Zandweg a causa della propria capienza ridotta, si rivelò un autentico toccasana dal punto di vista sociale, dal momento che per la sua costruzione venne impiegata una manodopera composta in larga parte da persone disoccupate. Un esempio tangibile del rapporto di osmosi creatosi tra la città di Rotterdam e il Feyenoord. Oggi il De Kuip è lo stadio con il terzo manto erboso migliore del mondo, alle spalle solamente del Santiago Bernabeu di Madrid e dell’Emirates Stadium di Londra. Ma, come detto poco sopra, a Rotterdam si guarda sempre avanti, ed ecco già pronto il piano di lavoro relativo al Nieuwe Kuip, un nuovo impianto da 75mila posti ubicato a poche centinaia di metri dal “vecchio” stadio, destinato a diventare un museo e ad ospitare parcheggi, uffici e appartamenti. Se Belgio e Olanda otterranno l’affidamento dell’organizzazione del Mondiale 2018, la coppa del mondo rappresenterà l’ultimo atto ufficiale di quel tempio del calcio chiamato De Kuip. Il progetto del nuovo stadio rientra in un imponente piano di riqualificazione di tutta l’area portuale, che prevede la costruzione di un quartiere residenziale (la “Manhattan aan de Maas”) interamente sull’acqua, e il recupero di ulteriori 2mila ettari di terra dal mare da destinare al nuovo porto (progetto “FutureLand”) che verrà affiancato al primo, ormai saturo. Un gigantesco work-in-progress che testimonia ulteriormente il legame intrinseco che lega il Feyenoord, club fondato nel 1908 al cafè “De Keijser” da un gruppo di giovani manovali che amavano trascorrere il proprio tempo libero tirando calci ad un pallone nella piazza di fronte alla Wilhelminakerk, alla propria città.
La resa di Sparta
La prima partita di calcio trasmessa in televisione in Olanda fu disputata a Rotterdam. Era domenica 7 aprile 1959, Feyenoord-Ajax 0-5. Anche la prima Coppa Campioni, la prima Coppa Intercontinentale e la prima Coppa Uefa sbarcate nei Paesi Bassi presero la direzione della città portuale. In anticipo di un anno rispetto alla rivoluzione del Calcio Totale, importata nel mondo dalla squadra di una città che numerosi abitanti di Rotterdam chiamano 1000 (ovvero il proprio codice di avviamento postale, in modo tale da non essere costretti a pronunciarne il nome), il Feyenoord batteva a Milano il Celtic Glasgow nella finale dell’edizione 68/69 della coppa dalle grandi orecchie, laureandosi poi campione del mondo prevalendo sull’Estudiantes di Veron padre. Nel 1974 arrivava la Coppa Uefa, vinta ai danni del Tottenham Hotspur, un successo ripetuto nel 2002 contro il Borussia Dortmund, affrontato in finale proprio al De Kuip. Eppure i primi bagliori europei a Rotterdam erano stati introdotti dallo Sparta, la società professionistica più antica di tutta l’Olanda. Cinque anni dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1888, lo Sparta era stato il primo club oranje a mettere i piedi al di fuori dei Paesi Bassi, per una trasferta in Inghilterra sul campo del FC Harwich & Parkeston. Una volta tornati a casa, i gentiluomini dell’Het Kasteel (il fascinoso impianto dello Sparta, il cui ingresso ricorda appunto la facciata di un castello) introdussero l’idea di mettere una rete tra i due pali della porta, in modo tale da recuperare immediatamente il pallone dopo ogni gol realizzato. Era un giocatore dello Sparta, Bok de Korver, l’uomo simbolo della nazionale olandese che nel 1913 sconfisse a Den Haag, per la prima volta, i maestri inglesi. Ed è stato sempre lo Sparta il primo club oranje a raggiungere i quarti di finale della Coppa Campioni, nell’edizione 59/60, quando i Rangers Glasgow dovettero ricorrere al terzo incontro per aver ragione della compagine della Rotterdam occidentale. Da quel momento le gerarchie cittadine si sono definitivamente invertite. Il declino dello Sparta ha raggiunto l’apice nel 2002, quando è arrivata la prima retrocessione della propria storia, con l’imberbe Frank Rijkaard in panchina e il crepuscolare Aaron Winter in campo. Lo scorso giugno il club è nuovamente affondato, in questo caso perdendo lo spareggio ai play-off contro la terza squadra di Rotterdam, l’Excelsior.
(2-continua)
Fonte: Calcio 2000
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