Da Lothar Matthaus a Toni Kroos, il filo che lega passato e futuro del calcio tedesco si chiama Jupp Heynckes. Nel 1979 il tecnico fece debuttare con la maglia del Bayern Monaco il 18enne Matthaus; vent’anni dopo ha rimesso sui giusti binari la carriera del più puro talento di Germania prodotto nell’ultimo quinquennio. La sovra-esposizione mediatica, parzialmente involontaria, stava giocando un brutto scherzo a Kroos, passato nel giro di un anno da miglior giocatore del Mondiale under 17 in Corea del Sud a grande assente, causa scelta tecnica, agli Europei under 21 in Svezia, torneo vinto proprio dalla selezione tedesca. La Germania completava così uno storico tris di successi, comprendenti anche il titolo di campioni d’Europa under 17 e under 19, e del piccolo fenomeno di Greifswald, città sulle rive del Mar Baltico a circa sessanta chilometri dal confine con la Polonia, nemmeno l’ombra.
Kroos nasce centrocampista centrale con spiccate propensioni offensive. Il suo ruolo naturale è quello di numero 10 alle spalle delle punte, dove può sfruttare al meglio tanto le proprie capacità balistiche (il destro è sopraffino) quanto quelle di lettura delle situazioni di gioco. Eppure il suo ritorno sulla ribalta, dopo un fuoco fatuo nel Bayern Monaco che ha raggiunto la propria luminosità massima in una notte europea, è avvenuto in una squadra dotata di un modulo che non prevedeva l’utilizzo del trequartista centrale: il Bayer Leverkusen di Heynckes, stagione 2009/2010. Ma quello che a prima vista non appariva propriamente l’ambiente tattico ideale per Kroos, un 442 con una mediana centrale composta da due interdittori e la fantasia relegata ai lati, ha per contro rappresentato un fondamentale punto di svolta nella carriera del giovane. L’infortunio di Renato Augusto lo promuove titolare nell’undici delle Aspirine, al resto ci pensa il suo destro tagliente, dal quale sgorgano gol e assist. E per la prima volta in assoluto Kicker elegge per tre giornate di seguito lo stesso giocatore quale miglior elemento della Bundesliga.
Toni Kroos nasce il 4 gennaio 1990 in una famiglia con lo sport nel Dna. La madre è stata campionessa della DDR di badminton, mentre il padre vanta un passato da calciatore nel Greifwalder, club del quale in seguito è diventato anche allenatore. La prima maglia indossata da Kroos non può pertanto che essere quella del padre, il quale, una volta ottenuto un incarico presso il settore giovanile dell’Hansa Rostock, porta il figlio con sé. Nel 2005 Kroos è vice-campione di Germania con la selezione Allievi del club. Un anno dopo si trova sulle rive dell’Isar, a Monaco di Baviera, con addosso la maglia della squadra tedesca più titolata: il Bayern. Alloggia nella foresteria del club, vive e respira calcio.
Il 2007 è l’anno in cui il nome di Kroos inizia prepotentemente ad uscire dai confini tedeschi: Toni prima sfiora la vittoria del campionato tedesco under-19, che finisce al Bayer Leverkusen al termine di una tiratissima finale vinta 2-1 ai supplementari dalle Aspirine; poi parte per i Mondiali under 17 in Corea del Sud, tornando con il “Pallone d’Oro”, riconoscimento assegnato al miglior giocatore del torneo (con il 26% dei voti batte al fotofinish il nigeriano Macauley Chrisantus), la “Scarpa di bronzo” quale terzo miglior marcatore della manifestazione, grazie alle 5 reti (più 4 assist) realizzate, ed il pieno di consensi per aver guidato la Germania sino al terzo posto; infine il 26 settembre debutta in Bundesliga in un 5-0 rifilato dal Bayern Monaco all’Energie Cottbus, disputando gli ultimi venti minuti del match al posto del brasiliano Zè Roberto e fornendo due assist a Miroslav Klose per altrettanti gol. A 17 anni e 265 giorni Kroos è il più giovane debuttante di sempre con la maglia del Bayern Monaco; il primato gli verrà sfilato nel 2010 dall’austriaco David Alaba. Ma l’apparentemente inarrestabile ascesa non è ancora terminata, ed ecco quindi l’esordio in Europa (in Coppa Uefa contro il Belenenses) e una dozzina di intensissimi minuti contro la Stella Rossa, dove Kroos, entrato in campo al minuto 81, prima offre a Klose la palla del pareggio, quindi decide l’incontro nel recupero (3-2 il risultato finale) con un destro dal limite.
E’ nata una stella, dicono in Germania. Uli Hoeneß, tanto per alleggerire la pressione sul ragazzo, dichiara che per lui è già pronta la maglia numero 10 del Bayern. Non la pensa propriamente così invece Jürgen Klinsmann, subentrato nell’estate del 2008 ad Ottmar Hitzfeld sulla panchina dei bavaresi. Poche chance e tanta panchina per Kroos, e il piccolo talento inizia a sgonfiarsi come un pallone bucato. Gli unici lampi arrivano in Coppa di Germania e con l’under 21 tedesca, dove segna al debutto nell’agosto 2008 in un match contro l’Irlanda del Nord. Le sempre ottime prestazioni offerte con le selezioni tedesche portano a Kroos qualche paragone un po’ scomodo. Quello con Micheal Zepek, ad esempio, talento bruciato del calcio tedesco che tutt’oggi detiene il record di presenze nelle nazionali giovanili della Germania, ma la cui carriera è ben presto scivolata tra i dilettanti. Un viaggio ovviamente di sola andata. Quello che non sembra compiere Kroos quando nel gennaio 2009 il Bayern Monaco lo presta al Bayer Leverkusen. Sei mesi per cambiare aria ed accumulare minutaggio prima del rientro in Baviera, almeno nelle intenzioni. Ma la stagione-no prosegue, tanto da convincere il ct della Germania under 21 Horst Hrubesch a non convocarlo per gli Europei di categoria in Svezia nemmeno quale vice di Mesut Özil. Per Toni si tratta di un brusco ritorno sulla terra.
Leggenda vuole che la proroga annuale del prestito di Kroos al Bayer Leverkusen sia dovuta all’intervento del Segretario Generale della Federcalcio tedesca Wolfgang Niersbach, che nel luglio 2009 ha contattato personalmente Jupp Heynckes, diventato nel frattempo il nuovo tecnico delle Aspirine, chiedendogli di prendersi cura del ragazzo. Il resto è storia recente. Il Bayer, fedele alla recente tradizione di grande incompiuta, crolla nel finale di stagione dopo un ottimo girone di andata, mentre Kroos mette in mostra una continuità ad una maturità mai viste prima, che gli valgono anche, il 3 marzo 2010, l’esordio in nazionale maggiore in un’amichevole contro l’Argentina. Scontato in estate il rientro alla casa madre, questa volta non più come pacco di ritorno, bensì da legittimo pretendente ad una maglia da titolare.
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