Girando tra i locali del vecchio quartiere di San Sebastian è piuttosto comune imbattersi in una foto in bianco e nero raffigurante un giocatore baffuto, sguardo teso e occhi fissi sul pallone, in procinto di caricare il suo destro e calciare verso la porta. Sullo sfondo una vera e propria muraglia di ombrelli, indispensabili per proteggersi dalla pioggia torrenziale che si stava rovesciando quel freddo pomeriggio di maggio sull’El Molinòn di Gijon. Mancavano 12 secondi al fischio finale e la squadra di casa, lo Sporting, stava conducendo 2-1 sulla Real Sociedad, che proprio in virtù di quel risultato si sarebbe vista scavalcare all’ultima giornata in testa alla classifica della Liga dal Real Madrid. Nessuno aveva però fatto i conti con Jesus Zamora e il suo destro potente, che sembrò raccogliere in sé tutte le frustrazioni e i soprusi che il popolo basco aveva dovuto subire durante la dittatura del Generalisimo Franco, terminata da pochi anni. Ancora oggi quella foto sui muri dei bar di San Sebastian sembra ripetere “Madrid, ci stai guardando?”.
L’orgoglio di un popolo, quello basco, che la dittatura non era riuscita a spezzare era riapparso per la prima volta nel dicembre del 1976 quando Ignacio Kortabarrìa e Josè Angel Iribar, i capitani rispettivamente di Real Sociedad e Athletic Bilbao, avevano fatto il loro ingresso sul suolo dell’Atocha di San Sebastian deponendo l’Ikurriña, la bandiera basca, a centrocampo. Per anni il calcio aveva rappresentato l’unico momento in cui i baschi potevano manifestare legalmente e alla luce del sole la propria identità. Quello fu il primo esplicito gesto “pubblico” dopo il crollo della dittatura, e significativamente toccò proprio alle due società simbolo di un intero popolo compierlo. All’epoca sia Real Sociedad che Athletic Bilbao erano composte interamente da giocatori baschi. Oggi le distanze tra i due club sono aumentate, tanto sportivamente quanto affettivamente.
La rete di Zamora che decise la Liga 80/81 regalando alla Real Sociedad il suo primo titolo nazionale aveva compensato la delusione di dodici mesi prima, quando il solito Real Madrid aveva beffato sul filo di lana gli Txuri-Urdin (bianco-blu), rendendo inutile la serie record (iniziata l’8 settembre 1979 contro il Las Palmas) di 32 risultati utili consecutivi inanellata dai baschi, che erano caduti solamente una volta, alla penultima giornata 2-1 contro il Siviglia; una sconfitta però sufficiente a portare il titolo verso Madrid. Il 1981 è l’anno del grande riscatto, e la festa continua anche nella stagione seguente con il secondo titolo nazionale messo in bacheca. Nasce il mito de La Epoca de Gloria; tra i pali El Pulpo Luis Arconada, considerato il terzo miglior portiere spagnolo di sempre dopo Zamora e Iribar, e protagonista anche in nazionale con un strepitoso Europeo nell’84, macchiato purtroppo da una paperona che regalò in finale a Michel Platini e alla Francia la rete del vantaggio (un po’ quello che successe a Oliver Kahn nel Mondiale 2002); a centrocampo le geometrie di Periko Alonso, padre dell’attuale regista del Liverpool Xabi, la corsa del già citato Jesus Zamora e i primi guizzi del talento di Josè Maria Bakero, futuro protagonista nel Barcellona di Cruijff; in attacco infine il perfetto affiatamento tra Jesus Maria Satrùstegui e “Diabilito” Roberto Lopez Ufarte, entrambi nazionali nel mondiale casalingo dell’82.
Nell’82/83 la Real Sociedad si fa largo anche in Coppa Campioni, superando Vikingur, Celtic Glasgow e Sporting Lisbona prima di cedere di misura in semifinale contro l’Amburgo di Ernst Happel, Horst Hrübesch e Felix Magath, quest’ultimo giustiziere della Juventus di Trapattoni in finale. A San Sebastian finisce 1-1, in Germania la medesima situazione di parità viene spezzata nei minuti finali da una rete di Von Heesen. Nella Liga si impongono i cugini dell’Athletic Bilbao, sia nell’83 che nell’84. Momento fulgido per l’intera nazione basca, della quale si inizia a parlare non solamente per le sanguinose azioni dell’Euskadi Ta Askatasuna (Terra Basca e Libertà, meglio conosciuta come ETA), che nel 1980 aveva toccato il picco negativo di 91 uccisioni. Nel 1989 la Real Sociedad cambia indirizzo abbandonando, mediante l’ingaggio dell’attaccante irlandese del Liverpool John Aldridge, la politica di “purezza basca” ancora oggi attuata invece dall’Athletic. A San Sebastian, dichiara la dirigenza, l’unica politica che verrà seguita sarà quella della cantera, ovvero del vivaio. Ma si raffreddano anche le relazioni con l’Athletic, specialmente dopo che nel 1996 il club di Bilbao aveva poco signorilmente prelevato dal settore giovanile dei reali un imberbe Joseba Exteberria per inserirlo nel proprio vivaio. Non sarà l’unico “furto” perpetrato dai cugini ai danni della Real Sociedad, ma il caso Exteberria scatenò un putiferio simile a quello che accadrà anni dopo per il passaggio di Luis Figo dal Barcellona al Real Madrid.
L’ultimo sprazzo di gloria lo regala la stagione 2002/2003, quella che vede per la prima volta uno spagnolo non basco, il difensore Boris, vestire la maglia della Real Sociedad. La quale batte in casa 2-1 il Barcellona e 4-2 il Real Madrid, ma si vede nuovamente sfuggire il titolo nazionale nelle battute conclusive (alla giornata numero 37 per la precisione, quando risulta fatale una sconfitta a Vigo contro il Celta per 3-2) ancora a favore delle Merengues, che terminano il campionato con due punti di vantaggio sul club basco. E’ la Real Sociedad di Xabi Alonso, Darko Kovacevic, Kahveci Nihat, Valeri Karpin, Javier De Pedro e Sander Westerveld. Presto smantellata da una situazione finanziaria disastrosa, acuita dai numerosi flop di mercato (il coreano Choo Sung-Lee il più costoso e cocente) raccolti dal presidente José Luis Astiazaran. Nel 2007 arriva la retrocessione in Segunda Division dopo 40 anni di presenza ininterrotta nella Liga. Il derby basco adesso lo si gioca contro l’Eibar, al posto del Real Madrid si affronta il Rayo Vallecano e ci si consola con la sfida tra nobili decadute contro il Celta Vigo. E quel baffone in bianco e nero appeso sui muri di San Sebastian ad un tratto mette malinconia.
Palmares
Campionato spagnolo (2): 1981, 1982.
Coppa del Re (2): 1909, 1987.
ma adesso è tornata!!!
RispondiEliminaalè real sociedad
ma adesso è tornata!!!
RispondiEliminaalè Arconada
Auguriamoci, anche se e' pressoche' impossibile, di rivedere i baschi competitivi in chiave Champions. Quanta nostalgia per l'era Kovacevic-Xabi Alonso, e che noia il dualismo Real Madrid-Barcellona...
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