I tulipani d'Italia della stagione 2009/2010 sono tutti racchiusi in un fazzoletto di venti chilometri, ovvero la distanza che separa Milano da Monza. Da un lato Wesley Sneijder, Clarence Seedorf e Klaas-Jan Huntelaar, dall'altro Sander Westerveld e i due Seedorf junior. Calcio ai più alti livelli e calcio di periferia. Eppure c’è qualcuno ha deciso di scendere ancora più in basso, fino alla Lega Nazionale Dilettanti. E’ stata la scelta di Koen Brack, difensore olandese classe 1981, che dopo anni di onesta carriera tra i cadetti olandesi (Go Ahead Eagles e Cambuur Leeuwarden le sue squadre), ha optato per un'esperienza in Italia, scegliendo gli abruzzesi dell'Atessa Val di Sangro. La nostra chiacchierata è partita proprio da questa insolita decisione.
Cosa ti ha spinto a lasciare l'Olanda per la Serie D italiana?
Dopo dieci anni di Eerste Divisie avevo bisogno di una nuova esperienza. Nutro una particolare passione per l’Italia, che ho visitato per la prima volta circa otto anni fa. Da quel momento non ho più smesso. L’ho girata quasi tutta, tranne la Sardegna. La natura, il clima, la cultura, la gente, il cibo e la lingua sono uniche. Sono le cose che più mi hanno attirato e che sono compatibili con il mio modo di vivere e di vedere la vita. Inoltre la mia ragazza è italiana…cosa posso volere di più?
Quali sono le principali differenze calcistiche che hai riscontrato tra Olanda e Italia?
In Italia si cura indubbiamente di più l’aspetto fisico-atletico, mentre in Olanda si lavora di più sulla tecnica. Come difensore posso dire che qui all’Atessa devo preoccuparmi solo di difendere, mentre in Olanda mi si chiedeva anche di partecipare alla costruzione del gioco. Io sono cresciuto in una cultura calcistica in cui si pensa quasi sempre al “possesso palla”. Questo cominciava da me, dal centrale di difesa. Qui invece tocca ai due mediani. Spesso in Olanda superavo i centrocampisti, avevo molto più spazio di gioco a disposizione e potevo usare meglio il lancio lungo, uno dei miei punti di forza assieme alla capacità di lettura di gioco. All’Atessa VdS invece sono quasi costretto solo a difendere. Primo: non subire gol, questa è la mentalità. Ho avuto bisogno di tempo per interiorizzarla e trasformare il mio modo di giocare.
In Italia il calcio è uno sport ormai sostanzialmente televisivo. L'affluenza negli stadi è inferiore, in proporzione, alla C inglese.
Non mi stupisce, se si pensa che una sola partita di calcio di serie A costa quanto un abbonamento mensile per vedere tutte le partite seduti comodamente nel proprio salotto. Dal punto di vista strutturale, in Olanda quasi tutti gli stadi sono stati rimodernati, oppure costruiti da zero. Per noi è quasi una cultura andare ore prima allo stadio, mangiare nel ristorante interno, bere insieme e vedere la partita, quindi continuare la serata negli eleganti lounge-bar all’interno dello stadio, con musica e cantanti. Noi poi abbiamo anche lo “spelershome”, il luogo privato destinato solo ai giocatori, alle loro famiglie ed a qualche invitato particolare. Per quanto ho potuto vedere finora, in Italia si va allo stadio, si vede la partita e dopo il fischio finale si torna a casa.
Capitolo stipendi: quanto pesa in termini economici lasciare la Eerste Divisie per la LND?
Le cifre più o meno si equivalgono. Lo stipendio medio di un giocatore di Eerste Divisie si aggira attorno ai 25-35 mila euro lordi annui. Però in Italia la casa è a carico della squadra ed esistono ristornati convenzionati nei quali i giocatori possono mangiare. Da noi queste sono tutte spese extra.
Nel Cambuur con te giocava Chedric Seedorf. Tu eri titolare, lui no, eppure oggi tu giochi in Serie D e lui due livelli sopra. Potenza del cognome?
Chedric è arrivato nel Cambuur a gennaio 2008. C’era tanta concorrenza in quel periodo, non era semplice integrarsi in un gruppo già consolidato. C’è da dire che il cognome Seedorf può avere i suoi pro ma anche i suoi contro. Si è facilmente riconosciuti, ma spesso la gente è portata ad avere pregiudizi ed a pensare che giochi ad un certo livello solo perché tuo fratello è Clarence Seedorf. Ho conosciuto Chedric, abbiamo un buon rapporto e lo reputo un professionista. Ha alle spalle l’esperienza nel settore giovanile dell’Ajax e grandi potenzialità.
Qual’è il giocatore più sottovalutato che hai incontrato nella tua carriera?
Ho giocato dieci anni con Demy de Zeeuw nei giovanili e nella prima squadra dei Go Ahead Eagles. E’ passato troppo tempo prima che l’AZ Alkmaar si accorgesse di lui. Adesso è il leader dell’Ajax e non può mancare nella squadra nazionale Olandese. Spero che l’Olanda finalmente riesca a vincere i Mondiali, anche se temo che, come in ogni importante torneo, ci faranno i complimenti per l’ottimo calcio giocato ma resteremo a mani vuote.
Cosa ricordi dell’esperienza austriaca con il Kärnten, la tua unica avventura estera prima dell’Atessa VdS?
Dopo tanti anni ad alto livello, qualificazione alla Coppa Uefa inclusa, il Kärnten (l’attuale Austria Kärnten) era retrocesso. Volevano tornare al più presto in Bundesliga, ecco perché ho accettato il contratto in Austria. Ma lì il calcio è al quarto-quinto posto tra gli sport preferiti dagli austriaci. Sono di gran lunga più appassionati agli sport invernali. Questo è stato il motivo del mio ritorno in Olanda dopo soli sei mesi. Ero abituato a tutt’altro e mi sembrava di stare fuori dal mondo.
Per che squadra tifi? Chi è il tuo idolo?
In Olanda tifo Ajax, in Italia Milan, fin dai tempi di Van Basten, Gullit, e Rijkaard. Ammiro molto quest’ultimo e Fernando Redondo.
Cosa farà Koen Brack il prossimo anno?
Non ne ho idea, il futuro di un giocatore è sempre incerto. Nell'Atessa VdS mi trovo benissimo e spero nella promozione in Lega Pro. Abbiamo iniziato bene, poi è subentrata una fase calante. L'importante è non perdere la calma, lavorare tanto e credere sempre nelle potenzialità del gruppo.
E dopo il calcio?
Non so se resterò nell’ambiente. Mi piacerebbe diventare allenatore di un settore giovanile, cercando di unire la mia esperienza olandese con quella italiana. Attualmente io ed un mio collega-amico italiano stiamo pensando di portare in Olanda vini e prodotti locali tipici. In Olanda sono molti apprezzati, ma ciò che arriva sulle tavole olandesi spesso non è il prodotto originale, o comunque non ha il gusto e la qualità che si trovano qui in Italia.
Fonte: Calcio 2000
I tuoi articoli sono sempre meravigliosi.
RispondiEliminaGrazie Paolo, di cuore. Sentiamoci via mail.
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