“Ma il cielo di Bruges è sempre così grigio?”. “No, a volte è anche nero”. Una pennellata di umorismo fiammingo captata lungo l’Olympialaan, la strada che porta al Jan Breydelstadion, tana del K.V. Club Brugge, o Fc Bruges che dir si voglia. Grigio, come il colore delle ultime stagioni disputate dai blauw-zwart, a digiuno del titolo nazionale da ormai quattro anni. Nero, come l’umore dei propri supporters, che hanno visto i propri beniamini scivolare al terzo posto nella gerarchia del calcio belga, ben lontani da Standard Liegi e Anderlecht sotto ogni punto di vista: gioco, risultati, talenti valorizzati. Per riconquistare terreno urgeva una vigorosa sterzata, che è arrivata sotto forma di un nuovo assetto societario e di un’altrettanto rinnovata guida tecnica. Quasi immutato invece il parco giocatori a disposizione. Ma la svolta ai piani alti è stata sufficiente per trasformare un gruppo senz’anima nella più accreditata antagonista dell’Anderlecht per la conquista della Jupiler League belga.
Il nuovo corso è iniziato con la nomina di Pol Jonckheere quale presidente del club. 50 anni, architetto di professione, Jonckheere è nei ranghi societari del club fiammingo dal lontano 1986, quando ricevette come primo incarico la conduzione delle trattative per la cessione di Jean-Pierre Papin, poi venduto al Marsiglia. Piglio deciso alla De Laurentiis, con il quale condivide l’amore per microfoni e telecamere senza però gli eccessi vulcanici del patron del Napoli, una delle prime mosse del neo-presidente è stata la scelta di un nuovo allenatore: via il deludente Jacky Mathijssen, ecco l’olandese Adrie Koster. “I belgi non se la prendano”, ha dichiarato Jonckheere, “ma la storia del Club Brugge è stata fatta da tecnici stranieri; Henk Houwaart, Georg Kessler, Ernst Happel e Trond Sollied”. Una decisione personale che non aveva riscosso consensi, soprattutto alla luce del non esaltante curriculum vitae di Koster, che era tornato a guidare le giovanili dell’Ajax dopo la modesta esperienza della stagione 2007-2008 quale tecnico ad interim (in sostituzione del dimissionario Henk Ten Cate) della prima squadra.
Koster si è presentato in Belgio parlando di rivoluzione culturale, ma dopo una serie di risultati negativi nel pre-campionato, ai quali si sono aggiunte due soffertissime qualificazioni nei preliminari di Europa League contro Lahti e Lech Poznan, è diventato più realista del re, abbandonando il 4-3-3 per passare ad un più accorto 4-4-2. Il nuovo modulo ha permesso alla squadra di ingranare la marcia giusta e di riscoprirsi quale più credibile antagonista dell’Anderlecht. La musica è cambiata in Europa: umiliato 4-1 dallo Shaktar Donetsk all’esordio nei gironi di Europa League, il “vecchio” Club Brugge, ha lasciato campo ad una squadra capace di imporsi su Tolosa e Partizan Belgrado centrando il passaggio alla fase successiva della competizione. “Tutti sottovalutano i talenti che circolano attorno a Brugge”, ha esultato un raggiante Jonckheere. Il grande merito di Koster è stato proprio quello di mettere questi interessanti prospetti nelle condizioni di esprimersi al meglio.
Vediamoli allora, i talenti del club fiammingo. Davanti alla difesa giostra Vadis Odjidja-Ofoe (classe 89), nazionale belga under 21 uscito dalle giovanili dell’Anderlecht con la nomea di “nuovo Kompany”, ma bruscamente ridimensionatosi la scorsa stagione dopo un flop nell’Amburgo. Forte fisicamente, buona visione di gioco e un destro capace di far male, nel Club Brugge Odjidja-Ofoe ha mostrato di possedere il carattere giusto per ripartire, finendo nel mirino di Valencia e Tottenham. Accanto a questo piccolo leader di soli 20 anni gioca Ivan Perisic (89), altro enfant prodige dalla carriera mai realmente decollata. La scorsa stagione si mise in mostra segnando una rete con la maglia del Roeselare, dove si trovava in prestito dal Sochaux, che eliminò dalla Coppa di Belgio proprio il Club Brugge; l’exploit gli è valso l’interesse dei fiamminghi, ripagati da questa mezzala di spiccate propensioni offensive con un inizio sprint a suon di gol (particolarmente pesanti quelle in Europa League). Perisic sta confermando l’ottima tradizione dei giocatori croati (Mario Stanic, Robert Spehar, Tomislav Butina, Bosko Balaban) in maglia nerazzurra.
Al marocchino Nabil Dirar (86) e al venezuelano Ronald Vargas (86) Koster demanda fantasia e creatività, mentre al nigeriano Joseph Akpala (86) spetta il compito di finalizzare. Origini diverse, storia comune: alla vigilia della stagione 2008-2009 tutte le aspettative per il rilancio del Club Brugge gravavano sulle spalle di questi tre elementi, che però fallirono causa rendimento troppo altalenante, costringendo la vecchia volpe Wesley Sonck a cantare ed a portare la croce. Oggi la musica è cambiata; Akpala, esplosivo nel breve, fisico tignoso, qualche lacuna tecnica su cui lavorare ancora, sta tornando ad essere il cecchino impalcabile conosciuto a Charleroi (capocannoniere del campionato belga 07/08 con 18 gol), uscendo definitivamente dall’ingombrante ombra di Sonck. Quanto a Dirar ed a Vargas (miglior giocatore venezuelano del 2008), i due hanno mostrato grande duttilità tattica alternandosi nei ruoli di esterno di centrocampo (destro e sinistro) o di seconda punta, sempre con buon profitto. Tecnica e velocità al servizio della squadra. E il cielo sopra Brugge ha improvvisamente smesso di essere solo grigio e nero.
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