mercoledì 30 maggio 2012

Dejan Meleg, lo schiavo del pallone

Talento purissimo proveniente dalla Serbia. Così la stampa olandese ha presentato il 17enne Dejan Meleg il 1° aprile 2012, giorno del suo sbarco a Schipol. Lo attendeva l’Ajax per un provino. Uno su mille ce la fa, recita una nota canzone, e il ragazzo di Novi Sad sembrava proprio essere tra quelli. A volte però le belle favole nascondono un lato oscuro. Quello di Meleg si chiama Mihael Stankovic, procuratore al quale è legato mediante un contratto con scadenza 2030. Nessun refuso. Fino all’età di 35 anni Meleg sarà rappresentato da Stankovic. Tutto nero bianco, un regolare contratto validato dal tribunale di Novi Sad in data 29 ottobre 2010. Un caso di schiavitù aggiornato ai tempi moderni.

Meleg, trequartista/esterno sinistro, possiede qualità facilmente individuabili. Veloce, tecnico, vede bene il gioco. Così all’età di 15 anni il padre decide di affidarlo a un procuratore, il citato Stankovic. “Farò di tuo figlio un top player”, è la promessa. Per la procura del minorenne Dejan, Stankovic paga 3mila euro, impegnandosi a corrispondere alla famiglia “tutta l’attrezzatura sportiva necessaria” per il ragazzo (il primo acquisto sono sei paia di scarpe da calcio), nonché 200 euro annui.

Il contratto prevede che Meleg versi a Stankovic l’8% di tutti i suoi profitti (incluse le sponsorizzazioni). Il giocatore inoltre non può firmare alcun contratto senza il consenso del suo procuratore. Poi ci sono i bonus: alla prima convocazione di Meleg nell’under-17 serba, il suo agente si intasca 500 euro; per la partecipazione a un Europeo di categoria si passa a 1000, che diventano 3000 per un Mondiale. Infine la clausola rescissoria; Stankovic può abbandonare la procura di Meleg pagando una penale di 1800 euro. Ma se fosse il giocatore a decidere di cambiare agente? In questo caso la cifra sale a 200mila euro.

Il Vojvodina Novi Sad, club nel quale attualmente milita Meleg, ha denunciato il contratto alla FIFA, mettendo nel frattempo fuori rosa il giocatore. L’Ajax, per bocca del direttore finanziario Jeroen Slop, si è dichiarato completamente all’oscuro dell’intera vicenda, evidenziando però la propria intenzione di non entrare nel merito di un contratto che riguarda terzi. Quindi gli ajacidi offrono al Vojvodina 450mila euro, ovvero il costo dell’indennità di formazione. Somma che i serbi ritengono inaccettabile. Per Dejan Meleg si prospetta una squalifica da parte della Federcalcio serba. Suo malgrado, è già diventato famoso.

Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

martedì 29 maggio 2012

Søderlund profeta (solo) in patria

Nessun posto è come casa. Lo sa bene Alexander Søderlund, ex enfant prodige del calcio norvegese (a 19 anni aveva già debuttato nell’under 21) che fino a un anno fa di prodigioso aveva solo il numero di maglie cambiate in carriera: 9 in 7 anni. Oggi ha esordito nella nazionale norvegese dopo una stagione e mezza tra i bomber della Tippeliga con la maglia dell’Haugesund, squadra della sua città natia.
(Articolo completo su Il mondo siamo noi).

mercoledì 23 maggio 2012

Il pagellone della Eredivisie 2011/12

Con i play-off Europa League e promozione/retrocessione, domenica si è conclusa la stagione 2011/12 di Eredivisie. E’ quindi tempo di bilanci. Prima però, i verdetti definitivi: Ajax campione; Feyenoord ai preliminari di Champions; Psv Eindhoven, Az Alkmaar, Heerenveen, Vitesse e Twente (questi ultimi grazie al ranking fair-play UEFA); Excelsior e De Graafschap retrocessi, e sostituiti rispettivamente da Zwolle e Willem II.

10 – Ronald de Boer e Ronald Koeman. Difficile scegliere chi abbia compiuto l’impresa più grande. De Boer ha bissato il titolo nonostante infortuni, conflitti societari e rovesci in campo (su tutti il 4-6 contro l’Utrecht) che avrebbero fatto deragliare anche la squadra più esperta, chiudendo il campionato con 14 vittorie consecutive. Koeman invece ha preso una squadra di under 21 da centro classifica e l’ha piazzata al secondo posto contro tutti i pronostici, ricostruendosi la carriera dopo i flop di Valencia e Alkmaar.

9 – Bas Dost e Luciano Narsingh. Sono targati Heerenveen sia il capocannoniere (32 gol) che il miglior assist-man (20) della Eredivisie. Il primo ha le movenze, un po’ legnose, di Mario Gomez, ma fortunatamente anche un feeling con il gol molto simile. Il secondo sembra Elia ai tempi del Twente: la miglior ala della Eredivisie. C’è da augurarsi che sappia scegliere meglio le sue prossime squadre.

9 – Evander Sno. Come rendimento, il miglior giocatore della Eredivisie. Interno destro nella mediana a tre dell’RKC Waalwijk, è stato il perno di una squadra che, partita per salvarsi, ha sfiorato la qualificazione all’Europa League. Un giocatore pienamente ritrovato.

8 – Christian Eriksen e Jordi Clasie. Quando i giovani sanno usare la testa. Il danese, classe 92, dirige il gioco in casa Ajax come un novello Litmanen. Il Feyenoorder Clasie, classe 91, è la piccola versione oranje di Xavi. Meno pubblicizzato del collega, altrettanto talentuoso.

8 – Bomber. Tanti e per tutti i gusti, come vuole la tradizione della Eredivisie. Oltre al citato Dost, ecco il panzer svedese John Guidetti (Feyenoord, in prestito dal Manchester City), il versatile Luuk de Jong (Twente), il rapace d’area siriano Sanharib Malki (Roda), il fulmine ivoriano Wilfied Bony (Vitesse).

7 – Adam Maher. La scorsa stagione nelle giovanili dell’Az, quest’anno titolare in campionato e in Europa League, fino all’ingresso nella pre-selezione dell’Olanda per Euro 2012. Nel centrocampo a tre dell’Az ha giocato indifferentemente da trequartista, da interno e da mediano. Talento dell’anno.

7 – Jeroen Zoet. Miglior portiere del campionato, nonostante la porta da difendere fosse quella del neopromosso RKC Waalwijk. In prestito dal PSV Eindhoven, quando il club della Philips deciderà di salutare Isaksson non dovrà nemmeno fingere di cercare il sostituto.

6 – John van den Brom. Tecnico specialista dei play-off di Europa League, vinti lo scorso anno con l’ADO Den Haag e quest’anno con il Vitesse. Ma potrebbe cambiare aria ancora una volta.

6- Lasse Schøne. Numero 10 atipico capace di coniugare tecnica e sostanza, il danese è uno dei giocatori più sottovalutati del campionato. Ha dovuto svincolarsi a parametro zero dal NEC per trovare un ingaggio nell’Ajax (segnale in chiave mercato: partirà Eriksen?). Sfortunatissimo in nazionale: ha saltato per infortunio i Mondiali 2010, si è beccato il girone della morte a Euro 2012.

5 – Steve McClaren. Minestra riscaldata di casa Twente, illude tutti con uno spettacolare 6-2 in casa del PSV Eindhoven prima di chiudere con un mesto sesto posto, centrando l’Europa solo per il fair-play. E con una media-punti inferiore a quella del vituperato (dalla dirigenza) predecessore Co Adriaanse.

5- Rodney Sneijder. Illude con un gol e una prestazione sontuosa al debutto. Poi si spegne rapidamente, denotando un atteggiamento di sufficienza come nemmeno il fratello maggiore. Che però, con tutto il rispetto, non gioca nell’Utrecht.

4 – PSV Eindhoven. Regina del mercato in estate, ha fallito per il terzo anno consecutivo l’approdo in Champions League. Presi singolarmente, i vari Mertens, Toivonen, Strootman, Wijnaldum, Lens e Labyad non si possono discutere. La squadra però non c’è, e la vittoria della coppa d’Olanda è un palliativo che non accontenta nessuno.

3 – Play-off Europa League. Formula quantomeno da rivedere. All’ultima giornata l’Heerenveen affrontava il Feyenoord, consapevole che in caso di sconfitta si sarebbe qualificato direttamente all’Europa League. In caso di vittoria o pareggio invece i Frisoni sarebbero stati obbligati a disputare i play-off. Ovviamente hanno perso.

2 – Ajax. La mancata cessione di El Hamdaoui alla Fiorentina lo scorso gennaio è una ripicca degna dei bambini dell’asilo. Con la differenza che questi ultimi quantomeno sono in buona fede.

Fonte: Il mondo siamo noi

lunedì 21 maggio 2012

Un business da miliardi di euro

Gli agenti dei calciatori navigano nell'oro. Per Mendes (procuratore di Cristiano Ronaldo) introiti da 369 milioni. L'italiano più famoso è Mino Raiola.

Il calcio odierno affoga nei debiti, ma nel mare dei bilanci in rosso c'è anche chi naviga comodamente a bordo di un lussuoso yacht: i procuratori. Il cui giro di affari si attesta attorno ai 400 milioni di euro annui, una cifra raddoppiata rispetto ai 200 stimati nel 2009 da un'indagine della Commissione Europea.

Questa volta i dati arrivano dalla Svizzera, e precisamente da Neuchatel, sede del Cies Football Observatory, che ha scandagliato il mercato dei trasferimenti dei 5 principali campionati europei: Premier League, Liga, Bundesliga, Serie A e Ligue 1. Per la prima volta sono stati messi nero su bianco i guadagni dei singoli procuratori e delle agenzie da loro gestite derivanti esclusivamente dalle commissioni sui trasferimenti (esclusi quindi rinnovi contrattuali e altri benefit). Ciò che emerge è un'industria che fattura non milioni, bensì miliardi di euro: 3,2 per essere precisi. A tanto ammontano i guadagni dei 20 procuratori re del mercato europeo.

Se nel ranking Uefa l'Italia scivola sempre più in basso, quando si passa dal calcio giocato agli affari non c'è Spagna o Germania che tenga. Solamente la Premier League, con i suoi 86.2 milioni di euro, supera la Serie A in quanto a commissioni pagate agli agenti. Per il resto, l'Italia supera la Spagna di 12 milioni e la Germania di 20. Quest'ultima non ha nemmeno un procuratore presente nella top 20 dei paperoni del mercato (il primo tedesco occupa il 29° posto), contro i 6 dell'Italia (prima anche nel numero di procuratori con licenza Fifa: 730), i 3 di Inghilterra e Francia, e i 2 di Stati Uniti e Olanda. Un dato che il Cies spiega con il forte investimento dei club di Bundesliga nei rispettivi vivai. Equazione semplice: maggiore è il prodotto interno, minore è l'esigenza di rivolgersi al mercato.

Il padrone del vapore dei procuratori batte bandiera portoghese: Jorge Mendes, avvocato. Con la sua Gestifute si avvicina ai 400 milioni di incassi in commissioni. È lui il capo dei capi al Real Madrid, potendo contare su un portafoglio comprendente Josè Mourinho, Cristiano Ronaldo, Pepe, Ricardo Carvalho e Angel Di Maria. La scorsa estate ha vestito di bianco, per 30 milioni, anche Fabio Coentrão. Di fronte a una tale concentrazione di potere, Jorge Valdano ha rassegnato le dimissioni da direttore sportivo. Mendes ha lavorato bene anche con l'altra squadra di Madrid, l'Atletico, curando il trasferimento del colombiano Radamel Falcao dal Porto per la cifra monstre di 40 milioni.

Alle spalle di Mendes c'è la multinazionale Wms (800 atleti di 20 discipline diverse) e l'argentino Hidalgo, che negli ultimi anni ha tolto la leadership del Sudamerica al brasiliano Juan Figer, oggi 86enne (Maradona, Socrates, Careca, e Gullit) ma ancora attivo con la Mjf. Poi arrivano gli italiani: Giuseppe Bozzo, Tullio Tinti e l'italo-olandese Mino Raiola. Quest'ultimo è ormai più famoso di tanti sui clienti: ex-pizzaiolo (curiose anche le origini dell'altro olandese in graduatoria, Rodger Lindse, che vendeva alberi di natale), sette lingue conosciute, network di amicizie pressoché illimitate. Vent'anni fa concludeva il suo primo affare: Bryan Roy dall'Ajax al Foggia. Oggi gestisce i mal di pancia di Ibrahimovic e Balotelli, offre consigli per gli acquisti agli allenatori amici (ad esempio Martin Jol, che una volta al Fulham si è portato a Londra Patim Kasami e Zdenek Grygera), e vede il podio distante "solo" 15 milioni.

A livello di club invece il maggior foraggiatore di procuratori al mondo risulta essere il Manchester City, che nel triennio 2009-2011 ha speso in commissioni 34.5 milioni di euro. Ma è riuscito a vincere la FA Cup e il titolo della Premier League, che ai «citizens» mancava da 44 anni.

Fonte: Il Giornale

martedì 15 maggio 2012

Ten Facts Behind Ajax’s Eredivisie-winning Season

Ajax have recorded yet another Dutch title success this season, keeping hold of their Eredivisie crown in impressive fashion. And there are some impressive facts and figures behind Frank de Boer and co. Inside Futbol present ten of the best on the Dutch champions:

1: Ajax ended their 2011/12 campaign with 14 straight wins. This impressive run fired the Amsterdam outfit from sixth place to win their 21st national title, overtaking Feyenoord, Heerenveen, FC Twente, PSV Eindhoven and AZ Alkmaar along the way. After a 2-0 win in Breda against NAC on 11th February, Ajax beat NEC Nijmegen (4-1), Excelsior (4-1), Roda JC (4-1), RKC Waalwijk (3-0), ADO Den Haag (2-0), PSV Eindhoven (2-0), Heracles (6-0), Heerenveen (5-0), De Graafschap (3-1), Groningen (2-0), Twente (2-1), VVV-Venlo (2-0) and Vitesse (3-1). In the club’s entire history, only two coaches have done better than Frank de Boer: Louis van Gaal in 1995 with 19 consecutive victories and Stefan Kovacs (twice), in the 1971/72 season (19) and the 1972/73 season (17). De Boer can now take his streak into the next campaign.

2: Despite being a tender 20 years of age, Christian Eriksen is Ajax’s most essential player. For the second year in a row the Denmark international has been the club’s assist king, creating 15 goals. Next best are Theo Janssen and Siem de Jong, with seven each. In 2011, Eriksen had nine assists to his name. The midfield maestro could well have played his last game for Ajax though, with the Dutch champions having signed another number 10, NEC Nijmegen’s Lasse
Schone.

3: Ajax’s defence has been transformed from their Achilles heel to their strongest point within the season. At the start of the campaign, De Boer’s men only recorded their first clean sheet on 29th October after a 4-0 win over Roda JC. At the time, Ajax had conceded 20 goals in 12 games. Things changed completely in the second half of the campaign however, as in the club’s last ten matches, only three goals were let in, with central defenders Jan Vertonghen and Toby Alderwiereld, right back Gregory van der Wiel and defensive midfielder/left back Vurnon Anita, amongst the Eredivisie’s best performers.

4: Pay Less, Pay All, was a slogan thrown around by US President Barack Obama about paying tax. Ajax could easily change this to Score Less, Score All. As in 2011, the club’s top scorer could not manage more than 13 goals. One year ago it was Moroccan striker Mounir El Hamadoui, while this season the chief goal-getter was Siem de Jong, a man pushed up by De Boer after striker Kolbeinn Sigthorsson picked up an injury. Apart from the goalkeepers, in the 2011/12 campaign, almost everybody at Ajax scored at some point, with 18 players finding the back of the net.

5: Ajax striker Dmitriy Bulykin is the most efficient goalscorer in the Eredivisie, thanks to nine goals scored in only 633 minutes, making an average of one strike per 70 minutes of play. Four other Ajax players are also notable: Kolbeinn Sigthorsson (second with seven goals in 638 minutes – average 91 minutes), Lorenzo Ebecilio (14th with six in 936 – average 156 minutes), Miralem Sulejmani (15th with eleven in 1725 – average 157 minutes) and Derk Boerrigter (20th with seven in 1254 – average 179 minutes).

6: Jan Vertonghen was once again a key man in Ajax’s success. The Belgian defender, who is ready to fly the Amsterdam nest for a bigger league, is undoubtedly much better at playing football than lifting trophies though. For the second time in a row, Vertonghen came close to damaging the Eredivisie trophy, the Schaal. Last season the Belgian, along with former team-mate Maarten Stekelenburg, let it slip when on the club’s bus during Ajax’s celebration tour. And the same happened again this year, during an interview with TV channel AT5, with it slipping from his grasp. “Me and the Schaal are not made for each other,” joked Vertonghen after the trophy hit his toe.

7: Utrecht were Ajax’s bogey side throughout the season. The Dome-city club inflicted two painful defeats on De Boer’s men. First Utrecht won 6-4 at the Stadion Galgenwaar (it was the first time since 1964 that Ajax had not won a game despite scoring four goals) and the Amsterdam outfit slipped to fifth, eleven points off table toppers AZ Alkmaar. Utrecht also won 2-0 at the Amsterdam ArenA, leaving Ajax languishing in sixth, with just 14 games left.

8: In Mounir El Hamdaoui, Ajax had the Eredivisie’s highest paid player in 2011. However, the striker has not played a game since 24th April of that year, due to his troubled relationship with coach De Boer. “He will never play for Ajax again while I am head coach”, De Boer was reported to have said in the Ajax dressing room after a bust-up with the player more than a year ago. The former Barcelona defender has not changed his mind, leaving the Moroccan, who was top scorer in the 2009 Eredivisie at AZ Alkmaar, playing with the youth team for the entire season.

9: Former international Jaap Stam celebrated two titles in less than a month. The first came as Zwolle’s assistant coach, as that side won the Eerste Divisie, winning direct promotion to the Eredivisie, while Stam then joined the feast at Ajax, where he works as a coach with the club’s youth team.

10: One of the most bizarre blood relationships between two players is that concerning Ajax left winger Lorenzo Ebecilio and Excelsior attacking midfielder Roland Alberg. The two are, respectively, nephew and uncle, as Ebecilio’s mother is Alberg’s sister. Last March, Ebecilio, who is 20 years old, and Alberg (21), played together for Holland’s Under-21 side against Denmark. The two players consider themselves brothers, especially after in 2005, Alberg, with the help of a dentist, resuscitated Ebecilio after a heart-attack. Lorenzo Ebecilio also has a brother and two cousins who play football: Kyle Ebecilio (Arsenal), Jeffrey Bruma (Hamburg, on loan from Chelsea) and Marciano Bruma (Rijnsburgse Boys).

Fonte: Inside Futbol

lunedì 14 maggio 2012

Anderlecht, vittoria Standard

Ciò che il mercato toglie, talvolta restituisce. Lo sa bene l’Anderlecht, indebolito a inizio stagione dalle partenze di Mbark Boussoufa (Anzhi) e Romelu Lukaku (Chelsea), ma che domenica ha festeggiato la conquista del titolo nazionale numero 31 grazie all’1-1 casalingo contro il Club Brugge, che rende i bianco-malva irraggiungibili a due giornate dal termine dei play-off. Un successo nel quale hanno giocato un ruolo chiave due giocatori arrivati in estate proprio per sostituire le citate stelle di cui sopra: Dieumerci Mbokani e Milan Jovanovic. Attaccante il primo, esterno/ala il secondo, entrambi accomunati da un passato vincente tra le fila dello Standard Liegi, acerrimo rivale dell’Anderlecht, nonché reduci da deludenti esperienze all’estero – Liverpool per il serbo, Monaco e Wolfsburg per il congolese. I nemici di ieri sono diventati gli idoli di oggi. Un pò come Pirlo per gli juventini. L’Anderlecht ha dominato la regular season belga ma ha rischiato di impantanarsi nei play-off, come già accaduto lo scorso anno, quando venne superato da Genk e Standard. Ci ha pensato proprio la coppia Mbokani-Jovanovic a togliere le castagne dal fuoco. Il primo realizzando 4 reti in 7 partite – tra cui quella che ha permesso ai bianco-malva di espugnare il campo del Brugge secondo in classifica (“Con Mbokani il titolo lo avremmo vinto noi”, ha commentato ilt ecnico dei fiamminghi Cristophe Daum). Il secondo con tre assist nel 4-0 in casa del Genk, la squadra più in forma dei play-off. Eppure il duo non aveva iniziato la stagione nel migliore dei modi; Mbokani aveva rimediato un colpo al ginocchio al primo allenamento, mentre Jovanovic si era distinto per un’esultanza che mimava una mitragliata nei confronti dei tifosi del Club Brugge (rei di avergli gridato “Kosovo, Kosovo” per tutta la partita) che gli era costata una pesante sanzione disciplinare. Ma quando i due sono scesi in campo per la prima volta assieme, alla decima giornata, la scintilla è scattata subito: un gol a testa nel 5-0 alla loro ex squadra, lo Standard Liegi. E’ stato proprio il club vallone a fare le fortune dei due giocatori, entrambi protagonisti nei due titoli consecutivi vinti nel 2008 e nel 2009. Jovanovic è stato nominato giocatore dell’anno nel 2008 e miglior giocatore del campionato nel 2009. Mbokani per contro è stato capocannoniere dello Standard nell’anno del primo titolo e uomo-scudetto in occasione del secondo, vinto dopo uno spareggio proprio contro l’Anderlecht grazie anche a un suo gol. Curiosamente il congolese era stato ceduto ai Rouches dal club di Bruxelles, nel quale faticava a trovare a spazio. Mbokani è stato inserito nella top 5 dei candidati al titolo di miglior giocatore del campionato. Se la vedrà con Kevin De Bruyne (Genk), Vadis Odidja Ofoe (Club Brugge), Jeremy Perbet (Mons), nonché con il compagno di squadra Matias Suarez. Il fantasista argentino è stato l’uomo in più dell’Anderlecht nella prima parte della stagione, con numeri di alta classe (vedi la rete al Lokeren dove ha superato in dribbling 4 avversari) e gol a raffica (7 anche in Europa League). Poi il calo, complice anche qualche problema fisico. Le sirene d’Europa però non hanno smesso di suonare, per lui come per tutte le stelle dell’Anderlecht, dal mediano argentino Lucas Biglia al centrocampista-bomber Guillame Gillet (capocannoniere stagionale del club con 19 gol), fino agli stessi Mbokani e Jovanovic. Costringendo l’Anderlecht a tentare nuovamente di farsi restituire ciò che il mercato gli toglierà. Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

domenica 13 maggio 2012

Ajax campione d'Olanda 2011-12

Dopo sette anni di carestia, è nuovamente tempo di abbondanza in casa Ajax, che ha festeggiato il secondo titolo consecutivo, il 31esimo nella storia del club, con un turno di anticipo. L’ininfluente partita di domenica contro il Vitesse è pertanto servita solo per le statistiche. Una in particolare è importante: ad Arnhem Frank de Boer ha centrato la 14esima vittoria consecutiva in Eredivisie. Solo Stefan Kovacs nel 71-72 e Louis van Gaal nel 1995 hanno saputo fare di meglio, con 19 successi in serie. Numeri a parte, De Boer può essere considerato l’autentico artefice dello scudetto ajacide. Infortuni a raffica, caos societario, assenza di una prima punta di peso: nessun ostacolo è riuscito a fermare il suo Ajax. Più volte nel corso della stagione gli ajacidi sono stati dati per spacciati. Lo scorso novembre, dopo un clamoroso 6-4 rimediato in casa dell’Utrecht, erano scivolati a -11 dall’Az capolista. Tra gennaio e febbraio due rovesci consecutivi, 4-2 contro il Feyenoord e 0-2 casalingo contro la bestia nera Utrecht (città separata da Amsterdam da una storica rivalità), collocavano l’Ajax al sesto posto, ovvero fuori anche dalla qualificazione diretta all’Europa League. Ma proprio quando i media cominciavano a parlare senza mezzi termini di fallimento, ecco il filotto di vittorie consecutive e il super-recupero. Merito di un Christian Eriksen sempre più leader (15 assist e 7 reti, giocatore più efficace della squadra); di un Siem de Jong perfettamente calato in un ruolo, quello di prima punta, non suo; di un Vurnon Anita capace di riscoprirsi jolly a tutto campo (terzino, mediano, ala). Senza dimenticare la difesa, passata da tallone d’Achille (prima partita senza subire reti solo il 29 ottobre, 11esima di campionato) a punto di forza (3 reti subite negli ultimi 10 incontri) della squadra. E per il secondo anno consecutivo i centrali Jan Vertonghen e Toby Alderwiereld, assieme al terzino destro Gregory van der Wiel, sono schizzati ai vertici della classifica di rendimento. La sfida più dura però De Boer ha dovuto vincerla contro un nemico tutto interno, ovvero la faida societaria scoppiata tra Johan Cruijff e Louis van Gaal. Entrambi punti di riferimento dell’ex nazionale oranje, che infatti è stato tra i pochi a non schierarsi apertamente a favore di uno dei due contendenti. “Perché sarebbe come scegliere se vuoi più bene a tuo figlio oppure a tua figlia”, ha confidato De Boer a un amico. Alla fine, dopo aver spostato la battaglia sul piano legale, ha vinto Cruijff, che adesso può godersi l’imminente nomina di un nuovo board composto da personaggi di suo gradimento. E vissero (quasi) tutti felici e contenti. Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

sabato 12 maggio 2012

Courtois le indovina tutte

19 anni, e già una finale europea giocata da titolare messa a curriculum. Una finale oltretutto vinta. Il portiere belga dell’Atletico Madrid Thibaut Courtois non è certo un giocatore che dorme sugli allori. Ma, cosa ancora più importante, sa prendere le decisioni giuste. (Articolo completo su Il mondo siamo noi).

venerdì 4 maggio 2012

Interview: John Guidetti on Feyenoord, Euro 2012 and more

John Guidetti has burst onto the scene this season, going from young Manchester City starlet to one of the most deadly strikers in Holland’s Eredivisie with Feyenoord. Record after record has fallen to the 20-year-old, who is also tipped to make a big impact this summer at Euro 2012 with Sweden. Inside Futbol went to speak to the man who, in February, became only the second player in Eredivisie history to score three hat-tricks in three consecutive home games: John, one year ago you were just one of many rising talents at an English Premier League club’s academy, while now you are one of the most prolific strikers in Europe. How do you feel? I am extremely proud about what we [Feyenoord] have done. When I came to Rotterdam last summer, I heard that last season Feyenoord finished tenth and their aim was to grab sixth spot. We’ve gone beyond all expectations, also considering our budget. If you look at Ajax, they spent €17M on just one player, Miralem Sulejmani. Feyenoord built a team for the price of some cheeseburgers. What is the secret behind Feyenoord’s outstanding performances? In my opinion a winning team is often made by a good balance between experienced and young players. Last season it was hard for Feyenoord, while this time we are fighting for the title, or at least a Champions League spot. And we’ll keep going until the end. It is often said that working under coach Ronald Koeman is not easy. What’s your opinion about that? Ronald Koeman is like a father to me. And, as happens with every father, sometimes you love him and sometimes you hate him. After a discussion however, I often find out he was right. What has impressed you the most about your experience in Holland? Feyenoord’s supporters; they are incredible. Last season, the week after they lost 10-0 against PSV Eindhoven, there were 49,000 at De Kuip. Where in the world could you find such faith? You’ve said you don’t feel pressure, because pressure is your drug. Did you think the same thing even in your first few games at De Kuip? I can’t say I was the quietest guy in the world during those moments: Especially when I had to take a penalty. It is not easy for a 19-year-old to take one in front of thousands and thousands of spectators. But you are on the stage, and you must play. Speaking of playing in the Eredivisie, will you be in the league next season? I can say one thing for sure: My aim is to play. This is the reason why last summer I chose Feyenoord. That is the same for my future. I’m looking for a club that tells me ‘John, you are our first or second striker. Here’s the number 9 or 10 shirt’. At Manchester City they gave me the number 60 shirt! Obviously I’m looking forward to playing in a top team and it will be important what City decide to do next summer. For me and my career, playing as a regular in the current season has been fundamental. You’re surely heading to Euro 2012 this summer with Sweden. What are your expectations for the tournament in Poland and the Ukraine? I’m very confident about Sweden’s chances. Our team is really competitive. If someone thinks we’re simply a “Zlatan Ibrahimovic plus ten other players” team, they are making a big mistake. Zlatan of course is our top player, but we shouldn’t forget footballers like [Johan] Elmander, [Kim] Kallstrom, [Pontus] Wernbloom or Ramsus Elm, who are all performing well in the leagues where they play. Do you think Sweden could be dark horses at Euro 2012? It is surely our intention to be the surprise package of Euro 2012. Recently we beat a strong Croatia team away from home and of course, nobody can forget what Greece did in 2004. It is important to remember that the European Championship is a tournament without underdogs. Apart from co-hosts Ukraine, your opponents in the group stage will be England and France. Who do you fear the most, Wayne Rooney or Karim Benzema? My philosophy is respect for everyone but fear of no one – neither England or France. It will be a pleasure to play against them. Those will be difficult games for us, especially when you face international stars such as those players you mentioned. However, we don’t have to suffer any kind of inferiority complex against any opponents. What can you tell us about the time you spent in Kenya when you were young? It’s a different experience from that of many European players. I lived in Kenya from the age of three to six, and then again from ten to twelve. My father worked for a school project in Kibera, a large slum area in Nairobi. There the rich men were not good at football, so I preferred to stay with the poor. I played barefoot even if I had a pair of shoes, because I did not want to be different to my team-mates. I went to school barefoot too. How much can growing up in Africa change people’s way of approaching life? A lot. When you see two fishermen trying to steal each other’s fishing nets, or when you hear that one of the guys you played against was shot dead by the police after a robbery, you see life through different eyes. Your father has played a key role in your career, hasn’t he? For sure. I’ve got a strong link with him and my family. Sometimes it is difficult to play in a foreign country, far from your loved ones. However, this is the price you must pay to get to the top. And even if it is difficult, I know I am doing this for a good purpose. Who is your idol in football? When I was a kid I liked Roberto Baggio and Christian Vieri. At the 1998 World Cup in France I supported Italy, not Sweden. Now in my opinion Ibrahimovic is at the top. I like him both as a footballer and as a person. An out of the ordinary guy, who always does things on his own. Turning away from strikers, who is the toughest defender you have ever played against? Vincent Kompany. No doubt about it. And finally, at Manchester City, what is the most bizarre thing to have happened to you? Once, in the dressing room, I found my football boots cut in two. Unfair competition, you know. Fonte: Inside Futbol

giovedì 3 maggio 2012

Il poker di Van Wijk

Conducendo il Charleroi alla promozione nella massima divisione belga, l’olandese Dennis van Wijk si è confermato uno specialista del salto di categoria, centrato - sempre in Belgio - per la quarta volta in carriera. Van Wijk ha iniziato nella stagione 97/98 con l’Oostende, proseguendo nel 04/05 con il Roeselare. La passata stagione è toccato al Mons essere riportato in Jupiler Pro League. Torneo che Van Wijk ha salutato a febbraio per contrasti con il club vallone. Ecco quindi lo Charleroi, con il quale ha centrato il proprio personale poker. Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

mercoledì 2 maggio 2012

Daum, aria nuova a Brugge

La disciplina è fondamentale per il successo. Ma non esiste nulla come il successo per distruggere la disciplina”. Davanti a un microfono Christoph Daum è sempre un fiume in piena, e massime come quella sopra riportata sono all’ordine del giorno. Parole, parole, parole. Ma anche fatti, come certificato da una carriera che lo ha visto vincere il titolo nazionale in tre paesi diversi (in Germania con lo Stoccarda, in Austria con l’Austria Vienna, in Turchia con Besiktas e Fenerbahce). Il suo personale poker il tecnico tedesco lo sta cercando in Belgio, alla guida di un Club Brugge in astinenza di trofei da cinque stagioni. Non facile, in un ambiente ambizioso in estate e puntualmente depresso in primavera. Eppure la principale antagonista della favorita Anderlecht rimane il Club Brugge di Daum, ancora in corsa nonostante il ko di domenica nello scontro diretto. “Difendere? Significa attaccare senza palla”. Così si è presentato Daum nello spogliatoio del club fiammingo lo scorso novembre, all’indomani dell’esonero di Adrie Koster. E proprio su un approccio alla gara più calcolato e speculativo il tedesco ha plasmato la squadra, imponendole un’inversione di rotta a 180 gradi rispetto alla mentalità ultra-offensiva, ma spesso anche anarchica, di Koster. I blauw-zwart (nerazzurri) hanno fatto dell’efficacia e del cinismo la loro bandiera, tanto che la stampa belga non ha esitato a parlare di “punteggio-Daum” ogni qualvolta il Brugge si è imposto 1-0. Un risultato che da novembre a oggi si è verificato 8 volte. Il Motivatore (così è chiamato Daum in Germania) fa spallucce. “Critiche che non mi sfiorano neppure. Dopo aver allenato in Turchia, la pressione non so più cosa sia”. Scudetto o meno, quello tra Daum e il Club Brugge è stato un matrimonio felice. Per il tecnico l’avventura in Belgio ha significato rimettersi in pista dopo la retrocessione in Zweite Bundesliga con l’Eintracht Francoforte, ma anche dopo la battaglia, vinta, contro un tumore alla pelle. I fiamminghi per contro hanno ritrovato competitività, tornando a lottare per il titolo a dispetto di una rosa qualitativamente inferiore all’Anderlecht. Senza contare i giocatori rivitalizzati: la punta nigeriana Joseph Akpala, tornata in doppia cifra dopo due annate deludenti; il talentuoso classe 89 Vadis Odjidja-Ofoe, centrocampista di lotta e di governo che ha finalmente dimenticato le “balotellate”; il centrale difensivo Ryan Donk, capace di mostrare tutto il proprio valore una volta che le scorribande avversarie nelle praterie create dal modulo-Koster sono state drasticamente ridotte grazie ad un solida cerniera in mediana, cementata dall’ex Udinese Niki Zimling. Dove non può arrivare nemmeno l’organizzazione, ci pensa la scaramanzia. Ovvero, nel caso di Daum, un proiettile. “Me lo diede un’anziana signora quando allenavo il Colonia. Venne sparato nella Prima Guerra Mondiale. La donna lo tenne con sé e sopravvisse a due guerre. Quell’anno centrai la promozione con il Colonia, e da allora non ho più tolto il proiettile dalla giacca. Perché nel calcio puoi costruirti il futuro al 99%, ma rimane sempre quell’1% di casualità che può mandarti a gambe all’aria”. Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

martedì 1 maggio 2012

Bast Dost, nuovo bomber oranje

Fino alla scorsa stagione Bas Dost sembrava il cugino scarso di Mario Gomez: leve lunghe, movimenti legnosi, scarso apporto al gioco collettivo. Il tutto era unito a medie realizzative poco esaltanti. Altro che erede di Van Nistelrooy e Huntelaar, due attaccanti che hanno fatto la fortuna (economica e d’immagine) del club Frisone; pur di non far giocare Dost, il tecnico Ron Jans schierava come punta centrale Viktor Elm, un centrocampista. Ad un tratto però il brutto anatroccolo è diventato cigno, ed ecco che la Eredivisie si ritrova un capocannoniere olandese dopo tre stagioni di dominio “straniero”. L’ultimo bomber oranje è stato, nel 2008, proprio Huntelaar. Che Dost potrebbe raggiungere a breve in Bundesliga, alla luce della recente visita a Wolfsburg per un colloquio con Felix Magath. Per Dost parlano i numeri: 30 gol in 32 partite di campionato, cinque doppiette, due triplette e una cinquina (lo scorso dicembre in casa dell’Excelsior). Aggiungendo anche le 6 reti realizzate in coppa d’Olanda il totale stagionale sale a 36, con il record assoluto nella storia del club, stabilito nella stagione 2006/07 dal brasiliano Afonso Alves, distante solamente una marcatura. La trasformazione di Dost è stata tale sotto ogni punto di vista: quantitativo, qualitativo e tattico. Il ragazzone di Deventer segna tanto, in diversi modi (destro, sinistra, testa) e partecipa attivamente alla manovra, come dimostrato dai 7 assist realizzati. “Non sono Zlatan, non posso risolvere le partite da solo, ma so come fare vincere la squadra”. Parole semplici ed essenziali, come lo stile di Dost. Il cui exploit, unito alla rinascita dell’Heerenveen, assomiglia un po’ alla storia dell’uovo e della gallina. La scorsa stagione l’Heerenveen languiva a metà classifica, con Dost - pagato 3 milioni di euro all’Heracles Almelo l’estate 2010 - immalinconito in panchina. Evidente il difetto di comunicazione con Jans. Ma il tecnico aveva due anni di contratto con i Frisoni, e Dost rappresentava un investimento per il futuro. Così a fine campionato la dirigenza ha convocato i due per mettere le cose in chiaro: “La prossima stagione Jans sarà ancora il nostro allenatore, e Dost ancora la nostra prima punta. Regolatevi di conseguenza”. Risultato: Heerenveen in zona Champions. Ma è stato Dost a portare l’Heerenveen in alto, o viceversa? L’importante è non chiederlo al diretto interessato, né al suo allenatore. Potrebbero ricominciare a litigare. Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

La doppietta di Stam

Due campionati da festeggiare con due squadre diverse. Jaap Stam è vicino a un singolare doppio brindisi; con l’Ajax per il titolo di campione d’Olanda, e con lo Zwolle per la promozione diretta in Eredivise. Quest’ultima è diventata ufficiale per il club dell’Overijssel, del quale l’ex nazionale olandese è vice-allenatore, dopo lo 0-0 di venerdì contro il Fc Eindhoven. Ci vorrà invece un po’ più di pazienza per il titolo dell’Ajax, per il quale Stam svolge il ruolo di preparatore individuale dei difensori delle giovanili. Gli ajacidi sono primi con 3 punti di vantaggio sull’Az a 4 turni dal termine, e possono beneficiare di un calendario piuttosto agevole. Stam è un allenatore mancato solamente per una mera questione di comunicazione. Quando nel 2007 aveva deciso di appendere le scarpe al chiodo, la Federcalcio olandese gli aveva proposto l’iscrizione al corso breve per il patentino di allenatore. Un invito che il gigante di Kampen, a differenza di alcuni suoi ex compagni in maglia oranje quali Frank de Boer e Philip Cocu, aveva declinato. “All’epoca volevo solo staccare la spina”, ricorda Stam. “Mi sarei iscritto all’edizione successiva. Peccato che nessuno della Federazione mi avvisò che nel frattempo era stata decisa l’eliminazione del corso breve. E adesso quello nuovo dura tre anni”. Stam è pertanto costretto a svolgere il ruolo di allenatore-ombra nello Zwolle, lasciando le luci della ribalta all’ex tecnico delle giovanili Art Langeler, inserito nella cinquina in lizza per il premio di allenatore olandese dell’anno. Ma nell’ottimo campionato degli ambiziosi lupetti, freschi della firma di un accordo di partnership con il Real Madrid, sono in molti a vedere l’impronta dell’ex difensore di Lazio e Milan. Diverso invece il ruolo rivestito nell’Ajax, dove Stam è uno dei numerosi ex-ajacidi (tra cui Bergkamp, Jonk e Overmars) che curano la formazione dei giovani del vivaio attraverso specifiche sedute dedicate al singolo giocatore, così come previsto dalla filosofia-Cruijff. L’ambito di competenza di Stam è ovviamente la difesa, e il suo “prodotto” più recente risponde al nome di Ricardo van Rhijn, brillante centrale classe 91 entrato lo scorso dicembre in pianta stabile nella selezione maggiore di mister De Boer. Se il futuro di Van Rhijn, appare tinto di oranje (è nazionale under-21), quello di Stam si riassume in un’unica parola: hoofdcoach, allenatore-capo. Grinta, sapienza tattica e sguardo truce sono rimasti quelli degli anni d’oro. Come quando al Milan minacciava i compagni dopo un angolo concesso agli avversari. “Se prendiamo gol, vi ammazzo tutti”. Chi oserebbe contraddire un tipo così? Fonte: la Gazzetta dello Sport-Extra time