martedì 24 aprile 2012

Dio salvi la regina (e Wayne Rooney)

Wayne Rooney salterà per squalifica i primi due incontri dell’Inghilterra a Euro 2012, avversarie rispettivamente Francia e Svezia. I numeri della Premier League, il campionato numero uno al mondo in termini qualitativi, dicono chiaramente che un sostituto dell’attaccante del Manchester United non esiste. Non solo dal punto di vista del talento, ma anche da quello meramente realizzativo. (Articolo completo su Il mondo siamo noi).

mercoledì 11 aprile 2012

Malki, il tank non fa la guerra

Nel film Jimmy Grimble un paio di scarpini da calcio magici riuscivano a trasformare un timido ragazzino in un piccolo campione. Qualcosa di simile deve esistere nei dintorni di Kerkrade, città dell’Olanda meridionale dove ha sede il Roda. Una squadra di centro-classifica della Eredivisie ultimamente specializzatasi nel rivitalizzare attaccanti dalla carriera anonima. Come il danese Mads Junker, 17 gol in tre stagioni e mezza nel Vitesse, 47 in due anni abbondanti nel Limburgo. O come il siriano Sanharib Malki, punta 28enne mai così prolifica come nell’attuale stagione. I numeri non mentono: 21 reti in 27 partite, vice-capocannoniere del campionato a quattro lunghezze dal gigante dell’Heerenveen Bas Dost. Malki però ha una media-reti effettiva più alta: un gol ogni 95 minuti. Meglio di lui solamente John Guidetti (uno ogni 86), suo avversario nel prossimo turno; e l’ajacide Bulykin, panchinaro goleador (8 centri in soli 579 minuti giocati, media di 72).

Arrivato in Limburgo in estate a parametro zero dai belgi del Lokeren, Malki ha sorpreso non solo per la facilità nel trovare la via della rete, ma anche per la fisicità in area di rigore, tanto da meritarsi il soprannome di carro armato di Damasco. Un nick che il diretto interessato non gradisce. In primo luogo perché nel suo paese, del quale non parla molto volentieri, è in atto una guerra vera. E poi lui con la capitale siriana non ha nulla a che vedere, dal momento che è originario Al Qamishli, città sita nel nord-est del paese nei pressi del confine con la Turchia. La sua famiglia, appartenente alla minoranza assiro-cristina della Siria, è migrata verso Occidente oltre 20 anni fa alla ricerca di condizioni di vita più agiate, disperdendosi in vari luoghi: Germania, Svezia, Turchia, New York. Al giovane Sanharib è toccato Jette, un piccolo comune nei pressi di Bruxelles.
Proprio nel club locale è iniziata la sua avventura nel calcio. “Mi presentai a un provino”, racconta il giocatore, “mi chiesero dove giocavo e in che ruolo. Gioco nel parco - risposi - e segno tanto. Feci una partitella, vincemmo 5-1 e segnai un poker. Promosso”.

Malki ha debuttato da pro nel 2004 con l’Union Saint-Gilloise. Poi sono arrivati Roeselare, Germinal Beerschot (16 reti nella stagione 07/08) e Lokeren, esperienza quest’ultima parecchio deludente e terminata con un prestito di sei mesi ai greci del Panthrakikos. La parabola discendente del siriano (che ha scelto di difendere i colori del proprio paese di origine anziché del Balgio) si è interrotta con il passaggio in Olanda. Nel 2012 Malki non è andato a bersaglio solamente in due delle 11 partite disputate; a febbraio contro il De Graafschap e domenica contro il twente. Le sue reti stanno permettendo a una squadra dalla difesa-colabrodo (59 gol subiti in 28 incontri) quale il Roda di lottare per l’ultimo posto disponibile per i play-off di qualificazione all’Europa League.

Fonte: la Gazzetta dello Sport - Extra Time

martedì 10 aprile 2012

Il Paperone della Eredivisie? Non gioca mai

Poteva diventare viola di maglia, invece Mounir El Hamdaoui lo è rimasto solo di rabbia. Mobbizzato e mazziato dall’Ajax in una vicenda al confine tra il thriller e la farsa, tra fideiussioni richieste a banche ormai chiuse (la tesi sostenuta dal giocatore) e risoluzioni contrattuali bloccate dal mancato accordo su una eventuale buonuscita (la versione dell’Ajax). Tanti misteri, un’unica certezza: per El Hamdaoui niente Fiorentina, ma una ulteriore mezza stagione di esilio al De Toekomst di Amsterdam nello Jong Ajax, la squadra Primavera del club ajacide.

El Hamdaoui e l’Ajax vivono da separati in casa da quasi un anno. L’ultima partita ufficiale dell’attaccante marocchino-olandese risale al 24 aprile 2011, all’Amsterdam Arena contro l’Excelsior. I problemi però erano iniziati con il cambio di panchina tra Martin Jol e Frank de Boer, avvenuto nel dicembre 2010. El Hamdaoui perdeva un tecnico “amico” (nel 2005 Jol lo aveva voluto al Tottenham, cinque anni dopo aveva convinto l’Ajax a pagarlo 5 milioni di euro all’Az) e ne trovava uno con il quale le frizioni erano state immediate. Fino alla rottura primaverile, sancita da un brusco confronto nello spogliatoio e dalla successiva dichiarazione di De Boer: “El Hamdaoui non metterà più piede in prima squadra”. Promessa mantenuta anche quando, nell’attuale stagione, l’Ajax ha perso per infortunio tutte le prime punte in rosa: Sightorsson, Bulykin e Siem de Jong. Un ostracismo che oltretutto ha causato al giocatore la mancata convocazione nel Marocco per la Coppa d’Africa 2012.

La carriera di El Hamdaoui è sempre stata un’altalena. Figlio di immigrati marocchini, nasce a Rotterdam nel quartiere multiculturale di Kralingen, lo stesso di Robin van Persie. Inizia ala sinistra nel club cittadino dell’Excelsior; 28 reti in una stagione e mezza lo portano in Inghilterra, ma al Tottenham c’è troppa concorrenza: Defoe, Robbie Keane, Kanoutè, Mido. Scende nella B inglese (Derby County), troppo poco tecnica per le sue caratteristiche, quindi opta per un ritorno in Olanda. Nel Willem II è sfortunato: il menisco finisce in frantumi e lo mette ko quasi un’intera stagione. Lo rispolvera Louis van Gaal nel suo Az Alkmaar. Primo anno di assestamento, poi il botto: 23 reti, capocannoniere e miglior giocatore della Eredivisie nell’anno (2009) dello scudetto dell’Az. El Hamdaoui trova la via del gol in tutti i modi: di testa, di destro, da lontano, in acrobazia. La stagione successiva rimane ad Alkmaar nonostante il club sia sull’orlo della bancarotta, e chiude nuovamente in doppia cifra (20 gol).

Poi arriva l’Ajax. La partnership con Luis Suarez inizia col botto (il meglio in Champions contro il Milan, con l’uruguaiano che si beve la difesa rossonera e manda in rete il compagno) e finisce a botte. I due vengono alle mani negli spogliatoi. A gennaio Suarez firma per il Liverpool, mentre El Hamdaoui finisce ai margini. Curiosamente però è risultato, con 2.1 milioni di euro, il giocatore che ha guadagnato di più in Olanda nell’anno 2011. E’ insomma lui il paperone della Eredivisie. Peccato che non giochi mai.

Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time

giovedì 5 aprile 2012

Remarkable Heracles Almelo defying Dutch minnow status

Defying the odds appears to be a speciality for Heracles Almelo. Since the Heraclieden were promoted to the Dutch top flight in 2005, they have been prime candidates for relegation every season thereafter. Year after year however, the club’s fortunes have improved. Indeed, despite one of the lowest playing budgets in the Eredivisie, the minnows have proven that they can cut it at the highest level in a way that was completely unexpected.

In 2010, led by coach Getjan Verbeek (now heading up AZ Alkmaar’s title push), Heracles stunned Dutch football by finishing in a lofty sixth place, going incredibly close to qualifying for Europe. If the club’s supporters thought this was the high watermark however, they were mistaken as almost two years later the Almelo outfit have reached the Dutch Cup final for the first time in their 109-year history.

The man behind the cup miracle is coach Peter Bosz, who led Heracles to promotion by winning the Eerste Divisie in 2005. Bosz made a return to the Tukkers’ bench two years ago after Verbeek packed his bags for Alkmaar and continued the excellent work with sixth and eighth place finishes respectively. While in this season’s Eredivisie Heracles’ have disappointed by recent standards (a lower mid-table spot, but still well clear of relegation trouble), the club’s cup run has meant the Almelo side have remained in the spotlight.

Heracles reached the semi-final without conceding a single goal; two straightforward rounds against amateur sides JVC Cuijk (1-0) and VV Berkum (4-0) were followed up by victories over Eredivisie opposition in De Graafschap (4-0) and RKC Waalwijk (3-0). Once in the last four, Bosz’s men produced arguably their finest performance of the campaign so far, beating title hopefuls AZ in Alkmaar, triumphing 4-2 after extra-time. The manner of the win was impressive and summed up Heracles’ style: 2-1 down with 24 minutes to play, the minnows’ hard work, humbled approach and never-say-die attitude paid dividends.

Left back Marl Looms is the side’s veteran, having joined the Heraclieden in 1998. “I think we wrote the brightest page in the history of Heracles”, said the 30-year-old, reflecting on the semi-final success. “The club won two national titles, the first in the 1920s and the second in the 1940s, but those victories are too long ago. Only a few supporters can remember them. For me, that was the best day of my football career. Even better than the day we celebrated promotion to the Eredivisie.”

Heracles are a team with few stars, mainly down to the inescapable fact that when a promising talent makes the grade at the Polman Stadion and proves his worth, he is sold within just a few months to a more ambitious outfit. A typical raid took place in the summer of 2010 with the departure of striker Bas Dost, the Eredivisie’s current top scorer at Heerenveen, while in January this year another star was lost in the shape of Glynor Plet, who was snapped up by FC Twente; Plet had scored 14 goals for Heracles, ten in the Eredivisie and four in the Dutch Cup – and in only six months.

Midfield is where Heracles’ current strength lies, due to the solid performances of Kwame Quansah, Willie Overtoom and Lerin Duarte. Defensive midfielder Quansah was first scouted and secured by Ajax, but made only one appearance in Amsterdam. After two seasons rebuilding his career in Sweden with AIK, the Ghana international inked a deal with Heracles in 2004 with the side in the Eerste Divisie, and quickly became a key player. The 29-year-old’s header against AZ in the cup was vital in helping Heracles to force extra time, before substitutes Thomas Bruns and Ninos Gouriye handed the Almelo outfit victory.

While Quansah can be considered something of a veteran, fellow midfielder Duarte is just starting out at 21 years old. The Holland Under-21 international moved to Heracles last summer from second tier side Sparta Rotterdam and has slotted in with ease; in 2009, Duarte was voted the best performer in the Under-18 Eredivisie.

But it is Overtoom who is perhaps Heracles most talented player. The Cameroonian midfielder was developed in AZ Alkmaar’s youth system and turned out for a number of Holland’s junior sides. His rise however was stopped by an unsuccessful loan spell at Stormvogels Telstar in the Eerste Divisie. At the end of the campaign, Overtoom found himself a free agent after his contract with AZ expired.

Overtoom soon joined a team in the Hoofdklasse (the Dutch third tier at the time). Heracles then swooped to pick up the Cameroonian in the summer of 2008, rescuing the former AZ star from amateur football. Overtoom is currently one of the best performing midfielders in the Eredivisie, in part thanks to an impressive nose for goal – he found the back of the net 14 times in the 2010/11 season. Last November Overtoom stated his desire to represent Cameroon at international level, in preference to Holland. The 25-year-old looks set to receive his first Indomitable Lions call-up soon.

The story does not begin and end in midfield though. Goalkeeper Remko Pasveer, right winger Marko Vejinovic and striker Samuel Armenteros are important cogs in the Heracles machine too. The latter though, despite his undoubted talent, still needs to improve his composure in front of goal, especially as the departure of club topscorer Plet has increased the burden on his shoulders. Plet’s new side, Twente, are seen by Heracles as a something of a big cousin, with the two clubs sharing a youth system and hailing from the same area. It is for this reason that Heracles’ fans always hurriedly check the fixture list upon its release for their meetings with Twente.

Last February the Almelo outfit beat Twente away for the first time since September 1985, thanks to a brace from Brazilian striker Everton. “The last time Heracles won in Enschede I was two”, joked the goal-getter, “and the only game I knew about was Lego.”

Everton is another player who has proven to be deserving of the chance Heracles have given him to play in the Eredivisie. After joining the club in 2006 from Gremio Barueri, the forward had to wait two years for his breakthrough, scoring 14 league goals and proving worthy of the faith that had been placed in him; Everton did even better last season, scoring 15 goals. Last summer, the Brazilian missed out on a move to Spain’s La Liga and experienced a slump in form as a result, for which Bosz benched him. “But now I’m back”, said Everton, “because I understood that life is more important than a transfer to a top league. So, there was no need to feel frustrated anymore, especially in a lovely peaceful place like Almelo.”

The striker’s words are welcome for Heracles, though it is deeds that will be needed this coming Sunday as the club face PSV Eindhoven at De Kuip in the Dutch Cup final. It took just five days for the club to sell their allocation of 17,500 tickets. “This will motivate our players even more”, commented chairman Jan Smit. “Against PSV we are clearly underdogs, but we are ready to do our best to lift the trophy.”
Once again, the odds are against Heracles – PSV may start to worry.

Fonte: Inside Futbol

mercoledì 4 aprile 2012

Il Belgio e i play-off boomerang

In Belgio i play-off piacciono a pochi. Questi pochi però contano tanto, dal momento che sono i club di vertice del paese: Anderlecht, Fc Brugge, Standard e Gent. Tanto basta a riproporre, per il terzo anno consecutivo, una formula che rischia di premiare non la squadra migliore, ma quella che arriva in fondo con più benzina nel serbatoio. I play-off prevedono un girone all’italiana, con partite di andata e ritorno, tra le prime sei squadre classificate, ognuna delle quali parte con la metà dei punti, arrotondata per eccesso, conquistati nella regular season. Prima e seconda entreranno in Champions, la terza andrà in Europa League mentre la quarta si giocherà l’altro posto nella coppa europea minore con la vincente dei play-off 2, torneo che include le squadre rimanenti, esclusi i due fanalini di coda.
I top club amano i play-off perché garantiscono più incontri di cartello. Ma il rischio boomerang è sempre in agguato. Un esempio arriva proprio dall’attuale stagione, dominata dall’Anderlecht: miglior difesa, secondo miglior attacco, miglior giocatore del campionato (l’argentino Suarez, premiato lo scorso dicembre). Con il vantaggio sulla seconda, il Brugge di Christophe Daum, ridotto a 3 punti, i bianco-malva ripartono quasi da zero. Con in più la tegola dell’infortunio a Suarez, che lo terrà fermo almeno tre settimane.

Rispetto allo scorso anno, quando finì primo nella regular season e terzo al termine dei play-off, l’Anderlecht è più squadra. Non dipende più solo dalle reti di un 18enne, Romelu Lukaku (il cui fratello minore, Jordan, ha debuttato con l’Anderlecht proprio due domeniche fa) , ma annovera diverse frecce al proprio arco. Gli attaccanti Mbokani e Jovanovic ad esempio, tornati a brillare in Belgio dopo i rispettivi flop con Wolfsburg e Liverpool. Oppure il centrale ungherese Juhasz, miglior difensore del campionato. L’uomo in più per mister Ariel Jacobs è però il jolly Guillaume Gillet, ex terzino riconvertitosi in bomber. E’ lui infatti il miglior marcatore stagionale della squadra con 17 gol reti, 12 delle quali in Jupiler Pro League.

Cresciuto come esterno destro (16 reti con l’Eupen nella B belga, stagione 05/06), Gillet era stato inventato terzino nel Gent da George Leekens, attuale ct del Belgio. Nell’estate del 2007 arriva il trasferimento all’Anderlecht, che necessitava un rincalzo per l’unico difensore destro di ruolo in rosa, il polacco Wasilewski. Un anno dopo Gillet decide la finale di coppa del Belgio proprio contro il Gent, trofeo che in casa Anderlecht mancava da 14 anni. Il buon feeling con il gol ha però spinto Jacobs a proporlo interno destro in una mediana a tre, quando non addirittura ala oppure numero 10 alle spalle delle punte. Ma all’occorrenza, vedi quando nella stagione 09/10 Witsel frantumò la gamba di Wasilewski mettendone a rischio la carriera, il giocatore torna diligentemente nelle retrovie.

Fonte: La Gazzetta dello Sport - Extra Time